La PROPRIETA’ dell’acqua, il figlio di Napolitano e la defaillance cronica di ” Manifesto”e “sinistre” liberali dei “beni comuni”

 

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di Angelo Ruggeri

E’ crisi universale di classi dirigenti di tutto il mondo di destra e di “sinistra”, comprese le “sinistre” c.d. “alternative” che sul Manifesto e non solo, insiste su temi da “stato di diritto” liberale come quelli dei c.d.”diritti civili” e sull’”ALBA” dei c.d. “beni comuni”, assimilandosi alla “sinistra liberale” pre-fascista che da un ventennio la porta a defaillance e sconfitte ormai croniche.

Lo stupore di chi, come sul Manifesto qui sotto, è dato dall’aver creduto che esistono quelli e possano esistere quelli che loro chiamano “beni comuni” senza una PROPRIETA’, da affrontare non le “chiacchiere” sui “diritti” senza poteri e vuote rivendicazioni di un’”ALBA” dei “beni comuni” ma con la lotta (di classe) contro la PROPRIETA’ e contro il potere d’impresa, che giornalismo, il movimentismo e il “sinistrismo”, credevano di poterli aggirare. Per cui sono quasi stupiti che i loro c.d. “beni comuni” “saltino” ma sanno solo lamentarsene, come “il Manifesto” qui sotto che scrive: ACQUA PUBBLICA. Il “me ne frego” di Alemanno.

In tal modo, con ”ALBA” e come sempre anche il Manifesto, si fa rientrare tutto nell’artato gioco elettorale di “destra” e “sinistra” di lettori ed elettori SEMPRE PIU IRRETITI NELL’IRRESPONSABILITA’ DELLA LOGICA BIPOLARE.

Non sanno o volutamente ignorano che (p.c.d.) il principale “suggeritore” dell’ACEA e quindi anche di Alemanno, sul fatto se e quindi evitare che il referendum sull’acqua intacchi la PROPRIETA’, c’è il figlio di NAPOLITANO: Giulio Napolitanoordinario di diritto pubblico a Roma Tre, già facente parte del tam di giuristi del Ministro Tremonti, assieme a Enrico Letta, (che ha partecipato al seminario dello scorso anno a Parigi, con Sarkozy, la Merkel e BlairGuido Rossi (il «decano» che ha tenuto con Tremonti e don Verzè un seminario al San Raffaele),Visentini, figlio del Gran Borghese BrunoVittorio Grilli, direttore generale del Tesoroun team per affiancare il lavoro degli sherpa italiani in vista del G7-G8 della Maddalena-Aquila, e in prospettiva per un «Manifesto del diritto futuro».

Infatti, subito dopo l’esito della consultazione popolare del 12 e 13 giugno scorsi, e il Manifesto non lo sa o non lo dice, l’Acea ha chiesto rassicurazioni sul mantenimento degli accordi stipulati proprio a Giulio Napolitano, avvocato, esperto del settore e figlio del Presidente della Repubblica. E secondo il parere legale, l’esito dei quesiti non sarebbe sufficiente a intaccare gli interessi delle società idriche… alla faccia delle mistificazioni dell’”ALBA” di chi appunto ignora l’esistenza della proprietà e la lotta (di classe) necessaria per scalzarla e certo non sperando nell’Alba di una escatologia dei “beni comuni” (nel caso diremo eventualmente di più in altro momento). Teniamoci a chi insiste su “diritti” e c.d. “beni comuni” come qualsiasi “sinistra liberale”

Dopo un ventennio e più in cui ha contribuito in maniera determinante a distruggere il PENSIERO e CULTURA POLITICA della “sinistra” (quella VINCENTE, quella della tradizione e della storia comunista del movimento operaio e del proletariato, detta “sinistra estrema”, nonostante la defaillance e le sconfitte ormai croniche dell’attuale “sinistra-centro” sostenuta anche dal Manifesto e teorizzata specialmente dai suoi telletual.in, post-comunista e anticomunisti in quanto sono teoricamente all’opposto dei Pintor e Natoli suoi fondatori), continuano imperterriti in nome dei “diritti” e dei c.d. “beni comuni”, a diffondere la cultura dello “stato di diritto” liberale, assimilandosi alla sinistra liberale ottocentesca e “parlamentarista” (si riconosceva nei gruppi parlamentari e si distingueva dalla destra dicendosi “sinistra” solo perchè nei banchi parlamentari sedeva alla sinistra del Presidente del Parlamento dello stato liberale) antecedente alla società di massa che fu sorpresa dalla discesa in campo delle grandi masse popolari e – non essendo partiti sociali e di massa come quelli del post-fascismo – non è stata capace di opporsi prima al movimento sociale di massa poi diventato partito sociale di massa del fascismo -primo grande partito organizzato e di massa della borghesia (Togliatti) e infine regime sociale di massa, quale era il FASCISMO.

Anzi, come tutti sanno, le forze della “sinistra” ancora imbevuta della “politica parlamentarista” della tradizionale della “sinistra liberale” ( specialmente nelle aree del riformismo e del massimalismo socialista) e dello stato liberale e il suo proprio autoritarismo e potere dall’alto del governo e del Presidente del consiglio sul Parlamento – e quindi sulla società che però, diventata di massa si ribellò – con quello che fu il primo atto fascista, cioè l’attacco al Parlamento a maggioranza socialista messo in ginocchio dalla mobilitazione delle masse interventiste e costretto a votare per “la guerra” costituirono un nesso decisivo con il fascismo ed il passaggio dall’autoritarismo al totalitarismo.

Collocando nella prospettiva storica, i comportamenti “parlamentaristi” degli attuali centrodestra e centrosinistra e della “sinistra” dei “diritti” e dei “beni comuni” le cui posizioni sono assimilabili a quella liberale e pre-fascista, si può comprendere anche da tale prospettiva come e perchè abbiano fatto a gara per chi era più virtuoso nell’applicare i famosi vincoli di Maastricht in nome dl liberalismo o per opporvisi in modo inefficace e subalterno, in nome della cultura liberale dei “diritti”.

Abbandonata la storia, la teoria e la cultura politica della “sinistra” STORICAMENTE VINCENTE in Italia,le attuali varie sinistre”, confinate dalle sconfitte elettorali a domandarsi se e come sopravvivere – magari con i simboli ma non con i principi del comunismo di cui anche il Manifesto e nessuno dice più che cosa sia veramente il comunismo: il cui nucleo di fondo – a differenza della “sinistra” perdente sia socialista e del PSI sia attuale – è la questione del POTERE e il cui scopo e fine è l’abolizione della proprietà privata e del suo potere – , risultano come colpite da un boomerang sia dalla ricomparsa dello “Stato” – da loro imprevista – sia dal “ritorno” del POTERE di intervento pubblico in economia (che mai è venuto meno durante il liberalismo) si sono ridotti e INSISTONO senza sapere veramente di che cosa si tratti, a parlare di “beni comuni”: al punto che dicono che è “bene comune” persino il lavoro ( pur di occultare la questione del POTERE D’IMPRESA della PROPRIETA’ DEI MEZZI DI PRODUZIONE capitalistici, e fingendo che non ci sia più la PROPRIETA’, il POTERE e che non sia in corso e non più da fare alcuna lotta di classe, che si sa é eterna come anche lo storico Ratzinger sa e ha scritto).

Quel che si deduceva giornali come il Manifesto e dalle varie c.d. “sinistre” e “tellettuali”, movimenti e gruppi e anche singoli soggetti che si riempiono la bocca di “diritti” e “beni comuni”, sui quali come si vede, non da oggi, i POTERI della PROPRIETA’ intervengono per vanificare e in molti casi già ci sono riusciti, i risultati del Referendum promosso da forze che ora si dimostrano non all’altezza dello scontro inevitabile con la PROPRIETA’ dei “beni comuni” e per “DIRITTI” inesigibili senza un POTERE CHE LI SOSTENGAQUELLO CHE SI DEDUCE è che in tutti questi – Manifesto, “sinistri” e anche SINGOLI” POLITICI e SINDACALISTI – non c’è più un comunista uno:e questa è anche la ragione di questa crisi inarrestabile.

Una crisi universale di classi dirigenti di tutto il mondo di destra e di “sinistra”, comprese le “sinistre” c.d. “alternative” che si uniscono al coro della rivendicazione dei “diritti civili” e dei “beni comuni”: non solo pensando così di sfuggire e di negare la lotta di classe DOPO CHE PER UN VENTENNIO I TELLETTUAL-IN (alla Revelli e simili) del Manifesto avevano persino sostenuto la scomparsa della classe operaia (tanto “scomparsa” che per ciò votava in gran maggioranza la Lega e le destre sociali) MA QUEL CHE E’ PIU GRAVE è che per sfuggire in tal modo alla questione del potere e della proprietà di tali “beni” hanno isolato e continuano ad isolare il tema sociale , e del lavoro e dell’occupazione, dall’economia, ad isolare e separare le questioni sociali e dei “diritti” dalla questione del potere economico e dalla proprietà d’impresa privata sui “beni comuni

Separazione che produce conseguenze ancor più’ gravi sul piano sociale e per i lavoratori che sul piano politico per i “non-partito”, perché mistifica una separazione impossibile, perché in ogni caso per fare il “pubblico” i “servizi” e qualsiasi c.d. “bene comune” devi fare la lotta contro il privato che è privato d’impresa capitalistica, che infatti appena lo “tocchi” il capitale reagisce e ti mette sotto come alla Fiat e come sull’acqua e  non si ferma solo perché tu gli dici che il lavoro è un “bene comune”.

Donde le conseguenze catastrofiche e le sconfitte su tutti i fronti e su tutti i temi sociali e del lavoro, nei luoghi di produzione e nei servizi nonostante i movimenti e le lotte. perché, si può’ riassumere, semplicemente:”Le azioni non sorrette dalla storia e dalla teoria della prassi critica della storia, sono impulsi infruttiferi”(Gramsci). ciò chiama preliminarmente in causa le responsabilità’ della cultura e quindi degli intellettuali e giornali, non solo della “nuova destra” chiamata “sinistra” ma anzitutto dei giornali come il manifesto, i suoi tellettual-in e tutti i soggetti politi e sindacali, collettivi e anche “singoli” della c.d. “sinistra” dei “beni comuni” e dei “diritidiriti” da “stato di diritto” liberale.

Il superamento di tale confusione implica una radicale autocritica sull’abbandono dell’analisi di classe e della teoria marxiana e gramsciana del diritto le cui conseguenze si vanno stratificando, senza prospettive di recupero, proprio per quanto detto sopra, per superare le posizioni di tale “sinistra” che sono assimilabili a quelle di una “sinistra borghese”, che lascia spazio solo per un un ribellismo tanto inefficace quanto non duraturo e a un movimentismo destinato a “voler essere senza riuscire ad essere”, in assenza di una analisi di classe critica dello stato e dell’economia capitalistica e dell’indicazione degli strumenti per il cambiamento radicale per rilanciare una teoria e cultura politica e sociale capace di unificare non solo organizzativamente ma anche culturalmente e teoricamente il proletariato e le forze sociali e di massa, per una vera critica alla società dominata dalla borghesia proprietaria e dai poteri d’impresa del capitalismo finanziario, critica, che per essere vera e dare forza, continuità ed efficacia alla lotta, deve essere sia pratica che teorica.

IL MANIFESTO

 

ACQUA PUBBLICA

Il «me ne frego» di Alemanno

Sandro Medici

Non è passato neanche un anno e i tentativi di contrastare, fino ad annullarli, i risultati del referendum sull’acqua pubblica si susseguono. A cominciare dall’indecorosa omissione governativa sulla quota d’investimento che continua a gravare…

Italia dei beni comuni parte il non partito

A Firenze l’assemblea nazionale del manifesto per un nuovo soggetto politico. Pochi big, molte idee, sette minuti a intervento. Lo streaming su questo sito a partire dalle 10,30

IOMANIFESTO – Matteo Bartocci

Buon compleanno giovane manifesto e che la crisi sia costituente

La PROPRIETA’ dell’acqua, il figlio di Napolitano e la defaillance cronica di ” Manifesto”e “sinistre” liberali dei “beni comuni”ultima modifica: 2012-05-22T08:15:00+02:00da iskra2010
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