Presidenzial-federalismo come “corruzione” del ruolo dei partiti che poi diventa anche penalmente perseguibile

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PAGHEREMO CARO PAGHEREMO TUTTO (5 ottobre 2001)

Si chiama “federalismo”, si legge “privatizzazione” e conseguentemente “corruzione” del ruolo della politica e dei partiti che abbinato al presidenzialismo-maggioritario regionale, diventa (o può diventare) “corruzione” anche penalmente perseguibile

In vista del referendum sull’anticostituzionale modifica “federalista” del titolo V della C.

Col titolo e nella forma impaginata dalla Prealpina 5 ottobre 2001

Si chiama “federalismo”, si legge “privatizzazione”

di Angelo Ruggeri (*)

Mentre gli Usa sono costretti a dire “più stato e meno mercato”(nella concezione borghese lo stato viene buono solo nelle emergenze e non per prevenirle), in Italia si propone “più mercato e meno stato”. La modifica costituzionale sottoposta al referendum del 7 ottobre, del federalismo anticipa la sostanza che è di mettere in combutta tra loro, ad ogni livello, i vertici delle istituzioni e delle imprese (donde la tanta letteratura su “mafia e politica” in Usa), rendendo la società “dipendente”. Ma non è federalismo, perché, falliti i tentativi di passare dalla crisi “politica” alla crisi costituzionale (vedi fallimento di ben 3 Commissioni bicamerali), anche il potere di revisione costituzionale rimane sottoposto al rispetto di principi della Costituzione, come affermato espressamente dalla Corte Costituzionale (sentenze nn.1146/88 e 203/89). Costituzione che ha respinto, come fratelli gemelli, federalismo e presidenzialismo. Donde l’impossibilità di rovesciare il significato dell’art. 5, di una Repubblica “una e indivisibile” che “promuove le autonomie locali”.

Le proposte, sia di secessione che di devoluzione, non mirano a contrastare un federalismo, che è incostituzionale, ma una c. d. “regione forte”.

La “sinistra” chiama “federalismo” quello che rimane un sistema “regionalistico”, ma nasconde – come all’epoca dei referendum anti-proporzionale – il vero oggetto del referendum, da respingere con il NO, che è una “sussidiarietà” intesa come possibilità delegata alle regioni di affidare alle imprese private la gestione di funzioni e servizi pubblici essenziali.

Una scelta pericolosa per le conseguenze che, nel tempo, l’ulteriore privatizzazione può provocare sulle condizioni di vita (servizi più costosi e meno efficaci rispetto agli obiettivi di salute, istruzione, ecc.) e di sicurezza di tutti.

Pagheremo caro pagheremo tutti. Perché la modifica federalista e privatizzazione sussidiaria e il già introdotto presidenzialismo-maggioritario regionale (e comunale) comporta conseguentemente la corruzione” del ruolo della politica e dei partiti della Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulle autonomie sancite dalla Costituzione, “corruzione” della politica e dei partiti che poi diventa o può diventare corruzione anche penalmente perseguibile.

E pagheremo caro e pagheremo tutto, come in Inghilterra, ad es., dove persino l’acqua, gestita da imprese private, oltre che costosa risulta a rischio; e i trasporti “privatizzati” sono imputati di alti costi e di stragi su treni e metropolitane paragonabili a quella provocata dai terroristi alle torri gemelle di New York.

Per un verso, dunque, la “sinistra strumentalizza la sovranità popolare trasformando in “referendum confermativo” (della loro decisione), quello che invece la Costituzione prevede come referendum di “sovranità popolare” che “sostituisce” o “costituisce” le decisioni prese: altrimenti si presenta “il popolo”, come un finto “sovrano”, dipendente da politici che si credono di essere “sovrani” (come è nel federalismo). Per l’altro nasconde che la sussidiarietà – che nei Trattati europei serve a tutt’altro – , qui in Italia è utilizzata per sostituire alla “titolarità pubblica” la “titolarità privata”.

Il federalismo non è mai “meno centralismo”, come i suoi imbonitori dicono, ma è sempre e “più centralismo”. Centralismo che si moltiplica, ripartendosi tra vertici di stato e di regioni, in un verticismo che diventa luogo di simbiosi tra “capi” degli esecutivi e “capi” delle imprese (vedi Formigoni e tutti gli altri “governatori”). Ora, anche se non è federalismo, per sbaraccare definitivamente la socialità e la democrazia dalle istituzioni, il testo su cui si vota ne evidenzia la natura (ovviamente anticostituzionale), che non è più “autonomia locale”, bensì più “autonomia d’impresa”. Così privatizzando lo “stato sociale” e sovvertendo le sue norme, che appartengono ai Principi Fondamentali e alla Prima Parte della C. che, ipocritamente, tutti dicono di non dover toccare.

Di tale “sussidiarietà” si tace, anche, che è stato sanzionato in quella Carta del lavoro (diventata base del Codice civile che regola le imprese private), con cui il partito fascista, nel 1927, ha precisato che l’intervento dello stato “ha luogo soltanto quando manchi o sia insufficiente l’iniziativa privata”: è ciò che va dicendo Formigoni, ma anche l’art. 4 del testo di “centro sinistra” su cui si vota, che non è “federalista” ma di certo è “neo-corporativo”.

 

(*) (Angelo Roggeri per l’anagrafe

Presidenzial-federalismo come “corruzione” del ruolo dei partiti che poi diventa anche penalmente perseguibileultima modifica: 2012-10-30T08:25:00+01:00da iskra2010
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