Gramsci, Il Risorgimento – come rivoluzione agraria mancata

 

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Perché il Partito d’Azione non pose in tutta la sua vastità il problema agrario? Che non lo ponessero i moderati era naturale: l’impostazione data dai moderati al problema nazionale domandava un blocco di tutte le forze di destra, comprese le classi dei grandi proprietari terrieri, intorno al Piemonte come Stato e come esercito. La minaccia fatta dall’Austria di risolvere la quistione agraria a favore dei contadini, minaccia seguita dai fatti in Galizia contro i latifondisti polacchi a favore dei contadini ruteni (

1), non solo gettò lo scompiglio tra gli interessati, [. . . ] ma paralizzò il Partito d’Azione, che in questo terreno pensava come i moderati e riteneva «nazionali» l’aristocrazia e I proprietari e non i milioni di contadini.

Solo dopo il febbraio ’53 Mazzini ebbe qualche accenno sostanzialmente democratico (vedi l’Epistolario di quel periodo), ma non fu capace di una radicalizzazione decisiva del suo programma astratto. È da studiare la condotta politica dei garibaldini in Sicilia nel 1860, condotta politica che era dettata da Crispi: I movimenti di insurrezione dei contadini contro i baroni furono spietatamente schiacciati e fu creata la Guardia nazionale anticontadina; è tipica la spedizione repressiva di Nino Bixio nella regione catanese, dove le insurrezioni furono più violente. Eppure, anche nelle Noterelle di G. C. Abba (2) ci sono elementi per dimostrare che la questione agraria era la molla per far entrare in moto le grandi masse: basta ricordare i discorsi di Abba con il frate che va incontro ai garibaldini subito dopo lo sbarco di Marsala (3).

In alcune novelle di G. Verga (4) ci sono elementi pittoreschi di queste sommosse contadine, che la Guardia nazionale soffocò con il terrore e con la fucilazione in massa.

Questo aspetto della spedizione dei Mille non è stato mai studiato e analizzato.

La non-impostazione della questione agraria portava alla quasi impossibilità di risolvere quella del clericalismo e dell’atteggiamento antiunitario del Papa. Sotto questo

riguardo i moderati furono molto più arditi del Partito d’Azione: è vero che essi non distribuirono i beni ecclesiastici fra i contadini, ma se ne servirono per creare un nuovo ceto di grandi e di medi proprietari legati alla nuova situazione politica, e non esitarono a manomettere la proprietà terriera, sia pure solo quella delle Congregazioni. Il Partito d’Azione, inoltre, era paralizzato, nella sua azione verso i contadini, dalle velleità mazziniane di una riforma religiosa, che non solo non interessava le grandi

masse rurali, ma al contrario le rendeva passibili di una sobillazione contro i nuovi eretici.

L’esempio della Rivoluzione francese era lì a dimostrare che i giacobini, che erano riusciti a schiacciare tutti i partiti di destra fino ai girondini sul terreno della questione agraria e non solo a impedire la coalizione rurale contro Parigi ma a moltiplicare i loro aderenti nelle province, furono danneggiati dai tentativi di Robespierre di instaurare una riforma religiosa, che pure aveva, nel processo storico reale, un significato e una concretezza immediati.

(A. Gramsci, Quaderni dal carcere)

 

1 Il governo austriaco soffocò le istanze autonomiste della nobiltà polacca della Galizia minacciando che, in caso di richieste di simile tenore, avrebbe parallelamente concesso la terra ai contadini.

2 Giulio Cesare Abba (1838–1910) fu patriota, uomo politico e scrittore. Pubblicò una celebre operetta, più volte rielaborata, sulla sua partecipazione all’impresa dai Mille.

3 Nelle sue Noterelle sulla spedizione dei Mille, Abba narra l’incontro con frate Carmelo.

Quest’ultimo spiega al garibaldino quale dovrebbe essere l’obiettivo di una guerra veramente popolare: dare alla gente il pane e il lavoro; senza di essi la libertà e il progresso sono nomi vani.

4 Si veda ad esempio Libertà.

 

Gramsci, Il Risorgimento – come rivoluzione agraria mancataultima modifica: 2011-04-20T00:05:00+02:00da iskra2010
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