Pasolini sul PCI onesto in un Paese disonesto

 

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Da Angelo Ruggeri

PASOLINI SUL PARTITO COMUNISTA ITALIANO.

E sugli intellettuali che non più declinandosi in senso gramsciano, sono diventati i tellettual.in di questo infausto “ventennio“:

privi – come dice Pasolini – del coraggio intellettuale della verità e dediti alla pratica politica di pseudo-sinistra, usano il proprio “capitale culturale” come un padrone usa il potere del “capitale economico“, e, sentendosi “parte integrante” della classe dominate, hanno declinato falsità e analisi tutte errate sul post-moderno e la “globalizzazione”, hanno additato l’ineluttabilità di appiattirsi sulla “società che è cambiata” (sic).

A tal punto che ancora oggi veicolano slogan mistificanti e famigerati come quello dei cosiddetti “beni comuni” e vi si richiamano, persino, per invitare a salvare il Manifesto (fondo di oggi 9-2-012)

 

Pasolini: coraggio della verità e “preveggenza” profetica

“SPORCIZIA, DISONESTA’ ININTELLIGENZA, IDIOZIA, IGNORANZA, CONSUMISMO E DERIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE, ORIGINANO DALLA ELIMINAZIONE DEL PCI E DELLA “DIVERSITA’ COMUNISTA” (che solo Mario Tronti ha autocriticamente rilanciato e riconosciuto in particolare ad Enrico Berlinguer) CHE RAPPRESENTAVA UN PAESE OPPOSTO, QUASI UNO STATO DIVERSO E CONFINANTE CON QUELLO CORROTTO E IGNORANTE.

La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione,

l’altro intatto e non compromesso

“Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All’intellettuale – profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana – si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien meno a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al “tradimento dei chierici” è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere
(e per non sentirsi dare dei traditori dalla borghesia nessuno è stato intellettuale vero come Pasolini,preferendo essere tellettual-In, n.d.r.) .

Ma non esiste solo il potere: esiste anche un’opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.

È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all’opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell’Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.

Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario – in un compatto “insieme” di dirigenti, base e votanti – e il resto dell’Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un “Paese separato”, un’isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel “compromesso”, realistico, che forse salverebbe l’Italia dal completo sfacelo: “compromesso” che sarebbe però in realtà una “alleanza” tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell’altro. (Pasolini 14-11-74)

Pasolini sul PCI onesto in un Paese disonestoultima modifica: 2012-02-24T08:40:00+01:00da iskra2010
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