Dens dŏlens 127 – “Pensavo fosse amore… invece era un calesse”

di MOWA

La vicenda politica di cui andiamo a parlare, dopo aver ricevuto abbondante documentazione, sembra parafrasare un bellissimo film di Massimo Troisi del 1991 “Pensavo fosse amore… invece era un calesse” in cui si racconta la storia di due fidanzati: lei in un momento di intimità crede di sentir pronunciare dal ragazzo il nome di un’altra donna, in un’altra occasione quando viene a sapere che un’altra lo ha cercato al telefono fa una scenata pensando ai fantasmi di queste ipotetiche rivali, alla fine gli comunica, per citofono, di non volersi sposare più, che intende lasciarlo e gli dice di sparire.

Tutto ciò sembra essere accaduto realmente a Pisa dopo che la sezione Gramsci-Berlinguer del neo Partito Comunista ha sollevato alcune legittime obiezioni su diversi “errori” storico-documentali presenti nelle tesi congressuali e dei quali chiedeva rettifica per evitare ripercussioni politiche.

Tutto poteva essere risolvibile attraverso un’attenta rilettura ed analisi prima, e, successivamente, un sereno confronto e l’eventuale rettifica da parte del Partito, ma così non è stato… Anzi!

Dopo la richiesta di queste precisazioni sono arrivate, da parte dell’Organo di Garanzia del PC le prime “scomuniche” a cui sono seguite le ovvie reazioni da parte dei toscani.

Tutto questo ci turba e lascia sgomenti perché ci si chiede se per un militante comunista del PC, sia legittimo poter richiedere almeno delle precisazione, e, in un primo momento, viste le convenevoli mail intercorse tra le parti (Andrea, militante sezione di Pisa e Alberto Lombardo -della Direzione centrale- responsabile nazionale studi, ricerca e formazione del Partito Comunista) la vicenda sembrava andasse in quella direzione, ma qualcosa, probabilmente, ha fatto cambiare idea ai dirigenti nazionali…

Sono state, forse, le puntualizzazioni storiche pretese dai compagni pisani?

Oppure, a far alzare i toni, è stato il volantino (censurato ufficiosamente dal nazionale) prodotto dalla sezione pisana di contestazione al docu-film di Valter Veltroni che nominava Berlinguer ma, probabilmente, come nel citato film di Troisi sembrava che venisse nominata l’altra donna.

Sull’atto ufficiale della sospensione non c’è scritto nulla di preciso per cui non ci si spiega tanto accanimento nei confronti dei compagni toscani.

Questi ultimi sono sempre molto attenti ed hanno analizzato, collegialmente, le posizioni di politica internazionale assunte dalla dirigenza del PC, facendo emergere scelte non discusse in modo collegiale dai militanti.

Quali?

Quelle di apporre la firma come Partito a saluto dei 50 anni delle FARC-EP.

Ma la storia delle FARC-EP è molto controversa ed è piena di luci ed ombre e queste ultime sono predominanti.

I comunisti, si sa, sono molto perspicaci ed intraprendenti nell’andare a fondo delle cose ed hanno documentato incontri del trotskista Moreno Pasquinelli (lo stesso che ridimensiona la tendenziosità dei fascisti pag. 9 del documento di Cernigoi su “I falsi amici”) con il segretario Marco Rizzo e Alberto Lombardo.

Il trotskista Moreno Pasquinelli però non si incontra solo con loro ma, anche, con eminenti figure della massoneria.

Infatti, la storia di costui è costellata di “sconsiderate” gesta (che con il comunismo non hanno nulla da spartire) tanto discutibili che qualcuno, ovviamente, ne evidenzia la cripticità.

Il PC, nel tentativo di placare le questioni attraverso l’esclusione dei “pignoli dissidenti” toscani (con la vaga speranza che la polvere sotto il tappeto non venga scoperta) non si rende conto di aver fatto più danno che altro perché sono venuti alla luce altri “reperti” (recenti, purtroppo per lui/loro): episodi che un giallista non avrebbe saputo organizzare meglio. Sono, infatti, emersi nominativi di persone che dovranno rispondere alla magistratura per reati contro l’ex-partito PdCI (per “avere prelevato senza alcuna autorizzazione e grazie ad alcuni assegni circolari circa 30 mila euro dal conto del partito”) tra costoro alcuni fanno parte della Commissione Nazionale di Garanzia e Controllo l’organo che ha redatto il documento di sospensione dei compagni toscani.

Nessuno è, sicuramente, condannabile prima del terzo grado di giudizio, ma, se i comunisti si vogliono veramente distinguere per il loro stile politico, devono lavorare di più per preservare la propria immagine pubblica iniziando con la prevenzione pena la squalifica politica, in tal modo eviteranno ciò che è avvenuto a molti passati dirigenti “comunisti”(?) le cui gravissime malefatte sono descritte molto bene nel libro “Il Rosso & il Nero

La scelta di “escludere” chi pone richieste di correzioni storico-documentali è un problema di carattere politico di non poco conto visto che le ripercussioni si sono avute anche in altre sezioni come quella dei dipendenti pubblici di Milano (rimasta di fatto solo sulla carta visto l’auto-allontamento di alcuni di loro) che con le identiche motivazioni dei compagni toscani avevano, quasi profeticamente, dichiarato all’atto della costituzione della sezione: “è in quel brodo di strane connivenze tra i vari poteri forti che l’imbarbarimento delle politiche ha saputo logorare i buoni progetti e le sane possibilità.

Appunto: l’“imbarbarimento delle politiche ha saputo logorare i buoni progetti e le sane possibilità!”

L’avevamo anticipato nel “Dens dŏlens 104 – “Sarà difficile ricomporre i comunisti se” che le lacune d’analisi possono riproporre “…gli errori degli anni passati quando piccoli gruppi politici venivano a teorizzare e pontificavano sugli errori del PCI quando, nei fatti, avevano solo poche centinaia di persone (e, in molti casi, sono rimasti tali) che li seguiva mentre, dall’altra, c’era la forza dirompente nei cambiamenti della società ottenuta con la tattica delle “case matte” adottata dal PCI.
Se CSP non comprende che il periodo degli anni ‘60/’70, grazie alla complicità di soggetti infiltrati che facevano il lavoro sporco per la reazione, fosse stato il tentativo della disfatta della componente comunista anche all’interno della formazione politica “istituzionale” (PCI) e che la borghesia, nel contempo, aveva sgretolato l’humus culturale nella società su cui si erano basate le teorie delle “case matte” gramsciane allora non c’è speranza o futuro.” Ed, infatti, Andrea di Pisa solleva la stessa obiezione al PC di Rizzo: “…“A chi vogliamo parlare?” Siamo più vicini idealmente a quel 34% che votava comunista o a quelle frange inconcludenti se non eterodirette che vanno dal Il Manifesto, Lotta Continua, Potere Operaio, il Pdup, la Quarta internazionale, Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione comunista, Pcl o Pdci?”.

Su questo sito, con il “Dens dŏlens 124 – La paura di diventare grandi”, si è voluto insistere nelle riflessioni nel tentativo di spiegare che, “Se è vero (e non c’è dubbio del contrario) che “la verità è rivoluzionaria”, perché si persevera nel fare affermazioni errate? Alla borghesia servono proprio gli errori degli oppressi così che, al momento buono, può presentare il conto… Ecco il motivo per cui è obbligatorio rimediare all’errore storico-documentale espresso nelle tesi congressuali, ora che si è all’inizio e prima che arrivi la sfiducia dei lavoratori che vorrebbero vedere nei militanti del Partito Comunista portatori di verità e non di bugie.

Inoltre, nel “Dens dŏlens 125 – La storia si ripete?”, si voleva sottolineare che “Tutti parlano del popolo e si ergono a difesa di esso ma perseverano nell’errore d’analisi rimanendo una irrilevante ed insignificante minoranza che forza la mano alla storia andando verso soluzioni non di consenso (Gramsci) ma di auto-proclamazione elitaria tipica della devianza borghese.

Ed, allora, non aveva, forse, ragione Andrea di Pisa nel chiedersi: “A chi vogliamo parlare?

Dens dŏlens 127 – “Pensavo fosse amore… invece era un calesse”ultima modifica: 2014-07-18T01:31:14+02:00da iskra2010
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