Quale finanziamento per quali partiti e quale democrazia – 3^ parte

 

IMG_3625b+logoMOWA.jpg foto MOWA

di Angelo Ruggeri

5) Avvicinare e integrare sfera politica e sfera sociale, anche con altro”tipo” di finanziamento, “rompendo” quello vigente

Se si vuole affrontare il tema del finanziamento e della democratizzazione dei partiti, per affrontare il loro distacco dalla società con criteri opposti a quelli che, viceversa, hanno determinato la crisi della loro attuale “forma” e della politica, occorre affrontare il tema sulla base di criteri di rilancio e non di “riduzione della democrazia”, riconoscendo – come già nell’Assemblea Costituente – che con la legge di c.d. riconoscimento giuridico dei partiti non si possono apportare “correttivi” rivolti, in realtà, più a integrare la società nelle istituzioni statali che a eliminare le distorsioni già esistenti nei rapporti tra le burocrazie di partito e gli apparati di vertice dello Stato, e in generale dell’organizzazione pubblica.

Quel che si impone qui ed oggi non è il cosiddetto riconoscimento “giuridico” dei partiti, inseguito da oltre 60 anni dalla destra sia conservatrice che reazionaria al fine di controllarli, ma è di “rompere” con un modello di finanziamento pubblico ai vertici centralistici degli attuali “non-partiti”. Tale finanziamento è mirato non già a democratizzare i partiti superando la prevaricazione dei vertici sulla loro a base e la lontananza tra la politica e la gente, ma all’opposto (ed ancora) con l’attuale legge di “modifica” avanzata dal “mono-partito” di “destra-centro-sinistra” che sostiene il governo di “Messrs Bilderberg Monti e Napolitano, tendono a perpetuare un “tipo” di finanziamento volto a rafforzare il potere dei vertice di stato e partiti e il primato burocratico e organizzativo degli apparati sulla loro base e sulla società.

Ovvero, continuare nel finanziare il centro e il centralismo dei partiti del “capo” e, così, per loro tramite rafforzando il centralismo governativista e il potere delle istituzioni di vertice dello stato: quindi anche rafforzando i poteri del Quirinale, del Governo e del loro “capo”, sul Parlamento e sulla società – e del nazionale sul territorio-sociale.

Tale rafforzamento dei poteri dei vertici istituzionali, del resto, trova riscontro e un suo completamento, nel citato “progetto Vizzini” di revisione costituzionalein senso dispotico, già disposto per la discussione in Parlamento, che concreta quanto proposto e progettato dal “solone” extraparlamentare Violante e dai “tre soloni” (gli ex comunisti Violante-Adornato che come sempre quelli che da sinistra vanno verso destra risultano i “peggiori” e il Quagliariello) assieme ai vertici ABC di PD-PDL-UDC eredi del CAF di craxiana e andreottina-forlaniana memoria.

Quel che si impone qui ed oggi è la legittimazione anche tramite e come riferimento di un diverso “tipo” di finanziamento pubblico, di una apertura di “canali” di collegamento della base degli iscritti e simpatizzanti dei partiti, con istituzioni ed apparati rivolti a diffondere la democrazia sociale e politica sul territorio, e nella interconnessione tra locale e nazionale, allo scopo di favorire l’intervento di lotta culturale, sociale e politica delle masse, nella c.d. “globalizzazione” della vita collettiva: con il sostentamento e il rafforzamento delle assemblee di base, strumenti radio-televisivi collegati con tali interventi e messi a disposizione di tutti – e non solo di radio radicali o padane – per ogni attività politica oltre che elettorale.

In questo contesto non sfuggono alle responsabilità dei partiti e all’uso centralizzato dei finanziamenti, anche formazioni come RC e PdCI oggi latitanti nella vita quotidiana, latitanza effimeramente interrotta da quelle che palesemente sono solo delle pure e semplici “sfilate”, come quella svoltesi sabato 12 maggio 2012, dopo tanto tempo di silenzio, e come quelle che – proclamando scioperi generali a lunga distanza di tempo certi o sperando così di farli – periodicamente vengono organizzate dalla CGIL con o senza CISL e UIL.

Di fronte alla stessa sola idea di “avvicinare”, anche per il tramite di un nuovo “tipo” di finanziamento pubblico, la sfera politica e la sfera sociale, si vedrebbe vacillare la sicumera dei vertici e degli amministratori di tutti i partiti, dei PD e Di Pietro, di PDL, Casini e anche di RC e Pdci, che sulla sicurezza di detenere i mezzi economici, fondano il loro primato gerarchico, di controllo organizzativo e burocratico sulla base, di deliberazione degli indirizzi politici e programmatici senza un reale ed effettivo coinvolgimenti della base di iscritti e simpatizzanti.

In sostanza, il finanziamento pubblico deve porsi come rimedio alla corruzione morale prima che finanziaria con il rilancio della democrazia di base e dei movimenti di massa nella vita quotidiana anche come riferimento per il “sostegno pubblico” alla attività politica oltre che elettorale – e di un “tipo” di finanziamento opposto a quello attuale”, che oltre tutto finanzia “eletti” già ricchi del loro.

6) Tradizionale e conservatore “governo dei competenti” incompetenti “in democrazia”, del neo-sindaco “grillino”

Nel marasma delle deviazioni su “politica” e “antipolitica”, si distinguono coloro che credono (persino su ed il Manifesto) che si possano fare nuovi “soggetti politici” senza “partiti”, per cui senza denunciare la responsabilità delle forze politiche non più solo della destra ma di centro sinistra e di ex nuova sinistra convertitesi al colpo di Stato minimo, nel vuoto del vuoto della politica emerge e si parla di un altro vuoto, forse peggiore del “qualunquismo” di Giannini (che anche se in una visione amministrativa burocratica dello stato aveva almeno un punto di riferimento programmatico), quale quello di un c.d. “grillismo”.

Un vuoto sul vuoto che appena si cerca di “superare” diventa di posizioni tradizionaliste, conservatrici e antidemocratiche, or ora espresse dal “grillismo” del suo primo sindaco che è stato eletto “direttamente” (sic!) e nel “secondo turno”(sic! sic!) da un’infima minoranza di elettori.

Appena eletto da una infima minoranza, il sindaco o podestà-elettivo di Parma, per gli assessori ha detto di voler formare il “governo dei competenti”, similmente a chi propone i “curriculum” come per le imprese per comporre gli esecutivi di governo:

dimenticando che la democrazia è anzitutto espressione e organizzazione della rappresentanza sociale politica per cui anche chi magari non “parla bene” e forse non è un “competente” nel senso “tecnico” e “settoriale” che al termine si attribuisce, ma è competente in democrazia e in politica (perché la politica è una forma superiore di competenza interdisciplinare, superiore alla competenza “tecnica”) e che per questo sulle questioni di indirizzo generale è il più “competente” nell’esprimere la volontà popolare e dei ceti che rappresenta con la competenza propria dell’unità delle due culture che la democrazia chiama in causa : la cultura umano-sociale e oltre e non solo quella naturale-tecnica dei c.d. “competenti” incompetenti nell’altra cultura e quindi incompetenti di “democrazia”.

Una competenza di democrazia e politica espressa al massimo livello da tanti operai e lavoratori diventati, col PCI, parlamentari, sindaci, assessori, ecc., e che come un Di Vittorio si esprimevano in modo approssimativo e ben diverso da quelli che Aden Arabia chiama “I cani da guardia del vocabolario e della borghesia”, ma sapevano e sanno esprimere e rappresentare molto più dei “RAGIUNAT”, per dirla alla lombarda, la volontà della sovranità popolare in merito alle scelte, di indirizzo generale, politiche, economiche e sociali dei loro rappresentati che li hanno eletti e le istanze di indirizzo politico di lavoratori e ceti emarginati. La democrazia è rappresentanza ad opera dei competenti in democrazia, non dei c.d. “competente” che emergono ai vertici di gruppi e corporazioni professionali di interesse “privato” della c.d. “società civile” che non vengono eletti democraticamente ma arrivano ai vertici delle corporazioni professionali tramite una “selezione” sociale “darwiniana”.

(segue)

Quale finanziamento per quali partiti e quale democrazia – 3^ parteultima modifica: 2012-07-24T09:00:00+02:00da iskra2010
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