Da Rosa la rossa a Rosy la Bindi

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di Angelo Ruggeri

Pre Scriptum, a: “Il Secolo lungo” del 900, dai Signori della guerra ai Signori dell’atomo, dall’imperialista e nazi-fascista “modernismo reazionario” all’imperialista e Occidentalista “modernismo reazionario”  anche di guerra, espressione della tecnica  intesa come parametro per definire la superiorità o meno della civiltà, a cui spesso l’Occidente è ricorso, e che è stata all’origine di tanti genocidi: da quelli degli indiani d’America a quelli degli ebrei ed oppositori del nazismo, ma anche e soprattutto dello “sterminio occidentale dei popoli non adatti alla produzione capitalistica”, come all’inizio del ‘900 diceva il liberale inglese Hobson, ripreso per vari aspetti anche da Rosa Luxemburg e da Lenin nel definire la sua teoria dell’imperialismo.

 
Nel lungo secolo 900 che è finito ma non finisce mai di finire

Da “Rosa la rossa” a “Rosy la Bindy” (Mattinale del 1 aprile).

Rosa Luxemburg “la rossa” è entrata di diritto nella grande Storia della quale, crediamo, non farà mai parte Rosy la Bindi “vendoliana” e vendolisticamente candidata da cerchiobottisti-, arcobalenisti e “sinistri” sui quali e quanto prima possibile e inevitabilmente, si abbatterà la NEMESI (siatene certi), che ha proposto un altro Aventino.

Nel passaggio da “Rosa la rossa” a “Rosy la Bindi” c’è tutta la perversione politica e l’arco o, meglio, “l’arcobaleno” discendente della storia a cui è pervenuta una  “sinistra” che ancora solo pochi giorni ha candidato Rosy la Bindi a rappresentarla.

 
Una “sinistra” che solo per essere e per esistere, infanga la cultura e la politica, la storia e la memoria e l’eredità filosofica di quella che che non per caso veniva definita “sinistra estrema” che ha fondato per la prima volta in Italia la Democrazia e la Repubblica e che viene disonorata politicamente da tutti quelli che oggi soggiornano in questa “sinistra” di varia specie, da comunisti che erano o dicevano e magari ancora dicono di essere.
 
E’ bene che sappiano i “sinistra ecologia Libertà con Vendola” (c’è scritto così su una cartolina del candidato alla Regione Lombardia Mario Agostinelli (che invitiamo a ripensarci se intende davvero difendere la Costituzione, anche perché ritenendosi gramsciano potrebbe accettare di dipendere da un “capo” che candida una Bindi che propone un Aventino che proprio Gramsci i comunisti contestarono duramente anche fisicamente restando da soli in Parlamento), che Rosy la Bindy è una acerrima nemica della Costituzione al punto da “rompere” con i suoi compari di cordata dei c.d. “giuristi democratici” che, dopo tre lustri hanno iniziato a temere che “cambiare la Costituzione” porta ad una frana istituzionale, per cui hanno un poco frenato. Frenata di cui l’impavida Rosy la Bindi non vuole neanche sentirne parlare.
 
 
Donde che Rosy la Bindi non si perita delle sue limitate qualità intellettive e politiche e all’opposto di Tina Anselmi – forse la più grande donna della Repubblica democratica e antifascista italiana – minacciata dalla P2 e per questo emarginata anche dal suo partito, a favore di Rosy la Bindi che persegue di “cambiarle” la Costituzione seguendo la freccia stradale direzionale che indica il Piano P2.
 
Proponendo l’Aventino, forse mirava a far precipitare la crisi come avvenne nel primo Aventino, ma in ogni caso ha mostrato di non aver appreso neanche le più semplice delle  lezioni della Storia che, del resto, Rosy la Bindi e tutta la sinistra “vendoliana” o meno hanno invitato a dimenticarla, cancellando anche dalla sola memoria IL SECOLO LUNGO del 900, che gli odierni fatti – confermando che la storia non si può farla  a pezzi come quarti di bue – dimostrano che nel XXI sec., nella continuità della storia, prosegue la storia del XX secolo particolarmente significativo per le conquiste democratiche e sociali  ottenute nel fuoco della lotta di classe e contro il colonialismo e l’imperialismo delle “democrazie” (sic) Occidentali; e dopo la sconfitta del nazi-fascista imperialismo guerrafondaio germanico, nelle lotte contro l’imperialismo delle potenze coloniali messe in fuga dalle Rivoluzioni nazionali e indipendentiste in Africa e nel mondo.
 
 
Potenze imperialiste che hanno però continuato a promuovere guerre per procura in tutti i paesi dell’Africa, usando e sostenendo clan e oligarchie dittatoriali che garantivano a loro lo sfruttamento delle risorse e delle grandi ricchezze dei Paesi ex coloniali, lasciando i loro popoli nella miseria e nella fame, fattore che – ce lo dicevamo già negli anni 60-70 – avrebbe portato a migrazioni di massa che la fame rende e progressivamente renderà sempre più travolgente e inarrestabile di uno tsunami.
 
Rosy la Bindi è stata molto molto fortunata a trovare un Berlusconi che essendo come il famoso Gaudissart di Balzac, per la sua stessa natura ha preferito dare su di lei giudizi estetici piuttosto che sulle sue facoltà intellettive e culturali di piccola donna della “seconda repubblica” ispirata dalla P2, che dimostra di essere l’opposto di quella Tina Anselmi che, viceversa, si è rivelata e resta una vera e grande donna della sola ed unica “Repubblica” che è stata e risulta realmente fondata: la “Prima Repubblica” democratica e antifascista della storia d’Italia.
 
Lei, Tina Anselmi, era e avrebbe dovuto essere la persona più degna di occupare il ruolo di capo dello stato, al posto di Napolitano che presidenzialisticamente, copiando dal gollismo autoritario, esercita ruoli che costituzionalmente non gli competono, da ultimo persino convocando i capi gruppo parlamentari, come fosse appunto un Chirac o un Sarkozy di cui forse invidia i suoi poteri e il suo decisionismo guerrafondaio, almeno, a a giudicare dalle parole di sostegno di Napolitano alla guerra e all’interventismo militare espressivo di un imperialismo politico ed economico che l’intervento armato dal canto suo rende solo più eclatante.
 
Come non ripensare a quando già nel PCI, il nome di Napolitano veniva associato a quello di “amerikano” e al fatto che oggi ha ricevuto riconoscimenti da parte di altri americani, di cui i nostri giornalisti di complemento, stante il loro provincialismo, si sono entusiasmati fin quasi alle lacrime. Per quello che già negli anni 60 veniva assimilato al Re di Maggio.

Non solo per la sua straordinaria somiglianza con Umberto di Savoia ma in particolare per i suoi modi formali e formalisti, con i quali tendeva a mascherare i fatti con l’oblio del linguaggio che diventa una sclerosi delle parole che si chiude sopra di noi e la realtà come una tomba sulla verità.
 
Sicché – ben ricordiamo – in un attivo regionale di lavoratori e sindacalisti comunisti della Lombardia, nel suo intervento conclusivo Napolitano – che osteggiava l’intenzione di proclamare uno sciopero generale – riprese il sottoscritto per una parola, per aver definito “selvagge” le ristrutturazioni produttive che erano in corso. E poi riprese Sabattini (un capo della Fiom e dei c.d. sandinisti) il quale citando Napolitano che aveva detto “non siamo una tigre di carta e senza unghie”, gli gridò: “e allora graffiamo, facciamo scorrere un po’ di sangue dal volto di questi padroni”.
 
A quel punto, il compunto e formalista Napolitano perse le staffe (gratta gratta e come per tanti sotto il bianco emergono ben altri colori): andò su tutte le furie e si mise a gridare contro un tale linguaggio colpevole del fatto che nel suo simbolismo faceva capire “troppo” di quel che si voleva ovattare.
 
“Ovattare” è una parola chiave del capo dei miglioristi e di destra del Pci, che ovattò anche la famigerata “Legge finanziaria” alla cui introduzione collaborò attivamente Napolitano.
 
Legge che da allora avrebbe subordinato i bisogni sociali, censendoli a tavolino con le statistiche dei burocrati anziché censirli in modo reale con la partecipazione dal basso delle popolazioni dei territori prevista sistema democratico del circuito giuridico-istituzionale della programmazione democratica dei bisogni a cui corrispondere con i criteri della economicità pubblica: devo soddisfare bisogni essenziali e reperisco obbligatoriamente le risorse necessarie.
 
Con ciò, ci si pose contro anche alla programmazione sanitaria e contro la Riforma sanitaria che Enrico Berlinguer definiva “spezzoni di socialismo”, bloccata tramite l’introduzione della Legge finanziaria di Bilancio e dei criteri di economicità privata, con la logica privatistica del bilancio aprioristicamente sancito come si usa fare nelle imprese private (faccio un intervento solo se ho già a disposizione le risorse e garanzie di profitto).
 
Ovattando ovattando con l’oblio del linguaggio i fatti e i comportamenti manovrieri, fu subito cancellata di fatto – lo si ricordi ad imperitura memoria – l’appena approvata prima e unica riforma amministrativa dello stato italiano prescritta dalla Costituzione fin dal 1948: la famosa legge 833/1978 di Riforma sanitaria che già anticipata dalle esperienze operaia nelle fabbriche e delle popolazioni nel territorio di difesa della salute tramite il controllo sociale sulle produzioni e sull’organizzazione sia del lavoro che del territorio, istituì il Servizio Sanitario Nazionale e che l’ONU assunse e indicò come modello sanitario a  tutti i Paesi del Mondo.
 
Una delle grandi riforme democratica dello Stato che per non procedere sulla strada della democratizzazione e socializzazione dello Stato e della Pubblica Amministrazione ovvero attuando la Costituzione, ci si volse con linguaggio piduista a sostituire la sua democratizzazione con la privatizzazione, perseguendo i piani proclamati – da Craxi sul piano parlamentare da Licio Gelli sul piano occulto – della c.d. “grande riforma istituzionale”, che contrastando con la Costituzione avvio tutti i processi volti non ad attuarla ma a sovvertirla, “cambiando” – come si usa dire ancora oggi – la Carta del 1948.
 
Anche al fine di applicare la logica d’impresa e del privato  anche alle funzioni pubbliche che come tali sono inderogabili (come scuola,, sanità, ecc.) mentre col privato – sostituendo i criteri dell’economicità pubblica con quelli dell’economicità privata – diventano derogabili in quanto vengono subordinate e rese dipendenti – come effettivamente è avvenuto –  da decisioni finanziarie precostituite in funzione di un precostituito  “pareggio di bilancio”.
 
Ovvero facendo come se la nostra Costituzione non si fondi sul lavoro ma sull’impresa come è effettivamente nel sistema tedesco, dove il “pareggio di bilancio” è sancito persino in quella che è appunto una Costituzione fondata sull’impresa; pareggio di bilancio che oggi la Germania alla UE e la UE a tutti i Paesi propone di inserirlo nella nostra e in tutte le Costituzione. Loro quindi sono coerenti con la loro Costituzione. Mentre qui da noi, per quello che si fa, i c.d. politici e forze sociali dei destra e di sinistra, devono compiere atti infinitamente più gravi, sovversivi, dovendo tradire la proprio Costituzione del 1948 che sancisce come inderogabile e obbligatorio il soddisfacimento dei bisogni reali da parte delle  funzioni pubbliche che come tali sono costituzionalmente obbligatorie.
 
In particolare quelle sociali di cui la sanità rappresenta la più sociale che più sociale non si può essere perchè riguarda tutti nessuno escluso, ma alla quale però da allora, con i centrosinistra come con i centrodestra, col consenso di forze politiche e sindacali di ogni tipo di “sinistra”, avendo accettato i criteri dell’economicità privata e di dare al privato il ruolo di “pubblico” (come in modo meno grave di oggi fece già il fascismo che incluse solo i servizi economici e non anche le funzioni pubbliche)  vengono sottratte aprioristicamente le risorse necessaria per dare attuazione ad un modello che secondo la Costituzione deve garantire l’universalità e la gratuità del soddisfacimento del bisogno di salute, ponendo il bilancio al servizio dei bisogni di salute e di prevenzione e non viceversa.
 
Nota di mail precedente, su Rosa la Bindi candidata dal Governatore del Regno delle Puglie con cui il Vendola ha accettato quella che è una tra le altre, una figura politicamente più spregevole del PD e del centrosinistra, non solo perchè la Bindi ha sostenuto la “cesaristica” revisione autoritaria della forma di governo, forma di stato e forma della magistratura della Costituzione elaborata dalla Bicamerale d’Alema ma ancora oggi e la più ardente sostenitrice del revisionismo costituzionale tanto convinta da arrivare a polemizzare e a “rompere” col gruppo dei c.d. giuristi democratici ex dossettiani che, bontà loro, hanno avuto un ripensamento sulla validità e utilità di proseguire sulla strada di un modifica della Costituzione e della sua Seconda Parte che inevitabilmente diventa una revisione autoritaria e che favorisce la destra qualunque sia lo schieramento elettorale in cui si colloca. Un personaggio opposto a quella che avrebbe Lei si dovuto essere eletta a capo dello stato per tutto quello che ha dimostrato nella vita e non con le chiacchiere alla Rosy Bindi, di essere garante vero della Costituzione, e alla quale invece si è permesso che fosse attaccata e sabotata dai piduisti e dagli amici di destra e sinistra della P2 contro cui lei seppe condurre una Commissione d’inchiesta senza cedere ai continui ricatti e minaccia a cui fu gi allora sottoposto. Lei grande donna della Resistenza e della Repubblica, prima donna a diventare ministro e già Presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare della p2 sovversiva della Repubblica democratica nata dalla Resistenza LEI, LA ONOREVOLE VERAMENTE ONOREVOLE TINA ANSELMI, fatta dimenticare e lasciata nel dimenticatoio dai partito che dall’arco costituzionale sono passati TUTTI all’arco anticostituzionale.

Nota nostra. Vendola accetta cioè quella che è una delle  figure politicamente spregevoli del PD e del centrosinistra, non solo perchè la Bindi ha sostenuto la “cesaristica” revisione autoritaria della forma di governo, forma di stato e forma della magistratura della Costituzione elaborata dalla Bicamerale d’Alema ma ancora oggi e la più ardente sostenitrice del revisionismo costituzionale tanto convinta da arrivare a polemizzare e a “rompere” col gruppo dei c.d. giuristi democratici ex dossettiani che, bontà loro, hanno avuto un ripensamento sulla validità e utilità di proseguire sulla strada di un modifica della Costituzione e della sua Seconda Parte che inevitabilmente diventa una revisione autoritaria e che favorisce la destra qualunque sialo schieramento elettorale in cui si colloca. Un personaggio opposto a quella che avrebbe Lei si dovuto essere eletta a capo dello stato per tutto quello che ha dimostrato nella vita e non con le chiacchiere alla Rosy Bindi, di essere garante vero della Costituzione, e alla quale invece si è permesso che fosse attaccata e sabotata dai piduisti e dagli amici di destra e sinistra della P2 contro cui lei seppe condurre una Commissione d’inchiesta senza cedere ai continui ricatti e minacce a cui fu gi allora sottoposto. Lei grande donna della Resistenza e della Repubblica, prima donna a diventare ministro e già Presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare della p2 sovversiva della Repubblica democratica nata dalla Resitenza: LEI, LA ONOREEVOLE VERAMENTE ONOREVOLE TINA ANSELMI, fatta dimenticare e lasciata nel dimenticatoio dai partito che dall’arco costituzionale sono passati TUTTI all’arco anticostituzionale.
 
“Vendola rottama il vendolismo” (parte di un articolo -con qualche nostra n.d.r  – apparso su rivoluzione democratica, con nota sotto)

 
(…) Se Sallusti (su Il Giornale, ndnr) ha mostrato il corpo di Vendola come madre natura l’ha fatto, La Repubblica del 16 febbraio ha fatto di peggio, ha messo a nudo il corpo politico del vendolismo, lasciando scoprire, in una botta sola, di che inquietante sostanza esso sia fatto. Colpisce l’analogia tra l’istantanea del Vendola giovane e l’intervista da egli concessa a La Repubblica. Se nella prima egli esibisce il suo corpo nudo ad uno scatto amico, nella seconda ostenta senza pudore alcuno la sua idea che occorra «una coalizione d’emergenza» che comprenda, oltre al Pd, Casini, Fini, e i rottami della destra, e che a capo debba esservi Rosy Bindi (vedi nota sotto).
 
 
Il manifesto di ieri esprime stupore e stizza per quella che chiama, con eufemismo, “mossa del cavallo” di Vendola, e non si esime dal criticare la sua proposta come… d’alemiana. Conoscendo un poco come vadano le cose dalla parti de il manifesto, si capisce che si è data voce ai malumori di quell’area vasta di sinistrati che negli ultimi mesi aveva considerato Vendola il proprio ultimo Messia.
 
Un’area che si era esaltata con americanate del tipo «Obama bianco», «Primarie sempre» e altre amenità. Gente che adesso si scopre essere stata infinocchiata, abbindolata, tradita; che aveva creduto non solo al feticcio vendoliano sulle «primarie» — questo mezzo d’importazione scambiato per fine in sé, come massima tecnologia democratica —; che aveva creduto che Vendola facesse sul serio quando contrastava, chiedendo elezioni anticipate, la tendenza del Pd all’inciucio con Casini e Fini.
 
 
A nessuno infatti è sfuggito che con la sua intervista, in poche righe, Vendola ha rottamato il vendolismo. Egli ha infatti, in un colpo solo, cancellato la sua opposizione alle “larghe intese”, ritirato la richiesta di elezioni anticipate ed infine, candidando Rosy Bindi alla guida del grande inciucio, seppellito le «primarie».
 
 
Ad essere sinceri non ci viene alcun sentimento di pietà verso gli infinocchiati. Più che altro ci pare inutile. Come è inutile spiegare la musica ai sordi e i colori ai ciechi. Vendola infatti non è l’ultimo arrivato della politica italiana. Ha sfidato il PD e, non senza sfrontata presunzione, si è candidato a premier di un centro-sinistra che più padronale non si può, dopo aver voluto l’operazione Arcobaleno che ha affossato la sinistra. Dopo aver deliberatamente spaccato e quindi distrutto ciò che restava del Prc. Dopo essere stato, ed è ancora, Presidente presidenzialista di una Regione come la Puglia, ammorbata dalla corruzione, infiltrata di concussori e ladruncoli ed egli stesso patrocinatore di affari loschi, non solo con la Marcegaglia.
 
 
Solo degli stolti potevano aver scambiato Vendola per il Messia della nuova sinistra. Solo dei disperati potevano scambiare la sua retorica forbita per una linea politica, per quanto neanche lontanamente antagonistica, sinceramente democratica.
 
 
Adesso essi scoprono che Vendola bluffava, che era un demagogo, che è un uomo senza principi, che non diceva la verità. Essi sono orfani per l’ultima volta.
 
Rivoluzione Democratica

Nota nostra. Vendola accetta cioè quella che è una delle  figure politicamente spregevoli del PD e del centrosinistra, non solo perchè la Bindi ha sostenuto la “cesaristica” revisione autoritaria della forma di governo, forma di stato e forma della magistratura della Costitzione elaborata dalla Bicamerale d’Alema ma ancora oggi e la piu ardente sostenitrice del revisionismo costituzionale tanto convinta da arrivare a polemizzare e a “rompere” col gruppo dei c.d. giuristi democratici ex dosettiani che, bontà loro, hanno avuto un ripensamento sulla validità e utilità di proseguire sulla strada di un modifica della Costituzione e della sua Seconda Parte che inevitabilmente diventa una revisione autoritaria e che favorisce la destra qualunque sia lo schieramento elettorele in cui si colloca.
 
Un personaggio opposto a quella che avrebbe Lei si dovuto essere eletta a capo dello stato per tutto quello che ha dimostrato nella vita e non con le chicchiere alla Rosy Bindi, di essere garante vero della Costituzione, e alla quale invece si è permesso che fosse attaccata e sabotata dai piduisti e dagli amici di destra e sinistra della P2 contro cui lei seppe condurra una Comissione d’inchiesta senza cedere ai continui ricatti e minaccia a cui fu già allora sottoposta. Lei grande donna della Reistenza e della Repubblica, prima donna a diventare ministro e già Presdiente della Commissione d’inchiesta parlamentare della p2 sovversiva della Repubblica democratica nata dalla Resistenza: LEI, LA ONOREEVOLE VERAMENTE ONOREVOLE TINA ANSELMI, fatta dimenticare e lasciata nel dimenticatoio dai partito che dall’arco costituzionale sono passati TUTTI all’arco anticostituzionale.

Da Rosa la rossa a Rosy la Bindiultima modifica: 2011-05-10T01:00:00+02:00da iskra2010
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