Conflitti di classe e riforme elettorali ed istituzionali

 

 

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Carissimi, sollecitato (per la verità da un po’ di tempo) da d’Albergo a vedere se riesco a ritrovare la “Lettera al Comitato Centrale del PCI” che scrivemmo nel “fuoco” della lotta per impedire la soppressione del PCI e di cui al tempo parlarono ampiamente un po’ tutti i giornali (per la quale anche Paolo Mieli mi rintracciò appena arrivato in un campeggio – causando la mia prima lite con la famiglia) e il Corsera, più ampiamente di tutti a firma di Paolo Franchi (mio- ex compagno nella segreteria nazionale della FGCI). Tale lettera ancora non la rintraccio, ma, nel frattempo, ho ritrovato questi testi che allego in questa e nella mail appresso a questa, e la lettera che vi ho preannunciato “Per il ripristino del proporzionale e No al documento Ingrao-Natta-Rossanda-Tortorella“. Questi testi – ed eventualmente altri che probabilmente rintracerò come ognuno di voi potra recuperarne altri – potrebbero andare sotto uno spazio – dico così ma lascio a chi se ne intende piu di me, il cosa e il come fare – titolato “dall’abbatttimento del proporzionale al rafforzamento dell’esecutivo al presidenzialimo” (ovvero fino ai nostri giorni) in una Sezione che potrebbe riguardare e chiamarsi “Conflitti di classe e “riforme istituzionali ed elettorali“. Lascio a voi valutare diversamente e al meglio. Intanto trasmetto quello di cui sono venutpo in ossesso. Un abbraccio a.r.

MI 11-2-94 Angelo Ruggeri

IL RUOLO DI TOGLIATTI E DI DOSSETTI NELLA ELABORAZIONE DEI DIRITTI SOCIALI NELLA COSTITUZIONE DA RILANCIARE (e non già solo difendere) con la lotta contro l’introduzione del principio maggioritario che è il nemico istituzionale del pluralismo sociale e politico e rilanciando il sistema proporzionale “puro”.

E’ in corso una lodevole iniziativa del mondo cattolico, con l’intervento personale del “costituente” Dossetti – che con Togliatti (e Basso) contribuì decisivamente all’elaborazione della Costituzione Repubblicana -, per la “difesa della Costituzione”.

Nel renderci conto del carattere comunque sporadico di una iniziativa che giunge in ritardo, ma non tanto da non richiamare consenso, intendiamo precisare che come comunisti (anti-occhettiani), già nel 1990 abbiamo tentato di testimoniare l’esigenza di valorizzare la Costituzione per un suo “rilancio”, oltre che “difesa”, con una tempestività che, se non fosse prevalsa l’indifferenza delle organizzazioni ufficiali della sinistra, avrebbe potuto svolgere un ruolo contro l’introduzione del “principio maggioritario”,che è il nemico istituzionale del pluralismo sociale e politico e contro l’abbattimento della proporzionale che è lo strumento convergente con il diritto di sciopero per garantire una democrazia che non sia solo politica ma anche economico-sociale.

Nell’intento di allargare il fronte dei militanti democratici e antifascisti volti a fare della Costituzione non un richiamo romantico e formalistico ma uno strumento di lotta di classe anticapitalista, pubblichiamo alcuni frammenti di grande significato dei “Discorsi alla Costituente” di Palmiro Togliatti, onde sottolineare che, senza la ripresa dei valori di lotta per il socialismo, è impossibile arrestare e, poi, capovolgere la strategia delle “riforme istituzionali” che, sin dal primo momento, hanno avuto come obiettivo quello di far saltare quel sistema politico istituzionale che era la condizione della realizzabilità di una forma, non tanto di “stato sociale”, ma ben sì di stato di democrazia sociale, che le forze moderate reazionarie non erano state in grado, sin lì, di attaccare frontalmente.

Come quando a Milano fu fondato il nostro movimento con la partecipazione non già di vertici politici quasi sempre equivocamente impegnati a “difendere” la Costituzione “cambiandola”, ma di soggetti sociali come i Consigli di Fabbrica già aderenti al movimento dei Comitati per la Difesa del Diritto di sciopero, i dirigenti e i militanti della Cgil aderenti a Charta 90, i lavoratori e gli operatori già aderenti al Comitato per Difesa della Riforma Sanitaria, molti degli autoconvocati comunisti e del PCI, e personalità della politica e della cultura tra cui la scomparsa Laura Conti che, da subito, si resero conto e denunciarono l’anticostituzionalità, gli esiti di destra e i pericoli per la democrazia a cui ci avrebbe portato la cancellazione del sistema proporzionale, anche oggi, come allora, si rende necessario dare sviluppo unitario alle iniziative che si riallacciano alla Costituzione e, in questo intento, ci mettiamo a disposizione delle iniziative che risulteranno più opportune con il concorso non solo dei cattolici ma anche dei comunisti.

Movimento Nazionale Antifascista di Rilancio della Costituzione

(Brani significativi tratti dalla relazione e proposte presentate da Togliatti alla prima sottocommissione della Costituente – in “P. Togliatti – “Discorsi alla Costituente – E.R. Introduzione di Salvatore D’Albergo:

“Viene a maturazione, sotto la spinta irresistibile dell’esperienza e delle più profonde aspirazioni alla libertà, al benessere e alla pace di milioni di donne e di uomini, quel processo di critica e abbandono delle posizioni astratte del liberalismo borghese, espresse nelle “Dichiarazioni dei diritti dell’uomo” delle Costituzioni rivoluzionarie del ‘700 e della prima metà dell’800, a cui dette inizio, nel corso stesso della Rivoluzione francese, il pensiero e il movimento socialista, e a cui altre vivaci correnti sociali, come quella cattolica e persino quella dei riformatori borghesi, non mancarono di dare il loro contributo efficace.

Accanto all’affermazione dei diritti che puramente concernono i rapporti tra i cittadini e lo Stato e impediscono che il governo diventi arbitro e tirannide, vengono così affermati i nuovi diritti al lavoro, all’assicurazione sociale per tutti i cittadini, al riposo, ad una remunerazione corrispondente alle necessità fondamentali dell’esistenza, a potersi costituire una famiglia e a poterla mantenere.

Ma quale valore avrebbe mai l’affermazione di questi nuovi diritti, qualora nella Costituzione stessa non venissero indicati, se non i mezzi e gli strumenti concreti, per lo meno il metodo generale che verrà dallo Stato seguito per ottenere che all’affermazione di principio corrisponda una effettiva realizzazione dei nuovi diritti attribuiti al cittadino? Si tratta, in sostanza, di un aspetto del tutto nuovo del vecchio problema della garanzia dei diritti sanciti nella Costituzione. Ma mentre, quando si trattava di garantire diritti prevalentemente di natura politica, la garanzia veniva trovata in un’organizzazione dello Stato che rendesse impossibile o per lo meno limitasse l’arbitrio dei governanti, o nell’istituzione di particolari istanze giurisdizionali, la garanzia di un’effettiva traduzione in pratica dei nuovi diritti di carattere sociale non potrà essere trovata altrove che in un particolare indirizzo dell’attività economica di tutto il paese. Vano sarà l’aver scritto nella nostra Carta il diritto di tutti i cittadini al lavoro, al riposo, e così via, se poi la vita economica continuerà ad essere retta secondo i principi del liberalismo, sulla base dei quali nessuno di questi diritti mai potrà essere garantito.

Un inizio di garanzia si avrà invece quando nella Costituzione stessa venga indicato che la vita economica del paese sarà regolata secondo principi nuovi, i quali tendano ad assicurare che l’interesse egoistico ed esclusivo di gruppi privilegiati non possa prevalere sull’interesse della collettività e tutta l’attività economica del paese venga guidata in modo che consenta la realizzazione di nuovi principi di giustizia sociale (…seguono proposte di articoli tutti limitanti la proprietà privata, la necessità di un piano economico di direzione dell’attività produttiva anche delle imprese private, la nazionalizzazione di imprese monopolistiche da sottrarre all’iniziativa privata per impedire che gruppi “plutocratici” se ne servano per stabilire una loro egemonia, il controllo sociale dei lavoratori sulla produzione, ecc….).

Con l’introduzione nella Costituzione stessa di questi principi si dà un fondamento costituzionale all’azione che… dalle Assemblee legislative e dai governi che queste esprimeranno, dovrà essere svolta per realizzare quella riforma industriale e quella riforma agraria che la maggioranza del popolo desidera e reclama, perché vede in esse un principio di rinnovamento… e il mezzo più efficace per sbarrare la strada a un nuovo sopravvento delle forze reazionarie che ci dettero il fascismo… seguendo una politica di tirannide all’interno e di avventure imperialistiche in campo internazionale (…).

Resta da esaminare una questione di grande importanza, e cioè quella del valore che ha l’introduzione nella nostra Costituzione di questi principi (…).

E’ inevitabile, in queste condizioni, che elementi programmatici, non di previsione ma di guida, siano introdotti nella Carta, e questa venga ad assumere il valore non più di un patto tra popolo e sovrano, per limitare l’arbitrio di questo e garantire i diritti di quello, ma quasi di patto concluso tra le diverse correnti politiche e i diversi gruppi sociali, e che impegna questi e quelle ad avviare la ricostruzione…su un binario che porti a un rinnovamento audace, profondo, di tutta la struttura della nostra società, nell’interesse del popolo e nel nome del lavoro, della libertà e della giustizia sociale.

E’ per questo che le proposte che io faccio, pur muovendosi nella direzione generale di una trasformazione economica socialista, mi sembra possano essere accettate da tutte le correnti democratiche e progressive dell’assemblea e del paese, poiché del socialismo esse esprimono quello che oramai è entrato nella coscienza comune di tutte queste correnti, e veramente può diventare elemento di orientamento e guida per tutta la nazione (…).

Palmiro Togliatti

 

Conflitti di classe e riforme elettorali ed istituzionaliultima modifica: 2012-02-28T08:35:00+01:00da iskra2010
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