Considerazioni sul femminicidio

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Ennesimo caso di femminicidio, nei giorni scorsi.
Un uomo ha accoltellato la compagna incinta davanti al figlio. Poi si è suicidato.

Sabato mattina, a lezione su “Il genere come costruzione sociale”, si è brevemente accennato a quest’argomento: piano piano, ma non più così silenziosamente, il femminicidio sta uccidendo sempre più donne sul territorio italianocentosei dall’inizio dell’anno.
Una delle spiegazioni del “fenomeno” è stata l’incapacità dei partner maschi di costruire una relazione sana con la compagna, accettandone l’esercizio della nuova autonomia femminile che si sta diffondendo nella nostra società: l’uomo, insomma, continua a vedere la donna come sua proprietà e non riesce ad accettarne prese di posizione, spazi di vita personali e rifiuti.

Sicuramente potrebbe essere uno dei possibili “moventi”, ma mi sono chiesta: non è anche questo un alibi? Non è un voler giustificare un gesto assolutamente terribile e condannabile?

Una delle cose che ho notato spesso nel modo che hanno i media (di qualsiasi tipo) di esporre questo genere di notizie è che, se la vittima di omicidio è donna e l’omicida è il marito o il compagno (o comunque un uomo vicino alla vittima), viene sempre data una “spiegazione” dell’atto e una descrizione della parte maschile quasi a voler giustificare l’azione appena commessa: “Aveva appena perso il lavoro”, oppure: “In quel periodo era molto depresso, nonostante fosse sempre stata una persona laboriosa e solare”, o ancora, marchio di infamia terribile per la compagna: “La donna lo aveva tradito e lui proprio non riusciva a rinunciare a quell’amore durato tanti anni”.
L’omicidio della donna diventa, in un modo così semplicemente macabro da sfiorare il paradossale, la “valvola di sfogo”, l’ “ultimo gesto estremo” di questo “povero uomo con dei seri problemi che”, sicuramente, “non veniva compreso e consolato tra le mura domestiche”.

Come mai, mi domando, vi è una tale leggerezza a parlare di un simile argomento, quando si tratta di condannare l’ennesimo omicidio di una donna da parte del suo compagno di vita?
Come mai i media non si fermano a riflettere sull’orrore di un simile gesto, cioè essere ammazzati da chi dovrebbe, in realtà, starti vicino e volerti bene?
Come mai la donna viene, ancora una volta, sottostimata e ridotta a semplice numero (centosei) e non a persona con dei sentimenti, dei pensieri, delle speranze?
Ancora una volta rimaniamo senza risposte…

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Considerazioni sul femminicidioultima modifica: 2012-09-26T08:19:00+02:00da iskra2010
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