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Per chi non ascolta mentre tutti tradiscono


 

 foto MOWA

di Angelo Ruggeri

A proposito del non colto nesso tra lotte per il potere e democrazia di base nel sindacato e partiti, finanziamento pubblico, concezione dell’organizzazione di partito e sindacato e democrazia. Che anziché dibattere lascia il tema alla cultura di destra dei c.d “diritti” e della occupazione dello stato da parte dei vertici ristretti dei c.d. “partiti”.E “lettera a Catone”  

Come dimostra anche il caso Landini (epurazione dei suoi compagni e processi ai delegati di RSU che lottano troppo), tutti tradiscononel vero senso letterario del termine e nessuno ascolta: nemmeno chi della Fiom dovrebbe ricordare – di fronte agli attuali esiti fallimentari specialmente sul piano sociale – che le lotte, nella loro grande stagione degli anni ’70, avevano come obiettivo principale e di fondo non i “diritti” ma il potere dei lavoratori nella fabbrica e nella società.

Chi se non quelli dalla FIOM come Cremaschi e Tiziano Rinaldini dovrebbero ricordare anche ai Landini vari, i tempi in cui, con la lotta per il potere dei lavoratori e con la democrazia di base,si superava, di fatto, il verticismo e centralismo di sindacati e partiticreando scenari esattamente rovesciati rispetto a quelli di oggi.

Un oggi in cui  non c’è verso di far capire che se non si impara prima il come e perché prima si vinceva, non si può nemmeno capire il perché oggi si perde.

Al vertice Fiom (oltre che a Cgil e partiti c.d. “comunisti” e “sinistra” ) bisognerebbe far vedere i filmati – come quello che qualche giorno fa ho visto su “Rai storia delle lotte e del sindacato negli anni ’70” (riconoscendo molte facce, di Pugno ad esempio) che ben ricordo : sospensioni e licenziamenti in una fabbrica diventavano pregiudiziali di lotte nazionali e delle trattative contrattuali (non certo abbandonando i lavoratori di ogni fabbrica a se stessi costringendoli a salire sulle torri come oggi).

Assemblee con ampi dibattitidove sia i lavoratori che i dirigenti Fiom e della FLM, tutti, sottolineavano, certo, l’importanza  delle vittorie sul ritiro delle sospensioni, ma ,  ecco il punto, pure queste vittorie non dovevano mai far dimenticare il vero obiettivo delle lotte, le conquiste normative e salariali del contratto ma PRIMA DI TUTTO, E SOPRATUTTO, LA CONQUISTA DI POTERE SOCIALE DEI LAVORATORI, DI UN MAGGIOR POTERE IN FABBRICA (e quindi nella società), non già e giammai la rivendicazione o conquista di “diritti” che vengono di conseguenza alla conquista di più potere, e che cadono o meno a secondo che ci sia o non ci sia un potere, un potere sociale che li sostiene  e li fa vivere.       Niente a che vedere con l’oggiin cuitutti tradiscono – come i socio-labili alla Landini – e nessuno ascolta, nonostante i disastri della semplice rivendicazione di c.d. diritti della “persona”: come se una patologicacupidigia di sconfitta introiettata, impedisse anche a chi dovrebbe, di ripensare e socializzare quel che si è detto e fatto non in teoria ma è stato praticato concretamente: non è una opinione o una teoriama “cosa” di cui con i nostri occhi hanno visto sia che “funziona” sia i grandi “risultati”.

E “produrre” cultura non significa scoprire cose nuove, significa, specialmente diffondere verità già scoperte, socializzarle, per farle diventare basi di azioni vitali, elementi di coordinamento di lotte e di prassi e di ordine intellettuale  e morale” (come ci insegna Gramsci). Cosa stessa che vale anche per la vexata quaestio del finanziamento pubblico.

Rimediare alla corruzione morale e ideale prima ancora che finanziaria, “rompendo” col  finanziamento pubblico centralizzato strumento sia protettivo dei vertici tra loro collegati di Stato e partiti e sia di corruzione del ruolo dei partiti e della politica, rilanciando la  democrazia di base e di massa come nuovo riferimento per fornire il “sostegno pubblico” (di mezzi e servizi,  strumenti televisivi, ecc.) per l’attività politica oltre che elettorale, e soprattutto per “riformulare” il finanziamento in senso opposto a quello attuale” – che oltre tutto finanzia “eletti” già ricchi del loro – a favore di chi appartiene a ceti sociali emarginata e titolari dei bisogni più impellenti, ma impossibilitati ad intervenire nella lotta politica-sociale e di indirizzo economico e generale, nonché di assumere cariche “politiche” per mancanza di mezzi di “sostentamento” della democrazia di base organizzata.

Per chi non ascolta mentre tutti tradiscono
ultima modifica: 2012-11-15T08:10:00+01:00da
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