PRODUTTIVITA’ E COMPETITIVITA’ FALLIMENTARE *

 

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di Angelo Ruggeri

l’operaio ideale è l’uomo-bue” (Henny Ford e F.W. Taylor)

 Quello che si protrae in Italia è un fallimentare modello di competitività, caratterizzato da bassissimi investimenti in innovazione tecnologica. Per ciò “scende la produttività”, come ha riconfermato l’Istat in questi giorni. Negli anni 2000 si è triplicato il divario tra al salario italiano e quello medio della zona Euro. E persino rispetto il tasso d’inflazione, sono calati dell’8% gli investimenti, che incidono sulla produttività ben più del “costo del lavoro” che ad es. è solo il 7% dei costi di produzione di automobili di cui il salario è 1/3 circa.

Un modello di competitività “miserabile” che si vuole perpetuare col “lodo serbo” e il “lodo di Pomigliano”. Usando impianti e lavoratori per il vero know how, Fiat: “avere” (senza “essere”, direbbe Fromm) denaro pubblico, in Italia, e in USA, ora che è anche ben protetta dai lauti aiuti pubblici europei e del governo serbo, si sposta ad Est.

Non serve più fingere un “modello sociale di mercato” come “vetrina” su un Est-Europa che ormai partecipa a “Il grande raddoppio” del marxiano esercito industriale di riserva. Due miliardi e 930 milioni di lavoratori. In pratica, con le famiglie, è proletarizzato tutto il mondo che in Est-Europa ha una classe operaia attiva e non solo complementare ma sostitutiva di quella dell’Ovest da sfruttare, finché non verrà un nuovo “internazionalismo” dei lavoratori, non più solo predicabile come in passato ed invocato dagli operai della Fiat-Serbia.

E non è più di moda mascherarsi dietro l’ipotesi di passare dai rapporti lavorativi ancora in gran parte fordisti a quelli post-fordisti. Pomigliano è lascelta di Fiat smaccatamente taylor-fordista per tutti i suoi stabilimenti.

La subitaneità dei contraccolpi della crisi iniziata nel 2007, portò allo scoperto le falsificazioni sulla fine dello “stato-nazione”. L’ineludibilità di dare sostegno politico e statale al mercato capitalistico in crisi mondiale, a causa del suo organico carattere globale (già sancito nel “Manifesto del 1848”!!!), “svelò” che anche il “liberismo” è una regolamentazione di carattere statale introdotto per via legislativa e coercitiva. Come le privatizzazioni o la liberalizzazione dei capitali, nel senso finanziario e delle imprese che così si spostano liberamente lasciandosi alle spalle le conquiste, salariali e non, della “modernità” e del ‘900 che i fondamentalisti del “tempo presente”, della memoria corta e dello sguardo e pensiero breve volevano cancellare anche dalla sola memoria.

Ora (anche) la Fiat risponde a chi ha supposto la “liberazione dalla fatica”, la “fine del lavoro” e la “fine del fordismo”. Al contrario, si impone e si taglia. Il lavoro è tutto. “Lavorerai soffrendo e morendo”. Perché i robot non possono sostituire gli operai che devono essi lavorare come robot proprio come affermavano Henny Ford nel 1917 e F.W. Taylor, il maggior teorico dell’organizzazione del lavoro per il quale “l’operaio ideale è l’uomo-bue”.Ora la verità se ne va in giro tutta nuda…anche nel Nord sabaudo della Fiat.

 

(Prima Pagina-Prealpina 14-8-10)

PRODUTTIVITA’ E COMPETITIVITA’ FALLIMENTARE *ultima modifica: 2012-11-01T08:03:00+01:00da iskra2010
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