Saturnalia: realismo del dover essere contro “primate” e “primari” dell’homo politicus che non trasforma più l’esistente

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da Angelo Ruggeri

Saturnalia. Mutanti e “primate” dell’homo politicus forgiato dal sistema e che non trasforma più l’esistente e l’opposta categoria politica di realismo del dover essere.

La mutazione che coinvolge in primis coloro come i cattolici sociali e i marxisti che sono passati dall’utopia al nulla. Dall’utopia – che sempre perdente in partenza è spesso vincente all’arrivo – fondata però su solide teorie sociali e sulla teoria dei valori, che accomuna il cattolicesimo sociale e il materialismo storico.

Propedeutica a: “Il significato del voto del 2006 che respinse il presidenzialistico “premierato” con un NO di massa del popolo italiano al GOVERNO DI GABINETTO COME GOVERNO DEL “PREMIER”

Assunto: “un baccanale al giorno toglie la politica e la democrazia di torno”.

Ci sono due categorie concettuali (e sono di Gramsci) le categorie politiche di realismo dell’essere e di realismo del dover essere : questa ultima del tutto assente, anzi sconosciuta, ai “primati” e “primari” impegnati nei baccanali delle saturnalie “moderne”.

C’è chi vede e pensa al Mondo cosi com’è (quale il “primate” dell’homo politicus delle primarie), e, per quanto riguarda noi e crediamo la maggioranza degli esseri umani, c’è chi vede e pensa al mondo come dovrebbe essere.

Il testo di Gramsci conviene citarlo ed è indispensabile specialmente dopo la demonizzazione e la messa al bando della storia e della cultura con conseguente insignificanza culturale della politica dei presidenzialisti e dei loro codini seguaci impegnati nei baccanali politici e saturnalie di questi giorni di esaltazione dell’animalesco individualismo “politicus”.

Il troppo (e quindi superficiale e meccanico) realismo politico”, dice Gramsci, “porta spesso ad affermare che l’uomo di Stato deve operare nella realtà ‘effettuale’, non interessarsi del ‘dover essere’ , ma solo dell ‘’essere’. Ciò significherebbe che l’UOMO DI STATO (politico di governo o di partito) NON DEVE AVERE PROSPETTIVE OLTRE LA LUNGHEZZA DEL PROPRIO NASO. Questo errore ha condotto, ad es., Paolo Treves a trovare nel Guicciardini, e non nel Machiavelli, il ’vero politico”.

Bisogna distinguere”, precisa e continua Gramsci, “oltre che tra ‘diplomatico’ e ‘politico’, anche tra SCIENZIATO DELLA POLITICA e POLITICO IN ATTO. Il diplomatico non può non muoversi solo nella realtà effettuale (del momento), perché la sua attività specifica non è quella di creare nuovi equilibri, ma di conservare entro certi quadri giuridici un equilibrio esistente. Così anche lo scienziato deve muoversi nella realtà effettuale (del momento) in quanto mero scienziato (e la scienza, ricorda altrove Gramsci, è anch’essa una ideologia, n.d.ruggeri.) . Ma il Machiavelli non era un mero scienziato; egli era un uomo di parte (e essere uomini significa essere partigiani, ricorda altrove Gramsci, n.d.rugg), di passioni poderose, un politico in atto, che vuol creare nuovi rapporti di forze e per ciò non può non occuparsi del “DOVER ESSERE”, certo NON INTESO IN SENSO MORALISTICO”.

Insomma, argomenta Gramsci, la questione “non è quindi da porre in questi termini, è più complessa: si tratta cioè di vedere se il ‘ dover essere ’ è un atto arbitrario o necessario, è volontà concreta (come va intesa anche l’utopia sempre perdente in partenza ma spesso vincente all’arrivo, n.d.ruggeri) , oppure solo velleità, desiderio, amore con le nuvole. Il politico in atto è un creatore e suscitatore (di un mondo nuovo come deve essere) , ma né crea dal nulla, né si muove nel vuoto torbido dei suoi desideri e sogni. Si fonda sulla realtà effettuale, ma cos’è questa realtà effettuale? E’ forse qualche cosa di statico e immobile (come – ci si permetta di osservare – palesemente l’intendono i primari e i loro seguaci delle primarie che additano di appiattirsi sull’attuale società ‘cambiat’ a favore del capitale, n.d.r.) o non piuttosto un RAPPORTO DI FORZA IN CONTINUO MOVIMENTO E MUTAMENTO DI EQUILIBRIO? (che va sollecitato e perseguito, n.d.r).

Applicare la volontà alla creazione di un nuovo equilibrio delle forze realmente esistenti ed operanti, fondandosi su quella determinata forza che si ritiene progressiva, e potenziandola per farla trionfare, è sempre muoversi nel terreno della realtà effettuale, ma per dominarla (e non subirla, n.d.r) e superarla (o contribuire a ciò). Il DOVER ESSERE è quindi CONCRETEZZA, ANZI E’ LA SOLA INTERPRETAZIONE REALISTICA E STORICISTICA DELLA REALTA’, E’ LA SOLA STORIA IN ATTO E FILOSOFIA IN ATTO, LA SOLA POLITICA”CONCRETEZZA”.

“L’opposizione Savonarola-Machiavelli non è l’opposizione tra essere e dover essere…ma tra due dover essere, quello astratto e fumoso del Savonarola e quello realistico del Machiavelli, realistico anche se non diventato realtà immediata, poiché non si può attendere che un libro o un individuo singolo mutino la realtà, ma che la interpretino e indichino la linea possibile e la direzione dell’azione…” QUESTO Sì! E INDEROGABILMENTE VALE PER TUTTI, PER IL COME E IL COSA LEGGERE MA SOPRAtTUTtO PER IL COME E COSA SCRIVERE per la “LUNGA GITTATA” come Gramsci e per lui vale per il CHE FARE? oggi, specialmente per tutti noi “che abbiamo sempre sputato sulla popolarità”(Marx.Engels) e che non dobbiamo vendere per vendere ne “giornali”, né blog né qualsiasi altra cosa.

Nella storia dell’uomo, Saturnalia è un ciclo di festività o baccanali.

Nella storia della vita del pianeta e della natura che non deve avere mai nulla di superfluo, saturnalia è anche dinausaria del Triassico superiore; oppure anche tassonomia che può essere relativa alla classificazione gerarchica dei concetti – famosa la tassonomica priorità del denaro in Balzac – o biologica come nel caso degli scimpanzè “primati” della specie umana e nel caso dei “primari”, antropologicamente mutanti e “primati” della nuova speciedi homo politicus dedito ai baccanali politici. Ovvero, “Primari” e PRIMATI di un nuovo homo politicus: secondo l’analisi sociologica è espressione della trasformazione della coscienza dovuta al modo di intendere la politicacome adeguamento dell’uomo al sistema esistente. Il “primate” delle “primarie” non è più un uomo che trasforma l’esistente – cioè l’uomo che col lavoro, trasformando l’esistente è diventato Uomo da scimmia che era e verso cui tende a tornare e come tale seguito dai suoi simili – ma è l’homo forgiato dal sistema esistente che forgia anche la coscienza dell’homo politicus che la subordina alla sua funzionalità (funzionalità del sistema, n.d.r)

Allora Il “primario” delle “primarie” è il primo PRIMATE dell’homo politicus garante dell’esistente. Conserva un sistema di potere, inteso quest’ultimo come un insieme di interessi preesistenti che necessitano di un governo reale. Ecco allora che i bisogni emergenti si scontrano con la necessità di trasformare l’esistente. Più spesso il PRIMATE homo politicus delle “primarie” tende a proporre l’esistente come l’unica vera possibilità dell’esistenza riproducendo un sistema di potere autogenerantesi(si veda l’inserto qui sotto)

HOMO POLITICUS

Homo Politicus 
8.07.06 


Un analisi sociologica dell’uomo politico è d’obbligo nella contemporaneità. La trasformazione della coscienza dovuta al modo di intendere la politica è l’espressione dell’adeguamento dell’uomo al sistema esistente. Oggi, non è l’uomo che trasforma l’esistente, ma il sistema che forgia la coscienza dell’uomo e la subordina alla sua funzionalità. L’homo politicus allora è garante dell’esistente. Conserva un sistema di potere, inteso quest’ultimo come un insieme di interessi preesistenti che necessitano di un governo reale. Ecco allora che i bisogni emergenti si scontrano con la necessità di trasformare l’esistente. Più spesso l’Homo Politicus tende a proporre come l’esistente l’unica vera possibilità dell’esistenza riproducendo un sistema di potere autogenerantesi. Un nuovo modo di intendere la politica passa allora in primo luogo dall’analisi dell’attuale classe politica forgiata dal sistema e funzionale ad esso. Se noi consideriamo che nel mondo esiste un consolidamento diffuso dell’attuale sistema è chiaro che l’Homo politicus è chiamato al governo dell’esistente e a formarsi per la conservazione dello stesso. La società divisa in parti rappresenta una torta di interessi del sistema di potere. Ogni parte concorre per il suo pezzo e il tutto è credibile se la torta è intera ma divisa per le sue componenti. L’aggregazione del potere allora è indispensabile per la conservazione degli spazi di azione sistemici che garantiscono l’esistente. E’ dato oggi che gran parte della società è esclusa dalla ripartizione ed è chiamata ad esprimersi per il consenso dell’esistente. Alcuni moti della società ravvedono la necessità di una trasformazione, di un nuovo modo di rappresentare la politica. Chiedono rappresentanza e rinnovamento del modo di far politica. Riconoscono la necessità di un cambiamento, di avviare riforme radicali al limite del rivoluzionario per aggiornare un sistema di potere oramai secolarizzato che soffoca il progresso e la spinta alla modernità. Le coscienze libere si scontrano con l’Homo politicus. L’intelligenza creativa viene mortificata dal governo dell’esistente. E’ il potere che trasforma la società, o la società che trasforma il potere? La società chiede che il potere sia al servizio. Attualmente è il potere che si serve della società, la usa nei momenti elettorali perpetuando un rito sistemico per l’autoconservazione di una specie politicus che mantiene l’esistente. Nel meccanismo elettorale c’è l’impianto in cui le energie vive della società convergono e si riducono a semplice rappresentazione sistemica. E’ opinione diffusa che la società non sia rappresentata in prevalenza. In realtà ciò non corrisponde al vero. L’Homo politicus rappresenta prevalentemente la società che lo sostiene in tutti i suoi meccanismi. La società si serve dell’Homo politicus e a Lui chiede di governare l’esistente, pur nell’ipocrisia morale della degenerazione dei disvalori che avvelenano l’esistenza. Non sempre le genti hanno quella forza indispensabile per liberarsi e liberare che garantisce il progresso dell’Umanità. Non è solo allora questione di coscienza ma anche e soprattutto di volontà di cambiamento che deve necessariamente accompagnarsi al coraggio delle proprie azioni tese al perseguimento di una migliore condizione umana e sociale e non solo etica.

Silvio

Saturnalia: realismo del dover essere contro “primate” e “primari” dell’homo politicus che non trasforma più l’esistenteultima modifica: 2012-12-08T08:20:00+01:00da iskra2010
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