In Russia i Rossi non sono Arancioni

Manifestazione comunista in Russia.jpg

27/12/2011 18:07 | POLITICA – ITALIA

da Rifondazione Comunista PI

Pubblichiamo la traduzione ad opera di marx 21 del documento del pcrf del 26 dicembre. Come si vede da questo articolo la dimensione delle manifestazioni di opposizione al governo Putin sono largamente organizzate dai comunisti e dalla sinistra radicale. Questo è avvenuto anche il 24 dicembre dove in tutta la nazione ci sono state decine di manifestazioni per contestare i brogli. Il dato di novità è il tentativo di una parte delle forze dell’opposizione liberale e nazionalista di applicare lo schema delle rivoluzioni colorate ( manifestazione di Mosca e Pietroburgo) che non è accettato dal PRCF. Come abbiamo più volte segnalato i media occidentali tendono a cancellare la presenza comunista che è in realtà la spina dorsale dell’opposizione all’oligarchia neoliberista di Putin. Evidentemente vedere bandiere rosse che manifestano sotto il cremlino per la democrazia e la giustizia sociale da fastidio a molti…

Zyuganov: “I tentativi degli arancioni di prendere il controllo delle proteste ricordano ciò che accadde a Mosca nel 1991”

Il 26 dicembre si è svolta la riunione della Segreteria del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, presieduta da Zyuganov. Nel suo intervento il leader dei comunisti russi ha espresso una valutazione in merito alle dimostrazioni che si sono svolte contro i brogli elettorali a Mosca sulla Piazza Bolotnaya e sulla Prospettiva Sakharov.
La Duma di Stato non sarà in grado di risolvere molto, se il PCFR dovesse perdere l’influenza sui processi, che simbolicamente sono rappresentati dai raduni sulla Piazza Bolotnaya e sulla prospettiva Sakharov – ha rilevato Zyuganov -. Le caratteristiche del processo che si sta sviluppando ora nel paese, i tentativi degli “arancioni” di assumere il controllo delle proteste, ricordano molto ciò che accadde nel 1991. E’ un dato reale che allora insieme a Eltsin fecero la loro comparsa anche gli “eltsiniani”, nella persona di Kasyanov, Nemtsov e altri”.
“In questo fine settimana, il 24-25 dicembre, come il 18 dicembre, noi abbiamo attuato le nostre azioni di protesta in tutto il paese. Solo in due città – Mosca e San Pietroburgo – gli “arancioni” e i loro compari sono stati in grado di imporre l’agenda e chi avrebbe parlato dal palco. In tutti i capoluoghi regionali le azioni di protesta, che sono state circa una ventina, sono state dirette dai comunisti”, ha detto Zyuganov.
“I dirigenti degli “arancioni” di Mosca hanno preparato con molta cura le azioni sulla Prospettiva Sakharov. Una potente acustica ha permesso a Sobchak o a Kudrin di coprire l’indignazione di chi era radunato nella piazza e di intervenire nonostante i fischi e le urla di migliaia di manifestanti. Il fatto che tutti costoro siano emersi come i conduttori, insieme ad altre figure di spicco al raduno anti-putiniano, rappresenta un segnale per tutta la società, su chi sta dietro a tutti costoro, su chi li paga e su che cosa realmente si propongono: sostituire alcuni truffatori e ladri con altri”, ha sottolineato il leader del PCFR.
“C’è una cosa su cui vorrei attirare l’attenzione”, ha continuato Zyuganov. Sono cambiati i toni delle reazioni a questi avvenimenti e iniziative da parte del Cremlino, del governo e dei mezzi di informazione. Nei canali televisivi federali hanno addirittura inquadrato gli striscioni più offensivi nei confronti di Putin. Senza per questo ancora dare copertura all’evento dell’opposizione. Il tono della copertura mediatica di tutti i media di regime è stato pressoché identico. Come avevano agito in modo coordinato per ottenere il risultato desiderato a “Russia Unita”, ora coralmente e con un approccio relativamente favorevole sono state commentate in tutti i canali televisivi le azioni di Piazza Bolotnaya e della Prospettiva Sakharov. Mai in precedenza era stata data copertura a iniziative dell’opposizione. Che cosa ciò significhi avremo modo di verificarlo prestissimo”.
Il presidente del PCFR ha messo anche in evidenza alcune novità negli sviluppi del processo politico. “Molte figure di rilievo che ieri si facevano vedere accanto a Putin e sostenevano la sua “Russia Unita”, improvvisamente hanno cambiato schieramento dal punto di vista ideologico e hanno cominciato ad esprimere giudizi molto lusinghieri sulle proteste in corso – ha proseguito Zyuganov – . Ad esempio, l’ideologo del Cremlino, il signor Surkov, nel giornale “Izvestia” ha cominciato a commentare la protesta con toni entusiasti. Ciò non può accadere a caso. Anche un altra figura del Cremlino, il signor Fiodotov, ha passato quasi tutta la notte in un incontro con il presidente del Consiglio dei diritti dell’uomo, nel corso del quale si è presa unanimemente la richiesta – sulla quale avevano insistito i comunisti e i partecipanti alle iniziative di protesta – delle dimissioni del capo della Commissione elettorale federale Churov. Fiodotov ha anche chiesto a Churov di dare egli stesso al più presto le dimissioni, dal momento che, a suo parere, non ha l’autorità morale per occupare tale incarico e gestire le elezioni presidenziali. Anche se è evidente che non hanno ancora l’intenzione di esaudire la nostra richiesta di dimissioni di tutto lo staff della Commissione elettorale”.
“Queste oscillazioni e il manifestarsi di cambiamenti di campo significano che tra la classe dirigente è in atto un’evidente spaccatura. Possiamo affermare che la cosiddetta élite si sta dividendo sempre più tra borghesia nazionale e occidentalisti-liberali. E che tale spaccatura certamente andrà allargandosi.”, ritiene G. Zyuganov.
“La mancanza di unità in quel campo potrebbe avere conseguenze nel risultato elettorale. Si può ritenere che per la squadra di Putin ottenere il risultato previsto alle elezioni presidenziali risulterà più complicato che per quelle della Duma. In questo contesto il nostro compito è quello di mobilitare al massimo le nostre forze e cercare di tradurre in pratica tutte le proposte programmatiche in merito allo sviluppo del movimento di protesta, alla creazione di gruppi di azione sociale diretta, all’iniziativa nei sindacati e nei collettivi di lavoro, che sono state formulate nel nostro congresso e nei plenum”, ha sintetizzato il leader del PCFR.

In Russia i Rossi non sono Arancioniultima modifica: 2011-12-31T09:00:00+01:00da iskra2010
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