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Nota di Alice
8 settembre 2011
Col quarantanovesimo voto di fiducia la continuamente cangiante manovra finanziaria è stata votata ieri dal Senato. Alla fine, dopo molte trasformazioni, essa conserva inalterato il carattere antipolare originario.
I mostri che popolano i giochi e tormentano i sonni del ministro Tremonti, curatore del fallimento in parte da lui stesso provocato, almeno per ora, sono stati abbattuti.
A margine del grande evento due notizie meritano di essere notate [1].
La prima è che, ad Ancona, il cardinale Giovanni Battista Re ha guidato la sera prima del giorno della manovra una Via Crucisdedicata ai “senza lavoro”.
La fede – certo! – muove le montagne, la preghiera provoca i miracoli e una Via Crucis è sempre preferibile all’indifferenza. Ma, di grazia, Sua Eminenza potrebbe dire una parola all’orecchio dei dirigenti di “Comunione e Liberazione” e dell’Opus Dei per esortarli a desistere dall’appoggiare questo Governo, incapace di produrre sviluppo e capace di produrre soltanto disoccupazione? E’ necessario invocare Dio per fermare l’opera di pochi “padreterni” [così Luig Einaudi] che affliggono molti uomini in carne e ossa? Se Cristo in persona fosse qui, ora gli faremmo fare un’altra volta la Via Crucis o proveremmo a farlo riconoscere dai dirigenti a-credenti di “Comunione e Liberazione” e dell’Opus Dei?
L’altra notizia è una proposta ragionevole avanzata dall’economista Jean-Paul Fitoussi e da Gabriele Galateri di Genola [già amministratore delegato di IFIL (la finanziaria della famiglia Agnelli) e in ultimo presidente delle Generali]. Partendo dalla premessa che “le difficoltà dell’area euro sono legate alla governance più che ai fondamentali economici” e che “la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è molto concentrata: circa il 50% in mano al 10% più ricco”, i due propongono un prestito forzoso decennale che lo Stato imporrebbe al 10% più ricco della popolazione.
L’unico punto debole della proposta è nella premessa: per fare ciò c’è bisogno di una governance autorevole e credibile, eletta e non nominata.
Per il resto, pare una proposta ragionevole e, allo stato attuale delle cose, tendenzialmente equa.
[1] “Corriere della sera”, 7 settembre 2011, pp. 9 e 58.