IL VERO PICCONATORE

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di Angelo Ruggeri

DAL “SASSO IN BOCCA” AI“PIEDI NEL PIATTO” DEL VERO “PICCONATORE”.E L’ITALIA NON E’ UNA MONARCHIA.

Dove sta scritto che il Capo dello Stato ha il potere di intimare “alle parti sociali di far prevalere interessi diversi da quelli sociali” che rappresentano?

Dove sta scritto che “l’interesse generale” sarebbe quello che rappresenta un governo extraparlamentare come quello di Monti?

Dove sta scritto che “sarebbe grave che il sindacato non dia il proprio contributo all’accordo” sulla libertà di licenziare delle imprese e di eliminare con l’art.18 il ruolo che lo Stato,tramite la giurisdizione, ha nel controllo democratico del potere discriminatorio delle imprese?

Dove sta scritto che il Capo dello Stato può intervenire e mettere i piedi nel piatto dicendo tutto questo a favore di quella che un Bonanni ha definito una ‘”ecatombe sociale” ma che poi la sottoscrive anche in omaggio alla prevaricazione presidenzialista?

L’uomo della Gladio, Cossiga definito “picconatore della Costituzione” e per ciò denunciato per attentato alla Costituzione, rispetto all’attuale Capo dello Stato era una “pecorella”; in più e in meglio Cossiga si rivolgeva con messaggio alla Camera in cui mostrava di sapere esattamene che la nostra è una Costituzione di democrazia sociale e di “governo parlamentare” e non “del presidente” o del “premier”, tanto che non si sovrapponeva ma si rivolgeva alle Camere dicendo esattamente le stesse cose che pensiamo anche noi a proposito dei contentui della Costituzione ma in modo esattamente rovesciato. Il vero picconatore o comunque un “picconatore della Costituzione” che non ha eguali né precedenti, è Napolitano, l’uomo che ha “complottato” contro Enrico Berlinguer e che alla sua morte ha portato alla cancellazione del PCI uno dei bastioni e principale trave portante della Costituzione e della democrazia italiana.

Sì che dopo l’operazione “soluzione finale della questione comunista (cosi definita dalla CIA come dichiarato a verbale in Tribunale da un suo agente) in Italia la progressiva delegittimazione della Costituzione e lo snaturamento della democrazia ha proceduto senza freni, fino alla sostituzione del “governo parlamentareprima col governo del “premier”, indicato sulle schede, ed oggi col “governo del presidente

Napolitano, che con quotidiani interventisu temi spettanti al governo parlamentare e all’esecutivo e che a Lui sono preclusi dalla nostra Costituzione, un giorno sì e l’altro pure “piccona la Costituzione“, per di più “imbrogliando” la gente, presentandosi mascherato da suo “garante”: e questo fa grande differenza rispetto a Cossiga che “onestamente”si rivolgeva con messaggio alle Camere, chiedendo se non era il caso di cambiare la forma del governo parlamentare con un governo presidenziale del “premier di governo” o del “Capo dello Stato”. 

Una differenza di onestà intellettuale che dobbiamo riconoscere ad un “nemico” della Costituzione e della democraziaquale era l’uomo della Gladio ma che si rivela non esserlo stato tanto e quanto l’attuale Presidente della Repubblica.

Ad ulteriore prova che quella di Napolitano è una scelta consapevole di picconare la Costituzione, basti ricordarsi che Giorgio Napolitanonon si è accorto che il 12 e 13 giugno 27 milioni di Italianihanno sonoramente bocciato la privatizzazioneforzata dei servizi pubblici localie dopo soli 2 mesi ha sottoscritto il decreto legge di Berlusconi che – alla faccia degli stessi Italiani – ricopiava le norme cassate dal popolo?
Ad ulteriore prova che quella di Napolitano è una scelta consapevole di picconare la Costituzione basti ricordare l’articolo 1 della Costituzione che recita “la sovranità appartiene al popolo”, che é di ben maggiore sostanza che non quello dell’articolo 77 a proposito dei decreti legge, su cui Napolitano, anche qui, è intervenuto ma quando “i buoi” dei decreti legge erano scappati quotidianamente e a centinaia, mentre con un “vilipendio” della Costituzione e del suo articolo fondativo, si è dimenticato per la seconda volta del voto del popolo contro le privatizzazioni e ha firmato anziché rimandare alle Camere il nuovo decreto – peggiorativo – delle privatizzazioni Monti, che rovescia appunto la volontà popolare.

Difficile non dare ragione a chi ha scritto “vuoi vedere che qualcuno al Colle sa bene cosa proporre al Presidente e agli Italiani, magari ben informato e collegato con la Bce? Qualcuno che sa di che cosa hanno bisogno veramente gli italiani anche quando votano il contrario?” Non abbiamo molti dubbi sul fatto che dall’operazione “soluzione finale della questione comunista” con l’eliminazione del PCI in poi, Napolitano abbia agito in convergenza se non anche in concerto con centri di potere sovranazionale del capitalismo finanziario che si avvale anche di poteri oscuri e “segreti” come il Bilderberg e la Trilaterl in cui guarda caso ha un ruolo preminente “il Mario Monti” nominato senatore a vita e capo del governo da Napolitano.

 

L’ITALIA NON E’ UNA MONARCHIA

di Giorgio Cremaschi

Abbiamo sentito con fastidio e anche con rabbia le ultime parole del Presidente Napolitano sulla trattativa sindacale sull’articolo 18.

Intanto una piccola questione di metodo. Il Presidente della Repubblica si è recentemente rifiutato ancor solo di ricevere i sindaci della Valle Susa in dissenso con la Tav. Non avrebbe fatto nulla di eversivo nell’ascoltarli, ma non lo ha fatto e ha argomentato questa sua scelta con non essere di sua competenza la materia. Allora perché una trattativa sindacale lo è? Ma qui c’è anche la questione dei contenuti.

Il Presidente ieri ha affermato, chiaramente rivolgendosi al sindacato, che di fronte alla crisi non si possono sostenere oltremisura gli interessi particolari. Non siamo d’accordo. L’articolo 18 non è un interesse particolare, esso tocca alla radice il significato dell’articolo 1 della nostra Costituzione. Quello che sancisce che la democrazia della nostra Repubblica è fondata sui diritti del lavoro e non solo sul diritto al lavoro. La cancellazione dell’articolo 18, alla quale sta provvedendo il governo con i suoi provvedimenti ipocritamente presentati come manutenzione, rappresenta un attacco ai diritti fondamentali di libertà nei luoghi di lavoro. Se questi non sono estesi a tutto il mondo del lavoro, la questione di fondo è come estenderli e generalizzarli e non come toglierli a chi ancora li ha. Così pure la messa in discussione dell’assurda pletora di contratti precari, la garanzia del salario in caso di crisi, non sono beni particolari, ma valori costituzionali, che decidono della qualità sociale e del livello reale della nostra democrazia.

Ha sbagliato profondamente nei toni e nel linguaggio il Presidente della Repubblica, secondo noi. E ancor di più l’ha fatto considerando il suo continuo interventismo a sostegno del governo. Non siamo costituzionalisti, ma qui sentiamo qualcosa di malato che si sta diffondendo nelle nostre istituzioni. Se il Presidente della Repubblica deve continuamente intervenire a sostegno del governo, non siamo più in una repubblica parlamentare. In ogni caso non siamo nella repubblica definita nella nostra Costituzione. Time tempo fa ha pubblicato una copertina con la foto di Napolitano e la scritta: “King George”. E’ simpatica l’ironia anglosassone, ma l’Italia non è una monarchia.

 

Il medioevo di Napolitano e Monti

di Orazio Licandro

Hanno detto e ridetto che il governo dei professori, dei tecnici, dei sobri e bla bla bla (in fin dei conti, miliardari e potenti) avrebbe tirato l’Italia fuori dal tunnel della crisi economica e impedito una sorte analoga a quella della povera Grecia, massacrata per assicurare profitti a banche e speculatori. Invece hanno determinato il medesimo scenario greco, proprio qui in Italia.

Facciamo un piccolo, incompleto e, purtroppo, provvisorio bilancio. Manovre (comprese quelle tremontiane) per complessivi 150 miliardi di euro; provvedimenti dagli effetti recessivi; misure inique; l’Italia tecnicamente già in recessione con una produzione industriale al -2,5%; impoverimento generale; polverizzazione del ceto medio; cancellazione dell’esito dei referendum del giugno scorso; peggioramento dei servizi locali ed innalzamento insopportabile di tariffe e imposizione tributaria locale; banche strapiene di soldi che rifiutano però il credito ad imprese e famiglie preferendo speculare con l’acquisto dei titoli di Stato; cartello dei petrolieri che indisturbato ormai imperversa peggio di una flotta di bucanieri provocando ulteriore inflazione; scuola e università pubbliche in ginocchio, anzi ‘asfaltate’.

E adesso l’ineffabile governo, sospinto dall’altrettanto ineffabile presidente della Repubblica (tutto rigorosamente in minuscolo), punta alla cancellazione di un ultimo baluardo di civiltà giuridica: l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Non mi rivolgo a Monti, che dall’alto del suo reddito annuale di 1,5 milioni di euro (annuale!) giudico in astratto persona assolutamente incapace di comprendere, per sua lontananza, i bisogni di un italiano normale con famiglia e, nel migliore dei casi, ancora con uno stipendio o pensione. Mi rivolgo invece al presidente della Repubblica Napolitano che iscrive la sua cultura e azione politica (ma non dovrebbe essere un arbitro, dunque terzo rispetto al gioco politico?) nel migliore solco del riformismo italiano ed europeo (sic!, per alcuni ‘analisti politici’) per chiedere: caro presidente, sempre più lontano, non da banchieri e finanzieri, ma dai problemi degli italiani normali, cosa c’entra con la crisi economica e con l’Europa la ricerca ossessiva, pervicace, quasi autistica, dell’abolizione del divieto di licenziamento senza giusta causa? Possibile che quando si tratti di introdurre porcate è sempre l’Europa che le chiede, come nel caso della cancellazione del reato di concussione? Quello contenuto nell’art. 18 è un principio giuridico, non si tratta di un’opzione economica, a meno di intendere anche ciò una ‘liberalizzazione’! Diamine!… ma i suoi consiglieri giuridici che ci stanno a fare?

Se si desse via libera a quest’ultimo atto, da domani l’Italia piomberebbe ancora di più in un nuovo medioevo, in cui il futuro, soprattutto quello delle future generazioni, sarà ampiamente ipotecato. Io sto con tutti coloro che si opporranno a quest’ultima barbarie.

Oggi in presidio, dinanzi Montecitorio, in difesa dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che in fin dei conti è difesa di un pezzo della nostra Costituzione!


IL VERO PICCONATOREultima modifica: 2012-04-18T08:49:00+02:00da iskra2010
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