Dens dŏlens 215 – Gli ideatori del M5S e le fabbriche

di MOWA

E’ difficile parlare degli ideatori del MoVimento 5 Stelle specie dopo la tragica scomparsa di uno dei suoi protagonisti: Gianroberto Casaleggio, ma, in campo, vi sono troppe cose importanti per non soffermarsi, scandagliare e riflettere su ciò verso cui qualcuno vorrebbe condurci.

Tempo fa avevamo già parlato degli ideatori di questo movimento ed ora pensiamo che, nonostante il lutto del M5S, visto che c’è di mezzo la democrazia del nostro paese, sia un obbligo verso la ragione approfondire la genesi del movimento.

La Democrazia del nostro paese comincia a subire i contraccolpi degli eccessivi compromessi imposti dai poteri forti che inesorabilmente si sono (per ovvi interessi personali) schierati contro quella classe che avrebbe, invece, il compito, oltre che la necessità, di aprire gli occhi e reagire, per non soccombere.

E’ diventato, infatti, difficile far comprendere ai lavoratori delle fabbriche in quante realtà produttive vi sia “sintonia” tra alcuni (discutibili) sindacalisti e i poteri forti e come, spesso, questi ultimi abbiano, anche, relazioni con gli ideatori del M5S. Parlare dell’intreccio esistente tra i padroni delle fabbriche e alcuni sindacati diventa complicatissimo perché dovremmo spiegare come molte proposte politiche siano il risultato di think tank del potere ben oliati.

Alcuni esempi a vasto raggio per comprendere l’inquinamento politico.

1) La richiesta del reddito di cittadinanza, depotenzia il mondo del lavoro conducendo verso un assistenzialismo sul modello keynesiano che nulla ha di dignitoso se non sconfiggere le potenzialità dei lavoratori verso l’avversario di classe. Facendo la proposta, del reddito per tutti (o “reddito sociale garantito”), si minano, di fatto, il potere contrattuale e la forza dei lavoratori, bypassando, inoltre, la prima trasformazione M-D (M-D’ – ovvero comprare per vendere – dalla semplice circolazione delle merci M-D-M – vendere per comprare) e illudendo, chi percepisse il reddito, di non essere nella necessità di non dover vendere la propria forza lavoro. I “cittadini” sostenitori di tali proposte porterebbero, così, le persone ad essere messe nella condizione di consumare merci senza essere in alcun modo chiamati o costretti a produrle.

Domande:

In qualche parte del mondo verranno/dovranno essere prodotte le merci, o no?

Quanta dipendenza avranno quei cittadini, fruitori del “reddito per tutti”, da quei paesi (o meglio dai padroni di quelle società) che produrranno le merci?

2) Eliminazione, attraverso una graduale esfoliazione, della presenza dello Stato nelle/sulle attività strategiche come energia, sicurezza, comunicazione, ricerca, depositi e prestiti… e migrazione delle stesse verso società private (solitamente holding) che hanno interessi in altri Stati.

3) Soppressione di una Costituzione sociale, come quella italiana, per proporne una in linea con i voleri dei poteri forti. Riproporre un nuovo “Aventino” come hanno fatto gli attuali parlamentari (M5S inclusi) che non sono stati un punto di forza, di “innovazione”, ma di debolezza perché nessuno di loro ha chiamato alla mobilitazione generale il popolo a cui dicono di rivolgersi e di difendere. Anzi, hanno dato ai poteri forti il segnale che tutto può procedere nella direzione da loro voluta con la trasformazione della Costituzione in quanto la classe degli sfruttati non è in grado di reagire. Non è una novità sapere che i poteri forti si siano intrufolati, con la loro cultura, nei meandri più profondi del popolo e che siano sempre stati pronti ad agire intervenendo ad ogni segnale di possibile ribellione che potesse sovvertire lo status quo. È, anche, vero che, seppur a diversi livelli, di coinvolgimento, molti anche non facendo parte dell’élite si prestino a questo gioco al massacro contro i bisogni delle persone.

Un altro esempio.

Quanti sanno che uno degli ideatori del MoVimento 5 Stelle, Sassoon è legato sia per affari che per via parentelare con i Rothschild? Un Sassoon, che si è defilato per non far vedere la polvere sotto il tappeto e che ricopre, inoltre,prestigiose cariche ed era il “primo partner della Casaleggio, è soprattutto Board Member dell’Aspen Institute Italia, think tank emanazione diretta del Gruppo Bilderberg. Vale a dire il medesimo gruppo di tecnocrati che sta sconvolgendo l’Europa e che ha piazzato il “suo” Mario Monti in capo alla Presidenza del Consiglio italiano.”

Ricordiamo che nell’Aspen, ci sono figure quali lo stesso Mario Monti, Giorgio Napolitano, “Luigi Abete, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Francesco Caltagirone, Elio Catania, Giuseppe Cattaneo, Vittorio Colao, Fedele Confalonieri, (il fu Francesco Cossiga), Gianni De Michelis, Umberto Eco, John Elkann, Pietro Ferrero, Jean Paul Fitoussi, Franco Frattini, Cesare Geronzi, Mario Greco, Gian Maria Gros-Pietro, Enrico Letta, Gianni Letta, Emma Marcegaglia,William Mayer, Paolo Mieli, Tommaso Padoa Schioppa, Riccardo Perissich, Mario Pirani, Roberto Poli, Ennio Presutti, Romano Prodi, Gianfelice Rocca, Cesare Romiti, Paolo Savona, Carlo Scognamiglio, Domenico Siniscalco, Lucio Stanca, Giulio Tremonti, Giuliano Urbani, Giacomo Vaciago” e molti altri ancora.

Quanti erano e sono informati del fatto che Gianroberto Casaleggio, il secondo socio per importanza della Casaleggio, fece partire la sua avventura professionale proprio nella Olivetti guidata, all’epoca, da Roberto Colaninno, attuale presidente di Alitalia e padre di Matteo, deputato Pd? E poi, ci si domanda come mai il PD sia quello che è. Nulla a che a vedere con lo storico PCI.

In seguito Gianroberto Casaleggio iniziava la scalata sociale diventando amministratore delegato di Webegg, joint venture tra Olivetti e Finsiel, a metà 2002, Olivetti cedeva la propria quota del 50% in Webegg S.p.A. a I.T. Telecom S.p.A., partorendo Netikos Spa, in cui il più famoso dei Casaleggio partecipava al Cda con Michele Colaninno (secondogenito di Roberto e presente nel Cda Piaggio), decidendo, poi, nel 2004, di fondare la Casaleggio Associati, (attuale editore di Beppe Grillo), con altri dirigenti Webegg, tra cui proprio Enrico Sassoon.

Perché questo passaggio?

Ci sono lavoratori che sono fuori da quelle che sono le simpatie dei poteri forti e che, quindi, ne pagano lo scotto come nel caso di Sandro Giacomelli che lavora presso una delle aziende degli “amici d’affari delle lobby” e che, dopo un ingiusto licenziamento non ha riscosso, se non a parole, il reintegro nel suo posto di lavoro.

Una volta in CGIL qualche lavoratore sosteneva che non c’è assolutamente democrazia se la democrazia non viene praticata nel luogo di lavoro. Giustissimo. Ed allora!

Quanti e quante volte avete visto quelli del MoVimento 5 Stelle manifestare dentro e fuori dalle fabbriche a difesa dei posti di lavoro, o durante le iniziative politiche pubbliche e di massa contro la guerra, o nei coordinamenti/comitati dei cittadini per evitare che la Costituzione venga trasformata in uno straccio in mano ai poteri forti?

Si vedono, stranamente (!), solo via web o sui media che li mostra in un parlamento di nominati.

Un parlamento che avevano promesso, in campagna elettorale, di far saltare per introdurre una legge elettorale più equa e rispodente ai cittadini ed, invece, se ne sono dimenticati… sarebbe stato sufficiente, in tutti questi anni, che una qualsiasi forza politica non votasse la fiducia nei tanti e infiniti Decreti presentati dal Governo, per andare oltre il declino a cui, invece, stanno portando il paese, un baratro che prelude una dittatura a scapito della democrazia.

Le classi che rappresentano, come d’altronde quelli del PD, sono spaventate e producono fantasmi ed è il motivo per cui accelerano il processo di sincronizzazione e verticalizzazione del potere.

Erano, forse, casuali le assonanze di chi fu repubblichino nel dare plausi al MoVimento 5 Stelle ? Il “sopra, il sotto e non di destra o di sinistra”, scimiottato dai leader del movimento e imitato da molti seguaci, ricordano quello dell’Uomo qualunque di Giannini che era l’ennesimo esperimento del sovversivismo dei poteri forti e di contenimento della rabbia popolare.

La storia ci dice che, sia i repubblichini che i “qualunquisti”, avevano il concetto di rivoluzione ben diverso da quello del movimento proletario comunista… Molto diverso.

Nel merito ripassiamo la storia e ricordiamo le parole di Antonio Gramsci che ne “Il numero e la qualità nei regimi rappresentativi” spiega come si può essere più parlamentaristi di altri facendo credere tutt’altro.

…«Disgraziatamente» ognuno è portato a confondere il proprio «particulare» con l’interesse nazionale e quindi a trovare «orribile» ecc. che sia la «legge del numero» a decidere; è certo miglior cosa diventare élite per decreto. Non si tratta pertanto di chi «ha molto» intellettualmente che si sente ridotto al livello dell’ultimo analfabeta, ma di chi presume di aver molto e che vuole togliere all’uomo «qualunque» anche quella frazione infinitesima di potere che egli possiede nel decidere sul corso della vita statale.

Dalla critica (di origine oligarchica e non di élite) al regime parlamentaristico (è strano che esso non sia criticato perché la razionalità storicistica del consenso numerico è sistematicamente falsata dall’influsso della ricchezza), queste affermazioni banali sono state estese a ogni sistema rappresentativo, anche non parlamentaristico, e non foggiato secondo i canoni della democrazia formale. Tanto meno queste affermazioni sono esatte. In questi altri regimi il consenso non ha nel momento del voto una fase terminale, tutt’altro. Il consenso è supporto permanentemente attivo, fino al punto che i consenzienti potrebbero essere considerati come «funzionari» dello Stato e le elezioni un modo di arruolato volontario di funzionari statali di un certo tipo, che in un certo senso potrebbe ricollegarsi (in piani diversi) al self-government. Le elezioni avvenendo non su programmi generici e vaghi, ma di lavoro concreto e immediato, chi consente si impegna a fare qualcosa di più del comune cittadino legale, per realizzarli, a essere cioè una avanguardia di lavoro attivo e responsabile. L’elemento «volontariato» nell’iniziativa non potrebbe essere stimolato in altro modo per le più larghe moltitudini, e quando queste non siano formate di cittadini amorfi, ma di elementi produttivi qualificati, si può intendere l’importanza che la manifestazione del voto può avere. (Queste osservazioni potrebbero essere svolte più ampiamente e organicamente, mettendo in rilievo anche altre differenze tra i diversi tipi di elezionismo, a seconda che mutano i rapoprti generali sociali e politici: rapporto tra funzionari elettivi e funzionari di carriera ecc.).

Dens dŏlens 215 – Gli ideatori del M5S e le fabbricheultima modifica: 2016-04-15T01:38:02+02:00da iskra2010
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