Perchè manca una analisi del fascismo? Sotto le macerie liberiste della “sinistra” e della democrazia

 

IMG_3587+logoMOWA.jpg foto MOWA

da Angelo Ruggeri

Per fare in fretta.  “Perchè manca l’analisi del fascismo” (Pirola). 

Perché, dicono, “il fascismo era negativo, e quindi è inutile studiarlo”: MA CHE COSA ERA NEGATIVO E COME E PERCHE’ TALE “NEGATIVO” HA POTUTO PREVALERE NON LO DICONO E NON LO SANNO.

Per chi vociava contro Berlusconi ed oggi tace e acconsente di fronte al governo di Napolitano sostenuto da antiberlusconiani e berlusconiani “che non solo ha “nominato” Monti ma fa da apripista e sostegno al “partito di Monti che sui giornali si dice “già esiste” anche se come si poteva immaginare è naturalmente anonimo e agisce in forme occulte quanto occulta è l’azione dei “capitalismi finanziari anonimi “(Ratzinger) quali il Bilderberg e la Trilateral di Monti.

Per  gli  antiberlusconiani-pseudo (perché non anche anticapitalisti)   che tacciono anche se non c’è (ancora) un Mussolini come quando con Lui si giustificava il proprio mutismo, per il quale anche Stalin era utile per giustificarlo: alla luce dell’oggi si può dire che più grave di Stalin era ed é lo stalinismo di chi taceva e di chi tace , anche per fini elettoralistici e di coalizioni  per andare al governo. 

In condizioni di rapporti di forza ben peggiori, Gramsci andava in galera mentre le “sinistre” vanno al governo (giustificandosi, dicono, con i rapporti di forza di oggi-Sic!) 

Sotto le macerie liberiste delle democrazia e della sinistra. Uno dei dialoghi con Pirola.

Facili “profezie”:la lunga introiezione di ideologia antidemocratica e antipolitica, espressa persino  nella terminologia iniziata con la “cosa” e proseguita con Forza Italia, l’asinello di Segni e Fini, l’elefante, la quercia, l’ulivo: tutta antipolitica e cioè antidemocrazia giunta all’acme della furia purificatrice e autodistruttiva della democrazia e della Costituzione, dei partiti, della storia e persino di sé stessi, in nome della diffusa filosofia secondo cui la democrazia è un costo che si può tagliare, anche, ed anzi da tagliare per primo: ma se è un costo e per risparmiare ancora di più e del tutto perché non abolire le elezioni e il Parlamento anziché solo tagliare il numero dei rappresentati della sovranità popolare ? Prima o poi qualcuno arriverà a trarne le estreme conseguenze e più che Berlusconi sarà qualche suo successore.     

…dal MSI erede del fascismo che collabora con l’arco anticostituzionale  alla bozzaViolante, tutti apertamente dicono di ” riscrivere la Costituzione formale in nome della “costituzione materialeciò del golpe contro quella scritta, in atto da decenni di prassi e pratica politico sociale anticostituzionale, attribuendo cioè al potere di indirizzo del governoun potere costituente in base alla teoria e alla pratica fascista del potere di indirizzo del governocome potere di fatto costituenteper cui non ebbe bisogno di fare una nuova costituzione (al mussolinismo bastò introdurre il premierato e il primato del governo sul Parlamento con la Commissione dei “soloni di Gentile),mentre oggi la si vuole adeguare alla pratica di governo che risulta troppo diversa da una Costituzione che è democratica e sociale e non autoritaria com’era quella liberale pre-fascista

 

From:Giuseppe PirolaTo:Angelo RuggeriSent: Sunday, April 19, 2009 Centro culturale “Il Lavoratore”: Le macerie liberiste della sinistra e il ritorno di Roderigo di Castiglia nella sua Italia, che potrebbe aiutare a tornare alla cultura sociale.

D’accordo del tutto con te. Ci siamo: o la sinistra fa cultura politica o ci si perde nel contingente della attività politica parolaia, dove tutti finiscono con l’accordarsi sui temi fondamentali e divergere su questioni .. partitiche (sedie e palanche, figli da piazzare ecc.) nel peggior senso della parola.

Il tema: la distinzione capitale finanziario e capitale industriale non regge. Il primo ha divorato il secondo e cioè i risparmi dei cittadini, a quanto pare del tutto impunemente, tant’è che deve intervenire lo Stato (= ?). L’analisi ( non storica) del fascismo ( non la cronaca e la biografia di Mussolini..) manca: perché? Continuiamo la buona battaglia..Giuseppe Pirola

 

Angelo RuggeriTo:Giuseppe PirolaSent: Tuesday, April 21, 2009 Sotto le macerie liberiste

Caro Pirola,

sono ormai 30 anni che non c’è dibattito politico-culturale, che si è arrivati ad abolire i comizi deciso dall’ex Pci dopo Berlinguer “perché la politica adesso si fa in TV e noi ora abbiamo la terza rete” (per avere la quale Bernabei che gliela offrì chiese e ottenne in cambio la rinuncia alla riforma democratica del sistema radiotelevisivo).

Un dibattito che manca più o meno dagli anni, appunto, del seminario dell’Aloisianum su Klesen e il potere di cui ho in giro ancora gli appunti e le sintesi che scrissi (c’era anche un prof di Pavia uomo di Napolitano di cui tu forse ricordi il nome, a me non riesce di ricordare il nome). Mancanza dovuta credo, anche e sopratutto, al venire  meno di “veri” intellettuali, tornati ad essere elitari e astratti, venuto meno il rapporto intellettuali-popolo che dalla Resistenza durò per il trentennio successivo. 

Veri intellettuali, ovvero intellettuali-politici e politici-intellettuali, di cui Roderigo di Castiglia era la massima espressione non per la sua grande preparazione culturale ma perché non era “intellettuale” solo per la preparazione culturale ma per la dimensione culturale che dava alla prassi e alla formazione e preparazione  teorica di massa, che cercava di dare e formare via via nei vari livelli della società per mettere in opera una intelligenza e un intellettuale collettivo, in cui ognuno fosse  capace di elaborazione, formazione culturale e direzione politica (politica intesa come conoscenza scientifica della società degli uomini e della loro storia, per fini di sviluppo umano).

Molti ed io stesso fin da quando lavoravo in fabbrica, se divenni “un operaio con la passione per la teoria” (come ho saputo poi che mi definivano, a formularla per primo mi dissero che fu  Amedeo Bianchi – non so se te lo ricordi) lo devo io come tanti altri ( una vera e propria massa sociale-intellettuale) a Roderigo di Castiglia, di cui se riuscirò a stare bene o almeno meglio, credo che tenterò di riproporre valutazioni e lezioni che restano insuperate.                                                                    

L’unico intellettuale che trovammo interessato alla democraziae a impegnarsi a discuterne,non per e ne del mestiere, è stato Scatturin , un chimico, col quale (d’Albergo ed io) demmo vita a un dibattito sulla democrazia e che proprio per questo fece scalpore ed epoca, fatto su SE (Scienza Esperienza) anche perché indicammo Scatturin ad esempio, anche durante l’elaborazione di “nerosubiancoriflessioni su energia e democrazia (che fra poco dovremo rispolverare visto che torna e riproporsi il nucleare come fosse questione tecnica e non di forme della politica e del potere).

Un chimico che si occupava e si interessava di democrazia, ma è rimasto quasi una eccezione. Forse ora anche un economista come Halevi sembra interessarsene ed occuparsene almeno avendo attenzione al tema della DEMOCRAZIA come questione. 

Gli altri sembra non sappiano distinguere forme di governo e forme di stato, tra non dico teorie del potere in cui per altro domina una sola che omologa tutte le forme di potere in qualsiasi forma di stato e di varie epoche, coloriture  e latitudini – ma neanche tra organizzazioni del potere , forme costituzionali, ecc.

Quasi che sol perché uno fa filosofia o l’altro perché fa biologia o l’altro perché fa il ciabattino, allora non gli riguardi e non debba capire niente di democrazia, di legge elettorale e quant’altro.

Perciò siamo anche arrivati a fare del 25 aprile, da anni un mistifiatorio embrasson nous di ex resistenzialista ex antifascisti ed alla fine anche ex democratici, prima nell’enfatico segno dell’antiberlusconismo ma non dell’anticapitalismo (come se Berlusconi fosse un prodotto biologico della Terra) a cui non si accenna nemmeno ora, quando dicono che il suo governo rischia di bloccare anche il processo per il rogo di operai della Krupp. Ma si dice del governo e non dei padroni e della Confindustria che ordina e comanda al governo di bloccarlo. Adesso invece il Passatore Cortese, come l’hai definito tu o il dittattoriello di cartapesta come lo chiamo io, l’embrasson nous lo farebbe con Berlusconi, di cui proprio oggi sui giornali si dice che nell’epoca del berlusconismo, sia in TV che nei mass media (vedi Galimberti e gli altri nuovi insediati), avanzano e occupano posti di direzione gli uomini di De Benedetti, sorprendendosene! Dicendo che questo è sorprendente, essendo che nessuno ricorda che il primo, con i Rizzoli e i Di bella ecc., era P2 e De Benedetti è la P1  che comanda la P2 in cui vi era per altro anche lo stesso De Benedetti. Ma nella mancanza di cultura democratica o di un “sapere” che cavolo è la democrazia e la “costituzione” si arriva a spingere Berlusconi a farsi regimecon una legge elettorale promossa dal referendum di veri fascisti (che darebbe a Berlusconi la maggioranza assoluta per fare governo, riforme costituzionali e presidente della Repubblica), ma spinta e richiesta dai suoi avversari salvati dall’accoppamento dal mancato accorpamento da una lega che però è diciannovismo (e su cosa è il diciannovismo vale ancora Roderigo di Castiglia) e lo fa solo per l’interesse proprio del nazionalismo padano e contro il nazionalismo italico dei La Russa e Fini e dei vari neo e parafascisti, e dopo aver incassato l’annessione al leghismo/federalismo di Di Pietro e Pd.     Risultati, questi, della lunga introiezione di ideologia antidemocratica e antipolitica, espressa persino  nella terminologia (iniziata con la “cosa” e proseguita con Forza Italia, l’asinello di Segni e Fini, l’elefante, la quercia, l’ulivo: tutta antipolitica – cioè antidemocrazia) giunta all’acme della furia purificatrice e autodistruttiva della democrazia e della Costituzione, dei partiti, della storia e persino di se stessi in nome dei terremotati e della diffusa filosofia secondo cui la democrazia è un costo che si può tagliare anche ed anzi per primo. ma se è un costo e per risparmiare ancora di più e del tutto perché non abolire le elezioni?     

Qualcuno ci arriverà e non si potrà dire che ci si arriva senza opposizione ma addirittura su pressante richiesta della cosiddetta opposizione, che del resto da Di Pietro a al PD indulge nel dire “non siamo ne di destra ne di sinistra“.

Dimenticando o non sapendo o fingendo di non sapere che il fascismo diceva che non era ne di destra ne di sinistra e che ci vuole l’unità nazionale. Ma tutto si svolge all’interno di un confliggere di vertici, tra posizioni puramente verbose, di parole, rispetto cui quello che colpisce di più è il silenzio degli intellettuali di ogni cultura e indirizzo, e il silenzio di militanti e e base di partiti e sindacati, che assistono e fanno da spettatori a tale confliggere verticistico che chiama e mette in causa le sorti della democrazia. E in cui l’antiberlusconismo radicalefavorisce, spinge e alla fine partorisce il regime, sia esso quello di Berlusconio  se cede lui di qualche altro vero fascistacon o senza le virgolette

Qualcuno prima o poi ci arriverà e più che Berlusconi sarà qualche suo successore.

Berlusconi volesse essere “furbo” accetterebbe l’invito di Franceschini a partecipare e  ricordare insieme il 25 aprile, che sarebbe anche il modo di saldare i protagonisti del modello di revisione autoritaria della Costituzione che da anni le forze dell’ex centrosinistra hanno attribuito solo al centrodestra, mirando artatamente a nascondere ad un elettorato sempre più irretito nell’irresponsabilità della logica “bipolare” sospinta dagli antiberlusconiani sull’onda di una c.d. “modernizzazione”, quanto è stata ed è aberrante la deriva della democrazia imputabile in modo irrefutabile proprio a quel centrosinistra che da oltre un decennio mira a spezzare quell’organica continuità/interdipendenza tra la Prima Parte e la Seconda Parte della Costituzione: di cui la maggior dei cittadini titolari della sovranità popolare ed anche e sopratutto degli intellettuali, non sanno neanche di cosa si parla non avendo neanche la più pallida idea del tipo di relazione che nelle costituzioni di tipo “lungo” vi è tra i principi “finalistici” dello stato e i principi della sua organizzazione, ovvero tra Prima e Seconda Parte.

Con tutto quello che comporta la differenza di definizioni tra “stato sociale”, “stato sociale di diritto” (con le annesse mistificazione dell’economia sociale di mercato -sic) e “stato di democrazia sociale”, senza che sia chiara la distinzione con lo stato “liberale” e anche la differenza radicale tra una costituzione “lunga” come quella weimeriana che i cretini e gli intellettuali prendono a riferimento e una costituzione “lunga” come quella italiana.

Si che sembrano, per i più, quasi logiche le proposte di modifica della Seconda parte della Costituzione, dato chenella notte tutti i gatti e le costituzioni sembrano uguali, non avendo presente che nella direi “famigerata”) costituzione di Weimar si aveva bensì la novità della estensione dei “diritti e dei doveri”  già presenti nelle costituzioni c.d. brevi, ma che però nella “seconda parte” presupponeva pur sempre l’idea fatta propria dalle costituzioni liberali ovvero che – come quella di Weimar –  la società vada governata dall’alto, in un ottica conservatrice di valori tradizionali, consolidati nell’organizzazione del potere in atto e dall’alto.

Ma chi sa più o dice che la Repubblica di Weimar aveva il presidenzialismo o, per altro, che Calamandrei che lo si celebra come fosse il padre della Costituzione (di cui è stato invece il vero e unico sconfitto) era l’alfiere del presidenzialismo dentro la Costituente quanto  ilMovimento Sociale Italianoerede del fascismo lo era fuori dalla Costituente, in cui il MSI ora vi rientra dopo la legittimazione degli ex fascisti che da Violante in poi li ha portati persino al governo e a collaborare con tutto l’arco anticostituzionale per modificare ed anche, dicono  (a partire dalla bozzaViolante), riscrivere la Costituzione formale in nome della “costituzione materiale” ciò del golpe contro quella scritta, in atto da decenni di prassi e pratica politico sociale anticostituzionale, attribuendo cioè al potere di indirizzo del governoun potere costituente in base alla teoria e alla pratica fascista del potere di indirizzo del governocome potere di fatto costituente per cui non ebbe bisogno di fare una nuova costituzione (bastò introdurre il premierato e il primato dell’esecutivo con la Commissione dei “soloni di Gentile) , mentre oggi la si vuole adeguare alla pratica di governo che risulta troppo diversa da una Costituzione che è democratica e sociale e non autoritaria com’era quella liberale pre-fascista?

Adavvenì Roderigo (o anche un Dossetti) per ristabilire una cultura capace di rispondere alle esigenze di usare lo stato, e quindi la filosofia, la politica e il diritto, misurandosi con quella che è stata chiamata “questione sociale”,proprio perché all’interno di tale formula sono leggibili – connesse o slegate, a seconda delle basi di riferimento teorico – i rapporti di produzione, che condizionano il complesso della vita organizzata e tutti gli altri rapporti sociali con i quali si soddisfano i più vari bisogni sociali in primis quelli derivati dai rapporti di lavoro (protezione e sicurezza sociale, ecc.).

Si che nel quadro complesso della “questione sociale” e quindi dei conflitti  di classe, occorre documentare le alternative – tra quelle che vedono tali rapporti connessi o slegati – che sono state poste sul nesso tattica-strategia di lotta per sottoporre a controllo sociale la proprietà che viceversa nelloSTATO MONOCLASSEera riconosciuta come diritto inviolabilee sovraordinata a tutti gli altriquindi come vero e proprio potere, a cui si mira tramite il  processo di regressione dalla democrazia al liberalismo.

Ma tu sai bene tutto questo. Il problema sono tutti o quasi gli altri.

Un caro saluto. Angelo Ruggeri.

 

Angelo RuggeriTo:Giuseppe PirolaSent: Saturday, April 18, 2009 Sotto le macerie liberiste

Centro culturale “Il Lavoratore”  Tra storia e modernizzazione

Le macerie liberiste della sinistra e il ritorno di Roderigo di Castiglia nella sua Italia, che potrebbe aiutare a tornare alla cultura sociale.

Le prime vittima del terremoto e della debacledel liberismo più ancora dei suoi vecchi apologeti di “destra”, sono state i suoi nuovi apologeti di una “sinistra” dalla quale non proviene più alcun anelito vita ed entro cui non c’è e non esiste più alcun vero dibattito.  

Totalmente spiazzata dal suo continuo processo di metamorfosi che ha creduto gli fosse imposto prima dalla fine della storia e poi dalla improvvisa(oibò) ripresa della storia. Cosa, questa, che è altro non è che una delle eclatanti manifestazioni che avvalorano e dimostrano come e quanto la perdita della propria visione del mondo e della propria autonomia culturale per abbandono della propria e tradizionale e storica critica materialista dell’economia, del diritto e dello stato, l’ha portata non già solo a non contrastare ma anzi ad assumere e dilatare l’offensiva ideologica del capitalismo ovattando il suo tradizionale “liberismo” dietro l’ingenua e scolastica idea del suo presento “antistatalismo” e i fantasmi ideologici neo-liberisti della fine dello stato e fine del lavoro.

Ovvero incapaci di analizzare autonomamente e quindi comprendere (cosa affatto difficile, come dimostra anche il reprint allegato) che sia il ruolo dello stato sia il ruolo del lavoro, ancorché progressivamente modificatisi, erano, sono e restano coessenziali a qualificare le interdipendenze sociali, economiche e politiche che il capitalismo “globalizzato” da sempre per sua vocazione storica “globale”da subito rilevata da Marx ed Engels nel Manifesto del 1848) continua a cadenzarle nei singoli territori di ogni Paese del mondo, che sono e restano però  irriducibili ad un agglomerato indistinto, dominato dalle forze del capitale finanziario che non si può scindere e distinguere da quello industriale che è alla base del processo di formazione e accumulazione del capitale.

Spiazzati e annichiliti, da quello che a loro pare l’improvviso ritorno dello stato e dell’intervento pubblico in economia che, viceversa, è storicamente e da sempre parte integrante delle politiche economiche e dei governi liberali, liberisti e del fascismo perché la matrice dello statalismo, cioè della cultura istituzionale separata dalla socialità ha per sua stessa origine una matrice di destra, proprio perché lo stato “moderno” e di “diritto” l’ha costruito la borghesia, si che quando la borghesia e come Bobbio dicono che non esiste una teoria marxista dello stato, dicono il falso perché vogliono affermare che la cultura istituzionale sarebbe solo quella della borghesia, perché rifiutano di riconoscere che delle teorie politiche diverse dalla sua possono avere  delle implicazioni giuridiche e istituzionali, come nel caso del moderno costituzionalismo democratico da cui sulla base del dialettico confronto tra le teorie politiche meglio rappresentate da Dossetti e Togliatti è sorta la nostra Costituzione: si che Bobbio non ha saputo più che dire quando gli si disse “ma perché la costituzione non è un fatto giuridico e istituzionale?, al seminario residenziale ristretto e di tre giorni, su “Kelsen e il potere”all’Aloisianum di Gallarate, con Pirola, D’Albergo, Natoli, Longhini, Fassa e quel Miglio che “sconfitto” e impossibilitato a reggere il confronto “fuggi” dopo il primo giorno (ero presente e ben ricordo).

L’annichilimento del dibattito a “sinistra”, è dovuta al fatto che la cultura e la prassi da cui nasce la “Grande Crisi“, che non è quella che appare o si fa credere che sia solo finanziaria ma è economica e prima ancora è “la Grande Crisi” della cultura c .d. “post-moderna” e del suo “occidentalismo”, si sono sviluppate proprio a e da “sinistra”,in quella forma del nuovo lib-lab nato, sotto le insegne della terza via di Anthony Giddens (ricordate?), negli anni 90 tra l’America di Bill Clinton e la Gran Bretagna di Tony Blair desiderosi di annettersi e di assimilarsi quanto più al reaganismo e al quaccherismo degli anni ’80, ma di cui in tale lib-lab sono entrati a far parte non solo parte e pezzi cospicui della classe dirigente economica internazionale (dai Robert Rubin ai Goldman Sachs e via) ma anche gran parte e pezzi cospicui, anzi la maggior parte delle classi dirigenti politiche internazionali e nazionali della “sinistra” che o già lo era o che ha ritenuto di potersi in tal modo omologarsi e legittimarsi come “sinistra di sistema” e quindi “di governo”, come ad es. gli ex-comunisti italiani, sulle orme del craxismo,  avevano  deciso di fare già negli anni 80 e dopo Berlinguer, ben prima quindi della c.d. “caduta del Muro” e della dell’URSS. 

Siamo stati subalterni a una cultura che non era la nostra” ha detto l’economista del PD Stefano Fassina che assieme a Brancaccio e Paolo Leon ha firmato un documento commissionatogli dalla Fiom. “E’ singolare che proprio nel momento in cui crolla il fondamentalismo di mercato, la sinistra europea si ritrova al minimo storico”. Noi crediamo che non sia per niente singolare. 

Del resto in tempi non sospetti, dopo la vittoria elettorale di Berlusconi nel 2001, avevamo pur detto che : Il dipanarsi non solo in Italia, ma in tutta l’Europa di una congiuntura politica che è segnata da una defaillance cronica delle forze politiche di c.d. “terza via” vanamente protese ad una strategia di anticomunismo democratico, impone un tipo di riflessione che non si attardi sull’analisi delle modalità contingenti di una politca internazionale, economica e sociale inidonea a contenere il dilagare delle forze conservatrici e criptoreazionarie”. Sicché oggi vediamo riemergere il famoso “spessore reazionario della società italiana”, che solo nei primi 30 anni della Repubblica e delle Costituzione è stato arginato, in quanto è stato convogliato nei canali della democrazia di massa, anche perché si è andati progressivamente dimenticando quella che era stata la specifica analisi e riflessione sulla storia d’Italia di Roderigo di Castiglia che invitava a non dimenticare mai neanche in futuro, tale spessore reazionario che agisce nel profondo della storia d’Italia, per arginare la quale i Costituenti del 1948 hanno edificato una Repubblica antifascista, fondata sul lavoro, ovvero sul potere reale che sempre e per l’appunto chiama in causa il potere “sociale” la cui pregnanza, come è stato già ricordato, è maggiore del potere delle forze “politiche” dominati.

Non sortisce effetti nell’animare un vero dibattito da e a “sinistra”, persino la discussione che così è rimasta prevalentemente interna al capitalismoe alla destra, sul rapporto tra diritto ed economia, regole e mercato – su cui tanto ci sarebbe da dire e da demistificare e contribuire con punti di vista e di analisi che in più spunti e punti abbiamo noi stessi e più volte richiamato -, che ha portato persino a costituire un comitato di consulenza al ministero dell’Economia, quella commissione di giuristi in cui appunto, abbiamo polemicamente ricordato, essere stato inserito il figlio di Napolitano, Giulio, nominato da Tremonti come suo proprio e significativo giurista il quale a proposito degli USA di Obama si è scoperto essere il reinventore dell’acqua calda, cioè di quel che sarebbe il nuovo concetto di “stato salvatore” che già e ben si sapeva, persino da prima ancora dei tempi del giolittismo, oltre che del fascismo.

Ma la rimozione della storia e del passato è tale da consentire questo ed altro, ed anche di consentire a Fini di dire che il fascismo era negativo.

Per cui in-Duce allora a dire tutti che “se il fascismo era negativo lasciamo stare, è inutile studiarlo”, MA CHE COSA ERA NEGATIVO E COME E PERCHE’ TALE NEGATIVO HA POTUTO PREVALERE NON LO SANNO.

Ciò in quanto non si sa più fissare nel concetto di “organizzazione del potere” la sintesi delle forme di potere “reale”che chiama in causa il potere “sociale”, la cui pregnanza è maggiore del potere delle forze “politiche” dominanti – che esprime la continuità del potere reale anche nel passaggio da uno stato all’altro: come attesta la sequenza tra stato liberale e stato fascista, che può riprodursi e si sta riproducendo, appunto, anche nel passaggio da un sistema costituzionale ad un altro e ad uno stato democratico, qualora i connotati dell’organizzazione del potere (cioè proprio quella Seconda Parte che vecchi o nuovi (neo) fascisti come Fini e i suoi ammiratori di “sinistra” e i “democrat” post-democratico-sociali vogliono cambiare, anzi riscrivere a partire dalla c.d. Bozza Violante-sic) si confa-ciano alla semplificatrice e mistificante “costituzione materiale” e non più all’uso applicativo di una costituzione formale segnata dalle norme di principio volte a regolare la vita sociale conformandola alle esigenze nuove specificate nella “Prima Parte” della Costituzione stessa che come la nostra si annovera tra le costituzioni cosiddette “lunghe”opposte a quelle di tipo “breve”. 

Dove dietro tale distinzione, lunga o breve, c’è la differenza tra la forma di stato liberale e la forma di stato democratico, differenza decisiva che riguarda la portata della democraziatra quanti la vogliono limitarla solo ai rapporti “politici”, quindi alla sola estensione del suffragio universale per altro vanificato dall’astensionismo indotto dal sistema maggioritario-bipolare, con implicita vanificazione dei principi di democrazia sociale ed economica nei quali si riassumono i significati qualitativi o “sostanziali” della democrazia.

Ciò non lo si sa più distinguere ne al vertice ne in una base ormai ridotta ad uno stato confusionale di massa, provocato da un trentennio di progressivo avvelenamento del cervello sociale del Paese e di quello dei lavoratori da parte dei dirigenti della ex-sinistra storica, che ha portato a non sapere più che LA COSTITUZIONE, così come anche la legge elettorale, NON E’ UN FATTO TECNICO MA UN FATTO POLITICO, IL FATTO PIU POLITICO CHE CI SIA E CHE PIU POLITICO NON C’E’ E NON CI PUO ESSERE. In un Paese in cui sta per tornare Roderigo di Castiglia, il più grande e colto intellettuale del dopoguerra che certo contribuirà a chiarire cosa significa cultura vera ed essere veri intellettuali e molte altre cose ad un Paese che sprofonda in una incultura di massa tra politici incolti e intellettuali astratti, apologhi e sofisti del linguaggio astratto e astorico come il pensiero che alimentano, adusi più a dibattere parole, anziché uomini, che sono tornati ai vecchi moduli eruditizampettando tra allegre intuizioni ideologiche sia parapsicologiche che linguistichee filologiche, riluttando dal rompersi il capo nello studiare e quindi nel concepire il processo storicospesso ridotto a storia e speculazione linguisticaevadendo verso zone di pura speculazione filosofico-metafisica, riluttando dal penetrare l’essenza del presente come passato (e quindi anche del futuro). Ovvero della storia soltanto con la quale la cultura avanza e che viceversa arretra senza la storia che ha come base gli uomini e la loro vita che si sviluppa nelle forme e in forma di relazione sociale; tra intellettualismo e intellettualucoli che avendo perso il senso della storia che viene prima della filosofia sonotornati o al frascume romantico o all’oscurantismo barocco o al medievalista filologismo o al mito dell’intellettuale separato dalla realtà sociale e di una propria libertà individuale che non esiste se non è libertà socialeche è per l’appunto un prodotto dello sviluppo storico.

Tutto ciò è tanto vero che oltre ad intellettuali parcellizzati che ne sanno ne si occupano di costituzione ritenendo roba da tecnici o specialisti (la tempo trovammo solo Scatturin, un chimico che diede vita con noi ad un dibattito sulla democrazia fatto sulla rivista Scienza ed Esperienza) i politici, tutti, ti risponderebbero di chiedere o di invitare un giurista, se gli si chiedesse di dirci e spiegarci il concetto di “costituzione” il cui significato richiede di essere quanto mai oggi chiarito in rapporto alla dialettica sociale e agli equivoci condensati nell’idea semplificatrice e mistificante di “costituzione materiale” (acriticamente assunto anche da sinistra senza veramente saperne il significato) che Berlinguer negli anni 80, primo e unico uomo politico italiano dopo e come Gramsci fece rispetto al fascismo, denunciò essere null’altro che un “colpo di stato”, in quanto sovversione di fatto della Costituzione scritta e di diritto).

Perché in totale esclusione e silenzio anche dei militanti e della base persino di fronte alla diffusa filosofia della democrazia come un costo che si può tagliare, persino prima di altri costi, naturalmente per il bene dell’Abruzzo, ripresa da Franceschini a dal Pd e Di Pietro ma diffusa per primo da la voce.com del capitale finanziario e  dei “liberisti di sinistra”, di Francesco Gavazzi e Alesina, portavoci del capitale finanziario che affama il mondo e di Tito Boeri (già consigliere economico di D’Alema di cui Mario Segni si è fatto portavoce del suo “si” al referendum, sublimando il paradosso di un antiberlusconismo radicale che la lega per suo interesse precipuo, ha salvato dall’accoppamento e dall’accorpamento delle elezioni col referendum più truffa della legge truffa elettorale del 53 e della legge Mussolini del 23 che diede la maggioranza assoluta nel 24 al suo listone come oggi la darebbe al PdL) ,

Per quanto cerchiamo di trattenerci dal riesumare tutti quanti i saggi, gli articoli, i documenti che abbiamo prodotto in 15 anni di Centro il Lavoratore, ci si consenta di allegarne almeno uno breve, ripreso dall’e-mail che risulta qui sotto e scelto un po’ casualmente, che può forse servire a far vedere che non era affatto difficile ma anzi facile essere “profeti” del terremoto che ha fatto crollare il liberismo ormai solo ideologico e storicamente e definitivamente morto negli anni 30, sotto le cui macerie è rimasta sepolta la “sinistra” che aveva creduto di trovare in esso una casa sicura. Chi ha detto che i terremoti non si possono prevedere?

From:Angelo RuggeriSubject:Tra storia e modernizzazione

Centro Il Lavoratore

Perchè manca una analisi del fascismo? Sotto le macerie liberiste della “sinistra” e della democraziaultima modifica: 2012-08-16T08:30:00+02:00da iskra2010
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