Sulla contraddizione di combattere il presidenzialismo rafforzando l’esecutivo -Movimento per la Costituzione

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Da Angelo Ruggeri

MEMO-MEMENTO

Sulla contraddizione del combattere il presidenzialismo in nome del rafforzamento dell’esecutivo

DEMOCRAZIA COSTITUZIONALESOLO “FORMALE”, O “DEMOCRAZIA SOCIALE” ANCHE “SOSTANZIALE”?

Di fronte all’improvviso soprassalto della cultura democratica, soprattutto non istituzionalista, contro i rischi del presidenzialismo, e al ritardo con cui ci si sta rendendo conto delle implicazioni nefaste del concorso dato dalla “sinistra di governo” all’abbattimento del proporzionale, sembra necessario cogliere l’occasione dell’allarme in atto in favore della “democrazia costituzionale” per sottolineare l’insufficienza di una demonizzazione del plebiscitarismo – comunque indispensabile – se non accompagnata dal rilancio di quei valori di democrazia che caratterizzano nei Principi Fondamentali e nella Prima Parte della Costituzione del 1948 il primato della socialità, contro il sempre incombente ritorno restauratore del potere degli apparati, più o meno “personalizzati”, di tutela degli interessi del capitalismo privato.

Per fermare realmente il processo, pericolosamente avviato dall’apertura alla strada dell’uninominale con una adesione acritica all’attacco al sistema dei partiti e della democrazia organizzata, occorre riflettere sull’oggettivo concorso dato da sinistra alla deriva presidenzialista con la rivendicazione, del tutto staccata e contrapponibile alla garanzia dei valori sociali del nostro regime costituzionale, di quelle che vengono chiamate “riforme volte a rimediare alla crisi delle nostre istituzioni“, e che si ispirano a principi opposti rispetto a quelli invocati negli anni ’70 per democratizzare – insieme – la società e lo stato, contro le deformazioni imposte dal centrismo e dal centrosinistra alla nostra democrazia parlamentare, con le conseguenze che sono sotto i nostri occhi per i guasti che testimoniano della gravità delle “deroghe” apportate agli istituti della nostra forma di governo – più in generale alla Seconda Parte della Costituzione – proprio per impedire che su tali basi potessero attuarsi i principi sostanziali della “democrazia sociale”.

Ripristinare la Seconda Parte della Costituzione per fare valere i principi delle Prima Parte

Va infatti chiarito a quali condizioni è possibile arrestare il riflusso verso l’autoritarismo plebiscitario, che ha preso corpo man mano che – in nome di una proclamata “cultura di governo” – è divenuta dominante tra i gruppi dirigenti e i politologi-istituzionalisti della “sinistra storica”, non già l’esigenza di ripristinare l’uso corretto della Seconda Parte della Costituzione per far valere i principi contenuti nella Prima Parte e riprendere il cammino delle riforme sociali. Ma, proprio al contrario, quella di convogliare – sulla linea di tendenza sempre sostenuta ideologicamente dalla destra sociale e politica – l’attenzione e la preoccupazione dei lavoratori e dei cittadini democratici, in nome di una “governabilità” e di una “stabilità” di governo che contro la “rappresentatività”, il “pluralismo sociale” e il sistema dei partiti, sono state sempre invocate dalle forze che hanno subito il “compromesso costituzionale” e che hanno contribuito a devastare il nostro regime sociale e politico, pur di sottrarre il sistema delle imprese ai vincoli sociali e politici previsti nella Prima Parte della Costituzione, per avviare un processo di emancipazione della società italiana progettato nei Principi Fondamentali e culminati nell’obbligo di rimuovere gli ostacoli economici e sociali ad una piena eguaglianza dell’art. 3 secondo comma della Costituzione.

La via tedesca della subalternità del Parlamento al governo

Se, pertanto, l’invocazione della “democrazia costituzionale” non implica un passo indietro della cultura democratica volto a considerare come massimo valore conseguibile quello della tradizionale democrazia “formale” di stampo liberale – con una rinuncia a far valere come norme-guida le norme della democrazia “sostanziale che caratterizzano la Costituzione italiana -, occorre rifiutare ogni richiamo ad esempi di costituzionalismo occidentale che sia imperniato sul “rafforzamento dell’esecutivo” e sulla “stabilità del governo” che, come tali, sono strumenti di supporto di forme di stato nelle quali non vi è la costituzionalizzazione del diritto di sciopero, nè della programmazionea fini socialidell’attività economica, anche privata. Il che risulta anche dal testo della Legge Fondamentale della Germania Federale, nella quale non solo manca legittimità al controllo sociale e politico dell’impresa privata, ma sono presenti principi che vincolano il Bilancio dello Stato federale “all’equilibrio economico generale”, e per esso al tipo di aumento di spesa che abbia l’assenso del Governo Federale, con una subalternità del Parlamento alle scelte dell’esecutivo che in Italia è reso possibile solo dall’introduzione del ben noto meccanismo della “legge finanziaria” di assai dubbia costituzionalità.

L’arretratezza democratica della “Kanzlerdemokratie”

Vana, è pertanto, la spendita dell’autorità di Dossetti – valida nei termini di quel che il leader dei cattolici di sinistra sostenne alla Costituente in convergenza con Togliatti – per avvallare oggi il modello della Costituzione di Bonn, molto più arretrato del modello della Costituzione italiana, sia per la differenza tra i Principi Fondamentali e la Prima Parte di quest’ultima e i Diritti Fondamentali iscritti nel modello di Bonn, sia – e conseguentemente – per l’inconfondibilità tra la forma di governo parlamentare italiana e quello che, non a caso – come variante dei cosiddetti parlamentarismi “razionalizzati” -, viene definita “Kanzlerdemokratie” proprio a sottolineare che sia per il modo della sua nomina tramite elezione, sia per il tipo di potere di indirizzo politico, ha più assonanze con il Presidente americano che con il Premier inglese, in un quadro istituzionale segnato diversamente da quello italiano da tratti importanti come: la norma sui partiti, che è valsa a far dichiarare incostituzionale non solo il partito neonazista, ma anche il partito comunista, in quanto ritenuto anch’esso contrario “all’ordinamento democratico e liberale”; e le norme sulla perdita dei diritti fondamentali e sull’introduzione dello “stato di tensione” e sullo “stato di emergenza legislativa“.

Un governo ad immagine dell’impresa manageriale?

Al contrario, e proprio per ripristinare le condizioni di credibilità della democrazia venute meno a partire dalla prassi corruttrice del trio Craxi-Andreotti-Forlani debolmente contrastata dal Pci, va rilanciato il sistema dei principi di democrazia pluralistica e conflittuale la cui vitalità è legata alla ripresa di iniziativa della base sociale dei partiti e dei sindacati, oggi repressa, compressa e demotivata dall’assunzione da parte dei dirigenti politici immemori dei valori della Resistenza e della presenza nella Costituzione di idee-forza contrarie a quella su cui ha sempre fatto leva la destra. Una destra che non ha atteso la “rivoluzione” informatica per rivendicare autonomia dalla società e dai lavoratori e il rafforzamento dell’esecutivo a immagine dell’impresa manageriale.

Il Presidenzialismo è certo un pericolo grave e incombente, ma lo si può rimuovere non già riaffermando che “non va demonizzato”, né invocando soluzioni istituzionali tutte equivalenti al di là delle varianti formali, ma bensì rilanciando i valori della Prima Parte della Costituzione con proposte che superino le angustie dello “stato sociale” e riappropriando quindi i valori istituzionali di una forma di governo parlamentare il cui modello, oltretutto, solo a tratti si è potuto concretare all’inizio degli anni ’70. Tanto più che, altrimenti, grave è il rischio di un aggravamento delle condizioni della presenza dell’Italia nella Comunità Europea, la quale ha sin qui bandito anche ogni formalistico riferimento ai diritti sociali e a un ruolo effettivo del Parlamento europeo, espressione di un conclamato “deficit democratico”.

Milano 12-4-1996 – Salvatore d’Albergo e Angelo Ruggeri Movimento Antifascista per la Difesa e il Rilancio della Costituzione

Sulla contraddizione di combattere il presidenzialismo rafforzando l’esecutivo -Movimento per la Costituzioneultima modifica: 2012-09-06T08:15:00+02:00da iskra2010
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