Pasolini su “Appelli sindacali di Destra-Sinistra” fuse da chi va con i Toni Negrini alla Casarini (1^ parte)

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PER UNA RADICALE ALTERNATIVA CAPITALISTICA AL CAPITALISMO !? (sic)

di Angelo Ruggeri

Dalle strambe idee di chi, già nel 2007 e 2008, parlò di crisi bancaria, ai Tobin Tax, ai c.d. no global e ai recenti appelli che dimenticano che, nella sua prima fenomenicità, la crisi appare sempre come crisi monetaria e bancaria ma che non sono mai la causa agente delle crisi, sappiamo che la crisi è, invece, sempre nell’economia reale, anzi nel capitale industriale dell’impresa e che si rinuncia a controllarla socialmente occultando questa rinuncia e la mancanza di una strategia dietro i fumogeni di “dittatura” e “governo delle banche” Che il centro della crisi siano le banche lo pensa solo una cultura intellettuale empiristica soprattutto anglosassone (che è la stessa cultura dei centri di potere del capitalismo incivilito anglosassone, dove è esplosa questa crisi), assunta da sempre dai c.d. no global e, a quanto pare, anche da un recente Appello (di Fiom e vari movimenti), tramite i Toni Negrini alla Casarini, votati ad una alternativa capitalistica al capitalismo.


“NON SI PUO’ PENSARE E SCRIVERE IN MODO OCCASIONALE E DISGREGATO (come nel linguaggio c.d. no global a cui accenna di seguito Cremaschi) SE SI VUOLE ESSERE GUIDA DI SE STESSI E NON ACCETTARE PASSIVAMENTE DALL’ESTERNO L’IMPRONTA CULTURALE TRASMESSA NELLA FORMA DEL LINGUAGGIO O DA ALTRO”così come Non si può avere una concezione del mondo criticamente coerente (essere cioè filosofi) senza la consapevolezza della sua storicità, separando cioè la politica e la cultura dalla storia e dalla storia della cultura dice Gramsci alla faccia di Rinaldini che ha detto “rompiamo con tutta la storia” e va con i Casarini, giustamente a questo punto. 


Certo il linguaggio nostro e’ anche quello no global che non sempre e’ rigoroso“, ci scrive Cremaschi a proposito delle nostre critiche all’Appello privo di una analisi di classe e di analisi internazionale e storica. Ma Cremaschi sa che marxisticamente e gramscianamente “il linguaggio contiene in sé una filosofia e concezione del mondo”. E allora ci viene il dubbio e ci poniamo la domanda se non è per un caso che in tale appello si sia in tal modo subìto, consapevolmente o meno, la sottocultura di protesta di cui parlava Pasolini, che ben specificava come tale sottocultura venga assorbita dalla sottocultura al potere, di cui il linguaggio è espressione rivelatrice specie, nel caso, là dove nell’Appello titolato “Dobbiamo fermarli”, si parla di “governo delle banche” o di “dittatura delle banche”. 


Prescindendo da tutta la storia e dalle lotte de “Il Lungo secolo” 900, e già da prima, dall’800 sino ad oggi, in cui infuriarono ed infuriano le guerre interimperialistiche, sia economiche che militari, e in cui il conflitto è tutto interno al capitalismo, si finisce con l’ignorare che il centro della crisi e del debito nasce dall’economia reale, e dal sistema di accumulazione d’impresa del capitale industriale, per cui si pensa, come dei Tobin Tax qualsiasi, che si possano distinguere le banche dal capitale industriale.

Questo perché si ignora la simbiosi tra banche e capitale industriale che si serve del sistema di intermediazione capitalistico.  

Intermediario bancario significa intermezzo per conto di e per qualcuno, chiaro?

Serve per accrescere il saggio di profitto con la speculazione finanziaria e borsistica, dove il capitale industriale porta il plusvalore estorto dalla classe operaia, perché questo gli è consentito anche dal sindacato che non attacca più il potere d’impresa e ha abbandonato la strategia del controllo sociale dei Piani d’Impresa e, quindi, anche del controllo, sia della produzione della ricchezza, che dell’uso del plusvalore da parte del capitale industriale.
Il fatto che tutti mettano in discussione il ricatto del debito (e lo diciamo e facciamo anche noi) non vuole dire nulla se non ci si ricorda che per non fare della pura VERBALITA’ (come scrive qui sotto Pasolini), si deve sapere che, se non si vuole fare una Rivoluzione d’Ottobre che permise di non pagare il debito, BISOGNA AVERE ALMENO UNA STRATEGIA DI PROGRAMMAZIONE E DI CONTROLLO SOCIALE DELL’IMPRESA CAPITALISTICA, DELL’ECONOMIA, DELLA PRODUZIONE, DEI PIANI D’IMPRESA, DELLA FORMAZIONE E DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA E QUINDI ANCHE DELL’USO DEL PLUSVALORE.

Plusvalore che, LIBERAMENTE, VIENE LIBERISTICAMENTE “ESPORTATO” DAL SISTEMA PRODUTTIVO, PER LEGGE FERREA DEL SISTEMA DI ACCUMULAZIONE D’IMPRESA CHE LO “BRUCIA” PORTANDOLO IN BORSA.


Invece neanche voi (movimenti e Fiom) ne parlate e dunque fa bene il governo a cancellarvi l’art. 41. Perché tanto non lo usate e l’avete già cancellato nei fatti.
Sospetti e domande accresciute dal fatto che vediamo un Toni Negrino, come Casarini, essere una punta dell’iniziativa dell’Appello (assieme a Rinaldini di cui ci piacerebbe sapere come si fa a passare da Rosa Luxemburg a Casarini!) che in una assemblea preparatoria dell’iniziativa dell’Appello che si è trasformata in un grande “casino” (vedi giornali), ha asserito che “LA CONFUSIONE E’ POSITIVA” memore della marmellata sottoculturale delle moltitudini di Toni Negri (fuggiasco con pensione da parlamentare).  


Assemblea che, da “Uniti contro la crisi”, ha deciso di diventare, senza per nulla sorprenderci, “Uniti per l’alternativa” (sic!). 


Alternativa a che e per cosa? 


Al capitalismo? Certo che no. 


Alternativa per la democrazia sociale o per il socialismo?
 Tanto meno.

Proprio come i no global dissero a Porto Allegre e a Firenze, sono: “per una radicale alternativa capitalista al capitalismo”.
Ad essi si potrebbe riferire quanto scrisse Pasolini a proposito dei  movimenti che già prima di confluire nel Movimento Studentesco (nel 68) come i c.d. “capelloni”, “anticiparono” e poi caratterizzarono il  linguaggio del “gauchismo”.

Per un principio rigorosamente democratico dovetti difenderli dagli attacchi della polizia e dei fascisti…, benché sospettassi fin da allora che fossero il prodotto di una sottocultura di protesta che si opponeva ad una sottocultura di potere, e che la loro rivoluzione non marxista fosse sospetta. Anche se il linguaggio esprimeva “cose” di Sinistra. Magari della Nuova Sinistra, nata dentro l’universo borghese (in una dialettica creata artificialmente da quella Mente che regola, – al di fuori della coscienza dei Poteri particolari e storici -), il destino della Borghesia.

Vennero assorbiti dal Movimento Studentesco; sventolarono bandiere rosse sulle barricate. Il loro linguaggio esprimeva sempre più “cose” di Sinistra (Che Guevara era capellone ecc..). Dopo la confluenza nel Movimento “la presenza fisica dei capelli era, in certo modo, declassata a funzione distintiva. Era tornato in funzione l’uso tradizionale del linguaggio verbale… E con esso e con essi – continua Pasolini – si è dato fondo alla verbalità” dice Pasolini che equivale a quella, la stessa che noi abbiamo definito VERBOSITA’ a proposito di quelli “non paghiamo il debito” e degli Uniticontrolacrisi di Casarini, sia del Partito del Lavoro di Salvi e Patta ex Uil e ex gruppettaro – di cui parla Pasolini – che parlano come già tanto fece anche il fascismo e come oggi fa la Confindustria che in nome del lavoro vuole meno tasse su di esso, perché senza parlare e, scisso dall’impresa, non si metta in discussione il sistema di potere d’impresa capitalistica e la difesa del lavoro diventa una pretestuosa VERBOSITA’. (fine 1^ parte)

Pasolini su “Appelli sindacali di Destra-Sinistra” fuse da chi va con i Toni Negrini alla Casarini (1^ parte)ultima modifica: 2011-10-06T02:00:00+02:00da iskra2010
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