IL PASSAGGIO FEDERALISTA DALLA “REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO” A QUELLA FONDATA SU “IMPRESA E PRODUZIONE DI RICCHEZZA”

 

IMG_3328+logo.jpgfoto MOWA

 

di Angelo Ruggeri *

 

La pagheremo cara, la pagheremo tutti. Le “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, avranno conseguenze gravi sulla democrazia, la vita e la giustizia sociale, anche se molti ci metteranno anni prima di accorgersene e di fare autocritica, come è accaduto e accade per il sistema maggioritario.

Le “Modifiche” confermano, per contenuto e metodo, il

“deficit di democrazia” della cosiddetta sinistra “al” governo, che in materia costituzionale scambia, pannellianamente, il “principio di maggioranza”(anche ottenuto con il maggioritario) con il “principio di democrazia”: una Costituzione al giorno leva la democrazia di torno.

E’ il deficit di chi difende la Baraldini in nome del diritto borghese, ma butta fuori i militanti che vi ricorrono per difendere la libertà di opinione rispetto a segreterie che l’impediscono. Così è stato per un assessore Pcd’ì di Firenze e centinaia di espulsioni da Rifondazione:

dell’URSS hanno buttato il meglio(l’abolizione della proprietà privata) e tenuto il peggio: il potere dispotico. Il riflesso è talmente condizionato, che anche quando il partito non c’è più, sopravvive la “disciplina di partito”, nel cui nome la “sinistra DS” si allinea col segretario, anche quando sceglie Amato o Rutelli al Bar, con gli amici.

Per la “sinistra” la sovranità popolare (e della base) è un pretesto.

Sicché quella “al” governo traveste da “referendum confermativo”, il “referendum rafforzativo” (di sovranità popolare “costitutiva” o “sostitutiva” a secondo dell’esito) che la C. consente in carenza di decisioni assunte “solo” con la limitata maggioranza assoluta: sulla presunzione che interessati siano coloro che le vogliono cassare per difetto di rappresentatività, non chi tale difetto lo vuole superare fuori dal Parlamento.

Mentre ci si esercita a definire “politicamente” federalismo un sistema che “giuridicamente” rimane “regionalistico”, il vulnus è laddove il principio di “sussidiarietà”

, che nei Trattati europei è stato introdotto per ripartire le competenze tra Comunità europea e singoli Stati (art. 5), qui viene utilizzato per dare all’impresa titolarità in funzioni pubbliche (scuola, sanità, ecc.) e servizi, sia sociali che economici.

Un vulnus già operato dall’“arco anticostituzionale” della Commissione D’Alema, che violando l’ambito della Seconda Parte della C. previsto dalla legge sulla Bicamerale, con la sussidiarietà ha proposto il sovvertimento dei principi dello “stato sociale”, appartenenti alla Prima Parte e ai Principi Fondamentali della C. Aggredendo la concezione stessa dei diritti sociali, che la C. garantisce ben più che con il solo “stato sociale” su cui, invece, si attesta una sinistra arretrante e per ciò perdente.

Nel passaggio federalista dalla Repubblica fondata “sul lavoro” ad una “sul capitale”,

la c.d. sinistra “al” governo, con un Pcd’i che si dice comunista, “privatizza il pubblico” e “pubblicizza il privato”(Mussolini docet): come se l’impresa fosse un’istituzione democratica “di tutti” e non una proprietà privata.

Neanche più attaccato dal sindacato, il potere d’impresa si fa stato. E Confindustria governa: mentre scrivo tiene un convegno, per poi consultare lei il governo, chiedendogli “vediamo se vi va bene; invece di essere il contrario. Siamo alla dittatura del capitale(non solo in senso generale), ma la “sinistra” chiama contro Berlusconi. Per Rutelli

La destra nordista approfitterà del pseudofederalismo, per cercare di costituzionalizzare la coppia impresa-federalismo, al posto di quella lavoro-autonomie abbandonata da Cgil e “sinistra”. Tanto che vantano di superare la destra sul suo terreno: “Sul federalismo la lega ha il copyright, il polo la bandiera, la sinistra l’attuazione” (Bassanini). Vogliono essere più bravi della destra, non combatterla. Sono gli scolari modello della borghesia. E vedono ogni tendenza di dissoluzione(scuola, sanità, stato, esercito di leva, Costituzione, ecc.). come progressista.

Dopo averla inseguita su liberismo e federalismo, la “sinistra” si fregia di fare ciò che dice la destra. Così la freghiamo, pensa. Non si accorge di essere come quei mandriani di Sofocle che delle loro bestie dicono: “a questi, di cui pur siamo i padroni, facciamo da servi, e ascoltarli dobbiamo, ed ubbidirli”.

 

* Pubblicato il 1 aprile 2001

IL PASSAGGIO FEDERALISTA DALLA “REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO” A QUELLA FONDATA SU “IMPRESA E PRODUZIONE DI RICCHEZZA”ultima modifica: 2011-01-21T00:48:00+01:00da iskra2010
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