LA FORMULA DELLO “STATO DEI PARTITI” E’ L’OPPOSTO DI QUELLA MODELLATA DALLA COSTITUZIONE NEI RAPPORTI TRA GLI ARTICOLI 1, 2, 3, e 49

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da Angelo Ruggeri

Tale formula e il “governo per Agenzie” o “Autority” anglosassone servono per consolidare quella che Enrico Berlinguer denunciò come “l’occupazione dello Stato da parte dei partiti” e le forme di potere interno e dei vertici tra loro collegati dei “partiti” che – rispetto a quando Berlinguer denunciò tale “questione morale” – ripudiano ormai la stessa ipotesi di democratizzazione  della società e dello Stato, per allinearsi su un medesimo terreno di discussione e proposta” di “riforme” elettorali, istituzionali e costituzionali (persino!).

E’ PER  CONSOLIDARE TALE POTERE OLIGARCHICO DEI VERTICI DI “PARTITI” OMOLOGHI E TRA LORO COLLEGATI (come chi era cieco ora può “vedere” nel sostegno dato alle antisociali e antidemocratiche politiche e “revisioni strutturali” “del governo Monti, e dal finanziamento pubblico, alla riduzione della rappresentanza parlamentare dei cittadini, alla spartizione dei posti da ultimo nelle “Autority”, alla “corruzione ” che è insita nei gruppi di interesse delle lobbies che hanno sostituito i partiti “veri” e abrogato la funzione attribuitagli dall’art. 49 della C.)

CHE CONTINUANO NEL MISTIFICATORIO GIOCO DI SCAMBIO DEGLI ASTRUSI MODELLI SIA ELETTORALI CHE ISTITUZIONALI E COSTITUZIONALI  CERCANDO ( e mescolando tra loro) PRIMA UNA VIA “INGLESE, POI “SPAGNOLA” E “TEDESCA” ED ORA UNA “VIA FRANCESE” ALLA SOVVERSIONE  ELETTORALE, ISTITUZIONALE E COSTITUZIONALE DELLA NOSTRA CARTA DEL 1948.

Enrico Berlinguer:

“La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori, bisogna scovarli e metterli in galera…”. Questo è ovvio. Per lui la più grave questione morale è “l’occupazione dello Stato da parte dei partiti». Spiegava: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi giornali”. E giustamente denunciava “il mercimonio che si fa dello Stato, le sopraffazioni, i favoritismi, le discriminazioni”.

L’“attualità estrema”, che pochi hanno saputo cogliere, che abbiamo attribuito alla questione “quale finanziamento pubblico per quali partiti per quale democrazia” deriva dal fatto che porta a riflettere, non solo sulla corruzione esponenzialmente cresciuta dagli anni di Tangentopoli, ma perchè da lì e dalla forma partito e “forma stato” – rammentando che la teoria del partito di Gramsci è una vera teoria dello statosi può e si deve sviluppare un ragionamento che ci consente di comprendere le dinamiche del processo storico politico dell’ultimo trentennio – con i comportamenti dei vertici politici che ogni giorno si colgono come “scandali” ma in modo frammentato e astratto dalla analisi della comune causale quale la degenerazione del ruolo originario dei partiti – di quanto sia indispensabile per la democrazia il ruolo dei partiti anche nella fase in atto, ma anche di “quali partiti” e di “quale democrazia” necessitino di un “finanziamento pubblico” per rimediare alla corruzione morale prima ancora che finanziaria. 

Sicché si rivela grande la lungimiranza di Enrico Berlinguer che non esitò agli inizi degli anni ’80, a denunciare nei termini della “questione morale” la degenerazione che i partiti andavano rivelando con una burocratizzazione lesiva, ad un tempo, della loro democraticità interna e della complessiva democrazia politica, economica e sociale italiana.

Con l’acuta e lucida precisazione di cui sopra all’uopo, a chi interessa riprendere il filo interrotto della democratizzazione dei partiti e dello Stato e quindi del superamento della politica come “corpo separato” dalla gente e dalla società e del riavvicinamento tra la “sfera politica” e la “sfera della società”, può, forse, “servire” richiamare e riproporre una “sintesi” del più organico e integrale testo a quali finanziamenti per quali partiti per quale democrazia”

QUALE FINANZIAMENTO PUBBLICO

PER QUALI PARTITI E PER QUALE DEMOCRAZIA

Rimediare alla corruzione morale prima ancora di quella finanziaria decuplicatasi dagli anni ’90 ad oggi perché si è cancellata la natura stessa dei “partiti”, in quanto anziché combattere la “corruzione” (come si è mistificato) la si è rafforzata, (volutamente !?) elevando a sistema – con maggioritario e “revisioni costituzionali” e “istituzionali – quel che da parte dei vertici dei partiti, è stato l’abbandono delle motivazioni ideali e programmatichealla base della nascita e della storia dei partiti e della Repubblica. Così “istituzionalizzando” quella che, prima,è anzitutto“corruzione” del ruolo dei partiti e della politica e, dopo, diventa conseguentemente anche corruzione gestionale penalmente perseguibile, come da Tangentopoli all’attuale corruzione diffusa” per mancanza di “democrazia diffusa”, in quanto, anziché combattere la corruzione “ampliando la democrazia” e superare la lontananza tra politica e la gente, si è “ridotto la democrazia”, accrescendo la “corruzione” come nell’attuale “regime” del “maggioritario” e della “secondo repubblichina”: dove per sostenere tale regime oligarchico e di notabili, i vertici di “partiti” – che non sono più tali e sostituiti ed aderenti alle lobbies – in quantooligarchie politichefavorevolialle imprese industriali e finanziarie, sono state, e vengono, sostenute con questo “tipo” di finanziamento pubblico alle dirigenze centrali che vogliono resti tale, , ma  che va “rotto” e “revisionato” a favore del rilancio della democrazia di base e di chi appartiene a ceti sociali emarginata e titolari della sovranità popolare e dei bisogni più impellenti, ma impossibilitati ad intervenire nella lotta politico-sociale ed elettorale per mancanza di mezzi. 

Nel passaggio dalla fine degli anni ’80 ad oggi, si è effettivamente verificato e comprovato che l’abbandono da parte dei partiti e degli ex comunisti delle loro originarie motivazioni ideali e programmatiche nella presente attività quotidiana, con tanto di abbandono sistematico dei comizi e della chiamata delle masse a discutere i problemi più vitali delle classi meno abbienti, ha comportato il definitivo snaturamento del sistema dei partiti che non hanno più i connotati previsti dall’art. 49 della Costituzione.

In tutto ciò favoriti dalla sostituzione del metodo elettorale proporzionale con il metodo maggioritarioche ha spazzato via non solo la democrazia di base ma persino partiti politici, privati – anche dallo “sbarramento” – della rappresentanza pur conseguita col voto, ma che neanche protestano e nemmeno rivendicano il proporzionale integrale. Così come nessuno dice che le attuali percentuali di voto dei non più “veri” partiti, si riferiscono ormai solo al 60% di votanti, e non agli elettori, il che rispetto alla fase precedente la società di massa, è peggio che al tempo del “voto per censo” quando, appunto, non erano ancora scese in campo le masse.

Ne viene che l’insistere odierno sul finanziamento degli organismi criminogeni oggi dominanti, concorre a rafforzare l’antitesi alla democrazia quale è ben dimostrata ad es. dalla centralità che il PD ha assunto nell’attacco diventato sistematico alla Costituzione.

Infatti l’elezione diretta (e con presidenzialistico “doppio turno”: il peggiore degli anti-proporzionali sistemi di manipolazione dei voti) dei sindaci, dei presidenti di Provincia e di Regione, ha cancellato il ruolo dei Consigli, facendo coincidere l’uso dello strumento delle primarie come sistema elitariodi richiamo ed aderente a lobbies sostitutive delle organizzazioni politiche e coincidenti con gruppi anonimi di una “società civile” invocata, ipocritamente, per coprire l’interclassismo oggi dominante.

Quel che si impone qui ed oggi non è il cosiddetto riconoscimento “giuridico” dei partiti, inseguito da oltre 60 anni dalla destra sia conservatrice che reazionaria al fine di controllarli, ma è di “rompere” un modello di finanziamento pubblico ai vertici centralistici dei partiti, legittimando – anche tramite un diverso “tipo” di finanziamento pubblico – una “apertura” a favore di “canali” di collegamento della base di iscritti e simpatizzanti dei partiti con istituzioni ed apparati rivolti a diffondere la democrazia sociale sul territorio, e nella interconnessione tra locale e nazionale, allo scopo di favorire l’intervento di lotta culturale, sociale e politica delle masse nella c.d. “globalizzazione” della vita collettiva: con il “sostentamento” e il rafforzamento delle assemblee di base della democrazia organizzata (come ad es. i Consigli, di fabbrica, di zona ecc,, strutture sociali e politiche di base di partiti, sindacati e forme associative organizzate, ecc.) , anche tramite strumenti radio-televisivi collegati con tali interventi e messi a disposizione di tutti – e non solo di radio radicali o padane – è la disponibilità di servizi pubblici e “mezzi” per ogni attività politica oltre che elettorale.

In questo contesto non sfuggono alle responsabilità dei partiti e all’uso centralizzato dei finanziamenti, anche formazioni come RC e PdCI oggi latitanti nella vita quotidiana,effimeramente interrotta da quelle che, palesemente, sono solo delle pure e semplice “sfilate”, come quella svoltesi lo scorso sabato (12 maggio 2012) dopo tanto tempo di silenzio, “sfilate” come quelle che – proclamando scioperi generali a lunga distanza di tempo per non farli – vengono periodicamente organizzate dalla CGIL, con o senza CISL e UIL.

Per rimediare alla corruzione morale prima ancora che finanziaria, decuplicatasi dagli anni di Tangentopoli ad oggi finanche cancellando i “veri” partiti, occorre “rompere” col finanziamento pubblico ai vertici oligarchici di “partiti” che nemmeno sono più tali, e che si è dimostrato unostrumento protettivo dei vertici tra loro collegati di Stato, partiti, imprese, e anche sindacati, e di corruzione del ruolo dei partiti e della politica, e rilanciare la democrazia di base e di massa anche come riferimento per il “sostegno pubblico” alla attività politica oltre che elettorale e di un “tipo” di finanziamento (opposto a quello attuale”, che oltre tutto finanzia “eletti” già ricchi del loro) a favore di chi appartiene a ceti sociali emarginati e titolari dei bisogni più impellenti, che pur essendo i depositari e i titolari della sovranità popolare e portatori dei bisogni, sono impossibilitati ad intervenire nella lotta politica-sociale e di indirizzo economico e generale, nonché ad assumere cariche “politiche”, per mancanza di mezzi e di “sostentamento” della democrazia di base organizzata. 

da: Il centro culturale di iniziativa politica e socialeIl Lavoratore

 

 

LA FORMULA DELLO “STATO DEI PARTITI” E’ L’OPPOSTO DI QUELLA MODELLATA DALLA COSTITUZIONE NEI RAPPORTI TRA GLI ARTICOLI 1, 2, 3, e 49ultima modifica: 2012-06-27T08:17:00+02:00da iskra2010
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