Dalla Farmoplant all’ILVA(1). Dal nesso ambiente,lavoro e salute all’ambientalismo come fuga dal controllo del profitto d’impresa

IMG_3608+logoMOWA.jpg foto MOWA

da Angelo Ruggeri

DALLA LEZIONE DEL CASO FARMOPLANT AL CASO ILVA

L’ambientalismo come fuga dal controllo del profitto e dall’ambiente come luogo di lavoro e di vita di tutto il sociale del territorio

LAVORO, ECONOMIA E AMBIENTE

LO SCENARIO ROVESCIATO DAL NESSO FABBRICA E TERRITORIO e LAVORO-SALUTE DELLE LOTTE ( vincenti)  DEGLI ANNI ’70, ALLA CONTRAPPOSIZIONE TRA LAVORO E SALUTE CONSEGUENTE AL “VENTENNIO” DI ABIURA E ABBANDONO DEL CONTROLLO SOCIALE-POLITICO DEMOCRATICO, DELL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORE, DEGLI INVESTIMENTI E DEL COME E COSA PRODURRE,  NELL’UNITà DI LOTTA DEI LAVORATORI-CITTADINI E DEI CITTADINI-LAVORATORI DI FABBRICA-TERRITORIO E ISTITUZIONI.

Dove stavano in questo altro “ventennio” le istituzioni locali e il “governatorato” regionale del Regno delle Puglie, i sindacati e le forze politiche?

LA MAGISTRATURA ULTIMO PRESIDIO DELLA COSTITUZIONE E DELLA (costituzionale) DEMOCRAZIA SOCIALE ABBANDONATA (nel segno dell’ecologismo-ambientalista) DAI VERTICI DI STATO E GOVERNO, DI PARTITI E SINDACATI.

Sicché oggi si insiste nel contrapporre lavoro a salute, fabbrica e territorio non solo da parte del governo dei conflitto d’interesse (di ogni suo ministro) e dei nuovi repubblichini di Repubblica che “guidano” la “asini/stra” di sistema maggioritario

Il caso ILVA come a suo tempo il caso Farmoplant e la sua LEZIONE, motivano e giustificano la necessità di riprendere una prospettiva nuova di democrazia più avanzata, aprendo un fronte di intervento nuovo, generale e non solo puntuale, perché come ad es. gli effetti del voto popolare tenuto a suo tempo a Massa sulla Farmoplant,  dimostrano le alternative in gioco sui problemi dell’ambiente, quali potenzialità, critica delle forme del potere d’impresa dominante di cui  L’AMBIENTALISMO (come volevasi dimostrare si è dimostrato essere un a fuga dalla questione del controllo del profitto e finanche CONSERVATORISMO ANTIPOPOLARE E REGRESSIONE SOCIALE.

E che le alternative in gioco su questioni rilevanti come i problemi dell’ambiente, della produzione e dell’occupazione, solo in apparenza, hanno carattere limitatamente locale. Chiamano quindi in causa una regolazione organica e complessiva di interessi e di rapporti, e quindi un livello più sistematico e permanente di titolarità e di esercizio di poteri democratici, per accentuare un concorso di responsabilità ed evitare l’unilateralità che, con alternative anche drammatiche, volta a volta si profilano tra gli interessi della comunità, e quindi anche dei cittadini-lavoratori, alla salvaguardia dell’ambiente e gli interessi della produzione e dell’occupazione, che nella storia delle lotte del movimento operaio e democratico sono un unicum ed anch’essi interessi della comunità.

Ovvero, fatto salvo il fondamentale ruolo della magistratura ormai unico presidio della democrazia costituzionale e del controllo di legalità ma anche di legittimità, si tratta di passare – ripartendo dalla lezione delle lotte e strategia già attuate e perseguita con successo – ad una fase più avanzata di disciplina degli interessi sociali in discussione, che il fondamentale strumentario del contenzioso giudiziario è inadeguato a rappresentare.

Prendendo, le mosse da una più attenta — cioè conseguente – valutazione del ruolo del capitalismo e degli effetti di svalorizzazione sociale derivanti dal tipo di meccanismo di sviluppo che esso promuove, si può anzitutto riscoprire il significato più corretto di democrazia diretta come democrazia “ di base ”, che coinvolge “ tutti ”, ovvero la “ generalità ” dei soggetti dell’”ambiente” del territorio e della produzione, in funzione della loro partecipazione alla divisione sociale del lavoro, e non solo in funzione di una astratta “ cittadinanza sociale “ per i “diritti civili” che accomuna tutti “spersonalizzandoli ” della loro identità sociale di lavoratori-cittadini e di cittadini-lavoratori.

Qui non si parla di cose utopiche o da conquistare ma già conquistate e che messe in pratica si sono dimostrate funzionanti e funzionali, e non affatto impossibili come oggi si tenta di far credere

Non può esserci salvaguardia della salute e dell’ambiente senza il controllo del profitto del potere e del potere d’impresa; senza un controllo sociale ed operaio del cosa e come produrre e del cosa e come il padrone obbliga a produrre; senza un potere sociale organizzato dei lavoratori-cittadini e dei cittadini-lavoratori e la lotta in fabbrica e nel territorio per il lavoro, l’occupazione e il controllo democratico dell’iniziativa economica d’impresa che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Avendo abbandonato questo fine in nome dell’ecologismo, nessuno rivendica più – da oltre 20 anni e anche in questi anni e giorni di disastro ILVA – che “LA LEGGE DETERMINI I PROGRAMMI E I CONTROLLI OPPORTUNI AFFINCHE L’ATTIVITA ECONOMICA PUBBLICA E PRIVATA VENGA INDIRIZZATA E COORDINATA PER FINI SOCIALI” (come da art.41 C.) e, quindi non per fini di profitto di cui l’ecologismo rappresenta la fuga dal controllo del profitto e una copertura del mancato controllo politico e sociale e di una legge dello stato che indirizzi la produzione ai fini sociali.

A causa di GOVERNI – composti spesso da FORZE RICHIAMATESI ALL’AMBIENTALISMO – che purché non si tocchi il profitto e il potere d’impresa sono anch’essi e come i padroni del vapore dichiaratamente ambientalisti.

Quello di cui stiamo parlando, sia chiaro, non è qualche cosa di utopico – come oggi vogliono far credere la sinistra che legittima il profitto e l’ambientalismo favorendo il revanscismo della cultura di destra e il potere illimitato della proprietà privata d’impresa – o di irrealizzabile o che non può funzionare, ma di qualche cosa che abbiamo già conquistato, realizzato e che abbiamo visto funzionare perfettamente con i nostri occhi e con quelli di milioni di lavoratori e cittadini!!! CHIARO?

Vale a dire, il circuito della programmazione democratica e del potere dal basso e della democrazia organizzata, ottenuti e conquistato con le lotte, funzionava ed esercitava in controllo diffuso sulla salute e sull’ambiente non già contrapponendo ma unificando interessi e bisogni sia del lavoro e degli operai che del territorio e delle popolazioni. Questo fino a quando non si è introdotto l’ecologismo e non si è ricorsi all’ambientalismo come “cavallo di Troia” della cultura di destra, conservatrice e borghese che ancora oggi fa dire al governatore del Regno di Puglia, a Sel e a tutti di essere ecologisti e per l’ambiente (?) nel mentre stesso che rinunciano a controllare la produzione per fini di profitto d’impresa, ed, anzi, insultano e sostengono di avere rotto e invitano tutti a rompere con quella fase di lotte sociali e politiche di classe, la più alta e avanzata della storia d’Italia, criminalizzando, addirittura, e rompendo con quella strategia che ha permesso conquiste mai ottenute prima e dopo, anziché riprenderla studiando e riflettendo e socializzando la lezione delle lotte di quegli anni come il CASO DELL’ILVA VORREBBE e che assieme alla Farmoplant CI INSEGNA L’ATTUALITà DI QUELLE LOTTE E DI QUELLA STATEGIA E CULTURA POLITICA (abbandonata, tradita con le conseguenze i cui effetti sono più gravi sul piano sociale ancor più che sul piano politico).

Dalla Farmoplant all’ILVA(1). Dal nesso ambiente,lavoro e salute all’ambientalismo come fuga dal controllo del profitto d’impresaultima modifica: 2012-09-30T12:35:00+02:00da iskra2010
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