Brevi di Prima Pagina ( 1) MARCHIONNE IL MODERNO

 

IMG_3671+logoMOWA.jpg foto MOWA

di Angelo Ruggeri

La Fiat è il luogo di emergenza di una questione più generale, di un sindacato che è parte di sconfitte più volute che subite. Non sconfitte ma fughe. 

In questo (post-feriale) “inizio di partita” sul “futuro” industriale del Paese, tornano idee degli anni ‘80 del ‘900, che portarono poi all’odierna crisi che è finita ma non finisce mai di finire.

L’idea Germania. La nefasta autrice dei piani per ridurre i deficit di stato con prestiti dalla banche private salvate coi soldi di stato, ha potuto sfruttare e investire molto nell’Est Europa, su cui scarica i disoccupati e i problemi.

L’idea neofordista di Pomigliano – come fordisticamente faceva la Thatcher – lega i salari alla produttività, ma senza gli investimenti tecnologici, i soli che possono incrementarla, punta sulla competitività a bassi salari. La disdetta del contratto nazionale metalmeccanici imposta dalla Fiat, apre una competizione tra “poveri” sul piano aziendale e territoriale.

I secoli, si sa, non esistono. La Fiat prosegue una storia vecchia come il capitalismo e lunga quanto il ‘900, che le sinistre c.d. “radicali” antiscientificamente pensavano di poter liquidare. Sinistre che parlarono di cesura totale, anziché di “passaggio di fase”, tra il capitalismo del ‘900 e quello del 2000 e che declinarono apoditticamente il “moderno” in post-moderno, in fine dello stato, fine del lavoro, fine del fordismo.

D’un tratto, ora parlano di “nuovo feudalesimo”. Titolo del Manifesto su cui scrivono, dicendo che quanto accade alla Fiat è “premoderno”, gli intellettuali a latere di tale sinistra e della CGIL, ricorrendo nel panico ad un vero e proprio salto logico con implicito annullamento della memoria storica.

Marchionni non è feudale, è moderno. Il suo vero obiettivo è l’abolizione dello Statuto dei lavoratori svuotato dal sindacato. Lo Statuto attua la Costituzione che parla di dignità sociale del lavoratore. Invece, da ultimo, anche la vicenda dei 3 operai di Melfi è stata ridotta a questione di diritti e “dignità personale”.

La Fiat è il luogo di emergenza di una questione più generale, di un sindacato che è parte di sconfitte più volute che subite. Non sconfitte ma fughe.

Conclamando la fine della lotta di classe, la CGIL di Epifani ha potenziato quella “unilaterale” d’impresa rinunciando ad attaccarne il potere che invece lo Statuto incoraggiava impedendo di minacciare i lavoratori.

Il “diritto di pochi che piega quello di molti”, che Marchionni attribuisce ai 3 operai di Melfi, è invece il vizio intrinseco di quel che chiamano il diritto (d’impresa), ma che in realtàè un potere (economico-politico-sociale) che nega i “diritti”dei moltiche non avendo “potere” non hanno nemmeno “diritti” che non si possono ottennere e nemmeno mantenerli senza avere il sostegno di un potere sociale – a garanzia del quale è stato posto lo Statuto dei Lavoratori – che li fondi e li sostgenga nell’aspro conflitto (di classe) con chi li disconosce e li comprime, come la Fiat e Marchionne che sono solo un esempio.

La vera sconfitta di Pomigliano è stata la mancanza di un vero antagonismo sulla politica industriale e sulla organizzazione del lavoro, la mancanza di un attacco al potere e al Piano d’impresa della Fiat e la rivendicazione del potere sociale dei lavoratori di definire e di concorrere a definire il Piano d’impresa  con la propria autonomia sociale.

Lo sciopero è sempre (o tale dovrebbe essere )   una conseguenza dei motivi di contenuto che si vogliono affermare, nel caso doveva e dovrebbe essere conseguenza della lotta per affermare sostenere col potere dei lavoratori il loro “diritto” di determinare il Piano d’impresa.

Viceversa, l’abbandono di ciò, di questo tipo di rivendicazione e di lotta, non solo ha fatto percepire il sindacato non più come un “soggetto” di potere socialema come un “complice” oppure solo come un “rompiscatole” così tanto spesso e in generale percepito, finanche e per ciò costringendo i lavoratori ad arrampicarsi sui tetti e sulle torri per “difendersi” (anche “scendendo nei pozzi”, potremmo solo aggiungere oggi, n.d.r)

1) (Prima Pagina Prealpina del 10/9/2010)

Brevi di Prima Pagina ( 1) MARCHIONNE IL MODERNOultima modifica: 2012-10-23T08:20:00+02:00da iskra2010
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