Testimonianze di STORIA REALE del PCI e VARESE

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di Angelo Ruggeri

Chi si ricorda cosa era la CED o la Legge 167 e che la parità tra Camera e Senato è stata la più importante conquista della Costituente?

Che si andava in galera per aver distribuito un volantino?

E delle condizioni di debolezza in cui si lottava e la capacità di rilanciare la battaglia negli anni ’60-’70?

Ecos’era e cos’è statoil “centrismo” o la duplicità di linee – qui vissute e testimoniate dai militanti – che risale alla divisione – dopo la morte di Togliatti – nel giudizio sul centro-sinistra?

E delle lotte politiche interneche, alla lunga, hanno portato alprevalere delle componenti che hanno cassato il PCI col Pds?

E il dissenso che nacque sul governo delle astensionie non sulla solidarietà nazionale…?

E il ripudio da parte di Berlinguer del “compromesso storico”strumentalizzato dalla destra di Napolitano e Chiaromonte e dai mass media?

E il golpe interno al “partito nuovo” e di massa, intellettuale collettivo gramsciano-togliattiano, sostituito da gruppi di potere di vertice, volti a sostituirsi a Craxi nel governo e a cercare di fare meglio di lui quello che lui voleva fare e aveva iniziato a fare?

 

Testo della registrazione dell’intervento orale del Prof. Salvatore D’Albergo dell’Università di Pisa, tenuto durante la presentazione del libro: “Racconti di militanti del PCI, testimonianze dirette di un vissuto di vita collettiva“.

 

ELEMENTI DI STORIA REALE DEL P.C.I.

Racconti di esperienze e testimonianze dirette di un vissuto di vita collettiva.

 

“Per capire l’oggi occorre partire dalla rilettura dei processi reali come quelli che ci permettono di fare questo libro”. “…non è facile cambiare posizione e riscrivere la storia come oggi capita spesso, se si leggono retroattivamente le cose” (dall’intervento orale di d’Albergo)

Io quando ho letto questo libro, ho detto: ma se tutte le federazioni del PCI facessero il lavoro che avete fatto voi, noi avremmo – senza avere bisogno degli archivi, utili tuttavia per ulteriori approfondimenti – la storia reale del partito, che ognuno di noi sino ad oggi si immagina soltanto…” (dall’intervento orale di d’Albergo)

“Una testimonianza dice: “Se chiudo gli occhi sforzandomi di richiamare i ricordi, mi assale la sensazione di una strana divaricazione, che si opera spontaneamente nel profondo della mia coscienza. La netta scissione tra due categorie distinte: quella degli accadimenti nella loro innegabile concretezza e quella delle parole, dei concetti, delle motivazioni ideali che presiedevano a quegli accadimenti stessi. Mentre gli accadimenti ai quali ho partecipato più di quaranta anni fa, mi sembrano cose dell’altro ieri, le parole, i concetti, le motivazioni ideali mi appaiono lontane come l’infinito. Anzi, faccio addirittura fatica a credere che siano veramente stati. Io allora che vivo il mestiere di cercare di capire i fatti tramite i concetti, beh, allora sono molto preoccupato del fatto che, mentre descriviamo queste cose, di esperienze e fatti reali, nella realtà di oggi e nel PCI – per effetto di un modo di fare politica del suo gruppo dirigente, prevalgono i concetti sui fatti, le parole sui fatti. Questo libro mira all’opposto a farci ricostruire i concetti dai fatti”. (dall’intervento di S.d’Albergo).

Sperando che la trascrizione faticosa (con quel poco di “dolore” che si prova ripercorrendo esperienze di vita collettiva quasi senza paragoni e precedenti, sconosciuta o andata in parte perduta), possa servire e interessare, anche per approfondire, con una conoscenza “dal basso” e “dall’interno” della vicenda del PCI e del Paese.

Trasmettiamo, per “a chi interessa”, questa che ci sembra una lucida capacità di combinare, da parte di S. d’Albergo, un’analisi che, collocando i fatti nella prospettiva storica, si snoda concreta, sorretta e per tramite delle “pezze d’appoggio” di testimonianze, che diventano prova dei fatti (quasi come nei processi in un Tribunale). Usando così il libro che ci porta fino alla fase odierna, alla vicenda che dà ricchezza a questo libro, che diventa un libro-documento, che forse aiuta a rifuggire dalla speculazione spesso astratta di tanti che hanno scritto e scrivono del PCI senza cognizioni di causa, dibattendo parole, anziché uomini che sono la base della storia che è la vita degli “uomini in carne ed ossa”, in questo caso militanti comunisti e del PCI.

Abbiamo lasciato la forma orale ripresa direttamente dalla registrazione, che pur con la perdita di gestualità, toni di voce e di cose indistinguibili dall’audio della registrazione, ci sembra rendere più semplice e “bella” la storia. Il testo non è stato rivisto o corretto, in forma scritta e ogni sottolineatura o evidenziazione, oltre alle N.d.R., non sono ascrivibili a d’Albergo e sono state fatte credendo di rendere più leggibile “la storia”.

Un contributo per approssimarsi alla vera storia del PCI e del Paese, senza retorica e magniloquenza. Solo un esempio di un altro modo di fare storia, in tutta la sua complessità; il modo forse più giusto di fare storia reale e che può, forse meglio di tanti libri e saggi di questi anni (spesso scritti da chi ha visto e guardato il PCI dall’esterno o da lontano e con pregiudizio), a capire dal basso e dall’interno cosa fosse veramente il PCI e cosa sia veramente accaduto: laduplicità di linee dentro il partitovissute e testimoniate dai militanti e risalenti alle diverse interpretazioni del centro-sinistra degli anni 60; le lotte politiche interne; il prevalere, poi, dellecomponenti che hanno portato a cassare il PCI col Pds, sostituendol’intellettuale collettivo gramsciano, il partito nuovo e di massa, con dei gruppi di potere di vertice, volti a sostituirsi a Craxi nel governo e a cercare di fare meglio di lui quello che lui voleva fare e aveva iniziato a fare.

 

ELEMENTI DI STORIA REALE DEL P.C.I.

Indice:

Il centrismo: una fase difensiva

La fase del Centro-sinistra. Inizio di una divisione nel P.C.I. e rilancio della battaglia negli anni ’60-’70

– La duplice lettura della “solidarietà nazionale”

– Il dissenso sul “governo delle astensioni”, e il ricambio dei gruppi dirigenti nella Federazione del PCI

– La fase successiva al governo delle astensioni.

– Caratteristiche e cose riproposte da Occhetto ma già pensate dal fascismo.

– La messa in discussione della parità tra Camera e Senato che è la più importante conquista della Costituente.

L’indice, già di per sé, ci pare che evidenzi l’importanza dell’identificazione delle fasi e della loro distinzione in una “continuità” dei processi.

Il “caso italiano” mantiene una sua peculiarità per due principali motivi.

A) per la differenza specifica della Costituzione del 1948 ancora formalmente – e per ciò non irrilevantemente in vigore ( come illustra il “caso francese” dominato in sede costituzionale dal ruolo di De Gaulle, dove nel 1947 è stata sostituita una Costituzione simile a quella italiana e che rimane l’esempio e la via principale, che si vuole seguire, per fare in Italia come in Francia (non solo da parte di Fini che lo dice esplicitamente);

B) sia per la residua presenza di una coscienza democratica di massa (che può sfuggire all’omologazione) un lascito storico dei partiti di massa e del “partito-nuovo” (gramsciano-togliattiano) che non semplicemente un “partito di classe” ma un partito di massa classista, che esprime al meglio anche di tutti gli altri il passaggio che ha caratterizzato il XX secolo, dai “partiti d’opinione, operanti come gruppi parlamentari” ai partiti espressivi delle “radicali mutazioni avvenute nella società” ( Gramsci Q15, § 47) diventata società di massa, così che “le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali (Gramsci, Q.3, §34), trovando nei partiti di tipo nuovo il modo di esprimere “la funzione che è direttiva e organizzativa, cioè educativa, cioè intellettuale (Gramsci, Q.12,§1), che ci sembra trovi riflessi e conferme di pratica attuazione di tale funzione nelle esperienze di vita collettiva e di massa del PCI e nelle testimonianze dirette e dei fatti riportati nel libro ed opportunamente collocati nel quadro storico da D’Albergo.

La lectio magistralis della storia. E chi vuol salvare il berlusconismo da Berlusconi(come ha ben detto De Benedetti capo della P1 e tessera n.1 del PD). L’allegato ci pare esprimere una lucida capacità di combinare un’analisi che si snoda concreta, collocando nella prospettiva storica i fatti sorretti dalle testimonianze dirette di chi li ha vissuti e che diventano “prove” che possono aiutare, forse, a rifuggire dalle speculazioni di tanti che hanno scritto e scrivono del PCI, a capire dal basso e dall’interno cosa fosse veramente il PCI e cosa sia veramente accaduto. Sperando possa servire anche a coloro che si dicono “comunisti” in movimento o per l’unità o che si propongono di organizzare un partito comunista, continuando a sottostare alla “dittatura del presente” e “giocare” sul tempo breve ( che è quello stesso di finanza, Borse e cretinismo elettoralistico). Mentre ciò che urge è l’approfondimento della storia e delle carenze culturali all’origine di una prassi politico-sociale sempre più subalterna. Tanto da aver portato al punto che tutto ciò che oggi propone – per sovvertire la Costituzione e il sistema politico e sociale nato dalla Resistenza – l’asse ereditario di Craxi, cioè Fini-Napolitano-D’Alema-Violante-Berlusconi e tutti, E’ GIA STATO VOTATO ALLA CAMERA, nella scorsa legislatura, da RC-Pdci assieme ai Bocchino neo-fascisti di Fini. Fini che rifacendosi alla lezione del Mussolini del ’44 e del suo “padre” Almirante, dice apertamente di voler seguire la “via francese” (da sempre la più probabile per sovvertire la Costituzione italiana), mancata sino ad oggi perché in Italia non si è mai trovato un De Gaulle che, unendosi, l’asse Fini-Napolitano crede di poter imitare se sostenuti dai Violante, D’Alema, Bersani e tutto il PD, rifacendosi al testo già votato anche da RC, Pdci e verdi, rossi o gialli che siano.

Spesso si considera lectio magistralis quella del professorume borghese della “sinistra” che si accoda al revanscismo della destra, con un revisionismo (che è sempre di destra) storiografico, teorico e persino costituzionale oggi guidato – assieme alle corporazioni politico economiche – dalle Fondazioni “private” di Napolitano-Fini-D’Alema-Violante che, sull’asse ereditario di Craxi-Amato, cercano il metodo per trovare la convergenza che già esiste sui contenuti, con Berlusconi.

Professorume pronto a collaborare per salvare il berlusconismo da Berlusconi come ha ben detto De Benedetti (così come si è salvato il craxismo da Craxi), ovvero collaborando per operare una prima rottura costituzionale (altre poi seguiranno) eliminando la parità tra le due camere e rafforzando i poteri del capo del governo (Bozza Violante) nel mentre ci si lamenta delle conseguenze del potere eccessivo di Berlusconi.

Lectio magistralis. Repetita iuvant.

E’ passato il tempo delle astuzie linguistiche, di eloquio, sintassi e grammatica codificati dalla cultura e dalla comunicazione del giornalismo e giornalisti borghesi,più nessuno da ingannare. Più nessuno da sedurre. Soltanto colpi da ricevere e colpi da dare (Aden)

Il gioco delle parole non è più permesso, fosse pure anche quello dell’intelligenza (A. Gide).

QUI NON SI IMBROGLIA. QUI NON VIENE GETTATO FUMO NEGLI OCCHI. Incitare proletari e plebei a scrivere, significa anche dare l’esempio comunicando con modalità opposte a quelle di giornalismo e giornalisti borghesi, con modalità e sguardo plebei, perché noi siamo orgogliosi di essere plebei, “siamo gli scolari della classe operaia, siamo pronti a tornare a scuola per imparare dagli operai” e non certo per imparare a scrivere “bene” e a comunicare facendo esercizi di “bella” scrittura (B. Brecht).

PER LA CRITICA DI UN “FETICISMO” BORGHESE.

La lezione, forse più importante di questi anni di crisi economica, è l’inconsistenza, la vuotezza del pensiero corto e del tempo breve, dell’immediato che è pratica – estesasi alla politica, al giornalismo, alla società – propria del gioco borsistico e finanziario e della “dittatura” del “presente” che altro non è che una della deprecata, ma in tal modo assunta, “fine della storia”. Con conseguente incapacità di collegare l’oggi con ieri e domani e quindi di cogliere il senso diacronico e non solo sincronico dei processi reali in atto. Vedi ad esempio il gioco della Spread dove basta un po’ di capacità di ragionamento e senza cultura né giuridica né finanziaria ma con semplice cultura democratica, per capire perché sale e perché scende a piacimento dei mercati e dei mercanti nel Tempio, che prima, fino a novembre, sale per favorire il cambio dell’asino del capitale e poi scende per legittimare l’avvenuto cambio ma senza allontanarsi troppo dal rischio del burrone per mantenere sotto pressione il Paese e il popolo per poter proseguire, con approccio tecnico (come consigliato dal gruppo Bilderberg), nelle politiche o ricette “liberiste” di distruzione sociale e di impoverimento dei lavoratori, del popolo e del Paese, come il tutto è stato scritto e previsto già nello scorso Luglio nel documento della Goldman SachsGroup

“rivelato”, testè, dalla stampa come fosse una novità, una “scoperta” sensazionale o, meglio ancora, “incredibile”, a cui, cioè, è meglio non credere e non parlarne più di tanto.

Parentesi. Per gli imbecilli che quando il dito indica la luna guardano il dito, tradotto per quelli che guardano allo splead con la Spagna mentre la crisi indica il globo del capitalismo finanziario: “Non solo in Italia, ma nel mondo, esistono vari tipi e vari livelli di Massoneria. Col tempo, la Massoneria ha cambiato faccia e ruolo, a seconda del livello, della portata e dell’importanza della stessa. Ed anche, a seconda dei poteri, più o meno forti”. In “Mario Monti, Bilderberg ed il Nuovo Ordine Mondiale mirato ad un passaggio di poteri dagli stati ad un governo mondiale” dei non eletti e coerentemente ad un passaggio delle casse e dei poteri locali a quelle dello stato centrale come deliberato dal governo del Bilderberg Monti e Napolitano.

E qui bisognerebbe aprire un altro capitolo – non ora – per capire come mai gli antiberlusconiani non ricordino chenel 1994Berlusconi fece la “per lungo tempo” corte a Mario Monti e nominò lui e la Bonino nella Commissione UE, entrambi membri del Bilderberg Group, sì che, non per caso, la Bonino fu la prima senatrice ad abbracciare Monti appena entrò in Senato in cui è stato nominato a vita da Napolitano. Chiusa la parentesi.

In parallelo, ed anzi intrecciata alla lezione di cui sopra e con tale mancanza di capacità di senso storico e continuità dei processi, l’altra lezione riguarda l’inconsistenza e la vuotezza del c.d. “bello scrivere” e del “bel parlare”, del linguaggio e delle forme di comunicazione codificato dagli “apparati ideologici di stato” (scuole, università, imprese, intellettuali, giornali, ecc.) che da Gramsci ad Althusser è stato assodato che puntano alla riproduzione dei rapporti sociali dominanti rivendicando la legittimazione del potere tanto più quanto esso perde consenso (Althusser). Ovvero, tramite anche il dominio dell’inconsistenza e della vuotezza sia del pensiero breve che delle flatulenze (direbbe Sartre)dello scrivere bene, senza errori grammaticali e/o di sintassi, di cui hanno il monopolio.

Rompere questo duplice schema imposto dal linguaggio (che è sempre “espressione di una filosofia e concezione del mondo” Gramsci) della comunicazione codificata dalla cultura borghese e anch’essa una necessità.

Col ripudio totale della borghesia, della sua inciviltà, antiumanità e violenza, e quindi anche delle due forme culturali espresse ed insite anche nel linguaggio e che sono una sua espressione, Aden incita i proletari a parlare e a scrivere, a dire la verità senza preoccuparsi delle “forme” di eloquio, sintassi e di bella scrittura, codificata come una specie di “latinorum dalla borghesia, tramite una cultura e una filosofia come quella prevalsa nell’ultimo ventennio, nel passaggio dal XX al XXI secolo, e che va rifiutata in toto, “en bloc”(I cani da guardia).

Le sue parole erano odio puro, la mia moneta falsa…”. Qui un artista del “saper scrivere bene” come J.P. Sartre riconosce che le sue parole erano “moneta falsa”: rispetto al cattivo e non bello “scrivere” di Aden Arabia, alias Paul Nizan, che infatti denunciava “I cani da guardia del vocabolario della borghesia”, ironizzando sul loro “eloquio!: sciorinano tanti giri di frase ben costruite e così prive di errori grammaticali e non…che non so se saprò mai più ritrovare il senso giusto delle parole, delle semplici invenzioni degli uomini…”. Ma noi che siamo orgogliosi di essere plebei, siamo gli scolari della classe operaia, siamo pronti a tornare a scuola per imparare dagli operai ma non certo per imparare a scrivere e a fare esercizi di bella scrittura (B. Brecht).

C’è bisogno di un ABC di ciò che realmente importa “più dello scrivere bene e della sintassi” del pensiero sclerotizzato di coloro che hanno scelto di stare dalla parte dei padroni (Aden).

Aden, come anche noi, si pone contro “i fraseggiatori di professione”, i telletutal.in, i giornalisti e “politici che “scrivono bene e bei ragionamenti… presentano idee ben ammaestrate già nella e per la loro stessa forma, teorie i cui denti sono stati limati senza errori e con bella scrittura… brave persone che dicono che la verità si acchiappa al volo come un uccellino ingenuo se la si sa esprimere scrivendo bene come cultura borghese comanda, senza errori grammaticali o di sintassi… Ma noi andiamo cercando qualcosa di reale da mettere sotto i denti che, codificando tali forme di comunicazione e di scrittura, vorrebbero strapparci di bocca come ci strapperebbero il pane”. “Anche per questo”, dice Sartre: Aden “a noi intellettuali ci disprezzava tutti quanti… e la sua chiaroveggenza e voce che gridava la verità gli fu fatta pagare con una congiura degli ammorbati della sinistra che pretese di farlo scomparire : non bastava che avesse cessato di vivere, occorreva che non fosse esistito affatto, non credendo all’Inferno e credendo in nulla, fu deciso l’annientamento del compagno Aden”. Ma “quel seme del silenzio ha germogliato producendo la più radicale delle negazioni e diventando il simbolo della rivolta giovanile” e di quella di proletari e plebei, la voce irriducibile e rabbiosa come quella dei giovani e dei proletari e plebei di oggi vittime della crisi non solo economica ma della cultura europea, di un’Europa di guerrafondai e arraffoni capitalisti che vorrebbero far pagare la crisi provocata da loro stessi ai popoli europei ed in particolare ai popoli mediterranei e ai giovani.

“L’errore è più semplice della verità. Abbiamo bisogno di sapere… sarebbe necessario sapere ma la cultura che insegnano si esaurisce nelle sottigliezze di un mondo ordinato di ragioni e quasi tutti i suoi professionisti (giornalisti, professori, intellettuali e tellettual-in, n.d.r) sono incapaci di compitare gli stessi testi che commentano… per cui la cultura, e come tale si intende quella borghese, è spesso (e volutamente) insufficiente per permetterci di capire altro che le rughe superficiali della realtà che meglio saprebbe esprimere un plebeo o un proletario sgrammaticato. …(Aden Arabia) 

Come mai Aden si presenta oggi con riconosciuta e straordinaria attualità?

Ad esempio, una spiegazione si trova nel fatto che il più grande intellettuale e vero dominatore della cultura europea nella sua epoca più feconda ed al quale ben più che a Proust e tanto meno al tellettual.in T. Mann, occorre rifarsi per capire e recuperare il senso e il fervore intellettuale dell’epopea culturale dell’Europa, ovvero André Gide, ha scritto, a proposito di Aden Arabia e de “Les Chiens de garde” (I cani da guardia):

E’ un libro scritto male e con errori, “mal fatto e pieno di ripetizioni”, ma proprio o anche per questo, suona a conferma di quel che Gide chiama la SINCERITA’ DELLA DENUNCIA e la grandezza del libro:

Con tutti i suoi difetti formali, grammaticali e di sintassi, questo libro è un grande libro, è un segno dei tempi. Il gioco delle parole non è più permesso, fosse pure anche quello dell’intelligenza” (Gide).

I temi dominanti di Les Chiens de garde sono:

la demistificazione della società borghese, del suo insegnamento, della sua cultura e filosofia e l’ affermazione della necessità di una cultura proletaria e di intellettuali organici alla classe operaia, capaci di assumere in ogni circostanza “il punto di vista” plebeo, che è una cultura come ed assieme al pensiero socialista, alle teorie dei tanti pensatori marxisti, al materialismo storico e al pensiero di Epicuro, Lucrezio, Spinoza (amati da Aden) ed altri.

“L’impegno politico di Aden è autentico, il comunismo è diventato per lui una seconda pelle(J-P. Sartre)

Al di là del rigore teorico, in Lui c’è soprattutto sensibilità filosofica, fiuto straordinario nel cogliere le questioni teoriche, nel raggiungere immediatamente il nocciolo del problema, nel saper collegare le cose tra loro e la storia di ieri con quella di oggi.

I suoi interessi non sono orientati verso l’attività speculativa ma più direttamente verso la politica, come quelli che sono “i veri marxisti, cioè i marxisti autodidatti” (D’Albergo), che non hanno subìto la separazione delle scienze e la frantumazione disciplinare del pensiero che praticano i tellettual-in nell’Accademia universitaria.

Per cui solo pochi di coloro che hanno fatto l’Università riescono a fare un percorso inverso che porta (come Aden e, oggi, alcuni che conosciamo) a recuperare, con difficoltà, l’unità del pensiero e delle scienze, cioè la vera cultura: l’opposto della separazione delle scienze e delle conoscenze propria degli attuali telleltual-in della “Sinistra”, e che, viceversa, è propria del marxismo, quello vero, che non è nemmeno quello dei c.d. marxisti che fanno della filologia e della lettura marxista, ma è il marxismo politico-sociale, che è quello che conta.

La filosofia è sangue e carne, noncogito e non deve rivolgersi agli specialisti ma alle masse. In “I Cani da Guardia“, non si dà tregua né alcun credito a chi si copre dietro i valori Eterni di Ragione e Giustizia, ma poi lascia che vengano smentiti quotidianamente dal “capitalismo reale”, senza fare nulla né indicare come attuarli nella realtà della società dell’Uomo in carne ed ossa.

Donde che il marxismo gli si presenta come l’unica autentica cultura: perché non si limita a comprendere e a descrivere il mondo (come i tellettual-in e la cultura dell’ultimo ventennio che hanno descritto la “globalizzazione”) ma è l’unico pensiero che, oltre a dare un immagine del mondo, offre anche i mezzi per CAMBIARE IL MONDO.

L’intransigenza ideologica di Adengli deriva dal fatto che ormai possiede una visione politica chiara ed univoca del militante, in un rapporto di causa ed effetto tra l’odio suscitato in lui dall’imperialismo, dal colonialismo e dalle guerre e quindi giunge al rifiuto totale della borghesia che intende anche come rifiuto della cultura:

“bisogna avere il coraggio di dire che è una barriera. Un lusso, Una corruzione dell’uomo. Un prodotto dell’ozio. Una contraffazione dell’uomo, Una macchina da guerra. La giustificazione stessa del potere politico ed economico di una classe sull’altra”(Aden, I Cani da guardia).

Viceversa si rimarrebbe succubi della “cultura borghese, ovvero di quelle norme disumane che la borghesia impartisce ai propri sudditi per conservare il potere e che sono l’esatto contrario dei valori che essa ha partorito nel corso dei secoli e ha proclamato in giro per il mondo facendo credere l’opposto di quella che è la realtà praticata dal “capitalismo reale”.

Aden ha conservato la sua straordinaria attualità perché è stato, e rimane, fra gli interpreti più lucidi e sofferti della condizione giovanile di oggi che gli fa dire:

Noi non abbiamo che una scelta: condurre una vita che è solo una forma d’angoscia o rischiare la morte per conquistare la vita. Bisogna rischiare questo prezzo per non dover più arrossire come uomini”.

Ed è quello che fanno tanti giovani di ogni parte dell’Europa e del mondo ed in Italia.

Aden ha conservato intatto negli anni il valore della sua presa di coscienza e si presenta oggi di straordinaria attualità perché è l’interprete di un Mondo e di un’Europa in crisi di civiltà. Una crisi di civiltà che spinge a rompere con tutti gli schemi della cultura borghese e quindi anche del suo linguaggio e modo di comunicare perché il tempo delle astuzie e del formalismo linguistico è passato… Più nessuno da ingannare. Più nessuno da sedurre. Soltanto colpi da ricevere e colpi da dare.(Aden)

Tra terrorismo, declino inesorabile e putredine della “civiltà” dell’Europa borghese, sviluppo diseguale e guerre “umanitarie” permanenti.

…”pochissimi uomini si sentono abbastanza chiaroveggenti per individuare le forze già al lavoro dietro i grandi rottami putrescenti… per sempre nuove guerre e per una nuova grande guerra come dopo quella di Libia si sta preparando verso l’Iran e la Siria, nel bacino che comprende Irak, Palestina, Israele e ora col Qatar che fungono come lunga mano di USA ed Europa imperialista e come bastone dei popoli dei Paesi petroliferi”. (Aden Arabia)

Il segno dei tempi, richiamato da Gide,è quello stesso di oggi, della crisi di civiltà borghese ed europea tracciato nel capitolo finale de “I cani da guardia”, intitolato “La difesa dell’uomo“: descrive un quadro a tinte forti delle minacce che insidiano attualmente l’uomo contemporaneo. Dallo sfruttamento senza limiti dell’uomo e della natura, agli armamenti che si approntano.

In conclusione della lectio magistralis

L’importanza di curare più la sostanza e la verità che non la forma e il saper “raccontare” trasformando tutto in “letteratura” e in “racconto” con “esercizi di bella scrittura”, diventa oggi, così come diventava ieri col dialettale “al parla bene” o italianizzato “parlare bene”, una sorta di legittimazione al di là e al di sopra dei contenuti. Insomma un latinorum codificato dalla cultura borghese della comunicazione, che permette di “riconoscersi” e di “riconoscere” come appartenenti ad una specie di classe di mandarini o di sacerdoti della comunicazione, solo coloro che possono o sono stati educati, dagli apparati ideologici di stato, a farlo con “bella scrittura” che alla fin fine in molti casi costringe anche ad essere e a diventare oltre che “bello” anche un “bravo”, “buono” e in certo senso “tollerante” linguaggio.

In base al quale si ha il diritto di scrivere e comunicare perché si riconoscono e legittimano il linguaggio codificato dal feticismo borghese del linguaggio e della scrittura. Questa è sempre stata un’arma dei burocrati, dei parti e dei giornali per censurare tutto quanto e tutto quello che non si “capisce” e non può essere capito secondo quel che è il loro modo di intendere il capire e il come farsi capire. Ovvio che plebei e proletari non si adeguano e non sono omologhi a tutto questo.

Ovvio che da tutto questo derivi un discernimento che permette di discriminare plebei, proletari e la maggior parte di quel sociale che si riconosce come comunità di interessi e di bisogni e aspirazioni che definisce appunto da sempre quel che si chiama “appartenenza di classe”. Contro questo si batteva Aden Arabia e ci battiamo anche noi a cui la crisi ha dato ragione dimostrando che i proprietari del latinorum codificato dalla cultura delle classi dominanti e dai loro “apparati ideologici di stato” tra cui spiccano le scuole, le università, i tellettual.in e i giornali e i giornalisti, avevano torto e che viceversa avevano ragione i plebei e i proletari esclusi dallo scrivere e dal parlare bene e che non volendo essere costretti al fatto che per dire la verità dovessero adeguarsi a fare degli esercizi di bella scrittura, non sono stati ascoltati.

Nota. Dal gioco delle Borse dove il tempo è un attimo, fino alla politica che priva di partiti da un ventennio (si parla tanto di invadenza dei partiti dimenticando che i partiti non ci sono più ma ci sono solo corporazioni di interessi “di destra” o di “sinistra”) si nutre di sondaggi – su piccoli campioni e domande decise dall’intervistatore – privi di certificazione e di valenza giuridica, usati come fossero equivalenti al voto espresso nelle elezioni giuridicamente regolate e certe.

Il tempo breve e lo sguardo corto assieme alla “dittatura” del presentesi accompagna a quello che è facile cogliere come un latinorumcodificato dal “feticismo” borghese dello “scrivere come cultura borghese comanda” é esercitato come forma di esclusione e discernimento tra classi dominanti e le classi dominate, proletarie, plebee o gruppi sociali emarginati.

Testimonianze di STORIA REALE del PCI e VARESEultima modifica: 2012-04-01T08:45:00+02:00da iskra2010
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