Prima Pagina. Articoli “prealpini” (2) MANAGER E OPERAI

IMG_3687+logoMOWA.jpg foto MOWA

da Angelo Ruggeri

La vera competenza di Marchionne e della Fiat è il know how: la sua capacità, cioè, di stare in piedi solo grazie alle continue iniezioni di denaro pubblico e al sostegno dello Stato e degli Italiani al modello di sviluppo Fiat dell’Italia (Prealpina 25/10/ 2010)

Mattinale. A chi interessa ancora superare l’imperante appiattimento congiunturale sul giorno per giorno, – al punto che il giorno dopo si cancella il giorno prima –, dopo “Marchionne il moderno” e “Manager e operai”, potremmo commentare l’attualità oltre che con altri 3-4-5-6 pezzi di prima pagina e quanti altri se ne vuole, con tutto quanto abbiamo scritto (noi e tutti quelli del Centro Il Lavoratore ma anche altri) negli ultime 30 e soprattutto nei 20 anni ultimi, senza tema che risultino inattuali o smentiti dai fatti successivi e di oggi.

Non solo perché guardare indietro non è inutile e serve, anzi, a stemperare la convinzione che il luogo e il tempo in cui viviamo sia unico, ma perché oggi, a ben osservare, sembra doversi convenire che per uscire da una stagione di apodittica declinazione della “contemporaneità” in “modernizzazione” e “post-modernità” si devono superare i limiti delsociologismo e della politologia attuale, che impediscono di cogliere il senso diacronico e non solo sincronico della realtà attuale, con ciò impedendo di comprendere veramente quel che accade oggi, la realtà e la portata dei processi in atto. Portando la cultura politica e la cultura in generale – alimentata dalla “sinistra” intellettuale e politica, giornalistica e sindacale – ad adeguarsi al neo-conformismo della indeterminatezza di un presente astratto dalla storia (quindi senza passato e senza un futuro reso “insondabile” dalla mancanza di teoria e di senso storico dei processi), volto a legittimare l’esistente recidendo le connessioni persino col passato più recente, anche di pochi anni o mesi, soprattutto per censurare la più alta e avanzata fase socio-culturale e di lotta degli anni 60-70 che appartengono non al passato ma al contemporaneo e al “presente-passato” che storicamente non ha limiti e non tramonta mai. 

 

MANAGER E OPERAI (1)

 

 

 

di Angelo Ruggeri 

D’un tratto, è come se Marchionne non fosse mai passato a Pomigliano e a Melfi. Dalle parole di troppo dell’ultimo dei suoi tanti interventi (andrebbero numerati per poterli richiamare), è parso a tutti quel che vuole veramente la Fiat. Quasi che se non fosse stato possibile capirlo prima e da tempo

Come se Marchionne non avesse già troppe volte detto che il suo Piano per l’Italia avrebbe assicurato la competitività e il futuro economico del Paese.

Per capire il suo ultimo intervento, si deve partire, ci sembra, dall’autentica competenza o know how Fiat. La sua capacità, cioè, di stare in piedi solo grazie alle continue iniezioni di denaro pubblico, edal sostegno dello Stato e degli Italiani a quello che negli anni 60 il PCI denunciava come modello di sviluppo Fiat dell’Italia, da combattere e superare rivendicando e lottando per un nuovo modello di sviluppo dell’Italia,

Negli anni 90, ad es., i dividendi degli azionisti Fiat sono stati pari alla somma dei vari finanziamenti avuti dallo Stato.

Qualcosa non torna se Marchionne parla di Melfi solo per esibire la sua franca repulsione verso gli operai, alzando tre dita per riferirsi ancora una volta ai “tre operai”. Tacendo che la fabbrica di Melfi è in assoluto la più produttiva del mondo (è tra le prime 10), oggi, dopo la ribellione operaia di 6 anni fa, contro la Fiat e i tre sindacati che, in 10 anni di servitù, li avevano silenziati. Dovrebbe ricordarselo quando cita che gli iscritti al sindacato sono “solo” il 50%. In Francia la sindacalizzazione è ¼ che in Italia, ma i lavoratori bloccano l’intero Paese.

Riccardo Ruggeri, l’ex manager del Lingotto, dice che Marchionne parla per spostare l’attenzione dai problemi Fiat ai “buchi” degli impianti italiani. Ma continuare a tacere sul fantomatico piano di Fabbrica Italia, fa sospettare un flop e che Fiat auto sia destinata a svilupparsi all’estero. Dove cioè, viene coperta dal protezionismo di stati e governi che gli forniscono lauti finanziamenti: dallo statalismo USA dello Stato federale centralista, a quelli serbo e polacco. Mentre in Italia, quello per la prima volta dopo un secolo la Fiat non attiene dallo stato, cerca di farselo dare dagli operai, che da soli già tengono in piedi il fisco.

Il governo così evita esborsi sostenendo il tentativo, per altro destinato al fallimento, di “giocare” la competitività sul supersfruttamento e i bassi salari sia della “vecchia” che della nuova classe operaia immigrata, bianca o colorata, dei campi o delle manifatture. Classe operaia che non è tale solo se è sporca di grasso e non è più fatta solo di tute blu, ma anche di tute bianche e persino di figure apicali del management. Perché tutte sono da tempo lavoratori dipendenti come mai prima, dai vertici del potere aziendale dei “capitalismi anonimi”, così definiti nel Sinodo appena conclusosi, da Papa Ratzingher nel suo discorso geopolitico, inatteso e senza precedenti, di denuncia del capitalismo.

Ad esso il volto lo da chi come Marchionne, il cui stipendio è 435 volte quello dell’operaio, è un’epitome della contrapposizione tra manager e operai espressione di quella più generale, tra capitale-lavoro e poli sociali, che non è più rappresentata dai poli nell’attuale fase politica. Dove col maggioritario e uninominale vengono meno i partiti e contano solo le persone che contano e mass mediatiche. Come Marchionne, Berluscone, Montezemolo…e Vendola il “paroisse” (parolaio) seguito come “persona” da una “sinistra” tornata all’individualismo e al materialismo individualista.

1) (Prealpina 25/10/ 2010)

Prima Pagina. Articoli “prealpini” (2) MANAGER E OPERAIultima modifica: 2012-10-25T08:10:00+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo