Antonio Gramsci il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano e la falsificazione storica

Cari compagni come potete notare il capitalismo e i suoi media sono sempre al lavoro, grazie ai vari Bettiza, Carioti, quello dei Ragazzi di Salò, guarda caso manipolazioni storiche sempre contro i comunisti.

Quindi massima attenzione e massima verifica delle fonti.

Ringraziamo Raffaele Simonetti e il blog Materialismo Storico per la precisazione e per la velocità della puntualizzazione.

La redazione di Iskrà.

 

MATERIALISMO STORICO

blog personale di Stefano G. Azzarà / e-mail s.azzara@uniurb.it

 

domenica 13 novembre 2011

 

Ancora su Gramsci. Nunzio Dell’Erba contesta l'”inedito” ritrovato a Mosca e denuncia le inesattezze dell’articolo del Fatto Quotidiano

 

Ringrazio Nunzio Dell’Erba, sempre attentissimo, per queste preziose puntualizzazioni [SGA].

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Caro Azzarà,

ho visto che sul tuo blog hai pubblicato i due articoli su Gramsci. Secondo me si tratta di due falsi storici così eclatanti da lasciare incredulo anche il più sprovveduto degli studiosi del pensiero e dell’attività politica di Gramsci. Ma mentre quello di Amurri è innocuo, quello di Carioti è di una disonestà allarmante, oltre ad essere pieno di errori e di strafalcioni storici. Gramsci non giunse in Russia nel maggio 1922, ma ai primi di giugno dello stesso anno; se lui si stupisce del parallelo tra i fascisti e i Sr, io mi stupisco che Gramsci faccia un paragone così assurdo tra i fascisti e una minoranza rivoluzionaria ormai fuori giuoco; il paragone non è poi un merito di Bettiza, ma di Alain Besancon e prima di lui di Caffi, che lo svolse prima del 1922. Comunque il presunto inedito gramsciano contiene valutazioni politiche errate e dovette essere opera di qualche burocrate russo: Gramsci non può aver parlato di “governo anarchico”, non può aver ignorato di conoscere la realtà politica dell’Italia e non può aver sostenuto che il fascismo ha dato due miliardi alla Chiesa. Esso sarà stato confezionato dopo il 1929 alla stipula dei patti lateranensi. Tutto il discorso di Gramsci verte su un piano di profondità analitica e politica, in contrasto con alcune direttive della centrale moscovita.

E’ vergognoso che il “Corriere” annunci un inedito gramsciano e pubblica un resoconto di esso, insieme a una foto scattata successivamente al 1922. 

Ti invio anche la lettera trasmessa via email oggi al direttore del giornale “il Fatto” a proposito dell’articolo di Sandra Amurri.

La posizione della redazione del giornale di Padellaro e Travaglio è vergognosa. Ti chiedo di intervenire sul tuo blog, o pubblicando la mia lettera oppure chiarendo che si tratta di un errore madornale, che offende la memoria di Gramsci noto per la sua precisione e onestà intellettuale.

Cordialmente,

Nunzio Dell’Erba

 

 

Gentile direttore,

leggo oggi sul suo giornale una lettera di rettifica delle inesattezze contenute nell’articolo di Sandra Amurri.

Credo che queste rettifiche siano il risultato della lettera che le ho inviato ieri per la sua pubblicazione nella rubrica “Lettere”.

Per onestà intellettuale e per rispetto dei suoi lettori Le chiedo di pubblicare la mia lettera. Un giornale è libero di scegliere le lettere dei lettori, ma appropriarsi del lavoro altrui non rientra nello spirito democratico a cui dice di ispirarsi il suo giornale. 

Antonio Gramsci nacque il 22 gennaio 1891 a Ales, per cui il 15 luglio 1903 non era “un bambino di dieci anni”, ma aveva già compiuto 12 anni. Egli superò l’esame di scuola elementare non nel 1903, come si legge nell’articolo di Sandra Amurri (“il Fatto quotidiano, 12 novembre), ma due anni prima. Dal “certificato degli esami di proscioglimento dall’obbligo dell’istruzione elementare inferiore”, rilasciato dal Comune di Ghilarza e riprodotto in diverse biografie di Gramsci, risulta che alla data del 24 luglio 1901 aveva già superato il suo primo esame. Che poi Gramsci “non è così studiato in Italia” è destituito da ogni fondamento storico, vista la miriade di studi apparsi dalla sua morte a oggi proprio nel nostro Paese.

Nunzio Dell’Erba

 

 

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sabato 12 novembre 2011

  

Gramsci after 1922.jpg

 

Il piccolo grande Gramsci

Anche da studente di IV elementare, era già lui

di Sandra Amurri

La grafia è quella di un bambino di dieci anni. Il contenuto è quello di un bambino che a dieci anni già parlava agli uomini di domani. Il suo nome è Antonio Gramsci.

Questo è il suo tema di italiano all’esame di quarta elementare: “Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli risponderesti?”.

Scuola elementare di Ghilarza, 15 luglio 1903. Non si può che restare colpiti da un maestro che chiede a dei bambini di affrontare un argomento così centrale per una società giusta e uguale: il diritto allo studio che nel 1948 diverrà un diritto sancito dalla Carta costituzionale, oggi così discussa. Ma non solo: lo studio come forma più alta della libertà di un individuo a prescindere dalle sue condizioni economiche.

Non è il denaro, che la modernità ha posto al centro della vita di relazione e neppure lo sfarzo che ne deriva, per il piccolo Gramsci, a garantire un futuro onorato e dignitoso.

IL SOLO strumento per combattere l’ingiustizia sociale è la cultura. La conoscenza, perché chi non conosce non sceglie e chi non sceglie non è una persona capace di esercitare a pieno il suo compito di cittadino attivo.

Più o meno le stesse cose rivendicate dagli studenti scesi in piazza contro la Riforma Gelmini, per una scuola pubblica di tutti e per tutti.

Ma veniamo al tema. Antonio Gramsci si rivolge all’ipotetico amico che chiama Giovanni per fargli sapere: “Quanti ragazzi poveri ti invidiano, loro che avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi. Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale”. 

E lo stupore cresce di fronte alla consapevolezza che il suo compagno di banco Giovanni abbia deciso di non andare più a scuola, lui che è un privilegiato: “Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non riprenderai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelligente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi? Dici a

me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no resteremo zucconi. Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna”. E quanta amorevole insistenza nelle sue parole: “Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili. Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Francesco; egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca; passò una gioventù brillantissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.

Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito”.

INFINE, il saluto, Antonio si rivolge a Giovanni scusandosi per la franchezza del suo dire, dettata dal cuore e dall’affetto: “Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non

adularti come molti. Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal Tuo amico Antonio”.

La fotocopia di questo “tema d’autore” appartiene a Giovanni Cocco, giovane ricercatore dell’Università di Sassari, segretario provinciale del Pdci, che a sua volta l’ha ricevuta da suo padre Agostino, per oltre 20 anni segretario della scuola elementare intitolata ad Antonio Gramsci nel 1985, occasione in cui a

tutti i bambini, venne regalato L’albero del riccio. Ma l’originale dove si trova, visto che all’Archivio di Stato di Oristano, dove Agostino Cocco lo aveva inviato assieme a tutti gli altri, non è mai arrivato?

Un giallo che siamo riusciti a risolvere a patto che il nome di chi lo conserva – con la stessa gelosia con cui si ha cura di un tesoro – resti misterioso. L’originale del tema di quarta elementare di Gramsci ce l’ha il figlio della domestica del maestro di Antonio Gramsci, che ha ereditato la sua casa.

NELLA BIBLIOTECA, nascosto tra le pagine di un libro, c’era il tema di quel bambino che a dieci anni dava lezione di latino ai compagni del ginnasio. Una sola volta lo ha prestato alla Casa Museo Gramsci di Ghilarza perché fosse esposto durante un convegno, ma restando di guardia finché non gli è stato restituito.

“È un vecchio compagno, cresciuto come me a pane e Gramsci”, dice Giovanni Cocco “che grazie ad Antonio ha appreso le cose veramente importanti per ognuno di noi, come il senso critico, e ha imparato – per fare un esempio di attualità stretta – che bisogna guardare alla speculazione finanziaria dando priorità alla speculazione mentale”. Eppure in Italia Antonio Gramsci non è così studiato, mentre è il terzo autore più letto a livello planetario dopo Karl Marx e Jean-Jacques Rousseau. Fino a diventare l’autore più studiato nei club neoliberisti americani. Una malattia tutta italiana quella della perdita della memoria, che condanna chi non è padrone della sua storia a non esserlo neppure del suo futuro.

Antonio Gramsci il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano e la falsificazione storicaultima modifica: 2011-11-15T08:00:00+01:00da iskra2010
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