Scherzi da Monaco?

C’è sempre un Monaco del capitale dietro la politica, 
la musica e l’arte in generale

Chi è Fabio Roversi Monaco? Un noto massone… vedi articolo de la Repubblica riportato sotto, si è occupato di Lucio Dalla, cavaliere di Malta e uomo molto ricco, come si è occupato di Dubcek, dando a tutti e due, in momenti diversi, una laurea honoris causa quand’era rettore dell’ateneo bolognese. 
Sia Dubcek che Dalla ci hanno lasciato… Ma Fabio Roversi Monaco è ancora tra noi… Che porti sfiga? Noi non crediamo, ma che sappia di trame e intrighi di questo siamo certi.
Misteri dietro la vicenda Dalla: non si trova il testamento. In casa, però, rimane una cassaforte di cui nessuno ritrova la chiave. Molti s’interrogano sull’eredità. Un patrimonio immenso fatto di ville, terreni, diritti d’autore, opere d’arte. Dalla non aveva fratelli, se non quelli che frequentava Roversi Monaco e neppure sorelle. Chi ha messo la Rosa Rossa sulla bara di Lucio Dalla? E se 
la chiave della cassaforte e il testamento venissero trovati dopo un po’ di tempo, l’atto notarile sarebbe autentico? Quanti massoni, cavalieri di Malta e opusdeisti ci sono tra i notai?

Dubcek dopo essere stato insignito della laurea honoris causa da Roversi Monaco ha un misterioso incidente stradale.
Infatti alla vigilia del funerale di Dubcek  le voci che attribuiscono a un attentato la morte del presidente del Partito socialdemocratico slovacco si sono fatte più forti. 
L’incidente del 1 settembre 1992, quando la vettura sulla quale viaggiava Dubcek era sbandata sull’autostrada precipitando in una scarpata. Chissà chi è stato? Visto che i “comunisti” non erano più al potere? Chissà se anche sulla bara di Dubcek c’era una Rosa Rossa.
Lo staff di Iskra

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Fabio Roversi Monaco

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Lucio Dalla con il classico cappello da massone

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Lucio Dalla cavaliere di Malta

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Rosa Rossa sulla bara di Lucio Dalla


Roma, 4 mar. – (Adnkronos) – “Lucio Dalla aveva un desiderio molto forte di creare una fondazione per il rilancio culturale di Bologna”. E’ quanto afferma all’Adnkronos il presidente della Fondazione Carisbo Fabio Roversi Monaco.
“Era un obiettivo a cui credeva, ne abbiamo parlato molte volte” racconta Roversi Monaco, che nel 1999, come rettore dell’Universita’ di Bologna conferi’ al cantautore bolognese la laurea honoris causa in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo.
 L’intenzione di Lucio Dalla era quella “di creare una fondazione che avesse come compito – prosegue – quello di contribuire al rilancio culturale di Bologna”. E d’altra parte chi meglio di lui che era “un musicista, un poeta, un intenditore d’arte e un collezionista” ricorda Roversi Monaco con una certa malinconia nella voce.
“Lucio Dalla avrebbe voluto dedicare le rendite derivanti dalle sue opere, del suo patrimonio artistico raccolto in anni di carriera, ma non so se l’operazione potrà avere un seguito” dichiara Roversi Monaco con una nota di rammarico. Quanto a un ipotetico intervento della fondazione Carisbo nel progetto viene escluso da Roversi Monaco in quanto, spiega, la sua fondazione non può sostenerne un’altra. Comunque ogni destinazione dell’ingente eredità dell’artista è legata al nodo del testamento su cui è di fatto ancora giallo perché non è chiaro se esistano volontà scritte.

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4 maggio 1989 —    pagina 22   sezione: CRONACA 


BOLOGNA, RAPPORTO DIGOS SULLE LOGGE MASSONICHE

BOLOGNA – La loggia P2 negli anni cinquanta aveva a Bologna una  diramazione periferica, denominata loggia P21, che raccoglieva solo persone che intendevano mantenere uno status di riservatezza  all’interno della massoneria e la cui naturale continuazione è la loggia Zamboni De Rolandis, attualmente sotto  inchiesta, assieme alla loggia Virtus, per presunte violazioni  delle leggi che vietano le società segrete. Sono attualmente sotto istruttoria formale 44 appartenenti alle due  società. Sarebbe questa la novità più  rilevante contenuta nel rapporto inviato dalla Digos di Bologna, un’ottantina di pagine più dieci di indici, al sostituto procuratore Libero Mancuso nel dicembre scorso e della cui esistenza si era appreso in seguito alla deposizione del capo della polizia Vincenzo Parisi davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi. Nel rapporto la Digos ricostruisce il contesto storico in cui ha operato la Zamboni De Rolandis, loggia universitaria bolognese (il cui gran maestro è stato l’attuale rettore dell’ateneo Fabio Roversi Monaco), il suo inserimento nella massoneria di Palazzo Giustiniani, i presunti collegamenti con la P2 di Licio Gelli, le presunte devianze e interferenze con organi costituzionali e della pubblica amministrazione. Il recapito  profano della P21 sarebbe stato l’abitazione di Carlo Manelli, attualmente 1O2enne, ex ispettore delle ferrovie dello stato. Sarebbe stato Manelli, nel 1964, a proporre di istituire la Zamboni nell’ambito dell’Oriente di Bologna, ottenendo l’autorizzazione del gran maestro di palazzo Giustiniani, Giordano  Gamberini ad affiliare anche i fratelli della loggia propaganda di Roma residenti all’ombra delle torri. Il rapporto tratta poi la storia della Virtus, inserita nell’altra obbedienza massonica, quella di piazza del Gesù. Secondo la Digos dal ’74 al 1978 alcuni degli affiliati, tra i quali Roversi Monaco e il docente di diritto penale Franco Bricola sarebbero stati iscritti al Centro studi filosofici e sociali di Roma, nome di  copertura del Capitolo nazionale copertosciolto nell’aprile 1978. In una rubrica del capitolo nazionale figurerebbero i nomi  di alcuni affiliati alla P2, di altri affiliati alla Zamboni e di altri fratelli alla memoria, tra cui Francesco Pazienza e Giuseppe Belmonte, ufficiale deviato del Sismi.

Scherzi da Monaco?ultima modifica: 2012-03-09T09:30:00+01:00da iskra2010
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