Dens dŏlens 60 – La necessità di riordinare le proprie scelte.

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di MOWA

Con la nascita di Rifondazione Comunista le prospettive, si pensava, dovessero essere propulsive per gli oppressi mentre, invece, si sono accentuati episodi che hanno dato dimostrazione di inadeguatezza e scarsa analisi politica rispetto al proprio patrimonio ed origine culturale.

Rifondazione ha via via imboccato la strada del pensiero unico e non ha saputo, per quel poco che rimaneva come militanza organizzata, dare dimostrazione di inversione di tendenza confluendo di fatto nel “codino” di altri partiti come il PD.

Rifondazione non ha compreso che il modello capitalistico ha (di fatto) prodotto la crisi di carattere economico/finanziario (in atto) ed influenzato, insieme alla crisi di sovraproduzione, i modelli comportamentali delle persone tendenzialmente di due generi, ed entrambi inadeguati, quello liberdemocratico e quello liberalsocialista.

Il primo (ove si rispecchia gran parte della classe dirigente dei partiti costituzionali) addossa alle banche la massima responsabilità della crisi e ne chiede maggior controllo, dimenticandosi della funzione delle stesse sin dalle origini.

Il secondo (dove si collocano gli attuali partiti autoproclamatisi di sinistra), invece, denuncia una scarsa e squilibrata distribuzione dei redditi osannando un riordinamento etico del capitale dimenticando, però, quali sono “le condizioni oggettive della produzione”.

In questi ultimi anni, Rifondazione ha peccato, nell’analisi e ciò l’ha portata, inevitabilmente, ad essere uno strumento in mano al capitale che l’ha saputa utilizzare, quindi, a danno di tutte quelle persone che l’avevano vista (nello scenario politico) come una chiave di lettura diversa e più veritiera della realtà e, quindi, più vicina ai loro bisogni.

Le crepe dell’analisi politica di Rifondazione, ovviamente, si manifestano anche sul versante dell’interpretazione dei vari accadimenti del mondo sia per quanto sta accadendo in Nord-Africa (Libia inclusa) e mediorientale (Siria compresa) che sulla crisi della Grecia dove si ostina a sostenere con forza Syriza che è tipicamente socialdemocratica e non valorizzando, invece, l’analisi del KKE che si è (più che mai oggi) dimostrata veritiera.

Rifondazione nell’elaborazione internazionale non percorre le cause oggettive che stanno portando i capitalisti, anche con le corporations, ad impoverire gli Stati sovrani con la finanziarizzazione che ha come obiettivo finale l’appropriazione delle risorse primarie: in quanto il capitale pratica la sussunzione alla finanza di interi settori dell’economia e della società, e, nel contempo, per inverso, l’ingresso nella finanza dell’impresa produttrice di beni e di servizi, oltreché, l’esplosione della banca universale che agisce in tutti gli ambiti come promotrice della finanziarizzazione globale.

Sul versante europeo (ma non solo), Rifondazione non ha compreso che bisogna spingersi criticamente con intransigenza e determinazione contro la competitività tra soggetti che si trovano nella stessa situazione sociale perché questa è la chiave di volta della contraddizione tra lavoro e capitale.

Le politiche liberiste, con il tanto decantato Fondo salva Stati (Efsf), hanno comportato (ad es.) per la Grecia la soppressione della propria sovranità. Ed ecco una delle ragioni della correttezza delle analisi del KKE contrariamente a quelle di Syriza che vuole stare nel meccanismo imposto dalle banche produttrici del debito che, tra l’altro, hanno favorito in questo caso quelle tedesche e francesi… piene di titoli tossici.

Rifondazione, avendo “tradito” il mandato originario della sua scesa in campo, ha peccato, negli ultimi anni, di individualismo piccolo-borghese nelle cariche funzionali del partito e, in questo scenario, spingendosi ad annullare il patto concordato delle regole come lo Statuto formando una sub-sigla (FDS), tutta virtuale, che ha esasperato i conflitti interni e favorito cordate personalistiche (“volate in avanti” di cariche) sotto forma di immagine pubblica a scapito della collegialità del partito… cosa che si era verificata anche negli ultimi congressi con le figure di Bertinotti e/o Vendola.

Questa personificazione della rappresentazione politica (di stampo liberale e quindi piccolo borghese) ha degenerato al punto di identificare nelle realtà sia politiche che sociali più che tesi contrapposte veri e propri nemici da scalzare arrivando al paradosso che (ad esempio nel sindacato) si è arrivati perfino a preferire l’“eliminazione” di soggetti politici dello stesso partito per “tutelare” liberaldemocratici o socialdemocratici, perdendo di vista quella che è la priorità dell’unione dei comunisti.

L’atteggimento “codino” di Rifondazione con il PD lo si è visto in tutte quelle realtà che presentavano scadenze elettorali (Milano, Napoli, ecc) dove, per l’ennesima volta, la gestione delle proposte politiche (nel tempo) non è stata fatta, con pari dignità da Rifondazione, ma dal partito di Bersani e dal suo surrogato (SEL)… cadendo nella contraddizione di “criticare” il PD ma poi, per accodarsi sulle scelte tattico/strategiche facendo venire meno il patto con i propri iscritti ed ancor meno con i propri sostenitori… Questo modo di fare politica ha contribuito ad allontanare i potenziali elettori di sinistra.

La politica delle alleanze avulsa da una pianificazione strategica che rinsaldi la politica come tutela degli interessi dei lavoratori ha portato Rifondazione a non assumere azioni ragguardevoli di salvaguardia dei paletti imposti nella Costituzione che vanno dall’art. 1 sino alle ultime eresie dell’esecutivo del nostro paese che ha preteso (in sede istituzionale e con l’avvallo del PD) ed ottenuto il pareggio di bilancio che è l’ennesimo aiuto alle politiche sovrannazionali imposto dalle regole bancarie a scapito della democrazia… Quindi, con quest’ultima scelta, Rifondazione che non ha voluto tentare di bloccare l’ulteriore picconata alla Costituzione (se necessario rivolgendosi anche in sede giudiziale) ha sposato la tesi della revisione costituzionale includendovi, parallelamente, la modifica della propria azione politica … non più valorizzando il lavoro ma il capitale.

Per queste ragioni pensiamo che necessiti un intervento più militante in tutti gli ambiti e che Rifondazione (così com’è) faccia perdere solo tempo utile rispetto a quanto sta accadendo al mondo degli oppressi sia sul versante del lavoro che su quello della salvaguardia della natura che il capitalismo sta, sempre più, distruggendo… e, a dimostrazione di ciò, sono “figure” di Rifondazione che occupano posti di “prestigio” nel sindacato (come nella CGIL) che tutelano politiche liberticide richieste dall’ala camussina e che sono, in prospettiva, l’annientamento dell’occupazione e la distruzione del tessuto sociale di riferimento.

Rifondazione avrebbe dovuto, in questo caso, spingere maggiormente per una politica di inclusione nell’ambito sociale più che valorizzare sindacati extraconfederali perché, contrariamente alle dinamiche di discussione nei partiti, si è dimostrata una dispersione di energie che non danno voce a sufficienza alle ragioni dei lavoratori ma per fare ciò avrebbe dovuto “diseredare” quei personalismi di cui sopra.

Saranno in grado i compagni di Rifondazione di riappropriarsi del loro futuro?

 

vedi link: http://iskra.myblog.it/archive/2012/08/04/frosinone-ce-ne-andiamo-da-rifondazione.html

Dens dŏlens 60 – La necessità di riordinare le proprie scelte.ultima modifica: 2012-08-10T08:17:00+02:00da iskra2010
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