Le turpitudini dei Savoia

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di Angelo Ruggeri

Briciole di storia di Casa Savoia, atroce e piu antica Casa regnante d’Europa, dopo il patriottismo-monarchico diffuso in questi giorni, ben sapendo che anche se quelle delle c.d. autorita e di Napolitano sembrano innocenti, nelle parole il nostro stesso senso senso si forma ma tende anche a digregarsi e a disperdersi se non si contempla piu  nello specchio della memoria almeno l’ombra della vera storia, obliata dalla retorica e persino dagli omaggi di Napoitano al Re savoiardo.

LA SINISTRA “REALISTA” (pubblicato e così titolato quando fu approvata la rimozione del divieto costituzionale al rientro dei Savoia)

(Angelo Ruggeri). Quanta sensibilità per le teste coronate. “Persino a sinistra – ha scritto soddisfatto un intellettuale neofascista – vedo formarsi gruppuscoli di Monarchia proletaria”. Infatti alla “sinistra” va bene tutto ciò che va bene anche alla destra. Nemmeno un monarca li distingue. Sicché insieme abrogano non “una” ma 2 norme: anche quella che vieta l’eleggibilità, non solo quella che vieta il rientro dei Savoia.

Dai tempi dell’aggressione alla Libia l’Italia non si prosternava unanime ai Savoia. Complice il solito “bipolarismo maggioritario” che, con la sua “personalizzazione verticistica produce un impoverimento secco della rappresentanza” (De Rita, Corsera 8/2/02), anche sui Savoia – come sulla guerra – trasforma un Si del 50% degli italiani in quasi unanimità del Parlamento. Ad opera di chi disse che il maggioritario distingue maggioranza e opposizione.

La guerra alla Libia disturbò l’equilibrio del mondo, fu causa principale della prima guerra mondiale. Trionfo aggressivo del violento nazionalismo monarchico e costoso cimitero di due generazioni di italiani, ci macchiò di crimini barbari e incivili. Eppure tutti, anche i socialisti come oggi i diessini, si prosternarono davanti al trono.

Mussolini, ancora socialista, allora disse: “chi ha mandato i re alla ghigliottina sono all’avanguardia del progresso”. Poi avrebbe amato “re sciaboletta” che gli permise: marcia su Roma; ascesa al governo; instaurazione del regime; delitti, tra cui Matteotti; incendi e violenze di squadracce; guerra d’Etiopia con i gas e il genocidio di 3000 civili di Adis Abeba; leggi razziali; guerra nazifascista.

E dopo tali turpitudini e dopo aver attirato l’Italia nel baratro, l’atroce Casa regnante, la più antica d’Europa, fugge abbandonando l’esercito e Cefalonia, Roma e l’Italia a scherani sanguinari, tedeschi e repubblichini di Salò, che cariche dello stato e revisionisti azzeccagarbugli della storia equiparano ai partigiani della libertà. Il conformismo che ha portato alla barbarie sdogana gli assassini e, ora, apre a una Casa che ha decorato Bava Beccaris per aver preso il popolo a cannonate. A quando un “Libro nero dei Savoia”?

La norma costituzionale fu una scelta di civiltà, non una “indegna disposizione”, come l’ha definita l’ottimo Massimo Lodi (Prealpina 20/2/02). Li esiliarono. Che dovevano fare? Ghigliottinarli come altri in casi simili? O portarli a Piazzale Loreto?

Non ci rassicurano gli irenici commenti dei causidici sull’inintelligenza dei Savoia. Anche un piffero come Napoleone III, rientrato, riuscì a farsi incoronare dopo essere stato eletto – si noti bene – presidente della Repubblica.

“Gli umiliati di Piazza Navona”, dando il voto ai Savoia danno un colpo all’antifascismo che regge la Repubblica e la Costituzione che, con la Bicamerale, cercarono di cancellarla d’intesa con il “barbaro” Berlusconi. Non ne indovinano una, ma si buttano sulla dichiarazione di fedeltà a Ciampi, che era di quel partito (d’azione) che Cavour e il Re dicevano di “avere in tasca”.

Da Umberto Biancamano (1034) in poi, i Savoia sono fedeli non ai giuramenti ma solo alla propria tradizione dinastica, fatta di opportunismo e mancanza di scrupoli. Furono ghibellini, poi guelfi, spesso l’uno e l’altro. Contro i pagani usarono la Chiesa e contro la Chiesa l’Imperatore; contro l’Imperatore usarono la Francia e contro la Francia usaroni i Plantageneti d’Inghilterra. E Amedeo VIII si faceva chiamare “pacifico” mentre faceva o preparava guerre.

Opportunismo continuo, in una discendenza che ha visto i figli essere sempre peggiori dei loro padri. Se l’Unità, e il PCI, non avessero annunciato subito i dati della vittoria della Repubblica raccolti seggio per seggio, i Savoia avrebbero continuato il loro giochetto millenario. Non osta ricominciarlo un loro giuramento: “sarebbe un bluff”, annunciava un monarchico sul Corsera il 28-8-00. A fianco c’era l’articolo “Se la razza è canina”, che Francesco Merlo concludeva così: “Ma che tempi politici sono questi dove la centralità operaia è stata occupata dai cani?”

 

Le turpitudini dei Savoiaultima modifica: 2011-05-04T01:00:00+02:00da iskra2010
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