Dens dŏlens 62 – Perché non condividiamo le scelte di “Vittorio”.

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di MOWA

Nei giorni scorsi ci è arrivata, informalmente, una mail in risposta al Dens dŏlens 59, a firma “Vittorio” (1) (desumiamo sia attribuibile a Vittorio Agnoletto), e a cui, per gli argomenti trattati, riteniamo sia importante replicare.

Rinnoviamo le critiche ad Agnoletto per la gestione del G8 di Genova del 2001 e confermiamo le preoccupazioni per le scelte “pacifiste” fatte che hanno portato alla carneficina dei manifestanti senza aver considerato la possibilità di eventuali provocazioni.

Nessuno si è mai sognato, e tanto meno l’estensore di quest’articolo, di sostenere, sulla questione dell’ordine pubblico, la sostituzione da parte degli organizzatori a quella che è una delle funzioni dello Stato, ma la storia del movimento degli oppressi ci impone di tenerne conto.

Sono state, difatti, le concezioni dei piccolo-borghesi (tra i quali annovero Vittorio Emanuele Agnoletto) a privare il movimento degli oppressi della propria capacità di reazione alle provocazioni dei poteri forti che, attraverso i meccanismi liberal-democratici o meno, hanno saputo infliggere durissimi colpi al desiderio di emancipazione e di estensione della democrazia.

Ci interessa relativamente sapere se la FIOM o lo stesso Cofferati (a nome della CGIL) ritirarono l’adesione a supporto del G8 di allora (anche se invito, ognuno, a rileggere i giornali del tempo per rinfrancare la memoria) perché quello che riteniamo in particolar modo importante sono state le decisioni assunte dagli organizzatori che non hanno saputo trarre suggerimenti dalle esperienze pregresse e che, quindi, hanno portato alla rovina una generosa generazione.

Di fronte alla scelta se mandare allo “sbaraglio” interi settori di giovani senza dar loro protezione o istituire un “servizio d’ordine” avremmo, sinceramente, preferito la seconda, tanto più con quanto era successo precedentemente a Napoli dove le provocazioni erano state all’ordine del giorno.

Povera Rifondazione che conserva, come reliquie, le culture alla Agnoletto o alla Paolo Ferrero rimpallate tra il fabianismo del primo e il protestantesimo del secondo ma pur sempre, per astrazione, anticomuniste… e, difatti, quest’organizzazione ha perso la sua connotazione originaria. (vedi link: http://iskra.myblog.it/2012/08/10/dens-dolens-60-la-necessita-di-riordinare-le-proprie-scelte/)

Come potevano pensare gli agnolettiani, i ferreriani o le diverse anime che compongono i movimenti di andare “contro la natura” della propria storia senza aver prima realizzato quanto detto a suo tempo dal compagno Togliatti in occasione dell’incontro con le organizzazioni dei giovani comunisti: “…Voi dovete comprendere i travagli che animano i giovani… Siamo di fronte a una generazione che ha perduto la capacità di sognare… Le parole che hanno infiammato l’altra generazione, che hanno acceso i loro sogni, come libertà, democrazia, socialismo spesso non sono capite… andare oltre i limiti dell’arido buon senso… Occorrono slanci, entusiasmi, direi che occorrono anche illusioni ed errori…” (2) senza, però, diceva Enrico Berlinguer “…cadere in adorazione davanti alla potenza del capitalismo e a idolatrare le leggi del parlamentarismo…” (3)

La cultura demoproletaria degli agnolettiani, pattiani, nicolosiani ecc. ha imperversato tra i giovani nella metà degli anni ’70 con una percentuale di adesione tra lo 0,2% e lo 0,7 % producendo, nel tempo (e Rifondazione ne è testimonianza vivente), danni irreparabili sulla voglia di partecipazione alla cosa pubblica e/o di fare politica per cadere nell’orbita di quanto criticato nella citazione tratta da Enrico Berlinguer e senza tener conto che (il dirigente del PCI) aveva affermato, anche, la necessità dei comunisti di “…penetrare dentro lo Stato democratico…” e, come priorità, “…entrare in tutti i pori della società…” per avere un controllo concreto dell’amministrazione e della cultura… cosa demandata ed organizzata dal partito.

Non si è visto sinora nulla di tutto ciò sia nei testi che nei fatti della cosiddetta sinistra odierna… forse perché non comunista!?

 

(1) “Breve risposta a iskra.myblog.it

1) credo che lei sia molto mal informato relativamente alle questioni che tratta: non ci fu mai alcuna proposta della Fiom di organizzare un servizio d’ordine e di conseguenza io non rifiutai mai tale proposta. Nel GSF ci fu una discussione che si concluse con una decisone unanime, di tutte le anime del movimento, di non organizzare un servizio d’ordine perché: *) volevamo sottolineare la scelta nonviolenta del nostro movimento ed evitare in ogni modo di resuscitare servizi d’ordine che certo nessuno rimpiangeva, anche per i percorsi che segnarono alcune di quelle esperienze nei decenni passati. **) per alcune delle organizzazioni che partecipavano al GSF la non costruzione di un servizio d’ordine era una condizione “sine qua non” per partecipare al GSF e per continuare l’esperienza unitaria; mi riferisco in particolare alle tante realtà del mondo cattolico che partecipavano alle nostre riunioni, ma anche a Lilliput, all’Arci ecc. ***) eravamo convinti che la libertà di manifestare doveva essere garantita dalla istituzioni, come prevede la Costituzione, e non da strutture che ognuno si autogestisce per conto proprio.

2) In relazione a quanto scritto sul suo sito io non ho mai fatto parte di alcun servizio d’ordine, per convinzione, vengo da una cultura pacifista e nonviolenta, ed anche per età: nel ’68 avevo dieci anni!

3) Proprio anche grazie al libro che ho scritto con Lorenzo Guadagnucci “L’eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova” (Feltrinelli) sono stato contattato da molti poliziotti e da rappresentanti delle forze dell’ordine che ritengono che sia stato tradito in questi anni lo spirito e le lotte che portarono alla conquista del sindacato di polizia all’inizio degli anni ’80. Con costoro e con Lorenzo stiamo cercando di vedere se si riesce ad organizzare un evento su questo tema. Non c’è dubbio infatti che è fondamentale anche lavorare dall’interno, come per altro spieghiamo abbondantemente nel nostro libro.

4) Se poi lei preferisce credere a chi a Genova non è mai venuto, né nel luglio 2001, né dopo e parla quindi senza cognizione di causa faccia pure, ognuno può credere a quello che vuole.

Cordiali saluti.

Vittorio

(2) Palmiro Togliatti “Discorso ai giovani”, Ed. Riuniti 1971

(3) Enrico Berlinguer “All’avanguardia della gioventù italiana” discorso tenuto il 6 luglio’48 ai giovani operai di Torino.

Dens dŏlens 62 – Perché non condividiamo le scelte di “Vittorio”.ultima modifica: 2012-08-20T08:30:00+02:00da iskra2010
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