Quale finanziamento per quali partiti e quale democrazia – 6^ parte

 

IMG_3625e+logoMOWA.jpg foto MOWA

di Angelo Ruggeri

PER UNA “GRANDE RIFORMA” DEMOCRATICA DEI PARTITI, NON DELLA COSTITUZIONE

 Proprio a partire da quella che, già dieci anni dopo il piccolo scarto verificatosi nel referendum del 1978 sul finanziamento, veniva detta “la crisi dei partiti”, si può sviluppare un ragionamento che ci consenta di cogliere, nelle dinamiche del processo storico politico dell’ultimo trentennio, quanto sia indispensabile per la democrazia il ruolo dei partiti anche nella fase in atto, ma anche di “quali partiti” e di “quale democrazia” necessitino di un “finanziamento pubblico”: sicché si rivela grande la lungimiranza di Enrico Berlinguer che non esitò, agli inizi degli anni ’80, a denunciare, nei termini della “questione morale”, la degenerazione che i partiti andavano rivelando con una burocratizzazione lesiva ad un tempo della loro democraticità interna e della complessiva democrazia politica, economica e sociale italiana.

Ovvero la necessità non solo di far riemergere una capacità critica progressivamente caduta negli ultimi venti-trenta anni, ma di riprendere oggi, coscienti della reale posta in gioco, il discorso interrotto a partire da quando – alla fine degli anni ’70 – si è accettata passivamente la suggestione , già allora di tipo “populista”, circa la necessità di rafforzare le istituzioni di vertice dello stato contro il c.d. “prevaricare” dei partiti.

12) La degenerazione dei partiti e la corruzione derivano dall’abbandono della strategia del controllo sociale dell’economia per attuare la democrazia sociale della Costituzione

Ciò detto omettendo, però, di precisare che la degenerazione dei partiti consisteva e consiste nell’abbandono delle motivazioni ideali e programmatiche che sono state all’origine sia della nascita e della storia dei partiti – prima socialista e cattolico, poi, anche comunista – e della storia della “Repubblica”, sia allo svolgersi della loro dialettica per rispondere ai problemi della “questione sociale”, che sono andati aggravandosi fino al punto drammatico a cui sono tuttora pervenuti negli stati e in Europa.

In concreto, è dall’abbandono della strategia delle riforme sociali per attuare la democrazia sociale e prefigurata dalla Costituzione del 1948, – col concorso pluralistico di forze sociali e politiche di ascendenza non solo marxista ma anche cattolico- sociale e nella convergenza politico-culturale di Dossetti e Togliatti, per il controllo sociale e politico democratico dell’economia e dell’impresa (e non già per i “beni comuni” del c.d. “stato sociale” e per i “diritti individuali”) – che deriva quella corruzione dei compiti e del ruolo dei “veri” partiti e della politica , che poi, conseguentemente, è divenuta e diventa anche corruzione penalmente perseguibile.

Un abbandono paradossalese consideriamo chenoi abbiamo per Costituzione quello che non c’è nella Carta degli USA,dove però si organizzano dibattiti, assemblee di base e “Comitati per il controllo democratico delle ‘corporation”, motivando che senza tale controllo non c’è e viene meno la democrazia: in quanto pur non essendo elette le corporation controllano il governo centrale dello “stato federale” e degli stati e agiscono direttamente con le lobby DENTRO e all’interno delle assemblee elettive.

In realtà, annullando il controllo democratico della base sui vertici di stato, impresa, partiti e sindacati, di fatto – chi più e chi meno consapevolmente – si voleva favorire e non già combattere e impedire la “corruzione” di ogni tipo, ad opera dei gruppi e potentati del potere economico e politico dei ceti e delle classe dominanti. Donde il pregio della “questione morale” posta da Berlinguer comequestione” e “categoria politica”.  

In Italia negli anni ’90, tale abbandono ha trovato come giustificazione gravemente contraddittoria, l’idea che per respingere l’atomismo dei singoli, il corporativismo sociale e il plebiscitarismo politico, sia sufficiente affidare ai partiti solo un compito di indirizzo politico, di responsabilizzazione e di integrazione, al fine e con l’obbiettivo di ridurre la conflittualità.

Donde che si è smarrito il ruolo e la natura “vera” dei partiti e della politica al punto che viene evocato il rischio di un cosiddetto “fascismo bianco” o “pulito” come risposta al disorientamento di massa che è connesso alla rimozione di quella analisi gramsciana che racchiude una lettura dei rapporti tra società civile e stato, rivolta proprio a non cadere nei dubbi che possono sorgere leggendo l’attuale e la meno attuale letteratura, rivolta a non cadere nella trappola ideologica degli “anti partito” di un liberismo individualistico che spera sempre che gli venga in soccorso un capo carismatico, destinato a far salvi gli interessi dei ceti ristretti e forti riattrezzando, in nome della governabilità, le istituzioni burocratiche che bloccano il procedere della società di massa; istituzioni da cui vorrebbero delegittimarsi i partiti e relative correnti che – contro la conflittualità che in nome del profitto, viene condotta e permanentemente perseguita dai centri economici nazionali e internazionali – cercano di dare agibilità conseguente alla conflittualità dei ceti deboli altrimenti del tutto privi di diritti e di poteri nel nome della libertà e dell’uguaglianza non solo formale ma anche sostanziale.

13) Per non essere più pecore nelle mani di un qualche altro nuovo “uomo della provvidenza” in doppio petto o meno, occorre ritornare innanzitutto al proporzionale integrale per il quale sarebbe PROPEDEUTICO un diverso “tipo” di finanziamento che sia coerente con la democrazia e con la sovranità popolare.

Scansando i sistemi manipolatori del voto quali sono tutti gli altri diversi dall’uninominale e di cui IL PEGGIORE è senza dubbio il gollista sistema a DOPPIO TURNO: cioè di un duplice e rafforzato presidenzialismo che raddoppia quello del “primo turno” col bipartitico presidenzialismo del “secondo turno” tra concorrenti omologhi. Come hanno dimostrato esserlo gli stessi Sarkozy e “Mr Bilderberg Hollande (che sulla guerra di aggressione francese alla Libia ha consentito e taciuto) i due che coi loro volti appaiati su un comune manifesto elettorale, invitavano a votare SI alla Costituzione dispotica della burocrazia della UE di mercato e del capitalismo burocratico d’impresa finanziaria e industriale, che retrocede la sovranità dei popoli con un ritorno ad una sovranità di apparati concentrati nel governamento europeistico delle corporazioni di interessi privati, economici e politici, garantite dai poteri della moneta unica della BCE.

Ciò nonostante, Sarkozy ed “Mr Bilderberg Hollande”, tramite il presidenzialistico doppio turno, sono stati resi gli unici “concorrenti” (e non già avversari) che il popolo francese poteva scegliere nonostante che, contro tutti i vertici economici e politici, avesse clamorosamente detto NO ad entrambi, proprio su quanto i due concorrenti omologhi sono stati fatti sembrare “diversi” o, persino, alternativi (sic!), rispetto alle politiche UE-BCE-FMI, come ha fatto la stampa italiana, e specialmente quella di “sinistra”, esultando per chissà quale “cambiamento” possa rappresentare l’euro mercatismo liberista di “Mr Bilderberg Hollande” rispetto al liberismo mercatista di “Mr Bilderberg Monti”.

Dimenticando, appunto, che, proprio sulle questioni attinenti alle politiche e ai poteri della UE-BCE, il popolo francese li considerò omologhi e contro entrambi fece valere una sovranità popolare che, evidentemente non ha potuto essere esercitata nelle elezioni politiche nazionali in quanto impedita, evidentemente, dal sistema presidenziale ed elettorale del doppio turno gollista, a cui i socialisti hanno pure aggiunto le primarie presidenzialiste e codiste. Confermando in tal modo come i socialisti e la “sinistra” fagocitata da Mitterand – già capo e originario del partito radicale di governo anche durante il genocidio del popolo algerino – propostosi come erede e successore di De Gaulle, hanno ereditato pienamente il gollismo e il presidenzialismo e la sua sublimazione e superfetazione, che, al di là della false promesse elettoralistiche, ha portato Hollande, “fulminato sulla strada di Berlino”, a correre comunque e subito dalla Merkel, al fine di concordare soluzioni economiche e politiche che, nello stesso ambito di mercato euro-liberista, sarebbero diverse anche dalle promesse elettoralistiche e, comunque, non contrastanti col quelle a cui disse NO il popolo francese l’unica e sola volta in cui fu consultato.

(segue)

Quale finanziamento per quali partiti e quale democrazia – 6^ parteultima modifica: 2012-07-27T09:00:00+02:00da iskra2010
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