Europa e Ratzinger

 

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di Angelo Ruggeri *

“Cosa è l’Europa nel quadro complessivo della situazione storica?”, si chiedeva il cardinale Ratzinger nelle “Riflessioni sull’Europa” (Prealpina, 4-5-05).

In tal quadro, cita ripetutamente Marx come fosse – e lo è – un personaggio del nostro tempo. Dialettizzandosi criticamente con esso, anche ora che non è più Ratzinger ma è il papa, come disse lui stesso, cioè “sintesi” di un insieme. A Colonia ha criticato “la religione fai da te”, cioè il mercato che entra anche nella religione. Ad Aosta “i potenti della Terra”, perché, “come ha detto Marx, sostengono che la Chiesa in 1800 anni non ha cambiato il mondo, quindi ora è meglio fare da soli”. Può prendersi come una conferma che è inevitabile che il marxismo “sopravviva”. Perché “tutti sono marxisti, un po’ inconsapevolmente” (Gramsci, Il Nostro Marx, Einaudi), perché ha trasformato lo studio dell’economia, della storia, della geografia, della sociologia della letteratura, ecc., perché non c’è disciplina in cui non ci sia almeno un pelo della barba di Marx. E perché, all’opposto di quelli “a sinistra”, anche gli antimarxisti hanno imparato a dare una lettura non formalistica delle cose, a fare riferimento al “realismo” e non al “pragmatismo” come fa invece la “sinistra”.

Donde le “riflessioni” di Ratzinger, prima del merito, interessano per la dimensione storica e filosofica, estranea alla politica di oggi quanto quella di Gramsci lo è alla “sinistra”, tesa solo verso obiettivi di mera gestione del potere politico, che lei chiama gestione realistica del presente. All’opposto del vuoto programmatico dell’attuale “sinistra”, disancorato dalle tendenze teorico-politiche del 900 e dalle lotte per la democrazia “sostanziale” e non solo “formale”, Gramsci seppe dare alla sua esperienza politico-pratica una dimensione storica e filosofica, inusuale tra i politici attivi. “Chi dopo Marx ha davvero continuato l’esplorazione? Non conosco che Gramsci”, diceva Althusser. Insegnando che il “realismo reale” è sempre fatto di reale-passato, reale-presente e reale-futuro. Mostrando che non è “realismo” ma “pragmatismo” quello della “sinistra” di oggi, che dimentica anche l’importanza che Gramsci attribuisce al ruolo della cultura e dello stato, spiegando come il dominio di una classe sull’altra è “anche” il prodotto della sua capacità di persuadere il dominato ad accettare e condividere i valori sociali, culturali e morali della classe dominante.

Meglio un “conservatore” rigoroso – ha pensato forse anche il cardinale Martini votando Ratzinger – che un finto “progressista”. Magari dai principi ballerini come i “centrosinistra” che a Berlusconi gridano “giù le mani dalla Costituzione” quando le mani ce le hanno messe loro, che la vogliono, anzi, cancellare e sostituire con quella di un’Europa che non esiste se non come grande regione geografica concepita solo nel XVIII secolo, quando i filosofi illuministi elaborarono la dottrina dei confini naturali. In questa Europa la “zona orientale”, con la c.d. “caduta del muro”, è tornata ad essere, come allora, “una dipendenza economica dell’Europa occidentale…paragonabile alle colonie d’oltre mare” (Hobsbawm). Oggi (è vero ) “ci troviamo in un secondo illuminismo” (Ratzinger, Prealpina); meno vero dire, come fa Ratzinger, che il marxismo è una “irrazionale speranza”. Persino alcuni teologi della chiesa si rivolgono al marxismo perché è l’unica rivelazione scientifica capace di spiegare come il capitalismo arricchisce, sempre più, pochi ed impoverisce, sempre più, molti, e perché, dove arriva il capitalismo, gli imprenditori hanno la cassa piena e gli operai le tasche vuote. Ora, questo accade anche nell’Est Europa, dove piccoli signorotti capitalisti e grandi signorie multinazionali occidentali, si arricchiscono e sollazzano, sfruttano lavoro e prostituzione, creando una “Thailandia” in Europa, fanno tratta di schiave e schiavi costretti a tutto per sopravvivere e pagare a caro prezzo la privatizzazione di tutto ciò che prima era garantito e gratuito.

La famosa “nostalgia” che in Germania spinge in alto elettoralmente la PDS (“S” di Socialista, non di PdS occhettiano) non è solo dei tedeschi dell’Est e non è per quelli che erano regimi dispotici, è’ nostalgia per un vero e proprio “stato sociale”, che nella UE non c’è stato né ci sarà, perché, per essere tale, non devono esserci imprese e proprietà private dei mezzi di produzione. Mentre anche la “sinistra” chiama “stato sociale” lo “stato elemosiniere”, chiamato a tamponare i danni sociali prodotti dalle imprese private.

* Centro Il Lavoratore 24-8-2005

Europa e Ratzingerultima modifica: 2012-03-03T08:30:00+01:00da iskra2010
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