Scelbismo legislativo dall’alto e riflessi di cultura scelbiana dal basso

 

IMG_3664+logoMOWA.jpg foto MOWA

da Angelo Ruggeri

Mattinale. RITORNO ALLO SCELBISMO. Scelbismo legislativo dall’alto contro la libertà di stampa e di opinione dell’art. 21 della Costituzione, ad opera  del governo e di berlusconiani e antiberlusconiani, ma anche riflessi di scelbismo dal basso,di chi non conosce, o ignora, o vuole aggirare, o se ne frega dell’art. 21 della Costituzione essendo volutamente contrario alla democrazia e alla nostra Costituzione.  

Contro lo scelbismo di ritorno, possono agire tutti ed in particolare i “matti”, di cui ci scrive Raul Mordenti definendosi un “matto” come “noi” e  chi come noi, a fronte del trasformismo proprio del “maggioritario”, sono per ciò “matti” “perché mantengono la ‘fedeltà’ alle idee di fondo che qualificano una vita e fanno sana una politica”, come ci ha scritto e cui rubo le parole, padre Pirola (che non manco di citare in sua memoria, ogni volta che posso). Cogliere il nesso tra cose apparentemente diverse, anche là dove sembra non esserci, insegna Gramsci, quindi anche tra scelbismo di ritorno, tassa Tobin e di Soros, “semi-marxisti” e “semi sinistri”che “non hanno nemmeno l’ingegno per sragionare”, per dirla con l’abate Galliani (grande e stimato amico da Diderot e contemporaneo di Lessing).

Note, indotte ed “allargate”, a margine della legge in discussione in Parlamento, chenel segno ideologico della tutela del “privato”la stessa ideologia di Paesi che si indicano come “democrazia” e imputanoJulian Assange perché rende pubblici documenti che, comunque, sempre hanno da essere “pubblici” – , impone i ceppi alla libertà di stampa e alla libertà di opinione: non solo tutelate ma GARANTITE dall’art. 21 della Costituzione nata dalla RIVOLUZIONE DEMOCRATICA,mistificata e millantata anche da gruppetti che autodefinendosi “rivoluzione democratica” ignorano la differenza storica tra liberalismo e democrazia tra stato liberale e stato democratico, che mentre si dicono “rivoluzione democratica” vorrebbero impedire la democratica diffusione della libera opinione “con ogni mezzo di diffusione” (art. 21 della Costituzione).

In democrazia tutto è e deve essere pubblico e deve liberamente circolare : anche lo scambio di opinioni fatte in “privato” (noi stessi socializziamo pubblicamente gli “scambi” e lo faremo anche con Mordenti, scusandoci per il ritardo nel corrispondergli). “Privato”, significa tutela del privato d’impresa, donde la angloamericana c.d. “privacy”. Derivata sapete da chi?

Dalla conclamata ideologia giuridica “privatista” di un avvocato americano, membro del movimento sionistaamericano, (sionista, non semplicemente ebreo) ispirato dal settecentesco Ralph Waldo Emerson, trascendentalista pastore e ministro della Chiesa Unitaria americana (cioè una componente originaria del “fondamentalismo”, nato in USA da cui origina lo stesso termine di “fondamentalismo, impropriamente esteso ad altri), dichiaratamenteantisocialesostenitore dellasolitudine individuale come criterio e fonte di libertà.

SCELBISMO DI RITORNO: scelbismo legislativo dall’altodel governo e di berlusconiani e antiberlusconiani, ma anche riflessi di scelbismo dal basso, di chi non conosce, o ignora, o vuole aggirare, o se ne frega dell’art. 21 Costituzione perché è contrario alla nostra Costituzione.

Proprio come al tempo del democristiano Ministro degli interniMario Scelba da cui prese nome il c.d. “scelbismo”, a cui mise fine, stroncandolo, quella che significativamente è stata e rimane la PRIMA SENTENZA della Corte Costituzionale appena costituita e riunita. Che dichiarò l’illegittimità costituzionale della prassi vigente nel corso del c.d. scelbismo, durante il quale in nome del “privato” e di una antesignana “privacy”, si impediva la libera manifestazione e circolazione delle opinioni mediante stampa o volantini per i quali si veniva fermati, persino arrestati, processati ed anche carcerati”: con la pretesa che si dovesse avere – come tentò di fare a livello locale anche la Lega in anni recenti – un assenso da parte di coloro a cui si INTENDEVA RIVOLGERSI “con ogni mezzo di diffusione”(art.21), inviandogli lettere, manifestini o consegnandogli volantini, giornali, ecc.,. Cosa che viceversa nessuno può limitare o impedire pretendendo dire si o no all’invio “in qualsivoglia forma” di materiali, scritti, documenti – non commerciali o d’impresa – frutto di “libera manifestazione del proprio pensiero” politico, sociale, culturale, come da art 21 dellaPrima Parte della Costituzione: quindi Parte “fondante” e fondamento di tutti i Principi evaloriche sono stati la BASE e l’architrave di quella che è stata la“fondazione” (non una “rifondazione” ), per la prima volta in Italia, della democrazia.

La democrazia non esisteva nel pre-fascismo ed è stata edificata solo dopo la sconfitta del capitalismo guerrafondaio e imperialista, nazi-fascista.

Dopo cioè la RIVOLUZIONE DEMOCRATICA che ha originato il modello assolutamente unico nel panorama internazionale della nostra Carta.

Di cui, pare, non sappiamo i gruppetti che oggi si autodefiniscono RIVOLUZIONE DEMOCRATICA: millantando di essere tali mentre con cultura scelbiana, come Scelba vorrebbero impedire “la libera circolazione e manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” pretendendo (come Scelba appunto) di assentire o dissentire sull’invio di materiale – non commerciale – in ogni forma e con ogni mezzo di diffusione (anche le mail).

Smascherandosi di essere affatto “rivoluzione democratica” ma semmai per una ideologica “rivoluzione liberale” attenta solo al diritto privato alla “privacy” di altri sistemi istituzionali atlantici, mentre la RIVOLUZIONE DEMOCRATICA (che mistificano di essere) è un esatto opposto di quella liberale, e la nostra Carta lo ha sancito dando una versione, appunto, opposta a quelle vetero liberali settecentesche, che ideologicamente si occupano solo di “privacy”: una Carta fondata sul diritto pubblico costituzionale, conseguente ad una RIVOLUZIONE DEMOCRATICA da cui origina la nostra Costituzione che ha dato una versione istituzionale alla strategia sociale dell’antifascismo, ponendosi fuori dagli schemi pre-fascisti e della liberal-democrazia su cui si reggono i Paesi tra l’altro guerrafondai e i sistemi istituzionali ed economici occidentali .

Repetita iuvant.

Quando fu finalmente costituita la Corte Costituzionale, nel 1956, nella sua prima sentenzaha deliberato incostituzionale la pretesa che si ponessero limiti o si dovesse chiedere preventivo assenso  a coloro a cui si intendeva diffondere, inviare o consegnare tramite ”qualsiasi mezzo (che sta per volantini, giornali, lettere ecc., e anche per e-mail) e a chicchessia e con i “più vari mezzi di diffusione” la propria opinione e pensiero scritto o verbale che sia, SANCENDO PER SEMPRE, in tale sua prima sentenza, “il diritto assoluto e l’assoluta libertà costituzionale di tutti, di diffondere e manifestare liberamente le proprie opinioni a chiunque e in qualunque modo e con qualsiasi mezzo, come da art. 21 della Costituzione che recita:

“Tutti (sottolineiamo TUTTI) hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la PAROLA, lo SCRITTO,  E CON OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE” ( sottolineiamo “OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE”), così come la stampa “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Democrazia o “privacy”

È una battaglia contro la CULTURA DELLO SCELBISMO DI RITORNO IN ATTO OGGI E NON DA OGGI NEL NOSTRO PAESE, che sembra piccola ma non lo è. Una battaglia che si può e si deve condurre anche partendo dal nostro quotidiano, anche da casa (o con la forza del diritto nelle sedi deputate) da parte di tutti e in particolare dei “matti” per dirla con Raul Mordenti che ci scrive di essere uno dei “matti” come “noi” e tutti quelli come noi ”matti” e che, definirei essere tutti coloro che “mantengono la ‘fedeltà’ alle idee di fondo che qualificano una vita e fanno sana una politica” come ci ha scritto e cui rubo le parole, padre Pirola. Vale a dire tutti coloro che sono contro l’ideologia del “privato” quindi anche contro l’ideologia scelbiana della “privacy”.

In che modo? Nel nome (e appellandoci) del diritto costituzionale, diritto pubblico-amministrativo apposto al diritto “privato” (segnatamente americano e anglosassone specialmente), cioè di Costituzioni che in quanto liberali sono fondate sull’ideologia del “privato”sicché tutelano e si occupano solo di privacy, come nei Paesi che non per caso sono gli stessi che violano azione il diritto internazionale, complottano, trascinano e – mettendo in atto complotti – attuano guerre, come in Iraq, ecc. ricorrendo a mistificazioni coperte da neologismi iper-irrealistici come “umanitaria” e o “preventiva”.

Cogliere il nesso tra cose apparentemente diverse, anche là dove sembra non esserci, insegna Gramsci, che è quel che permette e ci ha permesso di anticipare gli sviluppi del “ventennio”, i suoi recenti esiti e gli esiti preterintenzionali a cui giunge in questi stessi giorni a cavallo di berlusconismo e antiberlusconismo, montismo e presidenzialismo di un COLLE ORMAI FUORI CONTROLLO E FUORI DA POGNI LIMITE COSTITUZIONALE.

Il nesso che permette anche di cogliere come agli speculatori e ai Soros, si appaiano non solo Monti, Bersani, la UE di liberisti e riformisti da sempre uniti e nel caso anche sulla tassa Tobin, ma anche chi si proclama “antagonista” del capitalismo finanziario, anche i Landini e i Vendola come anche quelli che Brecht definiva i TUI, tellettual-in o semi-marxisti come il Bellofiore : che, per meglio intendersi, è sole un esempio, di un “intellettuale” che ha ventilato, teorizzando, di poter colpire separatamente la speculazione di contro alla produzione: un attacco fabiano alla rendita speculativa, che, fatto da chi passa per “marxista”, diventa infinitamente più grave di quello di politici e sindacalisti che “non hanno nemmeno l’ingegno per sragionare , per dirla con l’abate Galliani (grande e stimato amico da Diderot e contemporaneo di Lessing).

 

Scelbismo legislativo dall’alto e riflessi di cultura scelbiana dal bassoultima modifica: 2012-12-14T08:25:00+01:00da iskra2010
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