Dens dŏlens 184 – La grande truffa del dieselgate

di MOWA

Dedicata a tutti quelli che si sono piegati consapevolmente al volere del capitale.

Una volta un Cavallo strucchione
c’ogni tanto cascava pe’ strada
scioperò pe’ costringe er Padrone
a passaje più fieno e più biada:
ma er Padrone s’accorse der tiro
e pensò de pijasse un crumiro.

Chiamò er Mulo, ma er Mulo rispose:
– Me dispiace, ma propio nun posso:
se Dio guardi je faccio ‘ste cose
li cavalli me sarteno addosso…-
Er Padrone, pe’ mette un riparo,
Fu costretto a ricorre ar Somaro.

– Nun po’ sta’ che tradisca un compagno –
dice er Ciuccio – so’ amico der Mulo –
e pur’io, come lui, se nun magno
tiro carci, m’impunto e rinculo…
Come vòi che nun sia solidale
Si ciavemo l’istesso ideale?

Chiama l’Omo, e sta’ certo che quello
fa er crumiro co’ vera passione
Per un sòrdo se venne er fratello,
Pe’ du’ sòrdi va dietro ar padrone,
finché un giorno tradisce e rinnega
er fratello, er padrone e la Lega.

(Trilussa, Le bestie e er crumiro)

Per i lavoratori della VolksWagen che 11 milioni di vetture siano state messe in commercio e circolazione con un software che ne altera i dati delle emissioni di scarico, non si può chiamarla una disgrazia, perché sarebbe riduttivo e giustificazionista nei confronti dei dirigenti della casa automobilistica. Per dare una giusta dimensione a quanto fatto bisognerebbe, invece, parlare di un’autentica truffa ai danni del consumatore (acquirente) e raggiro con danno alla salute dei cittadini che respirano, inconsapevolmente, più aria inquinata di quella dichiarata dalle case produttrici.

L’esempio della Volkswagen è la dimostrazione pratica (classica) di una convivenza impossibile tra padroni e classe operaia in quanto gli interessi dei proletari, anche se ci sono stati accordi tra le parti, non possono convivere con quelli della borghesia, inoltre, avere sindacalisti nel consiglio d’amministrazione, come nel caso della casa automobilistica in questione, diventa un’impossibile cogestione.

La cultura dominante, però, ha fatto le sue vittime anche altrove.

Ad essere sotto accusa, infatti, ci sarebbe molto altro ancora, ad esempio, le varie strutture di controllo post produzione che hanno i vari Stati europei (per l’Italia il Ministero dei Trasporti) che non hanno riscontrato anomalie nelle emissioni. Poi, ci sarebbero le altre strutture periferiche (autofficine autorizzate dal Ministero dei Trasporti) che periodicamente – in Europa ogni 2 anni – controllano, con gli opacimetri, i fumi di scarico delle vetture.

Infatti, ci si chiede come abbiano fatto, in tutti questi anni, i vari centri di controllo delle emissioni (autofficine) dai tubi di scarico delle vetture, dislocati sui territori, a registrare sui certificati d’idoneità come regolare un dato inquinante del fantomatico coefficiente k.

Che opacimetri hanno adottato?

Gli opacimetri avevano l’omologazione europea?

L’omologazione europea degli opacimetri, era a norma con quello richiesto dalla legislazione sulle emissioni? E se sì, la legislazione EU sulle emissioni dei fumi di scarico è più restrittiva rispetto a quella che le apparecchiature sono in grado di rilevare?

Domande per le quali non ci saranno mai risposte esaustive o al massimo si avranno a bocca stretta.

Dobbiamo fare alcune considerazioni sulle legislazioni che chiedono (giustamente) maggiore severità rispetto agli elementi inquinanti delle vetture e, in alcuni casi e luoghi, restrizione della circolazione per le vetture “obsolete” a favore delle nuove versioni (EU 4, EU 5 ora EU 6) costringendo molti cittadini, che non possono fare a meno delle vetture, ad enormi sacrifici economici.

Dovremmo porci la domanda se sia giusto perseverare, in un sistema economico che ha esagerato nella produzione e causato eccedenza, sfornando, senza pianificazione, tante vetture e non sia, invece, il caso di guardare più in là del proprio naso.

Guardare più in là del proprio naso significa, ad esempio, dire onestamente che la compatibilità tra ambiente e iperproduzione non è conciliabile, che la compatibilità degli interessi della classe borghese con i bisogni del mondo del lavoro è diversa e che, gli interessi dei primi, influiscono negativamente nel sistema paese …a cominciare da come avviene la distribuzione della ricchezza prodotta sino ad arrivare a come viene utilizzato il plusvalore.

La distorsione culturale borghese ci ha abituato ad accettare come  giusto (normale), addirittura, elargire, nonostante il danno causato dalla dirigenza della casa automobilistica, premi di buonuscita (liquidazione da 60 milioni di euro) ai manager dei consigli d’amministrazione invece di investire quel plusvalore a favore della collettività.

La distorsione culturale borghese ci ha abituato, persino, a schierarci a favore dell’una o dell’altra vettura in autentiche schermaglie tra preferenze delle case automobilistiche senza comprendere che, anche, questo fa parte dell’impianto ideologico del capitalismo per dividerci dai problemi reali e, soprattutto, per evitare che si trovino punti in comune tra lavoratori…

Avendo riscontrato questo comportamento dei manager della VW siamo sicuri che le altre case automobilistiche siano in regola e, soprattutto, chi ci garantisce che i controllori siano, realmente, disinteressati?

Inoltre, ci chiediamo come mai gli USA rilevino e denuncino, solo ora, dopo diversi anni, che la più importante casa automobilistica europea abbia questo tipo di problema e che, soprattutto, sollevino proprio ora la questione di questa irregolarità, giusto in concomitanza con due fattori importanti per l’Europa: il TTIP e l’intervento militare NATO nei paesi dell’area Mediorientale.

E, visto che le coincidenze non esistono, si potrebbe supporre che si utilizzi il ricatto come elemento di pressione ad accettare tutto quello che arriva da oltre Oceano?

Dens dŏlens 184 – La grande truffa del dieselgateultima modifica: 2015-10-09T01:10:57+02:00da iskra2010
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