foto MOWA
di Cybergal
Vorrei commentare il recente comunicato sulla morte del capo delle FARC, Alfonso Cano, che l’Associazione Nazionale Nuova Colombia stafacendo girare.
La morte di Cano, non è solo la riconferma di una sconfitta militare delle FARC, ma è la riprova della loro sconfitta politica.
Se in questi tre anni, sono stati trovati ed eliminati i principali dirigenti delle FARC, significa che le FARC hanno perduto la solidarietà popolare, indispensabile per continuare ad esercitare la loro pressione contro il governo colombiano.
Se l’esercito può colpire le FARC con tale efficiacia ed in maniera pressoché continua, è perché le FARC sono isolate, hanno una strategia militare perdente e, soprattutto, manca loro la copertura logistica e politica da parte della popolazione colombiana.
Le FARC non sono quello che furono per noi partigiani!
Manca la capacità di analisi critica su questa vicenda, perché se continuano a succedersi sconfitte, diserzioni, delazioni ed isolamento, nel paese e fuori, le FARC, o quello che ne resta, dovrebbero fare conti e bilanci politici in maniera seria.
Cano è stato ucciso nei pressi di Páez, un villaggio nella valle del Cauca (sud est della Colombia) , dove si era rifugiato, ed era isolato e con pochi uomini attorno, senza che la popolazione che abitava in quel luogo lo avesse aiutato.
Forse, oltre ai controlli sofisticati mediante satellite e reti telematiche, proprio dall’interno delle FARC c’erano degli infiltrati che hanno fornito alle forze militari colombiane le informazioni di intelligence, e, forse, da quel villaggio sono state impartite le indicazione per meglio localizzare Cano.
Non sembra che in Colombia, in questi anni, ci sia un movimento popolare che manifesti nelle piazze e che appoggi in maniera visibile e massiccia le FARC.
Le lotte sindacali e l’attività dei partiti di opposizione ai governi Uibe e Santos, avvengono indipendentemente dalle FARC che, anzi, sono spesso osteggiate dai partiti della sinistra e dai sindacati.
I vari governi colombiani hanno utilizzato il deterrente “FARC” per giustificare e rendere più efficace la medotica repressione verso i militanti sindacali, gli esponenti della sinsitra e del PCC, che hanno scelto la lotta politica alla luce del sole, anzichè la lotta armata nella selva.
L’astensione di massa in Colombia non significa adesione alla campagna astensionistica sostenuta dalle FARC, ma è il riscontro della mancanza di partecipazione popolare e della ridotta coscienza politica.
La tesi che l’Associazione Nazionale Nuova Colombia sostiene, in maniera ripetuta, secondo cui in Colombia ci sarebbe un regime fascista, non ha fondamento, perché in Colombia:
1 – non c’è il partito unico,
2 – non c’è la proibizione di costruire partiti e sindacati di opposizione,
3 – non c’è la concezione dello stato organico,
4 – non c’è l’identificazione di partito, stato e popolo,
5 – non è vietata la libertà di stampa,
6 – non c’è il capo carismatico che incarna la volontà del popolo,
7 – non viene enfatizzato il primato spirituale/razziale del popolo colombiano, ecc. .
In Colombia, non c’è un regime fascista, ma esiste uno stato borghese, ed il governo Santos è stato eletto per suffragio universale, anche se è repressivo, conservatore, e utilizza, pure se con minore estensione di Uribe, gli apparati militari dello stato e le milizie paramilitari per reprimere in maniera metodica e sistematica l’opposizione.
Il governo Santos obbedisce alle direttive economiche delle imprese trasnazionali e alle strategie geopolitiche delle potenze dominanti, modulando il suo agire in funzione del contesto della Colombia.
Che Uribe abbia favorito e Santos favorisca il narcotraffico, è vero, come è altrettanto vero che le FARC, dai primi anni ’80, hanno come fonte di sovvenzione economica il traffico della coca e dei suoi derivati.
Per le FARC è una contraddizione magistrale entrare in relazione con la n’drangheta e le altre organizzazioni della delinquenza internazionale, che concorrono all’economia criminale ed alimentano lo spaccio delle droghe tra le masse giovanili dei nostri paesi, e dichiararsi marxiste.
La guerra a bassa intensità colombiana è accaduta, in maniera simile, anche in Italia, da Portella delle Ginestre a Gladio, attuata con l’utilizzazione diretta degli apparati militari dello stato, dei fascisti e con l’appoggio degli USA, ossia la strategia della “de-stabilizzazione per ri-stabilizzare”.
Lo stato italiano poteva considerarsi uno stato fascista, a causa della repressione verso il PCI, la sinistra di classe e i sindacati, attuata con quei metodi anticostituzionali e violenti?
Questo comunicato, poi, usa la ragioneria dei morti ammazzati per rivendicare inesistenti risultati politici e usa parole roboanti e linguaggio esorbitante per riscaldare gli animi, ma questa maniera di esprimersi è vuota di contenuto. Non si entra nel merito e non si forniscono gli strumenti di comprensione adatti per capire contesto e fatti, ossia di come gli attori politici e sociali si muovano, ora, in Colombia.
Tutto ciò è parte della crisi politica delle FARC e del suo isolamento, non solo logistico dentro la selva, ma soprattuto di consenso rispetto alle masse popolari che vivono nelle megalopoli colombiane. Se manca l’acqua, i pesci muoiono.