D’Alema il nodo della sua cravatta, la Repubblica, Berlusconi, la P2 e la P1

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di Andrea

Come  potete notare nelle due foto qui sotto, Massimo D’Alema si tocca il nodo della cravatta. Queste foto sono tratte, la prima dal portale de la Repubblica, la seconda dalla versione cartacea dello stesso giornale uscito il 30 gennaio 2011. Perché la Repubblica evidenzia quel gesto mettendolo in relazione alle dichiarazioni del presidente del Copasir? Nella versione cartacea evidenzia oltre al nodo della cravatta il colore rosso della stessa? Come mai quest’uso esoterico delle foto? Che segnale vuole mandare la Repubblica e a chi? Alla massimi vertici della Massoneria cari compagni.

Vi riporto il significato del nodo nel linguaggio esoterico massonico:

 

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Il cordone che fregia il tempio massonico  è costituito da una serie di nodi, che simboleggiano la fraterna unione dei massoni sparsi nel mondo. Il nodo d’amore, in massoneria è, di norma di colore rosso, sistemato nel tempio, tra le sue quattro pareti ed il soffitto della volta celeste.

 

Ieri vi ho mandato le dichiarazioni di Licio Gelli/P2 uscite sul quotidiano Il Tempo che scaricava Berlusconi e convergeva di fatto con la politica del PD, la P1, e quindi D’Alema.

La P1 e la P2 hanno smesso di litigare ed hanno ritrovato momentaneamente la fraterna unione massonica.

Ma perché questa accelerazione verso l’unità della masso-borghesia? Per la semplice ragione che tra un paio di mesi si vedranno gli effetti catastrofici della crisi capitalistica e devono correre ai ripari per evitare che le leggi attuali, in primis la Costituzione, diano alle masse popolari e in particolari alla componente comunista la possibilità di egemonizzare le proteste, che inevitabilmente ci saranno e si arrivi sulla spinta delle lotte, ad un cambio di sistema socio-politico, hanno paura del comunismo.

Per questa ragione il PD/P1 sta così alacremente lavorando per questa costituente antidemocratica. Dimenticandosi che la Costituente c’è già stata ed ha prodotto la Costituzione del 1948 la più avanzata del mondo e che lui la sta tradendo per l’ennesima volta.

Lui sta cercando di finire il lavoro che Berlusconi non è riuscito a portare a termine cercando in modo populistico di coinvolgere gli italiani, spoliticizzati dalle Tv di Berlusconi e di Stato, in un referendum autolesionistico tra parlamentarismo e presidenzialismo. Nei Paesi col presidenzialismo non esiste la democrazia in quanto le loro cartacce costituzionali sono basate sulla proprietà e non sul lavoro e quindi i cittadini non sono uguali davanti alla legge. Il presidenzialismo e il bipolarismo non sono un obiettivo della P2?

Ma d’Alema non è quello che si è dichiarato a favore dell’accordo Fiat firmato dai sindacati gialli Cisl e Uil? E vuole governare dall’alto, in modo autoritario, anche il conflitto sociale.

D’Alema, colui che ha fatto dividere e bombardare la Jugoslavia, è un grande esperto di sistemi federali ne conosce le potenzialità antiproletarie sa bene che con quel sistema socio-politico si disgrega con più facilità lo Stato nazionale in tutti i suoi comparti e si può regalare, dietro lauto compenso, magari una barca più grande, un bel conto in un paradiso fiscale, parte del Paese a quelle solite potenze imperialiste che già qui sono ben collocate e che lui frequenta regolarmente.

Riporto qui sotto alcuni obiettivi del Piano di rinascita democratica della loggia massonica P2:

Bipolarismo

Procedimenti capitolo 4

d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI – PSDI – PRI – Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della societa’ civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale.

 

Obiettivi

1

c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;

 

Obiettivi

2

Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico finanziario.

La disponibilta’ di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.

Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedra’ in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.

 

Medio lungo termine

…c) Stampa – Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.

Federalismo

a4 III – Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici piu’ che storici. Provvedimenti economico sociali.

 

Cari compagni esiste un detto: “Dalla padella alla brace”. Passare dalla P2 alla P1 non conviene, in ogni caso ci si brucia le terga.

E’ il sistema capitalistico che è marcio e D’Alema e il PD ne sono parte integrante. Il PD e D’Alema non sono la soluzione ma parte dei nostri problemi.

Per questo occorre una vera rivoluzione politico-culturale per acquisire quella reale autonomia dai capitalisti che ci consenta di lavorare per ricostruire una formazione politica comunista che faccia della lotta al capitalismo una questione di civiltà, costoro stanno solo preparando l’ennesimo atto di barbarie contro l’umanità per cercare di sopravvivere alla loro crisi: la terza guerra mondiale.

Saluti comunisti


 

 

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la Repubblica

30 gennaio 2011

 

L’INTERVISTA

 

D’Alema: “Al voto per salvare l’Italia

Serve una alleanza costituente”

 

Poi, referendum sulle istituzioni.

“Una consultazione potrebbe chiedere agli italiani di scegliere tra parlamentarismo e presidenzialismo”.

“La legittimazione maggioritaria usata contro il principio di legalità: questo il vero atto eversivo”.

“Siamo in una crisi democratica gravissima. Le opposizioni mettano da parte politicismi e interessi personali”

 

di MASSIMO GIANNINI

 

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Massimo D’Alema, Pd, 61 anni,è stato presidente del consiglio dal ’98 al 2000. Da un anno presiede il Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica

 

ROMA – “Il Paese attraversa una crisi democratica gravissima. Se Berlusconi non si dimette, l’unico modo di evitare l’impasse e il caos politico-istituzionale è andare alle elezioni anticipate. Chiedendo agli elettori di promuovere quel governo di responsabilità nazionale che è necessario al Paese, per uscire da una crisi così profonda. Lancio un appello alle forze politiche di questo potenziale schieramento: uniamoci, tutti insieme, per superare il berlusconismo”. Massimo D’Alema rompe gli indugi. Di fronte alla “notte della Repubblica” in pieno corso, il presidente del Copasir apre per la prima volta al voto anticipato, e invita tutti, dal Terzo Polo all’Idv alla sinistra radicale, ad allearsi con il Pd in una sorta di “Union sacrè” elettorale.

 

Presidente D’Alema, siamo al punto di non ritorno: il Quirinale lancia un serio altolà contro la degenerazione politica, tanto da far ipotizzare ad alcuni ministri un ricorso all’articolo 88 della Costituzione, e quindi lo scioglimento delle Camere. Lei che ne pensa?

“Mi lasci essere prudente su iniziative che vengono attribuite al Capo dello Stato. Ma il solo fatto che circolino ipotesi di questo tipo dimostra quanto sia drammatica la situazione in cui ci troviamo. Ormai siamo in piena emergenza democratica. Non voglio parlare dello scenario morale, che pure è uno dei lasciti più devastanti del berlusconismo come disgregazione dei valori condivisi. Mi riferisco alla crisi politica e istituzionale, al conflitto tra i poteri dello Stato innescati da un premier che rifiuta la legge. Questo è il vero fatto eversivo: la legittimazione maggioritaria che si erge contro il principio di legalità. Una situazione insostenibile, che ci ha portato alla paralisi totale delle istituzioni, e persino all’idea pericolosa di fare appello alla piazza contro i magistrati, di cui stavolta tutto si può dire fuorché non abbiano agito sulla base di un’ipotesi accusatoria fondata. La vera anomalia è nel fatto che in tutti i paesi del mondo un leader nelle condizioni di Berlusconi si sarebbe dimesso già da tempo, o sarebbe stato già “dimesso” dal suo partito”.

 

Qui non succede. Il premier si dichiara innocente, e dice che ad andarsene deve essere Fini, invischiato nella vicenda della casa di Montecarlo. Chi ha ragione?

“Trovo paradossale questa campagna contro Fini. Ciò che gli si imputa non ha alcuna rilevanza pubblica e non c’entra nulla con il modo con cui presiede la Camera dei deputati. In realtà le istituzioni sono state trasformate in un campo di battaglia e davvero non vedo, nella maggioranza, senso dello Stato”.

 

Ma è con questa realtà che dovete fare i conti. Come se ne esce?

“Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a lanciare una fase costituente con le forze che ci stanno, per aprire una crisi e proporre un governo alternativo. Ma a questo punto, se Berlusconi non prende atto dell’insostenibilità della sua posizione di premier, l’unica soluzione è quella delle elezioni anticipate”.

 

Non avete più paura del voto?

“Non abbiamo mai avuto paura. Era doveroso esperire tutti i tentativi per impedire una fine traumatica della legislatura. Ma ora anche questa fase si sta consumando. Quando Bossi ripete che è ancora possibile fare il federalismo – al di là del merito assai discutibile dei decreti in esame, definiti con sconcertante solennità “federalismo” – esprime una pia illusione: non si accorge che proprio la paralisi creata da Berlusconi è il principale ostacolo per raggiungere lo scopo? Ora vedo che Casini parla di larghe intese come in Germania. E’ bello questo riferimento, salvo che al posto della signora Merkel noi abbiamo il presidente Berlusconi, che non è esattamente la stessa cosa. In ogni caso, Casini aggiunge che se le larghe intese non fossero possibili, bisognerebbe andare alle elezioni anticipate. Lo giudico un fatto positivo, che rafforza il mio appello sul voto e sul governo di responsabilità nazionale. Non c’è altra strada. L’idea di ricomporre un centrodestra “europeo”, rispettoso dei magistrati e dell’etica pubblica, non è più all’ordine del giorno. In quella metà campo c’è solo un blocco di potere, creato da Berlusconi, e una minoranza fanatica che lo segue sempre e comunque”.

 

“Minoranza”, dice lei? L’hanno votato milioni di italiani.

“Le confermo: minoranza. Oggi Pdl e Lega, insieme, sono al 40%. Le forze dell’opposizione rappresentano il restante 60%, cioè la maggioranza degli italiani”.

 

Ma non rappresentano un’alternativa credibile, e dunque votabile. Lo dicono tutti i sondaggi.

“Questo è il punto. L’opposizione appare debole perché finora non ha saputo delineare un progetto alternativo, né contrastare il ricatto del premier che afferra il Paese per la gola e gli dice: o me o il nulla, non esiste alternativa possibile. Per questo propongo di rompere lo schema. Di fronte al conflitto istituzionale permanente e alla paralisi politica, le opposizioni sono chiamate a una forte assunzione di responsabilità. Qui c’è una vera e propria emergenza democratica. Se ne esce solo con un progetto di tipo costituente, che fa coincidere la conclusione del ciclo berlusconiano con la fine di una certa fase del bipolarismo e raduna il vasto schieramento di forze che si oppongono a Berlusconi: presentiamoci agli elettori e chiediamogli di sostenere un governo costituente che abbia tre obiettivi di fondo”.

 

Ce li riassuma. Primo obiettivo?

“Primo obiettivo. Sciogliere il nodo della forma politico-istituzionale del bipolarismo italiano. Siamo in un sistema plebiscitario e populista, costruito intorno a Berlusconi. Dobbiamo finalmente costruire un bipolarismo democratico. Occorre stabilire un nuovo equilibrio. Quale forma di governo vogliamo? Non demonizzo l’ipotesi presidenzialista, sul modello francese. L’importante è ridefinire in un quadro organico il sistema delle garanzie, dei contrappesi, dei conflitti di interesse, dell’informazione. E a tutto questo occorre collegare un modello di legge elettorale coerente, che ci consenta di salvare il bipolarismo, ma rifondandolo su basi nuove. La scelta del modello istituzionale si potrebbe persino affidare ai cittadini. Si potrebbe pensare ad un referendum popolare di indirizzo, per far cominciare davvero la Seconda Repubblica, chiedendo agli italiani di esprimersi: repubblica presidenziale o repubblica parlamentare?“.

 

Gli altri due obiettivi?

Il secondo è un grande patto sociale per la crescita. Lo sperimentammo sull’euro, e fu il vero successo degli Anni Novanta. Oggi ce n’è altrettanto bisogno. Ma non può essere affidato solo alle parti sociali, nè può essere pagato solo da una delle parti. E questo mi sembra il vero limite dell’accordo Fiat: la modernizzazione solo sulle spalle degli operai. Il nuovo patto deve contenere un’impronta liberale, ma temperata da una forte carica di giustizia sociale e di lotta alle disuguaglianze. Il terzo obiettivo è il funzionamento dello Stato. Lo stesso federalismo, se non è collegato a una vera riforma della Pubblica Amministrazione (e quella di Brunetta non lo è) si riduce a semplice redistribuzione del potere tra le elite”.

 

Ma perché questa idea del governo dell’emergenza dovrebbe funzionare ora, visto che se ne discutete inutilmente da mesi?

“Perché la situazione precipita. La crisi politico-istituzionale, l’accavallarsi delle vicende giudiziarie, la guerra tra i poteri dello Stato. Cos’altro deve succedere, per convincerci della necessità di una svolta?”.

 

Chi è il candidato premier di questo Cln che si presenta alle elezioni anticipate? È vero che lei punta su Casini, per chiudere l’accordo con il Terzo Polo?

“Non punto su nessuno e non spetta a me questa indicazione. Se questa riflessione sarà condivisa, sarà il mio partito con il suo segretario e i suoi organismi dirigenti a compiere le scelte necessarie”.

 

La scelta può cadere anche su un “papa straniero”, tipo Draghi o Monti?

“Mi creda, questa è una partita troppo importante per essere giocata nel solito toto-nomi. L’importante è avere chiara la portata della posta in gioco”.

 

Il Pdl è in pieno disfacimento, ma anche il Pd non sta messo bene. Che mi dice del disastro delle primarie a Napoli?

“Intanto a Napoli spero che venga accolto l’appello di Bersani a trovare una soluzione unitaria. Più in generale, mi auguro che questa vicenda ci aiuti a fare una discussione serena e non ideologica. L’ho detto un migliaio di volte, guadagnandomi sul campo l’accusa di “nemico del popolo”: ci sarà pure un motivo se gli americani, che le primarie le hanno inventate, hanno un sistema che assicura il voto solo agli iscritti al partito, e non al primo che passa. Se avessimo adottato questo sistema anche noi, oggi sapremmo chi ha votato a Napoli, e non ci troveremmo in questo caos. La democrazia è fatta di regole, altrimenti è pura demagogia. Io non sono contro le primarie. Anzi, le voglio salvare. Ma per salvarle, so che dobbiamo regolarle in un altro modo”.

D’Alema il nodo della sua cravatta, la Repubblica, Berlusconi, la P2 e la P1ultima modifica: 2011-02-04T00:49:00+01:00da iskra2010
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