Ritirarsi subito!

 

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L’editoriale di Giuliana Sgrena apparso sulla prima pagina de il Manifesto di domenica 10 ottobre, di fianco alla notizia della morte dei 4 alpini nel distretto afghano del Gulistan ha, più avanti, questo passaggio:

In questo panorama italiano desolato, dove solo l’Italia dei valori e la sinistra non più rappresentata in parlamento (Sel, Prc, etc.) chiedono il ritiro, risulta particolarmente assordante il silenzio e l’assenza di qualsiasi voce pacifista.

Eppure alla vigilia della guerra in Iraq centinaia di migliaia di pacifisti erano scesi in piazza per evitare la guerra basata su un falso pretesto. La «seconda potenza mondiale» tuttavia non era riuscita a far sì che la macchina da guerra messa in moto da Bush si fermasse. La guerra e l’occupazione dell’Iraq sono state disastrose, il movimento pacifista probabilmente ha interiorizzato quel senso di sconfitta ed è rimasto paralizzato per anni. Nemmeno l’ammissione da parte di Obama che quella guerra è stata persa ha risvegliato l’orgoglio dei pacifisti.

O sarà forse che nel frattempo quel che resta del pacifismo si è troppo istituzionalizzato per spingere i partiti della sinistra e scendere in piazza per chiedere la fine della guerra in Afghanistan?

Un editoriale bello e condivisibile, ripreso da molti blog e molti siti, anche di partiti in Parlamento.
Ma che non pare abbia ancora spinto nessuna “voce pacifista” a proporre iniziative visibili.

Certo, l’importante manifestazione del 16 ottobre indetta a Roma della Fiom sta assorbendo tante energie da moltissimi soggetti (per fortuna) e ci si ripromette di non limitarsi a questa.

Ma, dopo sabato 16, ci sarà qualche “voce pacifista” che metterà in calendario qualche iniziativa?
Casomai ricordando (per citare un argomento terra terra) che la missione costa 1 milione di euro al giorno e i fondi della Cassa integrazione si stanno prosciugando?

CI SONO COMPAGNI, ORGANIZZAZIONI, PARTITI CHE INTENDONO SMENTIRE LO SCONFORTANTE QUADRO DELL’EDITORIALE ?

Per adesioni, informazioni, critiche, suggerimenti: articolo11davvero@gmail.com

 

“Seconda potenza mondiale” , “anime belle” , oppure …?

La “seconda potenza mondiale” (in inglese: “second superpower”) è la definizione giornalistica dell’opinione pubblica data in un famoso articolo del New York Times del 17 febbraio 2003, due giorni dopo le imponenti manifestazioni contro la guerra in Iraq che avevano avuto luogo in tutto il mondo.
Una definizione fortunata e ripresissima ma che,a posteriori, appare iperbolica.

“Anime belle” chiamava Gad Lerner su la Repubblica quelli che si accingevano a manifestare contro l’intervento umanitario nella ex-Jugoslavia nel marzo 1999.

Questo appello, lasciando perdere le definizioni giornalistiche, si rivolge a chi è contro la guerra, a chi è contro chi fomenta le guerre, a chi riconosce i pericoli del coinvolgimento nelle guerre presenti e future.
Volendo dare un’etichetta (più o meno precisa o gradita) si può dire pacifisti o voci pacifiste.

Quali le ragioni?

Tutte le ragioni per opporsi alla guerra e per cui tanti, tante volte, hanno manifestato sono valide.

Già sarebbero più che sufficienti.

Ma, a pensarci bene, se ne sono aggiunte altre:

· La guerra costa (questa, fortunatamente, è una delle cause per cui in molti casi terminano o non si fanno) ― prima però, oltre a causare morte e distruzione, prosciugano risorse.
Questo in tempi normali è deleterio ― in tempi di “crisi”e di “tagli” è una calamità.

· Nei bilanci della guerra sembra inevitabile distinguere i “nostri” morti, di cui c’è un numero preciso, dai “loro” morti, e di questi il numero e la composizione è quanto mai impreciso.
Non è difficile riconoscere che questo, di fatto, è già un’implicita “disumanizzazione del nemico”.
Come pure che questo avalla, in maniera sotterranea, quell’idea ― che oramai pochi si espongono a sostenere esplicitamente, lasciando che sedimenti impercettibilmente nell’opinione pubblica. ― che è inevitabile o già in atto uno “scontro di civiltà”. Che prima o poi ci coinvolgerà tutti?

· Il famoso articolo 11 della Costituzione è da tempo disatteso, usando artifizi giuridici o verbali, o semplicemente ponendo di fronte al fatto compiuto.
Il reiterarsi di questa prassi in assenza di nette e forti denunce dà luogo, inevitabilmente, ad effetti qualitativi ― è il trionfo dell’evanescente e insidioso concetto di “Costituzione materiale” tanto caro all’ultra-atlantico Cossiga.

E quindi?

Siamo solo pochi compagni di Milano, di cui solo alcuni con tessere di partito, che pensano sia doveroso dare, anche solo a livello locale, una manifestazione di esistenza in vita ― non fosse altro che per smentire i tanti certificati morte del movimento pacifista che periodicamente vengono stilati.

Il vescovo Nogaro, Alex Zanotelli e altri hanno lanciato qualche giorno fa un appello contro la guerra in Afghanistan, l’abbiamo scoperto quando già avevamo iniziato a stendere questo.
“Sante parole” verrebbe da dire dopo averlo letto, non senza ironia dal momento che i primi firmatari sono religiosi. Ma l’ironia sarebbe del tutto fuori luogo perché probabilmente questa scelta è indice del fatto che sull’argomento guerra i partiti, sia quelli in Parlamento che stranamente quelli fuori, non intendono mobilitarsi (parlarne e scriverne sì, tanto questo lascia il tempo che trova).

Questo appello, lungi dal volersi contrapporre, vorrebbe invece avere lo scopo di costruire qualcosa (usando un’espressione in via di logoramento) “dal basso” ― ma ha anche l’aspirazione, non lo nascondiamo, di “mettere in mora” e casomai smuovere chi oggi è inerte.
Anche in considerazione del fatto che è giusto e razionale costruire dall’alto ― ma c’è il pericolo di costruire sulla sabbia.

 

Ritirarsi subito!ultima modifica: 2010-10-17T02:32:00+02:00da iskra2010
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