Alla Lear di Caivano primo netto no al piano Marchionne

 

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Reset Italia

Blog di resistenza civile 

 

10 ottobre 2011

 

http://www.reset-italia.net/2011/10/10/la-risposta-operaia/

 

Primo netto no al piano Marchionne…


Si voleva introdurre anche nelle aziende dell’indotto Fiat l’accordo che Fim Uilm e Fismic avevano siglato per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori, passati, ai referendum, con uno striminzito 60% e grazie, soprattutto, ad una campagna “terroristica” e ricattatoria e al voto impiegatizio, al 100% per il SI.

Ma alla Lear di Caivano, dove anche la Fiom si era schierata per il SI, lasciando il solo Slai Cobas contrario alle nuove norme, accade quanto qualcuno pensava non potesse accadere.
54 i NO contro i 52 SI.
L’accordo è bocciato e viene respinto proprio all’indomani del varo del famigerato art. 8 (libertà di licenziamento) voluto dal governo attuale e introdotto nella finanziaria.
Una forte risposta operaia al progetto di cancellazione di quei diritti fondamentali conquistati negli anni e che appaiono essere l’unico reale “progetto” del signor Marchionne, visto che ad oggi di investimenti si parla soltanto, di nuovi modelli si favoleggia, le aziende del gruppo vengono chiuse (vedi Irisbus), gli operai continuano ad essere messi in casa integrazione (vedi stabilimento di Termoli).

La Fiom, come volevasi dimostrare, dopo i tentennamenti sul referendum di Pomigliano, la presa di posizione per il No a Mirafiori, ritorna sotto l’ala protettiva della Cgil della signora Camusso, di quel sindacato, cioè, che porta i lavoratori in piazza a mesi alterni mentre firma accordi, come quello del 28 giugno scorso, nei quali si sottoscrivono, nei fatti, vere e proprie cancellazioni di pezzi di democrazia e si tenta di zittire definitivamente i lavoratori, lasciando tutto nelle mani di quei funzionari sindacali capaci di firmare l’infirmabile.

L’ accordo che si voleva imporre alla Lear, azienda con 92.000 dipendenti e 35 stabilimenti nel mondo, in cambio delle commesse per la realizzazione dei sedili della Panda, prevedeva l’aumento delle ore di straordinario comandato a 120; lo spostamento della pausa a fine turno che può saltare per il comando dello straordinario con un semplice preavviso; di un premio di produzione modulato sulla presenza, ritenendo assenze anche quelle previste per la legge 104 (quelle cioè sancite per legge per i familiari di persone portatrici di handicap gravi); il carattere obbligatorio e vincolante dello stesso accordo e una non meglio specificata “clausola di raffreddamento” tesa, più che altro, ad impedire ai lavoratori e alle Rsu qualsiasi iniziativa anche a fronte di azioni unilaterali da parte dell’azienda.

Giusta l’esultanza dell’unico sindacato, lo Slai Cobas, che in Lear ha sostenuto e motivato il No all’accordo: “ Dopo quelli di Pomigliano e Mirafiori oggi gli operai della Lear, ancora con lo Slai Cobas, hanno dato “a tutti” un’ennesima e grande lezione di democrazia, rendendoci tutti più forti sia nelle fabbriche che nella società: bisogna continuare così in tutte le fabbriche e non “indignarsi a Roma il 15…per prostituirsi in fabbrica” come fa la Fiom-Cgil.

Altro che piano Marchionne…questo referendum sì che farà scuola !!”

Il No che esce forte dalle urne dimostra che il lavoro rimane un diritto sancito dalla Costituzione e che non c’è crisi né ricatto che possa trasformarlo in un “piacere” da dover accettare anche a scapito dei propri diritti e della propria dignità.

Alla Lear di Caivano primo netto no al piano Marchionneultima modifica: 2011-10-22T01:30:00+02:00da iskra2010
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