Specchio della memoria e della storia. Articolo. TOGLIATTI e DE GASPERI

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di ANGELO RUGGERI (*)

In questi giorni di agosto e di “penoso spettacolo della politica”, di cui ha parlato la Chiesa, è caduto l’anniversario che accomuna i due celebrati “padri” della patria e della democrazia, De Gasperi e Togliatti. “Padri” della Repubblica obliata con quella proditoriamente detta “Seconda Repubblica”. Di cui è un’espressione organica lo stesso Fini, che non segna un “ritorno alla politica” ma il vicolo cieco in cui anziché uomini, si dibattono parole. Con le quali il nostro stesso senso si forma ma tende anche a disgregarsi e disperdersi, quando non si contempla più neanche l’ombra storica di quanti furono per anni, parte della vita e dell’anima del Paese e della democrazia. Come De Gasperi e Togliatti.

Vite parallele e destini incrociati. Per entrambi vale ciò che si disse per Togliatti: “la grandezza dell’uomo deve vedersi nel suo concepire e praticare la politica come storia nel suo farsi”. E l’equanime giudizio che lo stesso Togliatti chiese per De Gasperi: “solo dallo sviluppo della personalità…e dai contrasti cui egli fu legato in se stesso e fuori di sé” si può avere “una visione precisa dell’originalità profondità del suo pensiero, e di grandezza dell’esecuzione”.

Dai contrasti di De Gasperi col Vaticano e di Togliatti con l’URSS, risalta ancora oggi la “grandezza della esecuzione” della nostra Costituzione di democrazia sociale, da essi elaborata, tra gli altri, con un eminente cattolico. Quel Dossetti che ebbe poi ruolo incisivo nel Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII.

Il papa dell’enciclica Pacem in Terris, con cui Togliatti si confrontò nel famoso discorso di Bergamo, “Il destino dell’uomo”.

Prospettando un’immagine ben diversa dal “socialismo reale”, Togliatti si rifaceva alla grande utopia marxiana, la società dove “l’uomo non è più solo” che ha affascinato tanti cattolici, assieme alle idealità universalistiche espresse nell’internazionalismo del PCI e nella Resistenza. Immagine ripresa anche nel suo testamento, il Memoriale di Yalta, che, quando apparve in Urss, per la vedova di Bucharin “fu il segnale che l’incubo dello stalinismo era ormai alla fine”. Dal 1935, infatti, Togliatti si fece artefice/portatore di una linea diametralmente opposta a quella di Stalin. Ispirata dall’idea originaria della democrazia gramsciana e di un partito non sovrapposto a classe e società Nei contrasti, però, Togliatti e De Gasperi evitarono la capitolazione e lo strappo irrimediabile. Trovarono per ciò ostilità. Il primo “a causa dell’ipoteca Vaticana” rinfacciata ancora di recente (su Il Ponte). Il secondo, in breve, perché è sopravvissuto durante lo stalinismo e pur se sempre indagato, riuscì come Galileo ad evitare la morte per portare avanti la fondare nell’Italia caratterizzata dallo “spessore reazionario della società”. Senza gli strappi salvaguardarono i tratti originari della DC e del comunismo italiano, realizzando una Costituzione “mirata” ad ostacolare il “reazionario spessore”.

*Centro culturale Il Lavoratore (pubblicato come articolo di fondo sulla prima pagina, della PREALPINA) 

Specchio della memoria e della storia. Articolo. TOGLIATTI e DE GASPERIultima modifica: 2012-09-08T08:07:00+02:00da iskra2010
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