… essere comunisti oggi

 

IMG_2759+logo.jpgfoto MOWA

Poteri forti e Partito Comunista *

di Walter Montella

Il nostro paese sta attraversando una fase molto delicata: ci sono forze, intese come poteri forti (a cui contribuiscono ad alimentarli diversi politici), che stanno spingendo verso la destabilizzazione dell’Italia attraverso la frantumazione dell’unità socio-politica, arrivando a stravolgere i principi sanciti dalla nostra Carta costituzionale.

In questa difficoltà istituzionale le c.d. forze politiche di sinistra non hanno saputo agire dimostrando, quindi, di non aver imparato nulla dall’esperienza del PCI, per il quale l’ambito parlamentare era una “necessità” contingente, l’unico ambito attraverso il quale varare leggi che fossero d’indirizzo sociale ed a favore degli oppressi, inoltre, e qui stava l’originalità dei comunisti di quel momento, non avevano lasciato a sé l’agitazione delle masse per raggiungere tali obiettivi; tant’è che le più belle leggi le abbiamo avute nel periodo che va dal ‘50 all’80, leggi che, oggi e per effetto della nostra diaspora, stanno cercando in tutti i modi di azzerare.

Per raggiungere tali obiettivi i comunisti del PCI si erano dati, oltre ad un programma solido e di consolidamento della Costituzione, anche, una capacità organizzativa tale che non aveva eguali nel mondo contemporaneo, quella del centralismo democratico. Sistema organizzativo talmente efficace che molti della controparte sociale si sono spesi per contrastarlo e distruggerlo perché vero ed effettivo strumento di legittimazione delle differenze ma con direzione univoca sugli obiettivi da raggiungere.

Sapendo con certezza che l’attuale crisi economica è stata provocata dagli stessi attori che hanno pressoché annullato le organizzazioni comuniste nel mondo e che stanno causando disastri che vanno dalle guerre alla scomparsa d’intere popolazioni, dall’aumento della conflittualità tra i poveri allo sperpero delle risorse del globo sino ad arrivare ad un controllo capillare sulle scelte dei consumi delle persone determinandone la dipendenza culturale se non addirittura ideologica, dovremmo imporci una reazione adeguata alle circostanze per evitare la previsione analizzata da Marx, nel 1847, in Miseria della filosofia. Risposta alla filosofia della miseria di Proudhon: “Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino ad allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. E il tempo della corruzione generale, della venalità universale o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica divenuta valore venale, viene messa sul mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.

Ma, per comprendere perché siamo arrivati a tanto, bisogna avere il coraggio di dire che siamo stati inadeguati da diverso tempo; ed è la nostra inadeguatezza analitico/politica che ci ha portato a subire tutto di questa cultura borghese, tanto che siamo arrivati, persino, ad accettare nelle leggi e nei contratti, l’uso di termini, risalenti al XVI secolo, quali “risorse umane” indicanti, allora – “mezzi materiali di esistenza” – ed oggi, l’insieme del personale impiegato nei posti di lavoro. Tutto ciò rivela un’ipocrisia lessicale, ancorché ideologica, che strumentalizzando il linguaggio, nasconde, al fine di evitare critiche, lo sfruttamento umano.

Bisogna lanciare alle persone messaggi chiari perché possano riscoprire le loro idealità e domandarsi quale vita vorrebbero condurre e, se scegliere di costruire il proprio destino non sia l’esatto contrario di ritirarsi in se stessi, non scegliendo di vivere secondo natura. Far capire che anche l’ambito morale ed etico (non nel senso economico, in quanto lo ritengo una forma ipocrita che tende a sfruttare gli esseri umani in una visione utilitaristica del mondo, abolente la critica della logica d’impresa) è la morte dell’egemonia economico capitalista.

Si deve insistere e basare un programma politico serio sul fatto che la concorrenza sia proprio ciò che mette gli uomini gli uni contro gli altri, che crea barriere geo-politiche e steccati commerciali, che impedisce alle persone di comprendere che quello che hai prodotto non l’hai deciso tu, in virtù del fatto che fa bene all’umanità, ma ti è stato imposto dall’alto proprio da chi si vuole arricchire alla faccia della tua coscienza. Si deve chiedere, quindi, alle formazioni politiche ed alle organizzazioni sindacali il perché non venga messo in discussione il sistema concorrenziale che è il cancro del lavoro in qualunque latitudine del mondo ed il perché non si voglia fare una scelta radicale ma efficace per migliorare le sorti di miliardi di persone che di questo subiscono i fasti peggiori che vanno dall’invivibilità del globo col suo inquinamento fino alle tensioni sociali tra persone e/o Stati, dalla disoccupazione alla povertà sino alla fame!

Dicevo all’inizio che per raggiungere questi ed altri obiettivi bisogna avere persone che sappiano distinguere tra spirito di servizio/collettivistico da quello individualistico/borghese, che siano consapevoli della portata storica che ci stiamo giocando. Bisogna evitare che i personalismi, l’elitarismo ed ogni altra forma di devianza borghese abbia il sopravvento in una formazione comunista pena quello che abbiamo sotto gli occhi: la diaspora. Perciò, ritengo sia importante ricomporre, e non rifondare come avvenuto negli anni scorsi, le forze che si rifanno ad una cultura comunista.

I siti informatici sono una opportunità non un fine: così come il partito è un mezzo per arrivare ad una società a misura d’uomo!

 

 

* Milano 26 giugno 2010

Intervento incontro svoltosi al Circolo Aurora in via Spallanzani 6 a Milano su:

“Il ruolo delle riviste comuniste nella lotta per l’unità e la ricomposizione dei comunisti nella prospettiva della ricostruzione del Partito Politico della classe operaia, del Sindacato di classe e del Movimento Consiliare che rappresenta l’unico vero strumento di democrazia per il controllo dell’organizzazione del lavoro e della produzione nei luoghi di lavoro”

… essere comunisti oggiultima modifica: 2010-06-26T23:26:00+02:00da iskra2010
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Un pensiero su “… essere comunisti oggi

  1. la vedo dura raggiungere gli obiettivi di ricomporre un partito a “misura” d’uomo che si preoccupa di lottare per l’equità sociale e non per il potere egoistico! un saluto

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