L’amore e il ritorno di Aden simbolo della rivolta giovanile e dell’Uomo che è in noi

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 di Angelo Ruggeri

Aden Arabia (1): Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della nostra vita“;“…la vita si traveste da morte… Il Mediterraneo finisce per riapparire, popolato da tutti i suoi annegati…“; “L’AMORE E’ LA PERFEZIONE DI UNA CONOSCENZA. LA STESSA COSA DELL’ODIO. E TRA TUTTI I NEMICI DELL’UOMO NESSUNO MI ERA PIU FAMILIARE E CONOSCIUTO DELLA BORGHESIA…” (Aden Arabia)

Aden è tornato e vive tra i giovani in rivolta delle sponde del Mediterraneo, del Nord Africa e Sud Europa, che rilanciano il giovane grido di Aden Arabia che chiede aiuto, dove sono finiti gli uomini?” con i Greci e con quelli di Spagna che non voglioNO il bipolarismo perché vogliono una DEMOCRAZIA REALE e citano Aden Arabia che con la loro stessa voce ringhiosa e rabbiosa chiama alla lotta. Lotta che la “Sinistra” TRADISCE IN TUTTA L’EUROPA, che sia al governo o all’opposizione. Perché è “SINISTRA” PLACATA E TRAPASSATA, quindi COLTA DI SOPRESA, CHE di pone IN DIFESA DEL CAPITALE FINANZIARIO E DEI POTERI FORTI e TRADISCE I GIOVANI E MENO GIOVANI CHE OCCUPANO LE PIAZZE D’EUROPA. “Sinistra”, ANZI, che invita i GOVERNI DI SINISTRA, COME QUELLO SPAGNOLO che INVITANO A SGOMBRARE LE NUOVE AGORA’ A QUALSIASI COSTO, COME SI è TENTATO DI FARE, PROVOCANDO  CENTINAIA DI FERITI  ANCHE GRAVI.

ADEN è TORNATO e attacca il “personalismo” che – come vedremo successivamente – suona come un attacco diretto a Vendola e ai vendolisti simboli del personalismo di chi dalla Rivoluzione ha costruito la “Sinistra” e di coloro che distorcono e anzi rovesciano il significato stesso del termine “radicale” a cui Aden SI APPELLA richiamando Marx: “essere radicali significa prendere le cose alla radice”. 

“PER ESSERE RADICALI OCCORRE ANDARE ALLA RADICE” e come scrive Aden ( e Marx) la RADICE E’ IL DRAMMA CHE SI GIOCA TRA BORGHESIA E PROLETARIATO DEI PAESI CAPITALISTCI E DI TUTTO IL MONDO. LA RADICE E’ L’IRRIDUCIBILE OPPOSIZIONE TRA CAPITALISMO E IMPERIALISMO da un lato e RIVOLUZIONE dall’altra (come scrive anche Aden). Mentre, all’opposto, si mistifica come “radicale” chi per costruire la “Sinistra” ha abbandonato e tradito la Rivoluzione: non solo quella socialista – si badi bene –ma anche quella democratica e antifascista DELLA RESISTENZA E DELLA COSTITUZIONE. Non cogliendo la “radice” si fanno solo della verbosità sulle conseguenze, con mozioni di affetto e appellandosi alle emozioni, con flatulenze (direbbe Sartre) del tipo quelle di Vendola che, udite udite, ha affermato “Dobbiamo costruire una comunità di emozioni” (intervista a Radio Svizzera italiana, riferitami da A. Ciampi).

La “RADICE” da cui originano tutte le conseguenze nefaste (per la società, i giovani e per i vari proletariati) NON E’ BERLUSCONI: la giungla del potere da cui originano I CONFLITTI DI INTERESSE DI MOLTI, MOLTISSIMI, era estesa già prima di Berlusconi e ha reso possibile la sua ascesa.    

LA RADICE E’ LA BORGHESIA CAPITALISTA e il suo “sistema” DI CUI L’IMBORGHESITA “SINISTRA” (tutta) continua a farne parte ed è, anzi, parte essenziale del SISTEMA BORGHESE bipolare, DA QUANDO DECISE – GIA PRIMA DELLA CADUTA DEL Muro di Berlino – di non essere più una forza “antisistema”. Vale a dire, subito dopo la morte di Berlinguer, E DOPO AVER DEFENESTRATO – come un Pinelli – Natta, che è stato l’ultimo dei 5 segretari del PCI: tutti nati (sarà un caso?) in terre che facevano parte del Regno di Sardegna; a cui è succeduto per la prima volta uno della “padania”: un “ochetto” di nome e di fatto che (sarà un caso?) con altri complici ha costruito la “Sinistra” della borghesia placata e trapassata, dei tantibaroni rossi dell’università e tellettual-in, per far parte del SISTEMA BORGHESE della DIADE DESTRA/SINISTRA a cui partecipa persino con entusiasmo e leggitimandolo la “Sinistra” c.d “radicale”, vendoliana, vendoista o quella che non a caso si chiama “Federazione della Sinistra” che occulta persino il nome di “comunista” cancellando con esso la Rivoluzione e con entusiasmo, persino, partecipa al sitema personalistico, presidenzialista, maggioritario e uninominale : senza nemmeno avere il coraggio o la dignità anche solo e semplicemente di rivendicare e chiedere il proporzionale “puro”, quale di certo non è il maggioritario e presidenzialista “sistema tedesco”.

L’ATTUALE “SINISTRA” PLACATA E TRAPASSATA E’ QUELLA STESSA CHE HA TRADITO E DENIGRATO ADEN ARABIA:l’Uomo che si presenta oggi di straordinaria attualità, al quale una congiura di ammorbati della “Sinistra”, decise di fargli pagare cara, molto cara, la sua preveggenza.

Anche perchè Aden, come tanti di noi che oggi scelgono la Rivoluzione invece della “Sinistra”:                                                                            

Conosceva il ringhio piuttosto che le dolcezze della disperazione. Era un guastafeste: chiamava alle armi, all’odio di classe, classe contro classe, contro la borghesia, perché con un nemico paziente e mortale non esistono accomodamenti: non ci sono vie di mezzo. E dormire mai…”.“Eravamo compagni di banco all’Ecole Normal di cui molti, come me erano felici e rappresentava il principio di indipendenza. Ed ora ecco un pazzo furioso, saltarci alla gola, fustigarla in tutti i modi, e attaccare i cani da guardia del vocabolario” e “della borghesia”. “Ed io, non sapendo come rispondere alle domande su di Lui, lo biasimavo e gli davo torto dicendo che era rabbioso come un cane’. Ma aveva ragione lui. Giovani e dure erano le sue parole: ma siamo stati noi a farle invecchiare e bisogna farle rivivere con Lui, l’uomo che disse di “no” fino all’ultimo…”. “Dopo di luila Rivoluzione costruì la “Sinistra” che spirò mormorando un ultimo “Si”! Puzza questa carogna; militarismo, dittatura e fascismo nascono o nasceranno dalla sua decomposizione…noi che di essa siamo vissuti, di essa morremo” (Sartre, Pref. ad Aden Arabia)

Osservazioni preliminari

1) Su 70 anni il F.M.I. è stato diretto per 34 anni da francesi iniziati all’Ecole Normal;

2) uno stato non può fallire se non vuole, potendo sottoporre a nuovi prelievi le categorie sociali più agiate, specie in Grecia dove sono le più esentate d’Europasopprimendo quel “diritto” censuario dell’era neo-liberista che lascia alle classi agiate di fare cioè che vogliono anche del loro surplus di reddito non consumabileGli autocrati UE, invece, vogliono l’opposto, punendo un Paese anziché il capitale finanziario responsabile della crisiAttenzione! a non fare comeVersaillesse invece di punire la Germania si fosse punito l’imperialismo e il capitale finanziario suo protagonista, unico vero responsabile della “grande guerra”, si sarebbe evitata la CRISI del ’29 e forse anche il nazismo e la 2° guerra mondiale; 

3) A proposito de Les Chiens de garde (I cani da guardia) Gide nel suo diario lo giudica “mal fatto e pieno di ripetizioni”, ma proprio o anche per questo suona a conferma di quel che Gide chiama la SINCERITA’ DELLA DENUNCIA e la grandezza del libro:

“Con tutti i suoi difetti formali, questo libro è un segno dei tempi. Il gioco delle parole non è più permesso, fosse pure anche quello dell’intelligenza” (Gide).

I temi dominanti di Les Chiens de garde sono: la demistificazione della società borghese, del suo insegnamento, della sua cultura e filosofia e l’ affermazione della necessità di una cultura proletaria e di intellettuali organici alla classe operaia, capaci di assumere in ogni circostanza “il punto di vista” plebeo, che è una cultura; assieme al pensiero socialista, alleteorie dei tanti pensatori marxisti, al materialismo storico e al pensiero di Epicuro, Lucrezio, Spinoza (amati da Aden) e alcuni altri.

“L’impegno politico di Aden è autentico, il comunismo è diventato per lui una seconda pelle” (J-P. Sartre)

Al di la del rigore teorico, in Lui c’è soprattutto sensibilità filosofica, fiuto straordinario nel cogliere le questioni teoriche, nel raggiungere immediatamente il nocciolo del problema, nel saper collegare le cose tra loro e la storia di ieri con quella di oggi. I suoi interessi non sono orientati verso l’attività speculativa ma più direttamente verso la politica, come quelli che sono “i veri marxisti, cioè i marxisti autodidatti” (D’Albergo), che non hanno subìto la separazione delle scienze e la frantumazione disciplinare del pensiero che praticano i tellettual-in nell’Accademia universitaria. Per cui solo pochi di coloro che hanno fatto l’Università riescono a fare un percorso inverso che porta (come Aden e, oggi, alcuni che conosciamo) a recuperare, con difficoltà, l’unità del pensiero e delle scienze, cioè la vera cultura: l’opposto della separazione delle scienze e delle conoscenze propria degli attuali telleltual-in della “Sinistra”, e che, viceversa, è propria del marxismo, quello vero, che non è nemmeno quello di c.d. marxisti che fanno della filologia e della lettura marxista, ma è il marxismo politico-sociale,che è quello che conta.

La filosofia e sangue e carne, non cogito e non deve rivolgersi agli specialisti ma alle masse. In “I Cani da Guardia”, non si dà tregua né alcun credito a chi si copre dietro i valori Eterni di Ragione e Giustizia, ma poi lascia che vengono smentiti quotidianamente dal “capitalismo reale”, senza fare nulla né indicare come attuarli nella realtà della società dell’Uomo in carne ed ossa.

Donde che il marxismo gli si presenta come l’unica autentica culturaperché non si limita a comprendere e a descrivere il mondo (come i tellettual-in e la cultura dell’ultimo ventennio che hanno descritto la “globalizzazione”) ma è l’unico pensiero che, oltre a dare un immagine del mondo, offre anche i mezzi per CAMBIARE IL MONDO. Cosa, per altro, che lo stesso Papa Ratzingher ha riconosciuto al “marxismo che è una scienza di una politica pensata scientificamente che sa riconoscere la struttura della storia e della società ed indica così la strada e i mezzi della rivoluzione – non solo teoricamente: ma col partito comunista… l’ha anche concretamente avviata…” (Spe Salvi).

L’intransigenza ideologica di Aden gli deriva dal fatto che ormai possiede una visione politica chiara ed univoca del militante, in un rapporto di causa ed effetto tra l’odio suscitato in lui dall’imperialismo, dal colonialismo e dalle guerre; e quindi giunge al rifiuto totale della borghesia che intende anche come rifiuto della cultura:

“bisogna avere il coraggio di dire che è una barriera. Un lusso, Una corruzione dell’uomo. Un prodotto dell’ozio. Una contraffazione dell’uomo, Una macchina da guerra. La giustificazione stessa del potere politico ed economico di una classe sull’altra”(Aden, I Cani da guardia).

Viceversa si rimarrebbe succubi della “cultura borghese”, ovvero di quelle norme disumane che la borghesia impartisce ai propri sudditi per conservare il potere e che sono l’esatto contrario dei valori che essa ha partorito nel corso dei secoli e ha proclamato in giro per il mondo facendo credere l’opposto di quella che è la realtà praticata del “capitalismo reale”.

Col ripudio totale della borghesia e della cultura perché è una sua espressione, come lo sono gli intellettuali borghesi – di qualunque borghesia, di destra o di “sinistra”-incita i proletari a parlare, a scrivere e a dire la verità, senza preoccuparsi delle “forme” di eloquio, sintassi e di bella scrittura codificata come una specie di “latinorum” dalla borghesia, tramite una cultura e una filosofia come quella prevalsa nell’ultimo ventennio, nel passaggio dal XX al XXI secolo, che va rifiutata in toto, “en bloc” (I cani da guardia).

Aden e il Mondo in crisi di civiltà. Tra terrorismo, declino inesorabile della “civiltà” borghese e dell’Europa, sviluppo diseguale e guerre “umanitarie” permanenti.

“ma pochissimi uomini si sentono abbastanza chiaroveggenti per individuare le forze già al lavoro dietro i grandi rottami putrescenti…per sempre nuove guerre e per una nuova grande guerra” (Aden Arabia)

Il segno dei tempi, richiamato da Gide,è quello tracciato nel capitolo finale de “I cani da guardia”, intitolato “La difesa dell’uomo”: descrive un quadro a tinte forti delle minacce che insidiano attualmente l’uomo contemporaneoDallo sfruttamento senza limiti dell’uomo e della natura, agli armamenti che si approntano. Armamenti che dal 1989 in poi sono decuplicati, anziché diminuire o essere dismessi – come tanti falsificatori avevano detto che sarebbe accaduto una volta caduto il Patto di Varsavia” – con cui la borghesia Occidentalista prepara sempre nuove guerre, che ipocritamente chiama “umanitarie”. Nel percorso di una crisi capitalistica, ciclica e continua, in cui senza soluzione di continuità tra XX e XXI secolo, quella che oggi prosegue dal 2007, ultima fase di quella iniziata a cavallo degli anni 60-70 e proseguita con altre negli anni 80 e 90.

IN UNA FASE DEL CONFLITTO INTERCAPITALISTICO, Aden presagisce crisi e declino inesorabile della civiltà borghese e dell’EuropaUna crisi non solo economica, ma sociale, politica e anche militare, in una continuità di guerre, come anche leguerre di aggressione “umanitaria”, che rendono possibile sia le guerre dirette tra Paesi c.d. ex-coloniali per conto di quelli imperialisti, sia guerre interimperialistiche: NELLA FASE DI OGGI IN CUI IL CONFLITTO E’ SOLO INTERCAPITALISTICO

Ciò che conta è dire la verità, per la quale può servire anche ripetersi e il ripetere i concetti. Sicché anche nel caso in cui sembra scrivere male “formalmente” (secondo i canoni codificati dalla cultura borghese), emerge la sua grande figura intellettuale e morale.

“Il tempo delle astuzie è passato…Più nessuno da ingannare. Più nessuno da sedurre. Soltanto colpi da ricevere e colpi da dare” (Aden)

IL MONDO DOVE CON L’UMANITARISMO GUERRAFONDAIO TORNA L’UCCIDI DEI ROMANI MA SENZA PIU’LA PIETAS DEI LATINI. “…tutto assomiglia a quel disordine che conclude le malattie già prima della morte…”. “Pare il caos che i greci collocano all’origine dell’universo fra le nebbie della creazione, con la sola differenza che noi crediamo di scorgervi il principio della fine, di una vera fine, e non di quella che prelude al principio di un principio”; “Verrà il momento in cui gli uomini arrossiranno per essersi per tanto tempo limitati alla difensiva”(Aden Arabia)

Il padre di Aden, facendo carriera (ingegnere-capo delle ferrovie) acquisì una nuova collocazione sociale che lo separò dal proletariato aggregandolo alla borghesia. Aden, identificandosi al padre (a cui voleva molto bene) e scontando dentro di sé come un peccato originale quello che continuò a considerare per tutta la vita come un “tradimento”, ripercorre il cammino inverso, per ricongiungersi al proletariato “che reca in sé l’ultima speranza degli Uomini”.

Cosa non facile, perché: “FACEVANO QUEL CHE POTEVANO PER NASCONDERCI L’ESISTENZA DEI NOSTRI FRATELLI CARNALI AFFINCHE’ FOSSIMO VERAMENTE AGGUERRITI PER IL LAVORO DA CURATI AI QUALI CI DESTINAVANO. LA BORGHESIA INGRASSA I SUOI INTELLETTUALI NELLE STIE PERCHE’ NON SIANO TENTATI DI AMARE IL MONDO e gli UOMINI. Così noi vivevamo alla piccola velocità del sonno e ci muovevamo come ci avevano addestrati a muoverci, occupati nei giochetti di costruzione che tutti quei funzionari ci avevano insegnato” (Aden Arabia)

In un articolo su le “Monde”, evoca, in modo amaro e autobiografico, la facile esistenza di un giovane studente preoccupato di avanzare sottili riserve sulla filosofia dei vari Bergson, mentre suo padre lavorava 14 ore al giorno per propiziarsi l’accesso alla classe borghese rinnegando le origini proletarie. Accenna qui, per la prima volta, al “tradimento” del padre che diverrà il leit-motiv del suo straordinario libro Antoine Bloye (che già da giovani ci ha “segnato”, personalmente) che inizia col funerale di un uomo (suo padre) che per tutta la vita aveva inseguito la carriera e cercato di ottenere ed ottenuto “una scrivania più grande” e più importante.

Nell’articolo confessa di aver ereditato dagli antenati tutti proletari (eccetto il padre) il senso della rivolta e della miseria, dello sfruttamento e della fame, sottolineando che essi non erano censiti tra gli elettori, “ragione per cui il borghese Kant non li avrebbe considerati degli uomini”, mentre lui orgogliosamente ne rivendica la discendenza, ne addita la profonda umanità e paragona l’eredità morale che gli hanno trasmesso a quella che invece ricevono i figli dei borghesi. E confessa di non vergognarsi di tradire la borghesia – che ha tradito l’uomo e tutti i valori che ha affermato durante la sua storia – per l’Uomo e per il proletariato, anzi, dice che occorre dichiarare apertamente la propria partigianeriarivendicare la nobiltà insita in tale tradimento. Ci sovviene, da questo, che che scrive anche Gramsci sia proposito del vivere che significa “essere partigiani“, sia a proposito della grandezza morale e umana della classe operaia – persino superiore a quella dei cristiani delle catacombe – che dopo aver lavorato per tante ore in fabbrica dedica altrettante ore al partito, al sindacato alle cooperative, ecc.

Aden si pone all’opposto dei fraseggiatori di professione, tellettual-in e “politici” come quelli della “Sinistra”, che “scrivono bei ragionamenti…presentano idee ben ammaestrate, teorie i cui denti sono stati limati…brave persone, che dicono che la verità si acchiappa al volo come un uccellino ingenuo…” e non con la storia che i Revelli e simili vogliono cancellare assieme al ‘900, anche dalla sola memoria. “Noi andiamo cercando qualcosa di reale da mettere sotto i denti, ma essi ci strapperebbero il pane di bocca!…” (Aden Arabia).

“Nei giovani borghesi che frequentava odiava il proprio riflesso e, fossero o no disperati, li trovava disperanti”. “Pensavamo che col tempo “avrebbe partecipato della nostra nuova sottigliezza, vale a dire DEI NOSTRI COMPROMESSI” (J.P.S)

Nell’amara, penetrante prefazione di Sartre, emerge l’ingegno sottile, il profondo travaglio intellettuale e morale, il carattere peculiare, i suoi salti di umore, le collere bianche e dolci di Aden, sprofondato già nelle avventure della giovinezza e che disertava l’infanzia.

Le sue parole di odio erano oro puro, le mie moneta falsa … Perché non l’ho capito? I segni non mancavano: perché non volli vederli? Per gelosia, credo: negavo i sentimenti che non potevo condividere. Fin dal principio ho presentito che aveva un destino che ci separava: ebbi paura e fui cieco” (J.P.S.).

Così, “noi, suoi condiscepoli e compagni, gonfi di quella flatulenza che chiamavamo anima, avevamo il compito di proteggere l’innocenza; ma lasciammo Aden nelle mani dei comunisti, perché aborrivamo chi contestasse i nostri meriti”,mentre” il suo maggior merito è quello di aver voluto urtare, e oggi io sono certo che per noi era urtante…”. Ma fu sopratutto il Partito a separarci: io ero un simpatizzante, non un iniziato, restavo l’amico dell’adolescenza, un piccolo borghese”.Forse, “In verità solo ai giovani spettava di resuscitarlo” (J.P.S., idem). Così è stato e così vale anche per l’oggi.

Non c’è mai stato un sodalizio tra di loro, ma Sartre, con la famosa prefazione, infranse la congiura del silenzio ordita per molti anni attorno all’Uomo attualissimo che da “sinistra”, per il suo irriducibile chiamare alla lotta e all’odio di classe, “fu sottoposto alla ripulsa più ostinata a comprenderlo, alla sistematica diffamazione”ad opera sia dei tellettual-in di brechtiana definizione che dicevano: “Noialtri intellettuali soffriamo di un complesso di superiorità” (cosa comune ai tellettual-in di oggi, come gli attuali Asor Rosa, Revelli, Bellofiore, ecc. all’infinito, n.d.r); sia da parte dei compagni ed ex compagni del P.C. e del sindacato.

In una parola, lo denigravano dei sotto-uomini inconsapevoli della loro sotto-umanità e spinti dalla loro boria”, che sparlavano alle spalle (come capita ancora oggi nei confronti di chi da comunista si oppone alla “Sinistra”) “facendo girare di bocca in bocca nel giro del P.C. e tra le nuove reclute, gli antichi e presunti “misfatti” di uno a loro sconosciuto grande Uomo comunista, prima che intellettuale” (J.P. Sartre, idem)

Sartre: “Ho detto che ci disprezzava tutti quanti”…la gioventù che impazzì d’orgoglio patriottardo e trovò il proprio piacere nell’obbedienza… nell’insopportabile noia di guadagnare denaro, sedurre le donne, oppure, più modestamente, diventare un farmacista o un dentista o un qualunque altro professionista disperante, disperato e restarlo a lungo, molto a lungo, senza preoccuparsi della condizione umana, se non nella sua generalità: è facile immaginare come l’orribile clamore di quelle oche copriva la voce di Aden che gridava per noi tutti e per figli, nipoti, pronipoti:

“Dove si è nascosto l’Uomo? Noi asfissiamo! Ci vanno mutilando dall’infanzia: non ci sono che mostri!”(Aden).

“Così denunciava preveggente la nostra vera situazione; vivo non ci fu un’ora in cui non rischiasse di perdersi a causa del tormento e travaglio intellettuale e morale per la condizione di un mondo dove “ gli uomini non vivono come dovrebbe vivere un uomo… verrà il momento in cui l’uomo arrossirà di essersi per tanto tempo limitato alla difensiva” (Aden);morto, corse un pericolo anche peggioreper fargli pagare la sua chiaroveggenza, una congiura di ammorbati della “Sinistra” pretese di farlo scomparire: non bastava che avesse cessato di vivere, occorreva che non fosse esistito affatto…non credendo all’Inferno e credendo al nulla, fu deciso l’annientamento del compagno Aden“.

Ovvero, è stato considerato Lui, un “eretico” da parte di “traditori” dei valori e dei principi della Rivoluzione democratica e antifascista, oltre che di quella socialista; da parte di chi dalla Rivoluzione ha costruito la “Sinistra” placata e trapassata, per la quale, evidentemente, diventa “criminale chi non tradisce. Si che non solo alle spalle di Aden Arabia, ma ancora oggi, alle spalle di coloro che dicono No e “non tradiscono”, sparlano e congiurano gli “ammorbati di Sinistra”, perché, evidentemente, siamo di fronte ad un principio costituente della “Sinistra”: di chi sapendo di aver “tradito” denigra perché non sopporta testimoni, né sopporta chi con la loro stessa esistenza glielo ricorda e vuole urtarsi con loro “che si sono procurate delle anime nuove e belle, tanto belle, che ancora ne arrossisco“, scrive Sartre. riconoscendo che “il maggior merito di Aden Arabia è quello di aver voluto urtare, ed oggi io sono certo che per noi era urtante“, quanto anche noi speriamo di esserlo .

Quel seme del silenzio, però, ha germogliato, come era destino, producendo la più radicale negazione, diventando il simbolo della rivolta giovanile, la voce irriducibile e rabbiosa come quella dei giovani. Aden è l’Uomo che fa per loro e per noi tutti.

Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della nostra vita” (Aden Arabia)

Ieri Aden era il nostro coetaneo, oggi è il loroCosì come era nostra ed oggi è loro, l’inquietudine privata e collettiva e i suoi intrecci con gli sconvolgimenti della storia in corso, si che pur nella sua singolarità quella di Aden si erge a più generale espressione della condizione giovanile, nei suoi vari aspetti: da quelli dell’esistenza a quelli dei valori umani e morali dell’Uomo che è in ciascuno di noi e che Lui può aiutare e fare riemergere anche in chi l’ha smarrito assieme alla speranza, in un solo colpo d’ala, passando dalla Rivoluzione alla “Sinistra”.

Non c’è mai stato un sodalizio tra di loro, anzi, nessuno è più è lontano di Sartre, che viveva divertendosi e scrivendo racconti ironico-sessuali, dal temperamento, dal carattere e dagli interessi politici ed etico-sociale di quello che è diventato il simbolo della rivolta giovanile, con cui Sartre condivise il Liceo (dove “stette 6 mesi senza parlarmi” dice Sartre) e gli stessi odi per il mondo accademico, ed infine il banco di studenti della “Ecole Normale”, che però Aden fustiga in tutti i modi:

un allevamento da cani da guardia, a cui la borghesia ha affidato la missione di vegliare sulla sua esistenza, di trovare delle giustificazioni al suo dominio”; dove insegnano a mettere da parte i pensieri pericolosi per il giorno in cui i loro veleni saranno evaporati: la ragione li ritroverà alla sua ora, ora che non coincide con quella degli uomini”; dove vi viene addestrata quella orgogliosa milizia di maghi, chiamata, da coloro che pagano per formarla, l’Elite, e che ha la missione di mantenere il popolo sulla retta via della compiacenza, del rispetto, virtù che rappresentano il Bene” contro il Male di chi non rispetta la virtù borghese” (Aden Arabia).

Aden, senza ancora conoscere Gramsci e prima di Bordieu e Althusser, coglie la funzione degli apparati ideologici di stato,cioè scuole, università, imprese, mass media, dalle quali tuonano e sui quali scrivono e parlano i tellettual-in di destra e soprattutto di sinistra (come, appunto, i Revelli e simili, per non dire dei Toni negrini), i quali, come documentano le vicende dell’ultimo ventennioper salvaguardare l’acquisito ruolo proprio, puntano – accettando e legittimando la borghese diade destra/sinistra – alla riproduzione dei rapporti sociali dominanti rivendicando la legittimazione del potere tanto più quanto esso perda consenso: in forza della tendenza che vede gli intellettuali presentarsi come “parte integrante” dell’Elite dominante con un possesso di “capitale culturale” quale forma di potere inferiore solo rispetto al potere del “capitale economico”, di cui si avvale l’organizzazione del potere (che non si avvale solo degli apparati repressivi).

Infatti, tra i motivi che spingono Aden a cercare la salvezza in un altro mondo che non sia quello della borghesia,dell’imperialismo e colonialismo francese, europeo e occidentale in generale e contro cui chiama all’odio e alla lotta , c’è il suo disgusto per la Normale: questa emblematica istituzione borghese – che tutti i paesi occidentali ed europei invidiano alla Francia – segnata dal privilegio. Ciò che Aden ne respinge più decisamente è il carattere aristocratico, ipocritamente universalisticoOsserva che l’insegnamento vi è condotto secondo l’interesse dei padronidi aver assistito alla distruzione di esseri viventi e alla nascita di funzionari, professori, chierici, meri prodotti di un cultura da vocabolario che è quella richiesta dall’ordine stabilitoquello stesso ordine che ha condotto verso tante guerre, in giro per il mondo. E che sui normalisti viene esercitato un sistematico istupidimento, raggiunto il quale saranno l’Elite che guida l’Europa, il Fondo Monetario Internazionale, la BCE, e così via, oltre che la Francia dove:

“si tiene in vita la fiamma della guerra, con la stessa fedeltà con cui si conserva sempre acceso quel cretino di un gas sotto l’Arco di Trionfo, scoppiando d’orgoglio”, perché “sognano di mantenere un ordine militare in una nazione indisciplinata, cinta da nemici inventati da loro giorno per giorno”. Dietro l’interventismo “umanitario” e messianico e “questo sballamento patriottico, che seduce pochi adolescenti di buona famiglia, si organizza l’industria e la finanza, il capitale finanziario francese e la guerriglia civile contro gli operai che non mangiano morti” causati con le guerre imperialiste e colonialiste.

Individuati i suoi nemici, Aden spiega perché è necessario l’odio contro la borghesia e contro i paesi imperialisti e guerrafondai come il suo:

“L’AMORE E’ LA PERFEZIONE DI UNA CONOSCENZA. LA STESSA COSA DELL’ODIO. E TRA TUTTI I NEMICI DELL’UOMO NON VE NE ERA UNO CHE MI FOSSE PIU FAMILIARE E CONOSCIUTI DELLA FRANCIA E DELLA BORGHESIA: AVENDONE UNA PERFETTA CONOSCENZA NON SI POTEVA NON ODIARLE: ERA A LORO A CUI POTEVO, CON TUTTE LE MIE FORZE, FARE PIU MALE”(continua)

L’amore e il ritorno di Aden simbolo della rivolta giovanile e dell’Uomo che è in noiultima modifica: 2011-06-25T01:54:00+02:00da iskra2010
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