Anniversario (4), del ruolo storico di un uomo che è parso degno del furore e del cordoglio popolare di milioni d’italiani

 

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da Angelo Ruggeri

Anniversario di Togliatti e di quella fine d’agosto indimenticabile (4)

In quella fine d’agosto, uomini e donne di ogni ceto, comunisti e non, ebbero il sentimento di riconoscergli il debito intellettuale e politico, morale e umano contratto col padre fondatore della democrazia sociale e di massa dalla Resistenza al nazifascismo che non è stato una parentesi nella storia d’Italia. Debito non saldato dagli ex “extraparlamentari” ed ora governativisti e dall’attuale “sinistra” politica e sindacale immersa nella desolata solitudine del presente, inconsapevole che nell’oblio della storia la difficoltà di essere e di vivere non cessa mai di angustiare, sopratutto quando non si contempla più, nello specchio della memoria e tanto meno della storia, neanche l’ombra di quanti furono, per anni, come tra gli altri e per l’appunto Palmiro Togliatti, parte della vita e dell’anima (ora perduta) dell’Italia.

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Nei giorni dell’anniversario della morte di Palmiro Togliatti, non si può certo non ricordare quella fine d’agosto che fu definita “indimenticabile” e l’emozione di quei “10 giorni” – intercorsi tra la sua morte e i funerali – che “sconvolsero” l’Italia.

Di quei giorni e funerali sentii personalmente parlare ad un pubblico cattolico attonito, convenuto nella sala conferenze delle Acli e della parrocchia, dal leader DC Donat Cattin (i virgolettati sono parole sue) che, al di là dei limiti di senso delle parole, sapeva trasmetterci “immagini” e significati punteggiati da esclamazioni, sorpresa, stupore e incredulità per quel milione e mezzo di persone che nel ’64 seguì il feretro e altrettante lungo il percorso, come “mai si era visto nemmeno per un papa o per un reale” (Donatt Cattin). Lasciando gli avversari sorpresi e incapaci di spiegarsi – come ancora molti anni dopo ha scritto un osservatore certo non benevole verso Togliatti come G. Bocca – come mai per “un uomo”, che loro avevano “descritto come freddo, scostante, avaro di sentimenti, e cinico”, l’Italia proletaria fu pronta all’insurrezione quando si attentò alla sua vita. E come mai milioni di italiani – e molto più di De Gasperi o di un Papa – di ogni ceto e fede durante quei 10 giorni, prendendo il primo treno o altro, erano accorsi da ogni parte per vederlo l’ultima volta nella camera ardente di via Botteghe Oscure. E poi, sempre a milioni, l’avevano salutato con “quegli incredibili funerali”, che – per chi aveva “infamato” Togliatti – “rimangono come la rivelazione di un rapporto umano e politico che sfugge ad una definizione esauriente” – dice Bocca – “ma che conferma il ruolo storico del personaggio”. che a milioni di contemporanei, al cinema, alla letteratura e all’arte, al proletariato italiano, “è parso degna del furore e del cordoglio popolari “.

Specialmente se si considera l’odierna politica dei futuri “ghigliottinati” dalla storia, che criticano il passato e rendono farsa il presente; che fanno e disfano partiti senza radici storiche e teoriche e riforme istituzionali ed elettorali opposte a quella della storia della nostra Repubblica democratica, non si può non ricordare tutto questo. Per (almeno) evitare che la sclerosi delle parole – dell’attuale ondivaga politica scissa dalla cultura e dai principi – si chiuda sopra di noi e il Paese come in una bara, e per superare i limiti del senso propri del linguaggio (puramente asseverativo dell’attuale politica), occorre ben sapere che nelle parole il nostro senso stesso si forma, ma tende anche a disgregarsi e a disperdersi fino a che non resta più nulla se non soltanto una desolata solitudine del presente e la disincantata consapevolezza che nell’oblio della storia la difficoltà di essere e di vivere non cessa mai di angustiare, soprattutto quando non si contempla più nello specchio della memoria e tanto meno della storia, neanche l’ombra di quanti furono, per anni, come tra gli altri e per l’appunto Palmiro Togliatti, parte della vita e dell’anima (ora perduta) dell’Italia.

L’Italia dove tra gli andamenti della politica e le derivate dalla storia il problema che Togliatti pose prima e dopo lo sbarco a Salerno nel 1944, resta sempre attuale anche oggi. Problema che era e resta quello di rispondere alla storia reale di una Italia che già negli anni ’20 affossò il suffragio proporzionale appena conquistato – in un nesso tra autoritarismo-liberale e totalitarismo che portò all’ascesa del fascismo e con l’introduzione del premierato nel 1925 al regime definito, appunto, “regime del capo del governo” – suffragio proporzionale che fu subito ristabilito l’indomani stesso della Liberazione ma nuovamente e antistoricamente riaffondato negli ultimi anni ’90.

Giuliano Procacci ha reso l’emozione di quell’addio, concludendo la sua “Storia degli italiani” (Laterza) con quella folla e popolo in lacrime che saluta Palmiro Togliatti e che con Gramsci – che egli chiamò sempre maestro oltre che compagno – è stato il più eminente protagonista intellettuale e politico italo-marxista de “Il secolo degli estremi” (Age of Extremes, vero titolo del libro di E. J. Hobsbawm tradotto in Italia dalla Rizzoli col mistificante titolo “Il secolo breve).

Grande figura di dirigente intellettuale e politico della storia d’Italia, capo di massa e grande costruttore di movimenti di lunga durata anche per obbiettivi lontani, nel giorno dei suoi funerali, uomini e donne di ogni ceto, comunisti e non, gli riconobbero il debito intellettuale e politico, morale e umano contratto con un padre della democrazia nata dalla Resistenza e il principale protagonista (assieme a Dossetti) dell’imperituro lavoro ed opera della Costituente.

Un debito che non mai stato saldato dai posteri “antipopolari” del ‘68 “extraparlamentari”, ora “governativisti” e, quindi, “antiparlamentari”, che l’hanno scaricato assieme a Gramsci, così come scaricano la storia della Repubblica democratica e di chi a suo tempo seppe non già “ricostruire” ma bensì “fondare” la democrazia di un Paese in cui resta attuale il tema della modernità e dello sviluppo da raggiungere nel determinante il rispetto del radicamento della democrazia.

Democrazia che ha da essere “sostanziale”, rimuovendo gli ostacoli economici e sociali per rendere effettivi i diritti, CONTRO UNA NOZIONE PURAMENTE ASTRATTA DEI DIRITTI DI LIBERTA e individuali, a CUI E’ TORNATA L’ATTUALE E PER CIO IMBELLE “SINISTRA POLITICA E SINDACALE: purtroppo anche quella rappresentata da “movimenti e da una più “avanzata” Fiom che rivendicano astratti e nominali “diritti della persona”, parificando ad essi persino i lavoratori e il lavoro in fabbrica.

E i cardini su cui si è retta la Repubblica sono appunto quelli che Togliatti ha pensato come determinanti: ovvero forme di massa delle organizzazione della democrazia, , la cui crisi attuale è colta nella critica di Togliatti al centro-sinistra come risposta del tutto insufficiente rispetto ai temi posti di uno sviluppo coerente con la crescita della democrazia sociale nella società e nelle istituzioni. Donde che rivendicando le lontane radici della “via nazionale” di sui scritti precedenti al 1944,, disegna un cammino di lotta per il socialismo in Italia del tutto diversa da quella seguita in Russia e altrove. Rispondendo così a chi dentro il PCI e fuori sostiene l’insostenibile tesi di una improvvisa conversione o mutamento repentino rispetto ad un corso che la propaganda ideologica vorrebbe sia stato tutto ispirato al modello sovietico.

Non sarebbe stato in alcun modo possibile se le fondamenta non fossero state gettate assai prima. Donde che l’opera politica e la costruzione politica concreta del “partito nuovo”, essenzialmente di massa, di Togliatti, E’ UNA PROVA BEN PIU GRANDE DI OGNI TEORIZZAZIONE O DI OGNI FRASE RISONANTE DA METTERE IN UNA RISOLUZIONE O IN UN COMIZIO, come prova tutta la sua storia: dalla Costituente all’attentato, dalla lotta per la difesa della Costituzione a quella contro la Legge truffa, ecc.

Quello di Togliatti non era un attaccamento sentimentale agli ideali giovanili ma espressione della consapevolezza, assolutamente provata dai fatti, che non può essere accettata come esaustiva una concezione della democrazia la quale rifiutasse di guardare alle disuguaglianze effettive – oggi ancora più evidenti e tali da rendere sempre attuale il pensiero suo e del PCI – talune delle quali macroscopiche, indotte dalla struttura capitalistica della società.

Da vivo, ricorda Procacci (Storia degli italiani) Togliatti “fu paragonato a Cavour, per la sua lucidità politica e fermezza. Maa Togliatti toccava di morire in un Italia gaudente e volgare“. Al miracolo economico, infatti, non corrispose un analogo progresso civile. E le incongruenze “esplosero” nel “68” e nel “69” operaio, nel tornante di lotte di massa e di classe più “alto” e più “lungo” che in ogni altro paese anche per la presenza di quel “partito nuovo” comunista fondato da Togliatti.

Il maggio francese durò un mese, da noi un decennio, almeno. Allora, gli stessi che poi hanno scaricato Togliatti, non gettavano l“infamia” su di lui e sui comunisti quando il PCI vinceva .

Così, quando Luigi Longo nel 1971 ci chiamò e in quella occasione Enrico Berlinguer ci propose di pubblicare e diffondere “I discorsi ai giovani” di Togliatti (Ed.Riuniti), ne citò uno del 1961, dove Togliatti avvertiva – “profetico” di quelle che è avvenuto nei decenni successivi: “ciò che minaccia i giovani” è “la penetrazione dell’ideologia americana, che isola l’uomo nell’individualità”, e lascia “come unica concessione i gruppi di pressione”, le “lobby”, una invenzione puramente americana, che assieme alle corporation diventano la sola e vera base dello stato.

Sicché viene vantato come “democrazia” un sistema in cui non esistono canali di partecipazione democratica dalla società alle istituzioni ma solo gruppi di vertice e di interesse privato di pochi a danno di quelli dei molti, avendo cancellato i partiti come espressione della democrazia organizzata e organizzazione democratica per la partecipazione delle masse, di tutti, alla politica.

Quanto sopra Togliatti anticipava, non era per “pessimismo”, ma per quella “storicità assoluta” dell’analisi a cui invitava e che abbiamo ricordato.

Lungi dall’essere puramente tattica, Togliatti aveva una visione strategica e conosceva bene, come Gramsci, lo spessore reazionario della società italiana.

Perciò parlava della Resistenza come prima fase, come avvio della rivoluzione democratica e antifascista da sviluppare, rivalorizzando la democrazia in quanto tale.

L’origine di questa posizione che connette democrazia e socialismo, sta come si è detto nella formazione giovanile del gruppo dell’Ordine Nuovo, a cui la rivoluzione d’ottobre appare primieramente nel segno dei soviet, dei consigli, del potere dal basso di operai, contadini e soldati, ed il cui tramonto (dei soviet) come anche la caduta dell’”Unione sovietica”, non significa la nullificazione teorica dell’esperienza originaria, per cui (e come per noi oggi) negli ordinovisti del PCI – da Gramsci a Togliatti a Longo e fino a Berlinguer – l’idea del governo dei produttori e del partito come parte della classe e non corpo a sé o che si sovrappone, continuerà ad operare, andando oltre i nostri stessi giorni.

Ciò per l’opera impostasi nella storia per il tramite sia dell’idea di Gramsci di una Costituente, sia della specifica analisi del fascismo da parte di Togliatti, che con la storia dimostra che non è stata una parentesi della storia d’Italia, sia di una visione nuova della democrazia che, ineliminabile, segna per sempre il corso della storia.

Questo non vuole significare e promuovere chissà quale togliattismo o gramscismo, pur se così come Marx viene attualizzato nella cultura economica e politica dei paesi capitalistici ed anche e negli USA come strumento indispensabile d’interpretazione, anche Gramsci, quindi in certo senso anche Togliatti, è oggetto di una grande diffusione del suo pensiero nel mondo, e della significativa “scoperta gramsciana” in atto da anni persino negli Stati Uniti.

 

Anniversario (4), del ruolo storico di un uomo che è parso degno del furore e del cordoglio popolare di milioni d’italianiultima modifica: 2012-10-14T08:17:00+02:00da iskra2010
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