I giovani, il PCI e la mancanza di responsabilità causata dalla perdita d’identità e dall’ideologia americana

 IMG_3652+logoMOWA.jpg foto MOWA

 

Da Angelo Ruggeri

Grazie a te carissimo compagno,

vedo che ti sei iscritto negli stessi anni in cui mi iscrissi io, a 15 anni, quando ero un comunista senza partito quale paradossalmente sono tornato ad essere oggi dopo il golpe che ha cancellato il PCI dall’interno con complicità e sostegni occulti e palesi esterni. Dopo essere stato eletto nella Commissione interna (Sic-Sam-Mazzucchelli, azienda plastica (ma io ero nell’officina meccanica) di 3000 operai seconda solo a alla Montedison di Castellanza) decisi di iscrivermi fondando la sezione di fabbrica del PCI e della FGCI e la sezione sindacale della CGIL: per questo come a tanti altri sindacalisti e comunisti ho ovviamente subito discriminazioni e tentativi di licenziamento (oggi invece spesso i sindacalisti vengono promossi ad incarichi “migliori” e  magari e come dei quaquaraqua passando dall’altra parte – come un ex compagno Giampiero Castano, ex segretario di Varese e poi regionale e nazionale della FIOM assunto come capo del personale Olivetti ed ora al ministero dell’industria con i governi di centrosinistra e di centro destra ed oggi di Monti – deventano capi dell’impresa o funzionari di confindustria).

La coerenza e l’irriducibilità a non vendersi non deve indurti a sentirti o a dirti “modesto”: è una merce rara che distingue gli uomini dai mezzi uomini o quaquaraqua come si usa dire. Si è vero, c’è e potrebbe esserci ancor più fermento tra alcune parti dei giovani ( conoscere e sapere tutto è proprio dei giovani così come la spinta ideale, l’ansia di conoscere, di lavorare di costruirsi un vita degna di essere vissuta e “di fare qualche cosa per cui valga la pena  di vivere” scriveva un giovane non iscritto chiedendo un consiglio a Togliatti che, precisamente, rispondeva “sono cose nostre, tutte nostre” – di comunisti, n.d.r. -: “Chi non ha sentito questa aspirazione non è stato giovane. Non è stato giovane chi non ha sentito e non sente – come tanti oggi n.d.r. – la necessità di ordinare le sue conoscenze in una visione complessiva del mondo nel quale viviamo e delle mete verso le quali marciamo e  di inserire in questa visione complessiva anche la propria esistenza…” lettera e risposta sono contenute in “Discorsi ai giovani” (E-R), che si decise di pubblicare con prefazione di Berlinguer un giorno in cui ebbi il piacere di conoscere Lui e Longo – assieme agli altri della segreteria nazionale della FGCI- in un apposito incontro richiestoci da Luigi Longo: un “grande” che tendeva a sembrare e a presentarsi “modesto”.   

Sì che in assenza di una “scuola” come il PCI di cui abbiamo usufruito noi, capita che poi i giovani si perdano o che finiscano trascinati o in un movimentismo incapace di andare oltre se stesso o in gruppi e forze che sfruttano la buona fede e l’entusiasmo per alimentare devianze o debolezze attivistiche prive di basi storiche e teoriche e politiche, finendo vittima di quella che in un famoso discorso al “CC Roderigo di Castilia (alias Togliatti)” aveva ben previsto che “il vero pericolo per i giovani é l’ideologia americana” dell’individualismo, del soggettivismo e narcisismo in cui siamo immersi e che la presunta e pre-fascista “sinistra” ha assunto con la c.d. teoria dei “diritti” civili e individuali, teorizzandola e diffondendola anche tra i giovani per cui sembra che – fatto salvo che va riconosciuta l’uguaglianza e la parità dei diritti di tutti come da Costituzione – non si è di “sinistra” se non si é  “gay o lesbiche radicali (come negli USA già dagli anni ’70) riducendo anche i giovani ad essere vittime – come vari gruppi e movimenti referendari o meno che parlano di beni comuni e di diritti – della ideologia  americana dei diritti.

Siamo come nel pre-1921 con in più la mancanza di un Partito comunista che, invece allora, dava una prospettiva che alla lunga si sarebbe dimostrata vincente.

Ciò nonostante è importante continuare a dare voce a posizioni e a coloro che non hanno voce non perchè non ce l’abbiamo ma perchè gliela hanno tolta, anche e perché noi agiamo e pensiamo nel solco e nel senso della storia  dell’uomo e dell’umana collettività, dell’io sociale che non vive la scissione dell’uomo, dell’io” individuale scisso dall’io sociale. E poi la storia conosce anche accelerazioni improvvise, a breve o a lungo termine che siano, per le quali è bene che si sia data voce e creati in precedenza alcuni punti di riferimento coerenti col processo storico e con l’onestà intellettuale, la dirittura morale e il principio di responsabilità in questa epoca di assoluta mancanza di responsabilità in cui viviamo, in cui perdere l’identità significa perdere qualsiasi responsabilità, credendo e finendo con l’affidarla agli apparati di potere, ai sistemi, alle strutture e che porta a ritirarsi nella eterna necessità degli ordinidove ciascuno avrebbe ed ha solo la responsabilità di ubbidiree adempiere al suo compito, alla sua professione, alla sua specialità, qualunque essa sia , fosse pure – anche il tacere – lo sterminio organizzato nei piu svariati modi da parte di poteri non più sottoposti al diritto come nel pre-moderno; e dove tutto diventa o sarebbe esecuzione di ordini di un capo di partito, di sindacato o di stato  o di poteri palesi e occulti e l’ordine, nella sua forma diretta e indiretta, sarebbe liberazione da qualsiasi responsabilità personale,  rispetto a ciò che accade sotto i nostri occhi; e dove è e sarebbe irrilevante  da chi l’ordine venga, capo o presidente di un qualche cosa,  generale o computer.  Quindi e comunque sia, noi non molliamo.

I giovani, il PCI e la mancanza di responsabilità causata dalla perdita d’identità e dall’ideologia americanaultima modifica: 2012-08-22T08:16:00+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo