Siete senza dignità e ridatemi le mie gambe…

Foto: sotto (sorridente) Vincenzo Consoli sopra, Marin Halarambie.

Una notizia che, man mano la si legge, fa salire il sangue alla testa perché ci si rende conto dello scontro tra la realtà quotidiana e l’imperante cinismo della borghesia.

Stiamo parlando di un’inqualificabile riguardo e protezione da parte istituzionale verso il ricco (o i ricchi) e l’abbandono totale dei poveri.

Si legge esterefatti che la Costituzione viene disattesa nei suoi principi base. Infatti, ci si sarebbe aspettati, nella notizia sotto, che le istituzioni fossero accorse in aiuto del malcapitato correntista, invece, di assistere al soccorso e tutela di chi ha raggirato e messo in difficoltà intere famiglie di lavoratori e risparmiatori.

In questo caso l’apparato istituzionale si è preoccupati di far aumentare il sorriso a chi è in giacca e cravatta e infischiarsi dei tanti Marin Halarambie.

All’articolista del quotidiano diciamo che non è uomo di altri tempi ma un giusto che, se preso a modello e replicato, dovrebbe far paura agli spocchiosi “signori” in giacca e cravatta. Come sarebbe, d’altronde, giusto per ripristinare la giustizia con la G maiuscola.

Al giornalista si deve ricordare che questo sfortunato Halaramide è stato già vittima delle trame massocapitalistiche che hanno imperversato nel suo paese, infatti, la

…loggia P2 risultera’ attiva in Uruguay, Brasile, Venezuela, negli Stati Uniti, in diversi paesi europei e non ultima in Romania, dove Gelli avra’ importanti rapporti con il regime “socialista” di Ceausescu, nonostante l’anticomunismo viscerale di tutti gli aderenti alla P2. Evidentemente a Ceausescu non era rimasto niente di comunista e Gelli lo sapeva.

Perché se ci fosse stato un vero indirizzo socialista-comunista in Romania non ci sarebbero stati i vari Ceausescu & C. e ci sarebbe, ancora, quella protezione sociale che hanno perso nei vari paesi dell’Est europeo.

MOWA

 

«Di qui non me ne vado, le mie gambe le hanno loro»

Marin Halarambie, invalido, ha perso 124mila euro nel crac di Veneto Banca

diEmilio Randon

MONTEBELLUNA E’ un uomo antico, di una razza ormai estinta, un uomo dell’Est. Si alza sulle stampelle e addenta una cipolla con gusto. Gli piace l’aglio, mangia pane rappreso e peperoni, non fuma, non beve, ha imparato a scaldarsi con il suo stesso fiato da quando, giovane in Romania, dormiva a venti gradi sotto zero e al risveglio doveva staccare le scarpe dal pavimento con il fuoco. Ha lavorato per sei anni nelle miniere di carbone di Ceaucescu. A uno così non fanno impressione le temperature di Montebelluna. Non lo impressionano nemmeno le minacce e neanche le lusinghe.

Marin Halarambie

Marin Halarambie

E’ da tre settimane – da Natale esattamente – che Marin Halarambie vive recluso dentro la sua Peugeot arrampicata sui gradini di Veneto Banca in piazza a Montebelluna, l’auto è incastrata tra le colonne del portico, occupa l’ingresso e tutti i clienti, dirigenti e impiegati, per entrare o uscire devono passargli davanti ogni volta: «La macchina è la mia camera, il mio bagno e il mio salotto». Marin Halarambie, 59 anni, romeno, ex muratore, ha perso l’uso delle gambe dopo una caduta di sette metri da una impalcatura, l’assicurazione gli ha pagato le gambe e parte di quelle gambe lui le ha messe in banca. Sono ancora lì e lui le rivuole indietro: «Datemi le gambe oppure i soldi, so che le gambe non me le potete dare, allora datemi i soldi e me ne andrò. Non me ne vado fino a che non me li avrete dati». Marin Halarambie rivendica la restituzione di 125 mila euro investiti in azioni dell’istituto che fu di Vincenzo Consoli, ora Banca Intesa. In tre settimane di incredibile protesta è diventato un simbolo, un eroe e uno scandalo igienico.

Non è povero e questo non gli facilita le cose, però le rende più vere. Dopo che s’è saputa la cifra con cui gli è stata liquidata l’invalidità – ottocentomila euro – la coltre di solidarietà che si era stretta attorno a lui d’improvviso ha allentato la presa, molti hanno cominciato a dubitare – che delusione e quanta solidarietà sprecata – tutto perché, all’improvviso, la figura dell’invalido povero e disperato ridotto in miseria dalle banche non ha più corrisposto ai bisogni del nostro buoncuore: «I soldi ce li ha, di che cosa si lamenta in fondo?» si sono chiesti in molti. Persino il sindaco di Montebelluna, Marzio Favero, che all’inizio aveva seguito con apprensione la vicenda, si è raffreddato –«questa storia è di competenza dei carabinieri e della magistratura» fa sapere attraverso la sua segretaria – così la senatrice del Pd, Laura Puppato, che all’inizio aveva preso a cuore il caso del romeno e ora ne prende le distanze.

Marin Halarambie non fa più compassione eppure i conti non tornano lo stesso: quest’uomo, incapace di stare in piedi senza stampelle, da tre settimane dorme, mangia e veglia in auto, se fa freddo accende il riscaldamento, se ha fame mangia quello che la moglie gli porta da Ponte San Nicolò (l’auto è piena di conserve, ma il pane è vecchio e le brioche sono vizze), ai suoi bisogni provvede con un catetere (ne ha un pacco usa e getta), i pannoloni li usa se deve andare di grosso quando i bagni non sono disponibili e per lavarsi usa salviette, i guanti di lattice gli servono per le operazioni più intime. A suo modo è un igienista, predica il mangiare sano e a tutti offre un sorso del suo infuso di polline e acqua. Spiega che solo due cose possono farlo desistere: «I soldi che mi devono o la salute di mia moglie, se ha bisogno di me devo tornare a casa».

Ringrazia tutti, è un uomo mite e incrollabile, si stupisce solo di quelli che – come il sottoscritto – insistono nel fargli i conti in tasca: «D’accordo, ho preso 800 mila, 450 li ho spesi per comprare la casa a Ponte san Nicolò, con 200 ho sistemato i parenti in Romania, 125 li ho investiti in azioni di Veneto Banca e il resto è nel conto corrente. Perché dovrei dimenticarmi dei 125 e accontentarmi di quello che ho?». Ha ragione, perché dovrebbe? Anche se valessero solo l’alluce della sua gamba destra, a quei soldi lui ha diritto, la banca glieli deve, Marin Halarambuie se li è guadagnati cadendo da una impalcatura e ogni giorno li sconta vivendo. Per Marin è una questione evidente, per i farmacisti della convenienza è lui ad essere incomprensibile. Eppure se uno così fosse vissuto nella Scozia del 1200 e non nel Veneto del 2018, uno così sarebbe diventato il Braveheart di tutti i truffati bancari e presto avrebbe un esercito alle spalle.

Ma non è così. Marin Halarambie è sempre più solo. I dirigenti di Veneto Banca lo hanno denunciato per occupazione di suolo privato e per minaccia alla sicurezza dell’edificio (in caso di incendio l’automobile del romeno ostruisce la porta), i Vigili del Fuoco sono usciti per le rilevazioni, i carabinieri hanno relazionato e ora spetta alla magistratura decidere se sloggiare l’intruso o portare pazienza. E’ una bella gatta da pelare e nessuno ha il coraggio di portare l’affondo. Intorno a Martin Halarambie e alla sua macchina arenata monta una guardia militante di amici e simpatizzanti che si dà il turno e non lo lascia mai solo. Temono un blitz delle forze dell’ordine. E’ guerra a chi la dura di più, magari domani se ne uscirà anche lui con un «sono un po’ stancuccio», ma non c’è da scommetterci troppo: l’uomo e di un’altra razza, non appartiene al nostro tempo, è un anacoreta e uno stilita, uno che ha fatto la sua grotta dentro il porticato di una banca. «Per vivere basta il pane e l’acqua – dice – se vuoi di più non ti basterà più niente». Non sarà facile smuoverlo da lì. Una che lo capisce bene è Lana Torer, forse perche è dell’Est anche lei, di Kiev esattamente e a Montebelluna gestisce una galleria d’arte dalla quale vede la macchina di Martin.

Lana è con lui, assieme ad altri – c’è tutta la famiglia Fagan, la combriccola di don Torta e persino una nigeriana di nome Eddy – Lana briga e organizza, in settimana vorrebbe portare una cinquantina di macchine davanti alla banca – «ma hanno tutti paura delle multe» – e già pensa a legare la Peugeot a una delle colonne – «ma ci vuole una catena, basterà?». Forse la guerra solitaria di Martin Halarambie non porterà all’insurrezione, probabilmente finirà in un niente, ma qualcosa ha prodotto: per cominciare il responsabile della sicurezza di Veneto Banca è diventato amichevole, quasi affettuoso, e poi per entrare in banca non occorre più avere un conto, basta dire «devo andare in bagno» e ti aprono subito la porta.

20 gennaio 2018

Siete senza dignità e ridatemi le mie gambe…ultima modifica: 2018-01-21T05:00:00+01:00da iskra2010
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