Quattro domande sulla Lega che si continua a non capire cos’è veramente

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di Angelo Ruggeri

 

Mentre il PD “costola della lega” è stato esaltato su Il Fatto Quotidiano (che dopo una intervista ad un cripto leghista ed ex-bancario PD – tale Marantelli – non ha dato possibilità di replicargli non pubblicando lettere come quella di Martignoni) (vedi SENZA IL PD LA LEGA SI SCORDA IL FEDERALISMO – Scritto da Il Fatto Quotidiano – Elisabetta Reguitti – Martedì 25 Gennaio 2011 01:00 – Ultimo aggiornamento Venerdì 11 Marzo 2011 18:23)

QUATTRO DOMANDE QUATTRO SULLA LEGA (a tutti e anche a “Il Fatto Quotidiano”).  Quattro domande sempre valide e utili per approfondire un fenomeno che la sinistra, i suoi giornali e suoi tellettual.in non hanno mai capito. Pariamo di cosa è veramente la Lega, quel partito e quel simbolo, ormai il più vecchio tra tutti quelli degli attuali gruppi politici, figli del continuo trasformismo politico e simbolico degli ultimi anni.

QUATTRO DOMANDE DELLE CENTO PISTOLE

1) Perché gli intellettuali “post-moderni” e “post-marxisti” del c.d. centrosinistra e delle pseudo sinistre c.d. alternative, solo dopo le ultime elezioni politiche hanno cominciato ad accorgersi che il leghismo non è un’escrescenza, ma l’effetto del disarmo ideologico nei partiti di massa ispiratori del primato della democrazia sul mercato nel rapporto tra territorio e fabbrica? (ma poi se ne sono subito dimenticate e hanno continuato a rifarsi alle manifestazioni più esteriori e simboliche del leghismo – localismo, razzismo, antimeridionalismo – non sapendo cogliere anche dopo le ultime regionali, la sua ideologia e vera natura politico-sociale-istituzionale).

2) A quali cause occorre risalire per spiegare perché il leghismo è il collante di un blocco sociale che trascina egemonicamente anche spezzoni di una classe operaia che la cultura post-marxista della “sinistra” di ogni specie e dei suoi tellettual-in ha addirittura considerato estinta? (*n.b.)

3) Su cosa si fonda la forza del leghismo nell’incalzare Berlusconi per la costruzione del federalismo? Una forza che deriva dal ruolo di avanguardia politico-culturale in difesa degli interessi delle diverse frazioni del capitalismo privato, in ciò favorito dalla subalternità del partito democratico (ultra federalista in Toscana e in Emilia) e dalla “passività” delle cosiddette “sinistre” sconfitte nelle varie elezioni che hanno consacrato la loro autodecapitazione anzitutto ideologica già riassunta nel simbolo della “sinistra arcobaleno” oltre che “nell’individualismo” del “capo” come apoliticismo animalesco che assume le forme sia del “settarismo” sia dell’”antipartito”, che sono forme di “clientela personale” e della “negazione dei partiti”, da parte di coloro che pur essendo uomini di partito vorrebbero essere “capi partito per grazia di dio e dell’imbecillità di chi li segue” Gramsci (Q15, pagg.1752-1755). Così facendo si costruisce nei fatti un rapporto di reciproco sostegno e continuità tra i “capi” del berlusconismo, del pidiessismo, del leghismo, del vendolismo, del dilibertismo, del dipietrismo, ecc. che anche per ciò sono tutti e in vari modi favorevoli, oltre che al “capo” governatore di Regioni e nei Comuni, “all’ideologia dittatoriale di destra dello Stato liberale” ovvero “col suo rafforzamento dell’esecutivo” che lucidamente indica essere il tramite per il passaggio e il collegamento con lo stato fascista?

4) Come mai le leghe e il leghismo hanno potuto avvantaggiarsi di tale individualismo e apoliticismo animalesco del “capo” per grazia di Dio e imbecillità di chi li segue, in un modo duplice, sia cavalcandolo col “capo” padrone, sia negandolo rifacendosi al partito pesante e fortemente insediato; costituendo un proprio notabilato e potentato locale ad immagine e somiglianza del maggioritario e degli altri “capi” di dirigenze e ras locali e nazionali. Emblematico il ruolo di Bassolino, indicato ricordate?  come l’uomo del futuro della nuova politica e dei “governatorati” regionali. Immediati protagonisti dei diffusi scandali che anticipano quelli del futuro federalismo proposto dai Vendola, dai D’Alema dai Veltroni, i quali in nome della c.d. “autonomia del politico” hanno assunto la forma di potere del maggioritario anglosassone, del “governo per agenzie” e del “governo ombra”, finendo sotto il mantello del governo Berlusconi, in quanto la regola del maggioritario è INFLESSIBILE: CHI COMANDA NON HA LIMITI ALL’ESERCIZIO DEL POTERE.

Note.

Nella nostra monografia sopra citata, si parlava SIA di “lunga durata della lega e del leghismo SIA di quello che rileva S. d’Albergo, uno dei pochi che negli anni ha davvero approfondito e pubblicato gli studi di tutte le forme sociali e politiche, giuridiche e istituzionali del fascismo, le cui vicende (dal movimentismo diciannovista  sull’esaltazione del ruolo dei ceti medi e piccole-medie imprese, a quelle degli anni ‘20 e specialmente anni ‘30, molto dimenticate), come quelle del leghismo, hanno quella che si definisce “complessità” che solo di recente è stata assunta come categoria concettuale.

Vicende attraverso le quali il movimentismo fascista tese ad inserire i valori dell’individuo e le forme di governo, andando oltre la cultura liberale, in una versione del sociale che non si limita a negare il sociale stesso, come avveniva ed avviene nello stato liberale, ma arriva a rovesciare e a riconoscere il peso del sociale con una risposta classista e reazionaria volta ad egemonizzare, e non semplicemente a contenere, le spinte popolari. Come, mutatis mutandis, fanno la Lega e il leghismo di ogni tipo.

Infatti  decisivi per il fascismo furono la creazione di IMI, IRI (per collettivizzare le perdite), la legge bancaria (ancora in vigore come del resto il codice civile – derivato dalla Carta del lavoro del 1927– a cui oggi viene sottoposto tutto ciò che viene privatizzato, non rispondendo così più alla Costituzione), e la privatizzazione nel 1928 delle banche d’interesse nazionale: PER COLLEGARE STRUTTURE ECONOMICHE E SOVRASTRUTTURE ISTITUZIONALI – onde assicurare all’economia un equilibrio “autosufficiente” – che sono le  stesse finalità a cui mira anche la Lega per collegare la struttura economica con la sovrastruttura istituzionale del federalismo, come da tempo ha affermato ed ora rilanciato con “le Banche del Nord”.

Leggere, per credere, 2 o 3 esempi di quanto dichiarato da tempo in documenti e giornali dalla Lega: “Privatizzare? Certo, siamo disposti a privatizzare tutto. Meglio trattare con uno stato debole se bisogna cambiarlo. Mussolini nel 1928 aveva privatizzato le banche d’interessi. Per lui è stata una carta forte contro lo Stato. Lo sarà anche per noi” (BOSSI, su L’EUROPEO – 14-9-1990): “ma dobbiamo realizzare i tre stati” (Bossi, Rinascita, 30-12-1990).

Ancora: “La privatizzazione attraverso la Borsa è uno strumento adatto per lo sviluppo del capitalismo…da privatizzare sono IRI, ENI, IFIM, Banche pubbliche, ferrovie, ENEL, Poste, Sanità…il tutto per stimolare un capitalismo diffuso di marca thatcheriana” (Bossi, La Repubblica. 30-1-1991)

IL PUNTO E’ CHE OLTRE A NON AVER CAPITO COSA E’ VERAMENTE, IL LEGHISMO E’ STATO INSEGUITO, LEGITTIMATO (specie dai post-PCI e progressisti “intellettuali post-moderni e post-marxisti),  ED E’ STATO SOPRATUTTO ESAUDITO IN MOLTISSIME DELLE SUE RIVENDICAZIONI: sia sul suo terreno politico-istituzionale (federalismo, riforme istituzionali, ecc.) sia nelle sue rivendicazioni economico-sociali quali, sono solo esempi: “la privatizzazione di tutto il privatizzabile e dei servizi da gestire con le regole del mercato e della democrazia del denaro fondata sul nuovo ruolo della Borsa dei valori“;  perchè “il padrone non è un nemico“: quindi “occorre una contrattazione non conflittuale“;  “il ripudio dello sciopero come forma di lotta“; un “patto tra produttori” e “azionariato popolare“; “la cogestione delle imprese“; le “gabbie salariali“; la “libertà di licenziamento“; “agenzie private invece degli uffici di collocamento“; “assicurazioni integrative private“, ecc., sono come altre ancora tutte rivendicazioni della Lega figlia dell’ideologia d’impresa e tutte esaudite. ecc.

Non aver capito e quindi non aver denunciato la Lega come ala marciante del revanscismo padronale ed averla anzi inseguita, l’ha fatta apparire e legittimata come un soggetto di difesa della classe operaia, dei lavoratori e dei settori popolari. Cose mirate a trasferire tutto su un c.d. interesse regionale per sostituire con esso tutto il resto: la lotta sociale e l’antagonismo di classe con quello tra etnie nazionali e regionali: similitudini che ritornano, mutatis mutandis, se è vero come è vero che il fascismo “trasferiva” e teorizzava tutto su “l’interesse nazionale”, così  “conciliando capitale e lavoro” in nome della “efficienza e produttività” ed esaltando i ceti medi, come sua base di massa, e “i valori” e “i diritti dell’individuo” contro “lo stato economico” da “smobilitare”, a favore degli “interessi della borghesia produttiva” (Mussolini, 1921).

N.B.: tenere presente la crisi ideologica e la contraddizione nel PCI, espressa dalle Regioni “rosse” dal presidente dell’Emilia, Guido Fanti, che per primo parlò di “Padania”. Una crisi ideologica che bloccò la politica di programmazione economica democratica dei comunisti, che rappresentava anche i piccoli imprenditori, che grazie a quella politica venivano coinvolti nel più vasto movimento di classe e democratico che lottava contro i grandi gruppi multinazionali e finanziari.
Si apriva, dopo la morte di Berlinguer e con l’abbandono della programmazione economica, una crisi della democrazia e si gettava nelle braccia del grande capitale e di una delle sue articolazioni politiche la Lega, la piccola impresa, trasformandola in una parte di un movimento reazionario di massa, il leghismo.

Fin qui si tratta di rispondere su come ci si è comportati e perché. Poi si tratta di interrogarsi e rispondere su quali prospettive, gravi e irreversibili si sono determinate, a partire dal vulnus della democrazia e del sistema sociale oltre che politico sancito dalla Costituzione – introdotto dal Pds-Ds – con l’abbandono del partito di massa, dell’identità sociale e ideale. Per quanto riguarda la materia istituzionale, altra nefasta azione è avvenuta con l’abbandono del sistema elettorale proporzionale (che fu scelto dai partiti della Costituente e della Costituzione del 1948), introducendo il presidenzialismo nei Comuni, Province e Regioni con l’elezione diretta di sindaci, e presidenti e il cesarismo del premier – introdotto senza alcuna deliberazione parlamentare ma in tipografia, facendo stampare il nome del premier sulle schede; poi con la modifica federalista del Titolo V della Costituzione con una devolution che in realtà è stato un golpe contro la Costituzione tramato e attuato con la SUSSIDIARIETA’ dello stato rispetto alle imprese private come già fece il fascismo, limitandolo però solo alle funzioni economiche, mentre ancor peggio del fascismo la sussidiarietà del centrosinistra è stata estesa a tutte le funzioni che per la Costituzione sono esclusivamente pubbliche e statali (sanità, istruzione, giustizia, informazione, ecc.)

La Lega vuole mantenere aperta la sua prospettivaseparatista”: tanto più i suoi uomini, come Tremonti, accentuano l’economia duale italiana che, di fronte all’intensificarsi della crisi, anche a causa dell’incapacità degli Stati di rifinanziare il debito accumulato e alla ravvicinata scadenza dei Titoli di Stato e delle obbligazioni, cifre immense che ci condurranno al PASSAGGIO DALLA CRISI AD UNA GRANDE CRISI, portandoci verso un EURO A DUE VELOCITA‘, per scindere e spingere una parte dell’Italia a entrare nell’Euro forte e un’altra verso l’Euro debole. Un gioco che la Germania in testa e gli altri Paesi occidentali in condizioni simili e meno gravi, in forme diverse ma sempre con mire economiche di dominio, hanno già fatto con la Jugoslavia e con altri Paesi del Centro-Sud- e Centro-Nord-Europa.

Quattro domande sulla Lega che si continua a non capire cos’è veramenteultima modifica: 2011-04-20T00:16:00+02:00da iskra2010
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