QUALE FINANZIAMENTO PUBBLICO PER QUALI PARTITI E PER QUALE DEMOCRAZIA

100_2588+logoMOWA.jpg foto MOWA


di Angelo Ruggeri

Rimediare alla corruzione morale prima ancora che finanziaria, non per caso decuplicatasi dagli anni ’90 ad oggi perché si è cancellata la natura stessa dei “partiti”, in quanto, anziché combattere la “corruzione” (come si è mistificato) la si è rafforzata, (volutamente !?) elevando a sistema – con maggioritario e “revisioni costituzionali” e “istituzionali – quel che da parte dei vertici dei partiti, è stato l’abbandono delle motivazioni ideali e programmatichealla base della nascita e della storia dei partiti e della Repubblica, e così “istituzionalizzando” quella che, prima,è anzitutto“corruzione” del ruolo dei partiti e della politica e, dopo, diventa conseguentemente anche corruzione gestionale penalmente perseguibile, diventando una Tangentopoli o/e l’attuale corruzione diffusa” per mancanza di “democrazia diffusa”, in quanto anziché combattere la corruzione “ampliando la democrazia” e superare la lontananza tra politica e la gente, si è “ridotto la democrazia”, accrescendo la “corruzione” come oggi  nel “regime” del “maggioritario” e della “seconda repubblichina”: dove per sostenere tale regime oligarchico e di notabili, i vertici di “partiti” – che non sono più tali e sostituiti ed aderenti alle lobbies – in quantooligarchie politichefavorevolialle imprese industriali e finanziarie, per questo sono state e vengono sostenute col questo “tipo” di finanziamento pubblico alle dirigenze centrali che vogliono resti tale, ma  che va “rotto” e “revisionato” a favore del rilancio della democrazia di base e di chi appartiene a ceti sociali emarginati e titolari della sovranità popolare e dei bisogni più impellenti, ma impossibilitati ad intervenire nella lotta politica-sociale ed elettorale per mancanza di mezzi.

Nel passaggio dalla fine degli anni ’80 ad oggi, è affettivamente verificato e comprovato che l’abbandono da parte dei partiti e degli ex comunisti delle loro originarie motivazioni ideali e programmatiche nella presente attività quotidiana, con tanto di abbandono sistematico dei comizi e della chiamata delle masse a discutere i problemi più vitali delle classi meno abbienti, ha comportato il definitivo snaturamento del sistema dei partiti che non hanno più i connotati previsti dall’art. 49 della Costituzione.

In tutto ciò favoriti dalla sostituzione del metodo elettorale proporzionale con il metodo maggioritario che ha spazzato via, non solo la democrazia di base ma persino partiti politici, privati – anche dallo “sbarramento” – della rappresentanza pur conseguita col voto, ma che neanche protestano e nemmeno rivendicano il proporzionale integrale. Così come nessuno dice che le attuali percentuali di voto dei non più “veri” partiti, si riferiscono ormai solo al 60% di votanti, non agli elettori, il che, rispetto alla fase precedente la società di massa, è peggio che al tempo del “voto per censo” quando, appunto, non erano ancora scese in campo le masse.

Ne viene che l’insistere odierno sul finanziamento degli organismi criminogeni oggi dominanti, concorre a rafforzare l’antitesi alla democrazia quale è ben dimostrata ad es. dalla centralità che il PD ha assunto nell’attacco diventato sistematico alla Costituzione.

Infatti l’elezione diretta(e con presidenzialistico “doppio turno”: il peggiore degli anti-proporzionali sistemi di manipolazione dei voti) dei sindaci, dei presidenti di Provincia e di Regione, ha cancellato il ruolo dei Consigli,facendo coincidere l’uso dello strumento delle primariecome sistema elitariodi richiamo ed aderente a lobbies sostitutive delle organizzazioni politiche e coincidenti con gruppi anonimi di una “società civile” invocata ipocritamente per coprire l’interclassismo oggi dominante.

Quel che si impone qui ed oggi non è il cosiddetto riconoscimento “giuridico” dei partiti, inseguito da oltre 60 anni dalla destra sia conservatrice che reazionaria al fine di controllarli, ma è di “rompere” un modello di finanziamento pubblico ai vertici centralistici dei partiti, legittimando – anche tramite un diverso “tipo” di finanziamento pubblico – una “apertura” a favore di “canali” di collegamento dellabasedi iscritti e simpatizzanti dei partiti con istituzioni ed apparati rivolti a diffondere la democrazia sociale sul territorio, e nella interconnessione tra locale e nazionale, allo scopo difavorire l’intervento di lotta culturale, sociale e politica delle masse nella c.d. “globalizzazione”della vita collettiva: con il “sostentamento” e il rafforzamento delle assemblee di base, anche tramite strumenti radio-televisivi collegati con tali interventi e messi a disposizione di tutti – e non solo di radio radicali o padane – è la disponibilità di servizi pubblici e “mezzi” per ogni attività politica oltre che elettorale.

In questo contesto non sfuggono alle responsabilità dei partiti e all’uso centralizzato dei finanziamenti, anche formazioni come RC e PdCI oggi latitanti nella vita quotidiana,effimeramente interrotta da quelle che palesemente sono solo delle pure e semplice “sfilate”, come quella svoltesi lo scorso sabato (12 maggio 2012) dopo tanto tempo di silenzio, “sfilate” come quelle che – proclamando scioperi generali a lunga distanza di tempo per non farli – vengono periodicamente organizzate dalla CGIL, con o senza CISL e UIL..

Per rimediare alla corruzione morale prima ancora che finanziaria, decuplicatasi dagli anni di Tangentopoli ad oggi finanche cancellando i “veri” partiti, occorre “rompere” col finanziamento pubblico ai vertici oligarchici di “partiti” che nemmeno sono più tali, e che si è dimostrato uno strumento protettivo dei vertici tra loro collegati di Stato, partiti, imprese, e anche sindacati, e di corruzione del ruolo dei partiti e della politica, e rilanciare la democrazia di base e di massa anche come riferimentoper il “sostegno pubblico” alla attività politica oltre che elettorale e di un “tipo” di finanziamento (opposto a quello attuale”, che oltre tutto finanzia “eletti” già ricchi del loro) a favore di chi appartiene a ceti sociali emarginata e titolari dei bisogni più impellenti, che pur essendo i depositari e i titolari della sovranità popolare e portatori dei bisogni, sono impossibilitati ad intervenire nella lotta politica-sociale e di indirizzo economico e generale, nonché ad assumere cariche “politiche”, per mancanza di mezzi e di “sostentamento” della democrazia di base organizzata.

 

Il centro culturale di iniziativa politica e socialeIl Lavoratore

 

QUALE FINANZIAMENTO PUBBLICO PER QUALI PARTITI E PER QUALE DEMOCRAZIAultima modifica: 2012-05-24T08:05:00+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo