Dens dŏlens 224 – …non nominare la parola padrone invano

di MOWA

Tutto si può pronunciare fuorché la parola “padrone”. Questo è quello che sta avvenendo sulle testate giornalistiche dopo quanto accaduto nel Bangladesh dove sono state uccise, ingiustamente, diverse persone. Tra le vittime alcune erano “imprenditori” del settore tessile o rappresentanti dello stesso.

Uccisioni che, comunque perpetrate, non sono mai e in assoluto giustificabili.

Bisogna riflettere, però, sulla presenza di “imprenditori”, di tutt’altra parte del mondo, in alcune realtà geografiche povere come il Bangladesh.

Il Bangladesh è un paese la cui popolazione, nonostante, negli anni vi siano stati diversi tentativi di ribellione verso un’autonomia geopolitica, finiti miseramente nel sangue o con colpi di stato che hanno, ulteriormente, rafforzato la pressione dei poteri forti, è tuttora sottomessa, alla sofisticata e mistificante influenza (dominazione?) imperialistica inglese, in quanto membro del Commonwealth.

Il Bangladesh resta, per gli “imprenditori” senza scrupoli (e ben inseriti nella logica capitalistica), un regno di predazione e di manodopera a bassissimo costo, senza garanzie sulla sicurezza lavorativa. Non parliamo, poi, di difese sindacali. Non è di molti anni fa l’episodio accaduto sempre a Dacca del crollo di un edificio che provocò più di 800 morti e circa 2.400 lavoratori salvati dai soccorritori.

Sui media si sprecano parole inconcludenti, testate giornalistiche come il WSJ (Wall Street Journal) parlano di mancato guadagno dei lavoratori del Bangladesh nei confronti delle grandi case di moda occidentali, senza spiegare che è insito nella dinamica economica capitalistica lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Se certe realtà esistono ancora e non possono essere debellate lo si deve, solo, al fatto che, a livello mondiale, si accettano le prerogative borghesi e che sarà possibile cambiare solo se ci si rivolgerà ad una visione socialista-comunista per cambiare per tutti lo stato delle cose esistenti.

Non si può solo accusare superficialmente di inciviltà il fenomeno dello sfruttamento capitalistico e tralasciare la radice del male; la barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo non è dovuta al mero aspetto esteriore, ma alla determinazione del sistema produttivo in mano ad una oligarchia economica, solo quando si arriverà ad un controllo diretto da parte dei lavoratori delle risorse, della produzione e della distribuzione delle merci saranno superate le ineguaglianze.

Un esempio: una maglietta (t-shirt) che viene prodotta nel Bangladesh per una casa di alta moda viene pagata dal produttore tra gli € 3,80 e i € 4,60, e rivenduta in occidente a oltre i € 70,00; facendo i conti i margini di profitto (e dovremmo riflettere su questo termine) sono altissimi e non si giustificano se non prendendo in esame le tremende condizioni dei lavoratori che producono quelle magliette senza alcuna garanzia di rispetto delle norme di sicurezza….

In 140 paesi vi sono 900 sigle sindacali (con oltre 20 milioni di iscritti) che esigono di avere, almeno, le minime condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro e richiedono ai loro paesi di non dare autorizzazioni ad impiantare industrie a chi trasgredisce le norme che non rientrano negli accordi.

I comunisti, più di ogni altro, pretendono garanzie per la vita degli esseri che popolano questo pianeta e sarebbe riduttivo se ci si fermasse alla sola “crosta” che causa le morti. Se abbiamo lottato per avere una Costituzione italiana che formalizzi i principi di tutte le garanzie di tutela sia della salute che della sicurezza nel mondo del lavoro è perché non si volevano avere fraintendimenti sulle prerogative sociali di indirizzo politico e di idealità.

Oggi, chi vuole cambiare la nostra Costituzione (o non tutelarla) considerandola borghese (sic!) sono coloro che, in sinergia tra loro (poteri forti in testa), vorrebbero un mondo di sopraffazione dell’uomo sull’uomo senza capire che, persino, Lenin (giusto per parlare di uno che di comunismo qualcosa capiva), nella fase transitoria dell’URSS, non aveva impedito alle imprese private (anche straniere) di produrre nel paese ma a condizione, innanzitutto, del rispetto della dignità umana, anzi, ne aveva una grande necessità, non solo economica ma, anche, d’immagine internazionale su cosa fosse, realmente, l’emergente comunismo dipinto, invece, negativamente dalla borghesia.

Dens dŏlens 224 – …non nominare la parola padrone invanoultima modifica: 2016-07-07T10:55:41+02:00da iskra2010
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