Dens dŏlens 252 – Dura lex, sed lex a Letizia Moratti

di MOWA

Chissà quanti cittadini e lavoratori del Comune di Milano avranno esultato nell’apprendere la sentenza definitiva della Corte dei conti nei confronti di Letizia Moratti che la condanna ad un risarcimento per gli undici incarichi d’oro assegnati quando era sindaco del capoluogo lombardo.

E, chissà, quanti altri ricorderanno azioni destabilizzanti dell’ex sindaco Moratti, come quando era riuscita a convincere la dirigenza CGIL milanese ed esponenti dei DS (oggi PD – facendo infuriare i propri iscritti) a sfilare con il padre Paolo Brichetto Arnaboldi ad una manifestazione significativa come quella del 1° maggio 2006.

La foto sotto, infatti, ritrae personaggi come Onorio Rosati e Pierfrancesco Majorino mentre “scortano” l’ex-sindaco Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti che spinge la carrozzina del padre Paolo.

Una foto che mostra un pezzo di storia, ma che può, anche, raccontare chi sia stato il padre dell’ex sindaco; non uno qualunque ma, bensì, uno che prese parte ad un tentato golpe in Italia insieme al massone Edgardo Sogno; tale rivelazione è stata fatta da quest’ultimo, poco prima di morire e compare nel libro-intervista con Aldo Cazzullo “Testamento di un anticomunista. Dalla Resistenza al “golpe bianco”.

Foto a parte, i giornali scrivono che, insieme all’ex-sindaco Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti nel risarcimento (591mila euro) troviamo altre figure politiche di spicco come l’ex vice-sindaco Riccardo De Corato (21.763 euro), l’ex direttore generale Giampiero Borghini (oltre 106 mila euro), gli ex assessori Tiziana Maiolo, Mariolina Moioli, Edoardo Croci e Carla De Albertis (oltre 21 mila euro), l’ex direttore centrale delle risorse umane Federico Bordogna (quasi 90 mila euro). Penalità attribuite dalla Corte dei conti all’ex-sindaco, per aver ingaggiato 11 dirigenti esterni, senza che avessero i requisiti previsti, per un totale complessivo di 1 milione e 900 mila euro, e per delle retribuzioni ritenute troppo onerose (più di 1 milione di euro) ad alcuni addetti stampa.

Soldi spesi, dall’ ex-sindaco Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti, in costosissime consulenze, soldi che avrebbero, invece, potuto sanare molte carenze tecniche della macchina comunale se non, addirittura, occupazionale. Avrebbe potuto, l’ex-sindaco, usare quei fondi per alcune realtà lavorative come quelle dei precari e renderli stabili o indirizzarli verso nuove assunzioni o, meglio ancora, sbloccare alcune richieste sindacali come l’adeguamento economico dei dipendenti pubblici, fermi al palo da diversi anni.

Roberto Gelmini in alcuni punti del suo libro, “L’onestà al potere – La rivoluzione del Buon Governo Albertini, l’impolitico che ha cambiato la politica>”, scriveva in questo modo di alcune scelte comunali:

 I nove anni di Albertini si concluderanno con investimenti diretti per 6 miliardi di euro, 30 o 40 quelli indiretti, provocati dai primi. Non era mai accaduto, non accadrà neppure con la Moratti, elegante signora dei salotti milanesi ma incapace di gestire, amministrare.” (pag. 77)

che, pleonasticamente, sollevano una spiccata sfrontatezza manageriale ed una considerazione delle liquidità (€) degli altri come una risorsa per arricchirsi ulteriormente e più avanti sostiene:

“…Tutto rimane sulla carta. La nuova Amministrazione della Moratti decreta che «la fibra ottica è ormai obsoleta». È il giugno 2006. Aem si adegua, attivandosi per cedere Metroweb, dichiarata “inutile”. L’entrata in campo di società off shore, le quotazioni molto ballerine, e la stessa, sorprendente dichiarazione della signora Moratti sul presunto superamento della fibra ottica sono argomenti che non riguardano, per fortuna, l’amministrazione Albertini. A molti però rimane l’amaro in bocca. Ad altri, pochi, l’oro.” (pagg. 90-91)

Come dimenticarsi, allora, della foto citata sopra che conferma la continuità politica (ma sotto le mentite le spoglie di una certa “sinistra”) con chi venne ad amministrare Milano dopo la Moratti tanto che Annamaria Graziano, il 9 Febbraio 2016, sarcasticamente scriveva così:

“Sala è uomo dell’imprenditoria, prima manager in Pirelli e in Telecom, in seguito direttore generale voluto da Letizia Moratti al comune di Milano. Uomo legato alla politica ma non della politica. Un personaggio abituato a gestire e su cui il premier Renzi ha puntato come sua persona di fiducia. Una vittoria studiata a tavolino – Milano si bea ancora del successo di Expo – e favorita dalla decisione di Balzani e Majorino di correre separati. Insieme avrebbero sconfitto Sala (34 % più 23 % contro il 42 del manager Expo), adesso sono costretti a tifare per lui (almeno sulla carta)

Stessi contenitori da cui vengono attinte le managerialità di molti poteri forti che, inevitabilmente, danno gli stessi risultati negativi di fronte alla legge.

E come affermavano, in un illuminante articolo, del settembre 2005, Paola Baiocchi e Andrea Montella, sui pericoli dei “Think Tank” e su chi fossero “I grandi suggeritori” o su come, di bocca in bocca, si travasano le idee malsane :

“Il nostro “sincero democratico” Huntington, [Samuel P., del Council on Foreign Relations, che alla riunione della Trilateral Commission, nel 1975, a Kyoto, sostenne il programma reazionario descritto nel libro “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale” ndr] per arrivare a questa diminuzione generalizzata di democrazia, propone nel suo rapporto: pianificazione sociale centralizzata, un drastico ridimensionamento dell’educazione superiore e subordinazione dei programmi scolastici alle dimensioni del mercato del lavoro, unito ad un drastico riesame del Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti sulla libertà di stampa.

Il programma di Huntington ha delle fortissime assonanze con quello della P2, elaborato negli stessi anni, e con gli obiettivi perseguiti dall’attuale ministro dell’Istruzione, Letizia Brichetto Moratti.

Il ministro, che a diverso titolo è stato membro della Trilateral, si può perlomeno ipotizzare che sia stata influenzata dalle elaborazioni di questo organismo.

Sulla libertà di stampa il rapporto CFR-Trilateral si dilungava molto asserendo che in circostanze speciali, non meglio identificate, è necessaria una censura preventiva di ciò che i giornali possono pubblicare e il diritto del governo di bloccare le informazioni alla fonte, consigliando alle associazioni professionali di categoria di intervenire limitando e selezionando l’accesso agli organi di stampa in caso contrario ci sarebbe stato un intervento diretto del governo.

Probabilmente per questa signora vale proprio il detto popolare: buon sangue non mente.

Questi sono soggetti da cui bisogna salvaguardarsi e tutelarsi per non incorrere nel proporre i soliti schemi anche se con altri nomi o definizioni.

E, per evitare ciò, cosa sarebbe necessario?

Un partito che sapesse proporre uno schema ed una impostazione simili (se non identici) a quelli che c’erano nel P.C.I. (con i puntini), che fu un partito che seppe far aderire alla sua politica milioni di italiani e che dimostrò, quotidianamente, la propria correttezza, ed etica della cosa pubblica, anche, influendo positivamente sulla società civile e democratica. Non un unico leader, dunque, ma un collettivo umano che si muoveva per cambiare progressivamente la società con la forza delle idee e con il consenso.

Ora di questo avremmo ancora bisogno.

 

Dens dŏlens 252 – Dura lex, sed lex a Letizia Morattiultima modifica: 2017-01-16T08:34:14+01:00da iskra2010
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