HANNO ASSASSINATO ALDO MORO, SALVADOR ALLENDE, OLOF PALME… LA DEMOCRAZIA HA VINTO, LO STATO È INNOCENTE, LA NATO NON C’ENTRA!

Roma 9 maggio 1978 via Caetani trovato il cadavere di Aldo Moro

NOI MASSOCAPITALISTI DELLA NATO ESPORTIAMO E IMPORTIAMO TROPPA DEMOCRAZIA, bombardando i civili in Europa e nel mondo a scopo didattico, per permettere alle donne di non portare il chador in Afghanistan, ai nazisti di andare al potere in Polonia e Ukraina, ai fascisti di ammazzare i comunisti Kurdi in Turchia, ai ras di Egitto e Libia di far fuori i sindacalisti, all’Arabia Saudita di dare all’Isis armi italiane. Esportiamo e importiamo troppa democrazia, e forse il mondo sarebbe più sano se noi ne esportassimo un po’ di meno.

MA NON BISOGNA DIRLO, NON È POLITICALLY CORRECT, CHE LA NATO HA ESPORTATO LA “DEMOCRAZIA” ANCHE NEL NOSTRO PAESE, CON LE STRAGI E GLI OMICIDI MIRATI DELLA STRATEGIA DELLA TENSIONE, PRIMA E DOPO IL MURO. Anzi, dopo il crollo del Muro gli appetiti americani sono cresciuti, e hanno ordinato alla nostra classe dirigente di quintuplicare le spese militari, mentre vengono impiantati altri missili con testate nucleari scavalcando il nostro Parlamento e stracciando la nostra Costituzione.

Milano 12 dicembre 1969 strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura

 

 

Bologna 2 agosto 1980 strage fascista alla Stazione centrale

I nostri politici oggi sono di fronte a un bivio: difendere la sovranità nazionale e le prerogative del Parlamento, la Costituzione e la pace, oppure accettare di essere ancora servi, come ai tempi del Muro, e obbedire agli USA per “salvare il sistema”.

Il sistema è quella democrazia apparente che “esportiamo e importiamo”, come una merce buona per tutti gli usi. In nome della “democrazia” gli USA hanno ammazzato Allende in Cile, Olof Palme in Svezia… e appoggiato le dittature più sanguinarie. In nome della “democrazia” hanno gestito la strage di via Fani e l’omicidio di Moro, e oggi alimentano sporche guerre in tutto il mondo.

Chi tace oggi è complice degli assassini, e non fa onore al proprio Paese. “Salvare il sistema” oggi permette ai politici di salvare anche le loro poltrone, i loro legami con le mafie e con la massoneria, gli intrallazzi con i palazzinari e gli assicuratori, il contrabbando di armi e di droga che passa ancora attraverso lo IOR, i loro inciuci con la cricca trasversale di boiardi di Stato che si arricchisce a spese dei lavoratori.

Anche Miguel Gotor, bravo filologo delle lettere di Moro, che ha studiato per anni con passione e intelligenza, oggi rinuncia a parte del suo acume per rientrare nei ranghi dei “difensori del sistema”, e si schiera di fatto con chi da tempo ha accettato il PATTO DI OMERTA’ fra lo Stato e i brigatisti, “tacendo sulle cose che non si possono dire”.

Anche se nel 2014, dopo le “rivelazioni” postume di due membri di Gladio, ormai defunti, che erano presenti in via Fani il 16 marzo 1978 ed obbedivano al colonnello Guglielmi, defunto anche lui, Gotor parlò chiaramente e lucidamente di polpette avvelenate, propinate proprio mentre nasceva la nuova Commissione Moro, oggi quella chiarezza e quella lucidità sembrano venir meno. Oggi è lui a confezionare polpette, magari non avvelenate, ma senz’altro stantie, piene di omissis piuttosto gravi. Compagno Gotor, perché vuoi salvare il sistema?

L’ULTIMA COMMISSIONE MORO AVREBBE POTUTO E DOVUTO CONCENTRARE LA PROPRIA ATTENZIONE non sui morti (Guglielmi, Moscardi, Marcinkus, Cossiga, ecc.), ma sui vivi (Barbaro, Olivetti, Bisignani, Bonanni, ecc.). Perché non l’ha fatto, compagno Gotor? Mentre la Commissione eludeva i compiti che si era data, tu dove eri?

 

Luigi Bisignani

Si dirà: i membri della Commissione erano troppo impegnati a smacchiare i leopardi, rottamare le istituzioni, attaccare la Costituzione, e non avevano tempo di occuparsi seriamente del caso Moro. Erano infognati nelle beghe di partito, dovevano scegliere come difendere meglio la causa dei padroni.

Con l’alibi del “governo tecnico”, antioperaio, dei Dini, dei Draghi, dei Monti, della Fornero, dei contabili del Far West travestiti da economisti, sempre pronti a rubare ai lavoratori per fare l’interesse dei poteri forti, i Piddini si sono sempre schierati, come i berlusconiani e i centristi, dalla parte dei manager specializzati nell’esportare, oltre alla democrazia, anche il know how delle nostre aziende, vendute all’estero, e nello svendere il patrimonio immobiliare pubblico, acquistato per due soldi da amici, cognati e prestanome. C’è una inquietante continuità fra l’operato del bancarottiere della P2 Sindona e quello di Marchionne, fra quello di Dini e quello di Monti, colonne del sistema. I Piddini, insieme ai berlusconiani e alle anime candide del centro hanno votato contro l’articolo 18, hanno creato decine di migliaia di esodati, hanno privato del diritto alla pensione centinaia di migliaia di lavoratori, hanno inserito il pareggio di bilancio nella Costituzione, hanno distrutto il welfare, hanno distrutto il diritto alla salute e quello all’istruzione, hanno assaltato la diligenza, oggettivamente dalla stessa parte dei delinquenti che rapinano le risorse pubbliche per arricchire le loro tasche. La corruzione è il cemento di questo sistema, e i Piddini si sono adeguati. Gli onesti del PD, che pure ci sono, e Gotor è fra questi, hanno chiuso tutti e due gli occhi, “per salvare il sistema”. Il sistema dei delinquenti al governo.

Dov’erano con la testa gli autorevoli membri della Commissione Moro, visto che si accontentavano di mettere sotto accusa i morti, durante i lavori della Commissione? Erano a fianco di Marchionne e di Renzi, di Berlusconi e della Bonino, di Draghi e dei massoni che gestiscono la Sanità e l’Istruzione, tagliano i Servizi e strappano la Costituzione. Concentrati sui giochini interni, hanno di fatto permesso alla cricca di rubare a più non posso, sugli F35 e sulla Sanità, con le banche e con le mafie.

Dispiace che oggi anche Gotor si adegui oggettivamente al silenzio e all’omertà di questa cricca, “per salvare il sistema”.

NEL SUO AUTOREVOLE INTERVENTO SUL FATTO QUOTIDIANO DELL’8 MARZO (PAGINE 20 E 21), GOTOR FA ALCUNI PASSI INDIETRO RISPETTO ALLA VERITÀ VERA, E ABDICA ANCHE ALLA SUA PROFESSIONE DI FILOLOGO, EVITANDO DI ARRIVARE IN FONDO AL PROPRIO RAGIONAMENTO. Perde insomma il filo del discorso, lui che è un filologo, e sorvola sulle innumerevoli prove della regia NATO e USA in via Fani e in 40 anni di depistaggi. Nel suo racconto allunga il vino con tanta acqua, come fanno di solito i meno dotati di lui: ecco quindi tirati in ballo i luoghi comuni della pista russa e della pista palestinese, della pista atlantica e della pista tedesca, dei servizi deviati, degli israeliani e dei bulgari, della “democrazia che ha vinto”, eccetera eccetera…

Perché Gotor, “per salvare il sistema”, glissa sulle prove provate e trasferisce sul piano teorico delle ipotesi – tutte sullo stesso piano, per par condicio – la strage di via Fani? Perché sceglie di non dire che gli indicibili legami di ieri sono ancora attivi e condizionano ancora oggi la “democrazia italiana”? Stiamo parlando di P2, di corruzione, di spese militari, di controllo dell’informazione, di economia del Far West, di strategia del terrore, di mafia, di appalti truccati: “una melassa vischiosa che è l’hard core di questo sistema”, nel quale la legittimazione della classe dirigente, che si riproduce per partenogenesi, viene da Washington. È Washington che detta le linee per le “sue guerre” e per le “nostre pensioni”. È Washington che decide ancora oggi chi deve vivere e chi deve morire.

 

Chi è il cecchino che ha sparato da lontano nel parabrezza della Fiat 130 di Aldo Moro colpendo al capo con millimetrica precisione l’autista Domenico Ricci? Notare i vetri rotti che dimostrano che i killer atlantici hanno sparato da due lati.

Dov’è il compagno Gotor con la testa, mentre scrive in bella calligrafia due pagine reticenti sul Fatto Quotidiano dell’8 marzo?

Nelle carte di Moro ritrovate a Milano in via Montenevoso dopo la caduta del Muro di Berlino, l’interrogatorio del prigioniero ad opera di brigatisti non è completo. Scrive Gotor nel suo articolo sul Fatto Quotidiano:

[…] l’interrogatorio risultò tagliato delle parti riguardanti, fra le altre cose, la fuga di Herbert Kappler, il golpe Borghese e il conflitto arabo-israeliano, incluso l’accordo di intelligence del 1973, cui l’ostaggio aveva accennato più volte in modo criptico in alcune lettere inviate a selezionati e informati destinatari. Si trattava di una serie di vicende intorno alle quali nel 1978 erano in corso delicate inchieste giudiziarie che coinvolgevano i vertici militari e dei servizi segreti italiani e stranieri (ad esempio il processo Borghese e quello relativo ad “Argo 16”). Di conseguenza le parti espunte riguardavano fatti […] tutelati da un vincolo di segretezza che si svolgeva lungo il tagliente filo della ragione di Stato.

Qui Gotor sembra giustificare la censura operata da Cossiga sul Memoriale di Moro, che parlava di fatti soggetti a segretezza. Ma noi ricordiamo che Luigi Cipriani, bravo segugio e membro autorevole della Commissione Stragi nella X legislatura, riuscì a portare fuori e fotocopiare i tracciati radar della strage di Ustica, nonostante fossero coperti da segreto di Stato, perché sulle stragi non c’è segreto che tenga. Onore al compagno Cipriani! Ma lui era comunista.

Scrive ancora Gotor:

L’operazione Moro vide la convergenza di interessi, a livello internazionale, tra il blocco orientale e quello occidentale, e, a livello nazionale, tra un fronte reazionario (legato all’oltranzismo atlantico, alla destra anticomunista e ad ambienti massonici prossimi alla P2) e i gruppi rivoluzionari del “partito armato” intorno a una comune matrice sovversiva. Il principale obiettivo era continuare a destabilizzare l’Italia per stabilizzarla in senso centrista e moderato nell’ambito degli equilibri consolidati della guerra fredda stabilita a Jalta che non potevano tollerare mutazioni di sorta.

Perché Gotor dice «ambienti massonici prossimi alla P2»? Licio Gelli, trafficante di armi e finanziatore di manodopera stragista, era talmente “prossimo” alla P2 da esserci dentro; Luigi Bisignani, suo amico e sodale, nel cui parco – delimitato a sud da via Casale De Bustis – forse avvenne il trasbordo di Moro, era talmente prossimo alla P2 da esserci dentro. E la Digos romana, nel rapporto n. 050714 del 14 aprile 1978 inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, trasmettendo il fascicolo dei rilievi tecnici effettuati dal Gabinetto regionale di Polizia Scientifica [CM1, VIII Legislatura, vol. XLIII pag. 922], scrive inspiegabilmente:

[…]

Si trasmettono altresì, altri 3 fascicoli dei rilievi tecnici effettuati dallo stesso ufficio in merito al rinvenimento delle seguenti autovetture:

– Fiat 132 targata Roma P79650 in via Casale De Bustis;

– Fiat 128 targata Roma M53955 in via Licinio Calvo;

– Fiat 128 targata Roma L55850 in via Licinio Calvo.

Perché la Digos tira in ballo la via Casale De Bustis, quella del parco di Bisignani?

Ma Gotor tace su Bisignani, che invece è ancora sulla cresta dell’onda, produce notizie d’agenzia, scrive libri e depista, oggi come 40 anni fa. Scriveva l’ANSA, di cui lui era il giovane boss, nel secondo comunicato diramato il 16 marzo 1978, il giorno della strage:

[…] Aldo Moro si trovava su una fiat 2300 color blu targata roma t50354, la quale era scortata da una alfetta color bianco targata roma s93393.

Attribuendo all’auto di Moro la targa della Austin Morris della società Poggio delle Rose, quell’auto messa al posto del furgone del fioraio, che aveva impedito all’autista di Moro, Domenico Ricci, di districarsi dalla trappola, l’ANSA lancia un messaggio trasversale, ponendo l’accento sull’auto dei Servizi. E di Patrizio Bonanni, il fiduciario dei Servizi che aveva opportunamente messo quella macchina in quella posizione, non parla Gotor, né parla la Commissione Moro nella sua relazione finale.

ALTRI GRAVI SILENZI DELLA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE MORO, CHE PURE NELLE RELAZIONI ANNUALI AVEVA DATO L’IMPRESSIONE DI VOLER FARE QUALCHE PASSO AVANTI VERSO LA VERITÀ.

I membri della Commissione hanno votato all’unanimità anche il documento finale, che opera una sintesi piuttosto discutibile, evitando di ricordare e di sottolineare le cose importanti emerse durante le audizioni: il fatto che l’Alfasud della Digos era partita dalla Questura alle 8,30, perché i funzionari non volevano arrivare in ritardo all’ammazzatina; il fatto che l’ex Decima Mas Tullio Moscardi (quello della Mini Morris targata Roma T32330) era un colonnello dei Servizi; il fatto che il Br Morucci lavora e probabilmente lavorava già per i Servizi; il fatto che Moro aveva quattro costole fratturate, come il giudice Sossi, al quale le aveva rotte un parà, Francesco Marra; il fatto che in via Stresa, in una palazzina dei Servizi dove aveva abitato anche il colonnello Camillo Guglielmi, abitassero tre alti ufficiali che lavoravano per la NATO; il fatto che una R4 rossa fosse stata segnalata dal colonnello Varisco come appartenente ai brigatisti già il 16 marzo 1978; il fatto che la procedura di “bonifica” effettuata ogni mattina sul percorso di Moro da un’auto civetta fosse sospesa proprio il 16 marzo; il fatto che il funzionario che dispone l’interruzione era lo stesso che aveva ostacolato 10 anni prima le indagini del giudice Pesce sul “suicidio” del colonnello Renzo Rocca; il fatto che il fratello e socio di Tullio Olivetti gestiva un bar che era l’abituale ritrovo degli ordinovisti; il fatto che un testimone oculare, Antonio Caliò Marincola, vede scendere dalla 128 familiare targata CD19707 due poliziotti in divisa…

Queste, e altre cose importanti, taciute nella relazione finale e nelle pagine di Gotor, accanto alle gravi omissioni dell’inchiesta della Commissione (per esempio, non hanno mai letto i bilanci della società Poggio delle Rose), servono soltanto a recidere i legami fra i manovali italioti e i registi atlantici, fra i nostri assassini e i mandanti americani, e obbediscono all’ordine di tacere sulla NATO, oggi che l’alleanza è impegnata a “esportare la democrazia” ovunque nel mondo.

Mentre Gotor glissa, il governo Piddino acquista un altro F35, al costo di altri 13 miliardi di euro, per la guerra americana. Corruzione? Rinuncia alla sovranità nazionale? O cos’altro? In ogni caso, squallore.

 

Lo staff di iskrae.eu e le

Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer per la ricostruzione del P.C.I.

HANNO ASSASSINATO ALDO MORO, SALVADOR ALLENDE, OLOF PALME… LA DEMOCRAZIA HA VINTO, LO STATO È INNOCENTE, LA NATO NON C’ENTRA!ultima modifica: 2018-03-13T05:29:57+01:00da iskra2010
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