IN DIFESA DEL PARLAMENTO e del voto del Referendum del 2006

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(lettera in versione più ridotta inviata a Manifesto e Il Fatto)

da Angelo Ruggeri

Di fronte all’improvviso, e in gran parte ipocrita, soprassalto della cultura democratica in critica alle parole di Monti e contro i rischi di“governi autonomi dai Parlamenti”, per essere almeno un poco meno ipocriti, va ricordato che la linea del rovesciamento del “governo Parlamentare” per un esecutivo di   “governo” inteso come “direttivo-direttorio”del Parlamento, è intrinseca e perseguita, di “fatto” e di “diritto” con le c.d. “riforme istituzionali” e “costituzionali”, da parte dei governi del regime del nuovo “ventennio”,che dal governo Amato del ’92 al mandato del Gruppo Bilderberg all’attuale governo Monti e tramite Napolitano, insidia il Parlamento con il potenziamento del presidente del consiglio e le limitazioni di autonomia dei gruppi parlamentari nonché con quello che gli “ASINI-STRA” e l’opinione pubblica nemmeno sanno che la riduzione del numero dei parlamentaripunta ed é volta ad ancora più gravi obiettivi per ledere la democrazia e quindi la politica e la sua già scarsa credibilità, a vantaggio di un governo e di un suo “capo” sovra ordinati al Parlamento.

Regista occulto e palese di tali manovre antiparlamentari si conferma essere il capo dello Stato, il quale, sia con le sue ultime esternazioni che ANCORA IN QUESTI GIORNI, violando la Costituzione ha perorato  la causa dell’accordo parlamentare concordato al Senato ma bloccato in Assemblea – donde l’irritazione di Napolitano contro il Parlamento – per attuare la revisione costituzionale della “forma di governo”, a tal fine sollecitando a respingere il “semi-presidenzialismo” ( che lui pratica e ha, di fatto, instaurato fungendo persino da supplente del governo) e il c.d. Senato “federale” pattuiti tra Pdl e Lega Nord, ma sostenendo la – a suo dire é – meno “radicale” intesa tra Pdl, Udc e Pd che, addirittura, negli ambienti di maggioranza viene etichettato come “riformetta”.

Viceversa, va richiamata l’attenzione su ciò che sia “Il Manifesto” che “Il Fatto” ignorano e non informano l’opinione pubblica, cioè sul fatto che tale intesa, contiene, a sua volta, elementi di “radicalità antiparlamentare”, a cominciare dalla grancassa demagogica che accompagna il primo punto già votato dal Senato e concernente il numero dei deputati, ridotto da 630 a 508, in nome di una pseudo-risposta alla cosiddetta “antipolitica”, che lamenta con ben altri argomenti l’eccesso di spesa per l’attività politico-parlamentare.

Perciò, a tacere delle ragioni che insidiano il Parlamento con il potenziamento del presidente del consiglio e le limitazioni di autonomia dei gruppi parlamentari delegittimati a sfiduciare il governo se non in grado preventivamente di raggiungere un nuovo accordo di governo contro il governo in carica (la cosiddetta “sfiducia costruttiva”), urge far sapere all’opinione pubblica che la riduzione del numero dei parlamentari punta a ben più gravi obiettivi di lesa democrazia e quindi della politica e la sua già scarsa credibilità, di cui tacendo sia Il Manifesto che Il Fatto si rendono complici di chi come Monti – che hanno ipocritamente criticato – e come la “ASINIstra-stra” vogliono un governo direttorio e autonomo dal Parlamento, come gli è scappato detto a Monti.

Tanto che nella storia italiana, nei momenti più delicati della sua crisi, patrocinatori della riduzione del numero dei parlamentari e quindi della rappresentanza della sovranità popolare, sono stati, nell’ordine: la legge 17 maggio 1928, tre anni dopo l’istituzione del regime del “premierato”, cioè del “capo del governo” e la relativa dittatura fascista; il progetto direvisione costituzionaledella “bicamerale” D’Alema (art. 85); il progetto di legge di revisione costituzionale Berlusconi-Bossi (art. 58).

Orbene, poiché il referendum popolare nel 2006 ha bocciato tale ultima ipotesi di riduzione del numero dei parlamentari e che coincide con quella adottata testé dal Senato, è singolare che da “il Manifesto” a “Il Fatto” e tutti i fanatici referendaristitacciano che tale riduzione concordata cancella il voto referendario e la volontà popolare espressa e si nasconda, così,  che il vero obbiettivo, intrinsecoalla riduzione del numero dei parlamentari coincide con l’obbiettivo della riduzione della funzione legislativa della Camere: a cui il Governo può imporre all’ordine del giorno della Camera, come “priorità” e prerogativa sua il disegno di legge che gli viene indicato dall’esecutivo di governo (un direttorio del Parlamento, appunto), fino al punto di consentire al Governodi chiedere che il testo proposto sia approvato “senza emendamento” alcuno.

Questo non basta per convincere Il Manifesto e Il Fatto ad informare i propri lettori e a far sapere all’opinione pubblica quello che si TRAMA CONTRO IL PARLAMENTO dei rappresentanti della sovranità popolare come non gli basta che contro il bicameralismo “eguale” c’è il progetto che prevede l’approvazione da parte del Senato e senza alcuna discussione, cioè implicita, di ogni disegno di legge allo scadere dei 15 giorni dalla trasmissione del Pdl da parte della Camera.

Se per “il Manifesto”, “Il Fatto” e gli “ASINIstra” tutti è ammissibile una tale deriva di tipo autoritario, mentre vacuamente si parla – come se potesse avere senso in tale contesto – di “democrazia partecipativa” e si criticano le parole di Monti allora fanno bene a tenere all’oscuro i propri lettori e l’opinione pubblica ed è anche inutile che se la prendano con Napolitano e critichino Monti che in tal modo sono anche dei rappresentanti degli ASINIstra, de “il Manifesto” e de “IL Fatto” per i quali è troppo persino chiedergli di discutere nel Paese e sui giornali di tali e così gravi manomissioni. Evidentemente credono che la garanzia della libertà di opinione del primo capoverso dell’articolo 21 non sia collegato al secondo capoverso sulla libertà di stampa per cui la intendono come libertà di chi possiede la stampa e non come libertà di tutti a manifestare il proprio pensiero “tramite ogni mezzo”, come recita l’articolo 21 che, nel caso, Il Manifesto e Il Fatto violano e per questo possono e devono essere denunciati.

Centro Studi IL LAVORATRE  e MOVIMENTO NAZIONALE PER IL RILANCIO DELLA COSTITUZIONE

IN DIFESA DEL PARLAMENTO e del voto del Referendum del 2006ultima modifica: 2012-09-28T08:10:00+02:00da iskra2010
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